La
Rainbow Valley è insanguinata da una faida, nata dall’odio antico tra due famiglie:
i Mc Callack, contadini, e i Mac Horn, allevatori. Una rivalità che si fa
ancora più aspra quando un cowboy viene trovato morto nella terra dei
coltivatori.
Un
giornalista inviato a scrivere un articolo sulla faccenda scompare
misteriosamente, e Bat Batterton viene ingaggiato dal padre per investigare. Giunto
sul posto, qualcuno cerca più volte di ucciderlo, e Bat chiede aiuto a Zagor e
Cico.
Lo
Spirito con la Scure si trova di fronte un groviglio di violenza e di ombre; da
una parte e dall’altra, qualcuno fomenta la rivalità tra i due gruppi.
La
tensione sale alle stelle, e mentre la guerra sui pascoli è sempre sul punto di
scoppiare Zagor ha un altro enigma da risolvere: che fine ha fatto la tribù
indiana che viveva nella valle prima dell’arrivo dei patriarchi Jonathan Mac
Horn e Crason Mc Callack con le loro famiglie?
Che dire a commento di questo Maxi Zagor n. 26?
Per carattere cerco sempre di trovare il lato positivo in tutte
le cose, ma purtroppo devo dire che, in questo caso, proprio non ci siamo!
A partire dal titolo, “Bersaglio:
Bat Batterton!”, decisamente fuorviante. Nell’economia della storia,
infatti, la circostanza che il nostro investigatore privato sia oggetto di
sospetti o attentati a suo danno è davvero minimale. Da un certo punto di
vista, sarebbe stato più coerente mantenere il titolo cosiddetto “di lavorazione”:
La città senza legge...
A dir la verità, la storia di Luigi Mignacco non è nemmeno malvagia, è plausibilmente realistica
e ricca di elementi interessanti (le due famiglie in lotta, la storia d’amore
segreta in stile Romeo & Giulietta, la strage degli indiani a causa del
vaiolo), anche se - a mio parere - un po’ noiosetta con quel continuo cavalcare
da un capo all’altro delle due proprietà da parte dei nostri eroi (secondo me Nolitta
non avrebbe fatto usare così tanto il cavallo a Zagor e Cico...) e con quei
continui interventi vanamente pacificatori tra contadini e allevatori.
Però, però... diversi sono gli elementi che “stonano”: basta
guardare la copertina per capire che fine avessero fatto i pellerossa (grosso spoiler che la casa editrice poteva
evitare); chi sia il “cattivo” della storia diventa a un certo punto
prevedibile, cioè l’unico personaggio al di fuori della faida con cui Zagor e
Cico hanno a che fare (l’albergatore Plum); il fatto, poi, che Zagor nulla
faccia nei confronti dei due patriarchi che hanno sterminato con una pestilenza
un’intera tribù indiana mi ha lasciato interdetto.
Ma la cosa più grave, a mio parere, è lo stravolgimento di un
comprimario storico come Bat Batterton. Una delle sue peculiari caratteristiche
è sempre stata quella dei particolari “anomali” che lo stesso adottava nei suoi
travestimenti e che finivano sempre per farlo scoprire: qui invece il nostro
simpatico detective sembra essere diventato un vero mago del camuffamento,
riuscendo ad ingannare tutti (a parte Zagor e Cico, che però, diversamente dal
solito, non evidenziano alcun errore nei suoi travestimenti).
Qualcuno potrebbe osservare che sia giusto che i personaggi
“evolvano”dopo oltre 40 anni di vita editoriale (infatti a un certo punto Bat
Batterton dice che ha finalmente imparato il trucco per cambiare aspetto nel
modo più efficace) ma così mi sembra decisamente eccessivo.
Altra nota dolente sono i disegni dei fratelli Cassaro: il viso e la corporatura di
Zagor variano sempre nel corso della storia, diverse vignette presentano scene
praticamente spoglie ed altre realizzate quasi frettolosamente, i volti dei
personaggi in primo piano a volte sono dettagliati a volte appena abbozzati.
Da ultimo c’è da osservare che la storia è rimasta nel cassetto
diverso tempo (mi risulta fosse in lavorazione almeno dal 2011/2012) e non so
se questo può essere in qualche modo significativo...