Il
centoottantunesimo numero in edicola oggi contiene la conclusione dell’avventura di Zagor contro Richter, nonché la prima parte della storia “Un lord a
Darkwood”.
UN LORD A DARKWOOD
Zagor e Cico, dopo aver girovagato per mesi,
fanno finalmente ritorno in America. Prima ancora di arrivare alla loro capanna
nella palude, però, transitando dal trading-post di Pleasant Point, punto di
accesso via fiume per ogni viaggiatore diretto a Darkwood, incontrano un
viandante piuttosto insolito: un lord inglese, sir Albert Lancaster, duca di
Greenshire.
Il figlio di questi, Adam, era partito tempo
prima per la Frontiera americana, desideroso di costruirsi il proprio destino. Trascorsi
tre anni senza sue notizie, il padre ha lasciato l’Inghilterra per cercarlo a
Darkwood, dove conducono le ultime tracce dello scomparso.
Zagor
decide di fare da guida a sir Lancester ed al suo maggiordomo fra i pericoli
celati dal folto della foresta, dove c’è chi, nell’ombra, si è già posto in
agguato lungo la pista, ad attendere il loro passaggio con il fucile in
pugno...
Superate numerose difficoltà, il figlio
perduto verrà alfine ritrovato perfettamente integrato nella sua nuova vita...
tra i pellerossa!
Strategicamente perfetta la scelta di posizionare questa storia
al ritorno da una trasferta. Ma questa volta nessun nemico storico attende il
nostro Zagor ma una bella sequela di topoi
darkwoodiani (passatemi questa espressione).
Il soggetto presenta la più classica delle trame avventurose (la
ricerca del figlio peduto), la sceneggiatura, però, rivela che Luigi Mignacco conosce bene il
personaggio di Zagor e l’ambiente consueto in cui si muove, tant’è vero che la
storia è piacevolmente scorrevole ed il ritrovare paesaggi e personaggi cari al
lettore zagoriano è veramente bello!
Un’avventura nel segno della classicità, quindi, con
un’immersione nel magico mondo degli uomini della frontiera e dei mountain-man.
Viene dato molto spazio alla descrizione dell’ambiente, a ottimi dialoghi e
conversazioni brillanti che contribuiscono a rendere la storia più reale.
Ritroviamo i trappers di Darkwood, gli indiani, le canoe sul fiume, i gaglioffi
della locanda, i battellieri, i cercatori d’oro, i banditi, le scazzottate, i rendez-vous e dei nuovi, interessanti
comprimari.
Insomma, in questa avventura si torna a respirare un po’ di sana
aria di Darkwood!
Ponendo Zagor sulle tracce di un cadetto di nobile famiglia
britannica alla ricerca della propria dimensione esistenziale, Mignacco riesce a creare la giusta suspense sulla sorte del giovane ed a
mascherare adeguatamente la possibile scontatezza dell’epilogo (in effetti il
lettore non intuisce subito che Adam/Pioggia Silente si trova tra i
pellerossa). Così come lo sceneggiatore è abile nel nascondere fino all’ultimo
che dietro alla scomparsa dei cercatori d’oro ci siano dei bianchi travestiti
da indiani.
Ben caratterizzati sono anche i personaggi principali: Zagor
(tanto all’altezza nella situazioni di pericolo quanto attento e sensibile
verso coloro con cui si rapporta), Sir Albert (tipico lord inglese ma mai
altezzoso) e il suo domestico O’Rourke (simpatico e particolarmente in sintonia
con gli abitanti di Darkwood); unica nota negativa la caratterizzazione di
Cico, che nel suo ambiente abituale avrebbe potuto offrire dei bei siparietti
comici ma che lo sceneggiatore lascai un po’ in disparte.
Alessandro Chiarolla
ai disegni se la cava egregiamente: i suoi paesaggi sono davvero evocativi e le
sue vignette in stile pittorico sono affascinanti, le scene d’azione sono
dinamiche e i primi piani di Zagor sono davvero belli. Solo la realizzazione
del volto di Cico lascia ancora qualche perplessità.
A chi, sul Forum SCLS, chiedeva qualche curiosità su questa
storia che sarebbe stata pubblicata di lì a qualche mese (ad es. se fosse già
stata programmata per la serie regolare, o se fosse “un fondo di magazzino”),
nel luglio 2005 Moreno Burattini
rispondeva così:
“Per "fondo di
magazzino" di solito si intende qualcosa di giacente da lungo tempo in
attesa di utilizzo, tirato fuori in mancanza di meglio o prima che sia davvero
impossibile utilizzarlo per deterioramento.
Ora, Un lord a Darkwood è l’ultima storia realizzata da Chiarolla prima
di iniziare quella che sta facendo adesso. Non vorrei sbagliare i conti, ma
grossomodo l’ultima tavola è stata consegnata quattro o cinque mesi fa. Dunque,
non solo la storia non giaceva sul fondo di nessun magazzino, ma c’è stato anzi
appena il tempo di letterarla.
Il motivo per cui non è
stata messa subito nel programma 2005 era perché pensavamo di pubblicare in
ottobre-novembre-dicembre la storia di Pesce L’uomo venuto dall’oriente. Solo che Massimo Pesce non si è
smentito come l’autore zagoriano più lento (Piere e gli Esposito sono più lenti
solo perché lavorano a Zagor part-time) e abbiamo verificato in primavera che
non avrebbe mai fatto in tempo a finire il suo racconto. Servivano due mesi in
più. C’era la storia di Chiarolla pronta, è bastato inserirla fra Della Monica
e Pesce. Perché proprio Chiarolla e non, per esempio, Mangiantini o Cassaro,
già pronti con altre storie? Semplice: perché Un lord a Darkwood permette di collegarsi perfettamente sia con la
trasferta che finisce con Il trono degli
dei sia con la successiva avventura con il ronin venuto dal Giappone.
Infatti vedrete che inizia a Pleasant Point, punto di accesso per chiunque
arrivi a Darkwood, come sappiamo fin dal numero uno della serie. Zagor e Cico
sono di ritorno dall’isola di ghiaccio e fuoco e dunque passano di lì per
tornare alla capanna, dove giungeranno proprio all’inizio della storia di Pesce
(che mostra appunto il ritorno sull’isolotto nella palude)”.