Superato il “giro di
boa” delle 800 domande/risposte
ecco a voi la
quarantunesima puntata della rubrica
“A domanda… Moreno risponde”!
Si parlerà ancora
della figura di Mike Wilding,
del “Bonelliverse”
e del logo di Zagor.
Ma anche di Ade
Capone, di Giovanni Luigi Bonelli,
delle donne di
Zagor e Cico, e delle inevitabili
e ricorrenti
richieste di “ritorni”…
e naturalmente di
tanto altro!
Ringraziamo Moreno Burattini
per la sua grande
disponibilità.
1 – Caro Moreno, quali o quale disegnatori/e ti hanno mai chiesto
una specifica storia sulla quale lavorare, dopo averne letto il soggetto?
A volte
chiedo ai disegnatori, con il dovuto anticipo, che tipo di storia gli
piacerebbe disegnare una volta terminata quella che stanno finendo, e cerco di
accontentare i loro desideri (per amicizia, ma anche perché un autore messo a
suo agio facendogli fare ciò che gli piace dà risultati migliori). Altre volte
mi limito ad anticipare all’illustratore
i miei piani su di lui chiedendo se è d’accordo (e nel caso, se proprio storce
la bocca, cambio proposito). Altre volte ancora faccio scegliere fra due
progetti diversi. Ma esiste anche il caso in cui, magari di fronte a collaboratori
che non si fanno troppi problemi, attribuisco una storia, quella che è, senza
tanti discorsi.
2 – Ciao Moreno, accidenti, sono già 37 le serie di domande che ti
sono state poste e, nel mio piccolo, vorrei contribuirvi semplicemente
ricordando un personaggio storico della serie, Wakopa, che ovviamente non potrà
mai tornare essendo morto nella classica avventura che lo vede fra i
protagonisti. Ma la sua gente, mi piacerebbe rivederla in scena ricordando quei
tragici momenti, pur sapendo di dover andare a toccare un capolavoro. Pensi che
possa esserci un preambolo per un seguito?
La figura
di Wakopa, indimenticabile protagonista de “La rabbia degli Osages”, è rimasta
nel mio cuore come in quello di tutti, credo. Senza alcuna intenzione di fare un
sequel del classico nolittiano, ho riportato sulla scena gli Osages nel Maxi “I
mandriani”(n° 39, 2019), rievocando in una scena, se non ricordo male, proprio
la morte di Wakopa. A parte questo, credo che sia meglio non tornare
sull’argomento, essendo il racconto di Nolitta
e Donatelli perfetto così.
3 – Caro Moreno, se da Zagor e le sue origini abbiamo carpito che
Mike Wilding non era l’assassino che credevamo, secondo lei che senso ha che
Patrick Wilding debba comunque continuare ad essere il giustiziere di Darkwood
se, in fondo, scopre che suo padre è innocente?
Lo stesso
Nolitta ha descritto Mike Wilding
come un uomo buono: un padre amorevole, un marito premuroso, un amico degli
indiani con cui faceva commerci facendo addirittura in modo che suo figlio ne
imparasse gli idiomi. Quindi, se è stato un assassino non lo è stato fino in
fondo e a tempo pieno, quanto meno (o avrebbe coltivato in Patrick l’odio verso
i pellerossa). Lo stesso Nolitta
dice che non è stato condannato (non è andato in prigione, è stato solo
cacciato dall’esercito). Si tratta dunque di un personaggio ambiguo e, appunto
per questo, più interessante. Ciò detto, “Le origini” non lo assolve affatto:
non ha saputo tenere a bada i suoi uomini, dimostrandosi inetto e incapace di
comando (e dunque colpevole), e ha partecipato comunque alla strage degli
Abenaki, che è stata sua responsabilità. In ogni caso, il giovane Wilding non
decide di diventare un giustiziere (o un pacificatore) per espiare le colpe del
padre (che pure esistono) ma le proprie (ha commesso una strage per una
vendetta che non si è rivelata catartica, ha provocato la morte di “Wandering”
Fitzy). Spiegando di nuovo queste cose, che avrei giudicato chiare e lampanti,
mi convinco sempre più di quanto sia difficile scrivere senza venire fraintesi,
e leggere senza fraintendere.
4 – Gentile Moreno, quali sono i
più bei ricordi legati al suo collega Ade
Capone?
Potrei
scriverne a lungo, ma l’ho già fatto. C’è un capitolo dedicato a Capone nel mio libro “Io e Zagor”
(Cut-Up Publishing). Basterà però cliccare sul link che segue per leggere un
post pubblicato sul mio blog “Freddo cane in questa palude” in cui ricordo il
mio amico Ade.
http://morenoburattini.blogspot.com/2015/02/ade-capone-sempre-quattro-passi-avanti.html
5 – Caro Moreno, ti voglio chiedere se il primo, vero avversario di
Zagor, Kanoxen (perché Regan lo trovo inferiore), sia veramente morto oppure se
tu abbia in mente di ritirarlo fuori dalle sabbie mobili, un po’ come fatto
nella visione di Zagor nel numero 500, ma stavolta in carne ed ossa.
Mi pare
davvero difficile resuscitare Kanoxen senza ricorrere alla magia. È possibile
invece farlo tornare in storie raccontate in flashback, come accade nello
Speciale “Darkwood Anno Zero” e nell’albo “La grotta sacra” della miniserie
“Zagor: le origini”. Un breve racconto inedito e retrospettivo legato alla
figura di Kanoxen è contenuto anche nel Magazine dedicato ai 60 anni dello
Spirito con la Scure che uscirà a novembre.
6 – Caro Moreno, sono un frequentatore di forum e, siccome tu lo
sei stato in ambito zagoriano, a parte Baltorr tieni ancora contatti con alcuni
degli utenti che lo hanno frequentato o lo stanno ancora frequentando? In più,
sempre leggendo nei forum, esiste una discussione dove si narra che lo Zagor
attuale non sia il vero Zagor. Ti chiedo quale possa essere il “vero” Zagor,
nonostante le varie interpretazioni date dai vari sceneggiatori nel corso degli
anni.
Ho smesso
di frequentare i forum dopo che hanno cominciato a imperversare gli
irriducibili della polemica, ma a livello personale se mi capita di incontrare
i singoli frequentatori dei bei tempi in cui il clima era più sereno sono
lietissimo di rivederli. Di alcuni ho i numeri di telefono e capita di
scambiarci messaggi. Sono stati anni belli, quelli in cui i social non erano
avvelenati come adesso, e ne ho nostalgia. Non ho la minima idea di come si sia
andata sviluppando la discussione, di cui mi parli, sul “vero” Zagor. Detta
così, mi sembra un dibattito folle, come tanti altri, che lascio volentieri ai
cultori del genere. Se può essere utile, ho espresso comunque il mio punto di
vista in questo articolo: http://morenoburattini.blogspot.com/2014/11/nostalgia-canaglia.html
7 – Gentile Moreno, pur sapendo di star parlando di personaggi
immaginari, quali sono le diverse caratteristiche caratteriali delle varie
Virginia, Blondie, Frida Lang, Margie Coleman, Gambit, Marie Laveau, Denise
Lafitte e Jenny?
Direi che
si tratta di personaggi femminili molto ben caratterizzati e diversificati, e
tutto si può dire fuorché siano stereotipi tutti uguali, anche se poi ci sono
rimandi a tipologie letterarie e cinematografiche. Nessuna di queste fanciulle
è una bambola sciocca né una trepidante donzella in pericolo e indifesa, e
anche se sono, per lo più, di bell’aspetto, hanno una forte personalità e non
si limitano dunque alle sembianze. Blondie è una banditessa dal passato
travagliato, segnata dalle esperienze e convinta che non ci sia per lei alcuna
redenzione possibile, ma con un suo codice d’onore. Marie Laveau, introdotta
nella serie come “mambo” (una sacerdotessa vudu) si è poi scoperta legata allo
sciamanesimo femminile ed è entrata a far parte delle Amazzoni (una quantità di
suggestioni su cui si potrebbe parlare per ore). Gambit, spirito libero e
avventuriera, è l’emblema della donna autosufficiente che basta a se stessa.
Virginia, donna di mare, incarna il romanticismo dell’avventura al di là dai
canoni che vorrebbero le mogli dei marinai in attesa nei porti. Denise Lafitte
è addirittura la figlia di un pirata (peraltro, personaggio storico),
indomabile. Margie Coleman è donna di cultura, legata al mondo
dell’archeologia. L’austriaca Frida Lang ha visto aumentare avventura dopo
avventura il suo spessore (dopo un esordio in cui la si proponeva come dolce e
romantica, nobildonna europea innamorata dell’uomo di frontiera americano) e la
storia attualmente in corso di pubblicazione (quella dello scontro finale fra
Zagor e il vampiro) ne è la dimostrazione. Di Jenny torneremo a parlare dopo un
paio di storie che devono ancora uscire. Mi fa piacere sottolineare come sia
lei, la meno appariscente delle tre ragazze di Pleasant Point, quella che… (non
aggiungo altro).
8 – Caro Moreno, amando alla follia un personaggio come Virginia, e
sapendo essere in lavorazione un Color con lei protagonista, le chiedo, se può
rispondere, a quale stadio di lavorazione è e se potremo vederlo in edicola
prima del 2022.
Purtroppo
no. Ci sarà da aspettare il 2023.
9 – Caro Moreno, come valuta complessivamente il lavoro di Alessandro Piccinelli come copertinista
della serie Zagor?
Straordinario.
Ogni mese ho la conferma del suo talento.
10 – Caro Moreno, sulla scia del ritorno del Going-Going, cosa ne
penserebbe del ritorno sulle scene del Pisum Alatum?
Il pisum
alatum è già tornato in “Cico Esploratore”. Escluderei che possa ritornare
nella serie regolare (anche se vale il detto “mai dire mai”). Se però ci
saranno altri albi di Cico, chissà.
11 – Caro Moreno, Cico ha avuto in tutto tre spasimanti nella lunga
saga di Zagor (credo), ovvero Patty la battelliera, la figlia del Custode della
Tradizione e l’attrice Pamina. Scartando ovviamente la figlia del Custode che
ha preferito altri gusti, credi che possa venire narrato un casuale ma
turbolento incontro fra Patty e Pamina con Cico a fare da paciere, essendo
l’oggetto del contendere del loro diverbio (e pur sapendo essere state create
da sceneggiatori differenti)?
In realtà
non sappiamo se Cico abbia avuto fidanzate prima dell’incontro con Zagor, visto
che gli Speciali Cico potrebbero farci scoprire altri aspetti inediti del suo
passato (fra i progetti nel cassetto ho appunto uno Speciale intitolato “Cico
si sposa”). Poi, magari Cico fa il rubacuori fra le squaw dei villaggi di
Darkwood quando non è inquadrato dalle nostre vignette. Partiamo comunque dal
presupposto che Cico è un personaggio sostanzialmente umoristico, con
caratteristiche ben precise e un ruolo ben determinato: perciò, difficilmente
lo vedremo in scene troppo romantiche e men che mai passionali o erotiche. Le
“storie d’amore” del messicano devono per forza di cose avere aspetti da
commedia. Né Pamina né Patty mi sembrano comunque fanciulle desiderose di farsi
impalmare e condurre vita domestica con il pancione (entrambi viaggiatrici come
sono). Però un incontro-scontro fra le due potrebbe essere divertente.
12 – Caro Moreno, ti voglio chiedere una cosa riguardante il
Capitano Sarmiento di “Fantasmi!”. Egli decide di suicidarsi predicando il
fatto che il suo posto, ormai, era destinato ad essere fuori dal mondo reale,
ovvero in quello fittizio creato per lui ad hoc dal Custode della Tradizione, dichiarando
praticamente di non poter vivere al di fuori dello stesso. Per cui ti chiedo
se, anche in virtù del fatto che gli altri abitanti dell’isola non si sono
posti problemi nel cercare un legame con quelli di Tampa Town, non sia stata
una mossa inutile perché, pur immedesimatosi in un ruolo, avrebbe comunque
potuto trovare un’altra soluzione piuttosto che lasciarsi morire. Credi che
possa avere sbagliato e che avrebbe potuto concedersi una seconda possibilità?
Anche
Sarmiento mi pare uno di quei personaggi che sarebbe meglio non far tornare,
dato che le storie di cui sono stati protagonisti costituiscono un “unicum”.
Peraltro, riportarlo sulla scena significherebbe cercare di dare spiegazioni su
molti particolari di “Fantasmi!”, avventura decisamente sopra le righe. Però,
come spesso mi capita di ripetere, di fronte a una buona idea sono disposto
anche a discuterne.
13 – Ciao a Moreno e un grande grazie a Baltorr che ci tiene sempre
informati. Avrei una domanda: ho riletto da poco la storia “Il battello degli
uomini perduti” e mi sono piaciuti molto i componenti del barcone, una ciurma
variegata e bene caratterizza. Ci sarà la possibilità di rivederli tutti
insieme in una nuova avventura? Grazie per la vostra disponibilità e continuate
così. Viva Zagor!
Concordo
sull’apprezzamento per la ciurma del “battello degli uomini perduti”. Ricordo
il grosso Owen, lo scaltro Kaplan e l’italiano Oscar Pronzini. Credo che si
debbano recuperare molte cose delle storie scritte da Marcello Toninelli. Del resto, abbiamo già cominciato a farlo con
Banack, che fece la sua prima apparizione proprio nella storia con la River
Patrol.
14 – Caro Moreno, con tutti questi team-ups e riferimenti da una
testata all’altra, credi che si stia venendo a creare un Bonelliverse?
Credo di sì. Spero tuttavia che non si raggiunga mai il
livello di cross-over tipico della Marvel o della DC. Troveremo, mi auguro, una
via tutta nostra in cui saranno rispettati i rispettivi ambiti di ogni serie e
di ogni personaggio. Mi pare, infatti, che la direzione sia proprio questa:
interazioni tra gli eroi, ma limitate.
15 – Caro Moreno, capita a volte di scrivere soggetti e di
concederli o di vederli richiesti da altri autori dopo averli letti? Il Color
su Fishleg ne è un esempio, ma è una pratica che succede spesso?
Tendenzialmente
lo sceneggiatore è anche l’autore del soggetto. A volte capita, però, di dover
distinguere i due ruoli. Ricordo bene come andò nel caso del Color sul passato
di Fishleg. Venne dato l’OK alla realizzazione di un albo a colori, il primo di
una nuova serie, che avrebbe dovuto uscire però nel giro di pochi mesi. Serviva
non solo un disegnatore veloce e libero da altri impegni (che venne individuato
in Walter Venturi, chiamato alla sua
prima prova zagoriana), ma anche una sceneggiatura scritta al volo per
l’occasione. Siccome in quel periodo già stavo gestendo parecchie storie
contemporaneamente, mi era impossibile aggiungerne un’altra – nonostante avessi
già in mente un soggetto, dato che ci pensavo da tempo. Quindi, ho passato il
plot a Jacopo Rauch, collega e amico
più che fidato, certo che lui avrebbe saputo sceneggiare quella trama senza
bisogno di venire troppo corretto o troppo controllato, quindi con rapidità. A
volte aggiustare il lavoro di uno sceneggiatore inesperto è più faticoso che
scriversi la sceneggiatura da soli, in ogni caso serve quel tempo a
disposizione che spesso non c’è, anche con le migliori intenzioni. Io stesso ho
sceneggiato soggetti di Mauro Boselli
(“La strega della sierra”) o di Maurizio
Colombo (“La leggenda di ‘Wandering’ Firzy”) dato che questi colleghi erano
troppo indaffarati su altri fronti per occuparsene. In altri casi abbiamo
accettato e comprato soggetti proposti da autori che non volevano o non avevano
la necessaria esperienza per affrontare da soli il duro compito della
sceneggiatura. Per sceneggiare serve un grosso bagaglio di know-how, per cui è
sempre meglio lasciarlo fare a professionisti.
16 – Gentile Moreno, qual era il suo rapporto con Giovanni Luigi Bonelli? Ha qualche
aneddoto su di lui?
Non ho
mai incontrato di persona Giovanni Luigi
Bonelli (mentre la signora Tea,
sì). Gli aneddoti che conosco, tutti divertenti, sono quelli che si raccontano
di solito. Mi è capitato però di giungere in redazione, per puro caso
(all’epoca vivevo ancora in Toscana), nel gennaio del 2001, il giorno della sua
morte. C’era un bel po’ di trambusto, inevitabilmente, e telefonavano i
giornalisti di tutte le testate per avere notizie e dichiarazioni. Si presentò
il caso de “Il Giornale” che chiedeva se c’era qualcuno della Bonelli disposto
a scrivere addirittura un articolo al volo. Dato che ero lì, mi fu chiesto se
volessi farlo io. Risposi: “se mi date una tastiera e un computer, ci provo”.
Mi sedetti a una scrivania e cominciai a buttar giù qualcosa, improvvisando e
senza avere il tempo di fare ricerche in archivio. Mentre digitavo sui tasti,
venivo sollecitato a fare in fretta da quelli del “Giornale” che aspettavano il
pezzo per impaginarlo. Lo inviai. Il giorno dopo sono andato in edicola ed ero,
con quell’articolo, in prima pagina. Ricordo poi il funerale di G.L. con il cappello da cowboy sulla
bara.
17 – Caro Moreno, credi che, nonostante siano tornati recentemente
e a breve distanza dalla loro prima apparizione, i Servi di Cromm possano
diventare protagonisti di una trilogia zagoriana?
Diciamo
che non lo escludo. Bisogna aspettare l’illuminazione di una nuova idea. Non
accadrà in tempi brevissimi, però.
18 – Caro Moreno, ti scrivo qui per chiederti se si sia voluto
citare la fine fatta da Robert De Niro in “Cape Fear-Il Promontorio della
Paura” con la storia “Alla ricerca di Zagor”, dove l’antagonista Schneider
torna dalle acque decisamente ustionato.
Mi ci fai
pensare tu adesso. Se c’è una citazione, non è voluta.
19 – Ciao da Sergio “Harry Gordon”, zagoriano doc da 50 anni. Avrei
la seguente domanda per Moreno, una curiosità che mi è venuta in questo periodo
di festeggiamenti per i 60 anni: si sa chi è l’autore del Logo di Zagor che si
perpetua da 60 anni? Sai qualche aneddoto o la storia? Di solito si fa
rifermento a agenzie di pubblicità, però nel caso specifico chissà come è
venuto fuori un logo così di successo? La stessa domanda la farei per Tex ,
Mister No e in generale per tutti i personaggi Bonelli. Grazie!
Bella
domanda. I loghi bonelliani dal 1975 in poi sono stati curati da Luigi Corteggi (almeno fino a quando il
buon Cortez non è andato in pensione). Prima del 1975 il grafico era Raffaele Cormio, ma non saprei dire se
già nel 1961 fosse in forza alla Bonelli.
20 – Caro Moreno, spesso e volentieri vediamo cattivi redimersi e
tornare buoni, ma il percorso inverso, per quanto riguarda i comprimari di
Zagor, sarebbe auspicabile? Un Robson, un Akenat, un Rochas, per esempio, che
per forza di cose cambiano sponda e diventano efferati nemici. Cosa ne pensa?
No, non
mi piacerebbe. A meno di follia e filtri diabolici (uno dei quali in una storia
fa diventare cattivo persino Cico). Credo troppo nell’amicizia e sarebbe
davvero una brutta botta vedere Rochas diventare cattivo (per fare un esempio).
Vero è che sarebbe anche un clamoroso colpo di scena, cosa a cui mirano tutti
gli sceneggiatori, ma non sarebbe nelle mie corde.
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