Chi l’avrebbe mai
detto?
Alla fine è successo
davvero:
siamo giunti alla cinquantesima puntata
della rubrica
“A domanda… Moreno risponde”!
Ciò sta a
significare, dato che la matematica non è un’opinione,
che in quasi quattro
anni e mezzo
MORENO BURATTINI
ha risposto a ben 1000 delle vostre domande!!!
Questa rubrica, inaugurata
nel mese di marzo 2018
un po’ per venire
incontro
alle continue domande
che i lettori del blog
mi chiedevano di inoltrare
a Moreno,
un po’ per verificare
se davvero vi fosse
da parte degli zagoriani
la “necessità” di avere
un contatto diretto con
il curatore delle testate
dello Spirito con la
Scure,
e un po’ – diciamolo
– anche per divertimento,
ha avuto un successo
al di là dell’immaginabile.
Tanto che a un certo
punto ho dovuto necessariamente
cominciare ad operare
una cernita tra i quesiti
che venivano
formulati e, in certi periodi,
sono stato
addirittura costretto a
sospenderne la
“raccolta”, tanti se ne erano accumulati.
Ritengo, comunque,
che si sia trattato di uno “spazio” importante,
divenuto via via sempre
più fondamentale
soprattutto in
considerazione del fatto di
essere “unico” sul
web, non reperibile altrove.
Naturalmente tutto
ciò è stato possibile
grazie all’incontro
di due grandi “elementi positivi”:
la curiosità di voi lettori zagoriani,
che avete
letteralmente inondato il blog con le vostre domande,
e la disponibilità di Moreno
nel fornire
pazientemente le
risposte.
Da parte mia, giunti
a questo importante traguardo,
non posso che
ringraziare entrambi:
voi lettori e Moreno
Burattini.
Siamo stati compagni
di viaggio in tutti questi anni
e mi scuso con i primi
se non tutti hanno potuto
vedere pubblicata la
loro domanda e con il secondo
se a volte l’ho
assillato un po’ troppo per avere un suo riscontro.
In ogni caso
sappiate che vi voglio davvero bene!!!
Ora che succederà?
Chiuderemo la rubrica
e considereremo terminata
questa bellissima
esperienza,
oppure a Moreno sono rimasti ancora
voglia e tempo per
rispondere ai vostri quesiti?...
…lo scoprirete solo
una volta terminata
la lettura di questa
cinquantesima serie!
1 – Caro
Moreno, quale/i è/sono il/i personaggio/i realmente esistito/i e
contemporaneo/i di Zagor che le piacerebbe utilizzare in qualche futura storia
e che non sia/siano già apparso/i (Alexis De Tocqueville, per esempio) o anche
solo citato/i (Mary Shelley, altro esempio)?
L’elenco potrebbe essere lungo. Davy
Crockett, per esempio. Johnny Appleseed (meno noto ma molto interessante),
ambientalista ante litteram. Abraham Lincoln, incontrato quand’era ancora un
giovane avvocato. Lo scrittore Washington Irving. William Clark, il compagno di
Meriwether Lewis nella famosa spedizione di inizio secolo. Volendo continuare,
ce ne sarebbero tanti altri.
2 – Caro
Moreno, scusa il disturbo, ma ho letto su una piattaforma internettiana,
altresì detta social network, che una persona citata all’interno di questa
rubrica, per la quale venne chiesto se avesse mai potuto divenire un autore di
Zagor, ovvero Gianfranco Manfredi,
ha addirittura scritto sulla suddetta che si era proposto per una storia ma che
non gli è stato neanche risposto. Cosa puoi e vuoi dirci al riguardo di questa
semplice curiosità?
Da amico e ammiratore di Gianfranco Manfredi non ho mai
frapposto nessun ostacolo. Credo solo (se non ricordo male) di aver suggerito a
Gianfranco, manifestando
riconoscenza per l’interesse da lui dimostrato, di chiedere prima ai nostri
direttori una sorta di “via libera” dato che siamo in sovrapproduzione e gli
inserimenti nello staff di altri sceneggiatori devono essere autorizzati (mi si
chiede di diminuire la produzione per favorire lo smaltimento delle giacenze).
C’è poi il problema del budget che, appunto, è sempre meglio venga valutato da
chi tiene d’occhio i conti delle collane legate a Zagor (che non vendono quanto
quelle legate a Tex, e dunque sono diverse le tariffe corrisposte agli autori,
in linea di massima). Si può anche immaginare che per un talento come quello di
Manfredi ai piani alti abbiano in
mente progetti diversi dal farlo applicare a Zagor (basti pensare a quanto è
prezioso su Tex). Dopodiché non so quali passi siano stati fatti e quali i
motivi della mancata risposta.
3 – Gentile
Moreno, dopo aver sperimentato la coppia Sedioli-Verni, quale altro “duo” di disegnatori
della sua scuderia vedrebbe bene insieme, uno alle matite e l’altro alle chine?
Già si è sperimentata la coppia formata da Luca Pozza e Luca Corda
(in un albo della miniserie “Cico a spasso nel tempo” e in due storie brevi de
“I racconti di Darkwood”). Esistono anche alcune tavole di Lola Airaghi inchiostrate da Giovanni
Talami nella seconda storia con Fiore della Notte e Brezza di Luna. Non ci
dimentichiamo di Giorgio Sommacal e Stefano Voltolini nello Speciale
“Ritorno alla Casa del Terrore”, e neppure di Stefano Di Vitto inchiostrato da Della Monica nella seconda serie di albetti inediti a striscia.
Però a me piacerebbe vedere Mauro
Laurenti e Massimo Pesce
inchiostrati anch’essi da un pennello morbido e tondo come appunto quello di Della Monica, oppure Andreucci, oppure Venturi, oppure Piccininno.
E chissà come sarebbero le chine di Mangiantini
su matite altrui.
4 – Caro Moreno, ti scrivo
dopo aver letto la tua risposta alla domanda riguardante la distruzione del
museo sotto il quale si trova la sede della base “Altrove”. Mi hai risposto che
il museo sarà ristrutturato. Non vorrei suonare duro, ma la base “Altrove” è
un’organizzazione governativa segreta con una sede segreta. Insisto con il termine
“sede segreta” e ti chiedo: non è una rivelazione di segretezza se l’oggetto
volante è caduto sul museo “ordinario” e lo ha smantellato, in cui sono addirittura
stati uccisi tre civili? La base “Altrove” ha molti nemici e penso che se il
museo fosse rinnovato, alcuni agenti o spie stranieri avrebbero sicuramente
avuto l’idea di “controllare” il museo dove qualcosa è caduto dal cielo. Tutto
poteva essere servito al pubblico, una bomba o una meteora, ma ci sono
testimoni, centinaia di testimoni che vivono nella grande città e non tutti
possono essere messi a tacere. Non so perché il governo americano si sarebbe
preso un tale rischio trasferendo un’organizzazione segreta in un luogo che non
è più un segreto. Ho una certa esperienza con l’architettura, niente di
speciale, ma so che dopo aver visto il museo completamente distrutto nel
racconto “Il destino di Hellingen” è quasi impossibile restaurare l’edificio. “Rinnovare”
è impossibile in questo caso, l’unica possibilità è la costruzione di un nuovo
edificio. Tutti i manufatti del museo che abbiamo visto sono stati distrutti,
ne dovrebbero essere consegnati di nuovi e molto altro. Sarebbe un lavoro di
più mesi che attirerebbe l’attenzione anche del più comune mendicante
sull’ubicazione della base “Altrove”, e non solo di agenti stranieri e nemici.
Nella storia “La casa che urlava nel buio” nelle “Storie da Altrove”, il
personale della base, incluso Roberts, nel 1838 decise di spostare l’organizzazione
dal museo di Philadelphia a un luogo nel deserto che vediamo nelle storie di
quella serie e in Martin Mystère. L’anno 1838 corrisponde esattamente all’attuale
ambientazione dei racconti di Zagor, e poiché il museo è ancora intatto in quel
racconto, possiamo dire che il negozio si trovava poco prima del “Destino di
Hellingen” e della distruzione del museo, e non dopo, perché anche se il museo
fosse ricostruito, di certo non sarebbe lo stesso in ogni dettaglio. Sono solo
un lettore qualunque e non posso dirti quali decisioni prendere, posso solo
dare alcuni suggerimenti, che non sono di cercare di non apportare modifiche
alla serie. Il mondo sta cambiando, così dovrebbe Zagor come serie. Non sono
necessarie modifiche drastiche, ma non comprendo che l’edificio smantellato
debba essere ricostruito proprio per non avere variazioni nella serie. Perché,
allora, c’è stata una scena epica in cui Hellingen ha colpito la base di
“Altrove” con un disco volante quando hai “paura” di introdurre un cambiamento
come la nuova posizione della base? Per favore, non pensare nemmeno che ti stia
insultando, mi dispiace se sembro un po’ duro e aggressivo, ti rispetto molto
come persona e rispetto il tuo lavoro; semplicemente non capisco la decisione
sullo status quo. Immagina solo quali nuove storie potrebbero essere create se
Zagor visitasse la base “Altrove” nel suo nuovo quartier generale nel
misterioso deserto e che tipo di avventure potrebbe vivere in quel posto
fantastico. Non evitare di rinfrescare la serie, cosa che non potrebbe
danneggiare nessuno. Non sto parlando della morte di Cico o Tonka, ma della semplice
evoluzione della base “Altrove”. Lo ripeto ancora una volta, non ho nulla
contro di te e non ho scritto questo testo troppo lungo e noioso per insultarti
e criticarti, ma per suggerirti alcune modifiche che sarebbero benvenute in
questa serie. Distinti saluti al grande signor Burattini! Grazie!
Mi stupisce, in questa articolata domanda, il tuo voler mettere le
mani avanti dicendo “non ti sto insultando o criticando” o “non ho niente
contro di te”. Non credo di aver mai incusso timore in qualcuno, né di essere
stato sgarbato nelle mie risposte, neppure contro chi, magari, aveva davvero
l’intenzione di insultare covando, non ho mai capito perché, qualche rancore
contro il sottoscritto e portando avanti per anni delle crociate ad personam. Di solito, in tanti mi
rimproverano al contrario di aver troppa pazienza. Criticare peraltro è
legittimo, come lo è rispondere alle critiche (chi critica può aspettarsi,
cioè, che il criticato replichi). Venendo al merito della questione, cioè la
ricostruzione della Base di Altrove dopo la distruzione avvenuta nella “scena
epica” (immagino sia un complimento e ringrazio) del finale de “Il destino di Hellingen”.
Mi sorprendo come questa ricostruzione possa essere fonte di tante
elucubrazioni, dato che l’argomento è stato appena sfiorato e dunque si possono
immaginare le soluzioni più diverse al problema sollevato. Il disco volante che
si è schiantato sul Museo lo ha fatto di notte, dunque con pochi testimoni. Il disco volante può addirittura
aver attraversato il buio del cielo cittadino senza venire notato durante il
suo precipitare verso il suolo. Ammettendo che qualche nottambulo abbia alzato
gli occhi, avrà visto un velocissimo corpo oscuro in caduta. Quando è avvenuto
l’impatto, il velivolo si è piantato nel terreno sprofondando e penetrandovi.
Le macerie dell’edificio gli sono cadute sopra, ricoprendolo. La Base di
Altrove è collocata parecchi metri sottoterra (ci si discende con un ascensore
e la discesa sembra lunga), per cui non è stata portata alla luce e posta sotto
gli occhi di tutti (con ogni probabilità sarà perfino stata danneggiata solo
parzialmente, e i locali più in basso non hanno subito crolli). Chiunque sia
accorso sul luogo nell’immediatezza dell’impatto, può aver visto soltanto le
macerie delle mura crollate del Museo (l’astronave rimane celata al di sotto).
Il luogo viene recintato dagli uomini di Altrove che, come agenti governativi,
hanno il potere di allontanare gli estranei. La versione fornita è quella di un
meteorite caduto dal cielo: perché non dovrebbe essere creduta, essendo
peraltro la spiegazione più probabile? Se di fronte a un palazzo abbattuto mi
dicessero “è stato colpito da un meteorite”, riterrei la cosa più credibile che
se mi dicessero: “ci è caduto sopra un disco volante guidato da uno scienziato
pazzo sfuggito dalle grinfie del Wendigo”.
Jesse e Roberts possono facilmente spiegare la necessità di evacuare la
zona per radiazioni pericolose emesse dal corpo celeste, o qualcosa del genere.
Dopodiché, Altrove ha gli uomini e gli strumenti per occultare e far scomparire
i resti del disco volante, smontandoli o interrandoli. Al di sopra, l’edificio
del Museo può essere ricostruito così com’era. Direi che qualunque città del
mondo tenderebbe a ripristinare nella forma precedente un palazzo storico
crollato per qualche motivo (mi vengono in mente i casi della Fenice di
Venezia, del Campanile di Piazza San Marco, del ponte di Mostar o della
cattedrale di Notre Dame). Quando dici che meglio sarebbe trasportare altrove
la Base di Altrove (mi si perdoni il giovo di parole alla cui tentazione non ho
resistito), rispondo che il poco che viene detto ne “Il destino di Hellingen”
non esclude affatto questa possibilità. Il Museo può essere ricostruito, la
Base sottostante mantenuta provvisoriamente in attesa del trasferimento in
un’altra nuova (magari nel deserto), una volta che si siano valutati meglio i
pro e i contro (l’idea che la Base resti lì può essere soltanto la prima
ipotesi presa in considerazione). Mi preme comunque far notare come ci siano
lettori che temono qualunque cambiamento dello status quo, e altri che
rimproverano la mancanza di coraggio nel rinnovare la serie. Nel mezzo ci sono io, criticato da
entrambi i gruppi (a cui rispondo sempre con il massimo della pazienza).
5 – Caro Moreno, la mia più
che una domanda è una proposta (un po’ folle, lo ammetto). Mi pare di aver
capito che oltre a “Il re di Cuenca Verde” e a “Il sakem senza piume”, esistono
altre storie in vari stadi di realizzazione che non sono adatte alla
pubblicazione. Sarebbe possibile estrapolare da queste storie delle sequenze
già disegnate e rimontarle, rivedendone anche i testi, in modo da inserirle in
uno Zagor Più della serie “I Racconti di Darkwood”?
Distinguiamo “Il re di Cuenca Verde” e “Il sakem senza piume” dalle
altre storie in giacenza in attesa di pubblicazione. Le prime due appartengono
al passato (la seconda è addirittura del 1963), per testi, disegni, tipologia
di racconto. Capisco la curiosità degli appassionati, ma si tratta di racconti
davvero non appetibili per il pubblico dei giorni nostri, quelli a cui si
rivolge “Zagor Più”. Si potrebbe tutt’al più ipotizzare una edizione limitata
per collezionisti, e del “Sakem senza piume” ne esiste una ottima pubblicata
dall’ANAFI (Nota di Baltorr: con
traduzione mia dal francese).
Ci sono poi storie, più recenti, che per vari motivi non hanno ancora trovato
la strada dell’edicola, pur essendo in attesa da molti anni. Ogni tanto riesco
a ripescarne qualcuna, rimediare alle magagne che ne sconsigliavano la
pubblicazione nella forma originaria, e inserirla nella programmazione. In ogni
caso, alcune storie di scorta è sempre meglio averle, perché a volte capitano
degli imprevisti che richiedono soluzioni d’emergenza (tipo storie programmate
non pronte in tempo, che devono venire sostituite). Il mio intento resta,
comunque, quello di mandare in edicola il meglio che riusciamo a produrre,
dando la precedenza ai racconti più convincenti.
6 – Gentile Moreno, crede che
far tornare Zagor nella Valle delle Ossa, dove ha vissuto una delle prime, se
non la prima vera tragica avventura insieme al proprio mentore “Wandering”
Fitzy, che lei ha saputo egregiamente narrare sia nello speciale “La Leggenda
di Wandering Fitzy” sia ri-narrare nel numero 3 della miniserie “Le Origini”
col titolo “Il demone cannibale”, possa essere uno spunto per far tornare in
lui vecchi ricordi e per, finalmente, narrare una sua avventura al presente
dello Zagor attuale, non per questo senza, appunto, ricordare ancora una volta,
e meritatamente, un grande personaggio come Nathaniel Fitzgeraldson?
Naturalmente, ci vuole uno spunto, e non solo il volere di un fan dello Spirito
con la Scure che chiede di poter rivedere quella valle, e sfortunatamente non
saprei darvelo, non essendo né sceneggiatore né soggettista. Ma sono sicuro che
lei, o uno dei suoi collaboratori, magari lo stesso Maurizio Colombo che non fa più parte dello staff ma che scrisse il
soggetto dello Speciale di cui sopra, potreste anche lavorarci sopra per
trovarlo. Tutto ciò per farci rivivere, ancora una volta, quel ricordo di
immensa tragedia che è il cannibalismo e quella valle che non si sa se sia rimasta
tabù per gli indiani e per i viandanti, dopo la scomparsa del demone che l’aveva
infestata.
“La Valle delle Ossa” in effetti potrebbe offrire buoni spunti.
Terrò presente il suggerimento. Sarebbe il massimo riuscire a far scrivere una
storia ambientata in quel luogo proprio a Maurizio
Colombo. Chiedo continuamente a Maurizio
se ha voglia di sceneggiare un nuovo episodio, lui promette ogni volta che ci
penserà.
7 – Caro Moreno, a quanto si
intuisce dal finale della storia “Yeti!” il mostro del titolo avrebbe a che
fare, più o meno indirettamente, con le origini del Sasquatch, probabilmente
essendo lui stesso tale essere. La domanda che ti faccio pervenire è quella
riguardante il fatto se lo stesso mostro sia anche il medesimo apparso in una
famosa storia di Tex, oppure un suo diretto discendente visto che gli anni
passano e non sappiamo quanta vita possa vivere una creatura del genere?
Ci ho riflettuto a lungo, giungendo (negli ultimi mesi) alla
conclusione che lo Yeti e il Sasquatch vadano tenuti separati. Il motivo
principale è che il Sasquatch è tradizionalmente collocato in regioni più
occidentali (Tex lo incontra nell’Oregon), e del resto sarebbe strano che in
sessanta anni di storie nessuno a Darkwood lo abbia mai avvistato. Lo Yeti
affrontato da Zagor è un singolo esemplare e dunque si può giustificare meglio
il fatto che, ritiratosi chissà dove su un’alta montagna, non lo si sia più
rivisto. In ragione di queste considerazioni ho già cominciato a scrivere una
storia intitolata appunto “Sasquatch”, affidata ad Arturo Lozzi, che intendo costruire come un prequel dell’avventura
texiana di Nolitta e Nicolò (dunque
ambientato in gran parte lontano da Darkwood). Magari poi scriverò qualcosa
anche sullo Yeti, facendolo ritornare sulla scena e rimarcando la sua diversità
dal Sasquatch.
8 – Caro Moreno, hai raccontato
spesso e volentieri che la tua passione per Zagor è nata da giovane, e che hai
iniziato soltanto successivamente a collezionare gli albi e non a scambiarli.
Ma, rispetto a Tex che c’era nelle edicole nello stesso periodo, insieme a
svariati altri personaggi s’intende, cosa ti ha fatto propendere verso lo
Spirito con la Scure rispetto al Texas Ranger? Cosa aveva di più Zagor rispetto
a Tex, per te, e cosa aveva Tex di meno rispetto a Zagor?
Nessuno dei due eroi aveva qualcosa in meno o qualcosa in più. Erano
(e sono) semplicemente diversi. Forse la mia preferenza per lo Spirito con la
Scure è dovuta al fatto che ho cominciato a leggerne gli albi da ragazzino
delle elementari, e Nolitta scriveva
Zagor proprio per un target di età più bassa rispetto a quello dei lettori di
Tex, fumetto adatto per i più grandi. Da bambino Tex mi sembrava troppo
difficile da seguire. Zagor invece mi faceva sognare, trasportandomi ogni volta
in uno scenario diverso (mentre Aquila della Notte era più monotono nelle
tematiche). Crescendo, ho imparato ad apprezzare anche il Ranger, ma ormai
avevo ricevuto l’imprinting zagoriano.
9 – Caro Moreno, credi che
non solo possa essere possibile, col giusto spunto, ma addirittura intrigante scoprire
le origini della famosa Minaccia Verde che dette filo da torcere in una famosa
storia scritta da Alfredo Castelli
per Zagor e pubblicata nel lontano 1977?
Ti sei risposto da solo: “possibile, col giusto spunto”. Faccio
notare però che esiste anche uno Speciale intitolato “Palude mortale” (n° 15,
2003) in cui Zagor affronta una “minaccia verde” di tipo diverso ma
paragonabile a quella castelliana. Lo dico per sottolineare come anch’io,
autore di questa seconda sceneggiatura, fossi rimasto affascinato dall’idea che
le piante possano animarsi e uccidere (anche se ho subito l’influsso di Swamp
Thing).
10 – Caro Moreno, giusto oggi
ho acquistato lo Zagor Più “I racconti di Guitar Jim” avendo apprezzato moltissimo
i due precedenti con Molti Occhi e i trappers. Credi che sarebbe interessante
leggere racconti di comprimari storici e umoristici come Digging Bill, Bat Batterton
e Icaro La Plume? Cordialmente saluti.
Sarebbe non solo interessante, ma interessantissimo, e lo faremo.
11 – Caro Moreno, cosa ha
spinto la sua curiosità verso i Chupacabras?
Sentendone parlare, leggendone, vedendo documentari, mi sono sempre
chiesto perché mai Tex non li avesse mai incontrati. Così ho proposto il
soggetto per una storia breve destinata a un Color, proprio con i Chupacabras.
Uscì sul n° 10 della serie, nel 2016, illustrata splendidamente da Michele Rubini. A cose fatte, io e Mauro Boselli concordammo sul fatto che
fosse un peccato limitare un argomento così interessate a sole 32 tavole. Così,
mi ha commissionato un sequel in due albi (220 tavole), sempre affidato a Rubini, che credo uscirà all’inizio del
2023.
12 – Gentile Moreno, c’è un
personaggio di Zagor (visto che negli anni i suoi comprimari si sono in qualche
maniera “evoluti”), che inizialmente faceva fatica ad accettare o semplicemente
che non le piaceva, e che poi col passare del tempo ha finito con l’affezionarcisi?
Qualcosa del genere è accaduto con Panko, il parvol di Golnor creato
da Tiziano Sclavi. Per il resto, se
qualche personaggio non mi è piaciuto di primo acchito, sono rimasto dell’idea.
Per esempio, da lettore non ho mai digerito l’Uomo Dipinto. E Stiletto. Ma
solitamente i personaggi che compaiono sulle pagine di Zagor mi piacciono quasi
tutti.
13 – Caro Moreno, cosa ne
pensi dei lettori non abituali che comprano un albo soltanto per chi lo scrive
o per chi lo disegna? E cosa ne pensi invece dei lettori abituali che fanno la
stessa identica cosa, non dimostrandosi, a parer mio, affezionati al
personaggio come invece dovrebbero essere, a prescindere da quali siano gli
autori, in quanto non è affatto detto che un determinato autore possa scrivere
o disegnare sempre e comunque una “ciofeca” o viceversa?
Penso che ognuno ha il diritto di fare ciò che vuole, e che noi
autori abbiamo il dovere di fare sempre e comunque del nostro meglio al
servizio del personaggio, perché ciascuno possa riconoscerlo. Tuttavia, io
appartengo di sicuro al primo gruppo. Per capirci meglio, escludendo Zagor,
facciamo l’esempio del mio atteggiamento nei confronti, poniamo il caso,
dell’Uomo Ragno. Naturalmente io apprezzo di più certi disegnatori e certi
sceneggiatori rispetto ad altri, ma dato che mi piace il personaggio, il suo
universo, la sua poetica e sono curioso di leggere le sue avventure, lo seguo
chiunque le scriva o le illustri, anche perché le mani si alternano e si tratta
comunque di professionisti selezionati dalla Marvel, non certo di dilettanti
allo sbaraglio. Capisco anche che, se un certo autore a me non è gradito,
magari viene apprezzato da altri. Non pretendo certo che se non piace a me non
debba piacere a nessuno. Di sicuro non vado in gito su Internet a spargere
veleno su di lui e a condurre campagne per il suo licenziamento (chi lo
facesse, si meriterebbe che altri malmostosi andassero a dire peste e corna del
suo lavoro, qualunque esso sia, su tutti i Social). Un conto, peraltro, è
esprimere pacatamente delle opinioni, argomentandole, un altro è condurre
crociate contro qualcuno che ha l’unica colpa di non andare a genio a chi
evidentemente si ritiene l’unico e infallibile arbitro del bello e del brutto.
Un fumetto seriale è composto da più episodi realizzati da più autori: ci
saranno episodi migliori e peggiori, episodi che piacciono a me e non ad altri
e viceversa, ma se a uno piace una serie la segue comunque anche nei momenti
bassi, aspettando quelli alti.
14 – Caro Moreno, ti scrivo in
questa rubrica per farti alcune domande legate fra loro, e non nello stesso
post. Ines e Rolando, i due giovani visti in “Sfida a Los Angeles” ed “Aquila
Nera”, al tempo della loro prima apparizione erano più piccoli della seconda
volta in cui sono apparsi. Hai sempre detto che il tempo è cristallizzato per
Zagor soprattutto per i comprimari più presenti, ma non per tutti. Ora, la mia
domanda verte sul fatto che la prima apparizione di Ines e Rolando è di poco
successiva, temporalmente parlando, all’avventura narrata in “Anima Nera”, dove
Tim Cuorepuro era altrettanto un bambino. Ne “L’angelo della morte”, dove è
apparso per la seconda volta, la storia è temporalmente basata 7 o 8 anni dopo,
come da prefazione, rispetto ai primi avvenimenti. Per cui possiamo dire che se,
temporalmente parlando, Ines e Rolando sono cresciuti al pari di Tim Cuorepuro,
e che le loro prime avventure sono da considerarsi narrate più o meno in
contemporanea, le seconde potrebbero esserlo altrettanto, in quanto 7 o 8 anni
dovrebbero o potrebbero essere passati da “Sfida a Los Angeles” ad “Aquila
Nera”, tenendo quindi conto del fatto che le avventure odierne di Zagor sono
quelle contemporanee alle narrazioni svoltesi nello Speciale n. 9 “L’angelo
della morte”?
Questo tipo di considerazioni, pur giustissime in assoluto, cozzano
contro una delle leggi non scritte del fumetto seriale: mai farsi troppe
domande sullo scorrere del tempo. In generale non ci si dovrebbe neppure
chiedere perché un eroe (non soltanto Zagor, ma anche James Bond) possa restare
ferito decine di volte senza rimanere invalido, perché durante le scazzottate
non perda i denti, perché non vada mai a fare pipì e tante altre cose di questo
tipo. Nella realtà, di sicuro nessun Ranger del Texas può aver avuto il tempo
di vivere tutte le avventure di cui è stato protagonista Tex Willer. Qualcuno
ha notato che anche Destoevskij ne “L’idiota” dilata i tempi della giornata
facendo fare al principe Myškin molte più cose di quante un uomo possa
ragionevolmente compiere nella realtà. Tuttavia, riguardo al caso che poni, si
possono fare alcune considerazioni. I ragazzi crescono in fretta, nel senso che
la loro crescita si nota molto di più dell’invecchiamento degli adulti. Mettiamo il caso di uomo di trent’anni anni posto accanto a quello di un bambino di
cinque: dopo un decennio, il primo potrebbe avere più o meno lo stesso aspetto,
il secondo sarà un adolescente spilungone il cui cambiamento è evidentissimo.
Questo è ciò che si può pensare della crescita di Ines e Rolando e di Tim
Cuorepuro: erano ragazzi e sono cresciuti, Zagor e Cico sono rimasti con lo
stesso aspetto. Circa la contemporaneità delle vicende, tendo a considerare gli
Speciali e Maxi come episodi scollegati dalla continuity (anche se certi, come
“Ritorno alla Casa del Terrore”, fanno riferimento ad avventure della serie
regolare), per cui si può immaginare che questi numeri extra siano collocabili
avanti o indietro nel tempo, senza che si debba per forza tener conto della
cronologia (evitando comunque di contraddirla).
15 – La seconda domanda
scritta da me medesimo riguarda il “vecchio” Zagor apparso in “Bandera!” e che,
naturalmente, non può essere rimasto con le mani in mano tutto il tempo in
attesa di tornare in azione in Texas. Avrà dovuto tenersi in allenamento, come
dimostra il suo fisico, ed essendo l’Inviato di Manito non avrà certo potuto
esimersi dal proprio ruolo pur invecchiando come tutti gli esseri umani... E
proprio per questo ti chiedo non solo se ti piacerebbe sceneggiare una storia
di uno Zagor anziano ambientata nella Foresta di Darkwood, e se la sfida riesca
ad impressionarti un po’, ma addirittura se, essendo appunto uno Spirito, gli
indiani non abbiano infine mangiato la foglia vedendo quello che loro credono
tale avere i capelli bianchi ed appesantirsi, e quindi vedendolo come un essere
umano.
Non so se Boselli ne
abbia tenuto conto, scrivendo “Bandera!”, ma Zagor è stato sottoposto dalle
Amazzoni (incontrate durante la trasferta sudamericana) alle cure di una
macchina atlantidea che ha curato le sue ferite più recenti e cancellato i
postumi e le cicatrici di quelle più vecchie, praticamente rigenerandolo.
Dunque non c’è da meravigliarsi che lo Spirito con la Scure sia un ultra
cinquantenne ancora così baldo ed energico. Che cosa gli sia accaduto nel
periodo che separa le avventure della Collana Zenith da quelle del giovane Tex
Willer per il momento non lo sappiamo, potrebbe essere materia di avventure
ancora da scrivere. Riguardo l’eventualità di una avventura con Zagor anziano,
io credo che gli uomini possono invecchiare ma le leggende no, perciò se mai
dovessi scriverne una non racconterebbe di un eroe che va in pensione ma di uno
che trova il modo di uscire di scena da campione, in una maniera spettacolare
come quella della prima apparizione, perpetuando il mito. Va detto però che la
storia scritta da Boselli sembra
escludere che ai tempi di “Bandera!” Zagor sia ancora il Re di Darkwood e viva
nella capanna nella palude insieme a Cico. C’è anche da considerare quello che
in proposito si dice nella miniserie “Zagor Darkwood Novels”.
16 – Caro Moreno, ti scrivo
per chiederti se Zagor, volendo dare una seconda possibilità a qualcuno, non se
ne sia poi amaramente pentito. Mi ricordo ad esempio, nella storia riguardante
la prima apparizione di Lupo Solitario, del Dottor Potter: in preda alla febbre
dell’oro, dopo aver tentato di uccidere lo Spirito con la Scure ed i suoi
compagni, dopo essere fuggito, essere quasi morto congelato nel fiume
ghiacciato, e salvato dallo stesso indiano e da Zagor, quest’ultimo decide che
abbia già pagato abbastanza per i suoi peccati. Tutto si risolse per il meglio,
quella volta, ma il racconto narrato da Lupo Solitario dove viene detto, alla
fine, che di oro non ce n’era davvero più nel luogo dove aveva portato i tre
banditi, potrebbe anche aver indotto lo stesso dottore a voler approfondire la
questione, magari cercando informazioni dallo stesso Warren in cambio di uno
sconto di pena o della libertà totale. In due potrebbero andare a ricercarlo,
quell’oro, con Warren pronto ad approfittarne per tornare in libertà e tornare
quindi alla sua vita di ladro ed assassino, o ancora, creare una nuova banda. Oppure
qualcuno interessato a quell’oro, dopo tanto tempo, trova il coraggio di
coinvolgere meschinamente il dottore per fare uscire di prigione Warren e
venire portato nel suddetto luogo. Alla fine della fiera, Zagor dovrebbe
comunque pentirsi di aver lasciato in libertà un pericoloso, per quanto
ingenuo, criminale come il dottor Potter, col rischio, appunto, di vederselo
tornare sulla strada, sia come cattivo volontario od involontario, con una sua
decisione o con una decisione presa da altri. Ma forse non sarebbe molto giusto
andare contro una scelta avvenuta anni fa, e che potrebbe quindi far ricredere
il giudizio dato da Zagor nei confronti di chi ha avuto semplicemente un
attimo, un tragico attimo di debolezza?
Zagor è un personaggio meno tetragono di Tex, più incline
all’ascolto delle ragioni di tutti e alla pietà verso il nemico sconfitto.
Perciò può certamente dare una seconda possibilità a qualcuno. Succede per
esempio in almeno due mie storie, “Tragedia a Silver Town” e “La palude dei
forzati”.
17 – Caro Moreno, invio questo
quesito che mi “diverte” sottoporti. Premetto che “Il seme della violenza” è
una delle mie avventure preferite di Zagor, ma proprio quell’avventura mi fece
nascere un dubbio, all’epoca, sul comportamento del Generale Murray. Quando
Zagor, sul finale, fa fuggire di fronte a tutti il responsabile di tutto ciò
che stava accadendo di male nella regione in quel momento, lo stesso Patrick
Wilding dichiara di aver voluto anticipare il Generale in quanto non poteva
fidarsi ciecamente di lui, e per non rischiare che potesse insabbiare tutto.
Nel corso del racconto, abbiamo sì visto Murray vacillare di fronte alle
possibili mazzette dovute ad una vendita estrema di fucili durante una guerra
indiana, ma Zagor di questo non dovrebbe saperne niente, in quanto non presente
di persona nei momenti in cui i cattivi di turno cercano di tirare il Generale
dalla loro parte. La mia domanda, quindi, è riferita al fatto di capire come
mai Zagor possa dubitare così tanto del Generale. Forse perché non si fida dei
militari in toto, oppure c’era qualcos’altro che mi è sfuggito?
Che Zagor non si fidi troppo dei militari è un dato di fatto, così
come lo è che alcuni di loro siano suoi ottimi amici (è il caso del colonnello
Perry). Lo Spirito con la Scure non potrebbe però essere l’eroe che è se non
avesse, fra le sue doti, anche quella di saper leggere negli occhi degli
interlocutori riuscendo a capire se gli si possa dare fiducia o meno, intuendo
talvolta anche ciò che è accaduto in sua assenza. Qualche volta qualcuno riesce
comunque a trarlo in inganno, ma non è così facile.
18 – Buongiorno. Intanto
complimenti per la cura delle storie molto avvincenti. Mi preme una domanda:
come mai certe storie faticano anni prima di arrivare in edicola? Sono forse
datate o non vengono ritenute pronte per il lettore? Grazie in anticipo e
scusate se per caso è già stata data risposta.
Abbiamo una buona scorta di storie in magazzino, messa da parte nel
corso degli anni. Qualche avventura in giacenza è sempre meglio averla per
sopperire nel caso ci siano degli imprevisti nella programmazione (autori che
non finiscono in tempo, o episodi dalla lunghezza spuria che necessitano di
venire incastrati con altri del numero giusto di pagine, eccetera). Alcune di
queste giacenze sono costituite da ciambelle che non sono riuscite con il buco
e bisogna trovare il tempo e il modo per ovviare alle magagne. In altri casi ci
sono stati dei motivi per cui una sceneggiatura è stata interrotta e il
disegnatore è passato a fare altro (la salute o perfino la morte di un autore,
la necessità di una storia breve che venga realizzata in tempi rapidi lasciando
indietro una più lunga che si può rimandare). Quando c’è abbondanza di scelta
nel programmare le uscite è ovvio dare la precedenza a ciò che è pronto e
soprattutto a ciò che c’è di meglio, per cui si creano liste di attesa che
proposte più intriganti riescono, sgomitando, a superare.
19 – Ciao, imam primjedbu, zašto dajete crtačima da crtaju
zagora koji loše crtaju chiarola, laurenti, barison itd jer lošim crtežom
upropaste dobru priču, mnogi čitatelji se žale na loš crtež, nabrojani crtača
kad imate drugi dobrih crtača verni, espositi bros, sedioli, della monica itd.
Traduzione
dal croato:
“Ciao, ho un’osservazione. Perché permetti di disegnare Zagor a fumettisti che
disegnano male: Chiarolla, Laurenti, Barison, ecc? Poiché un cattivo disegno rovina una bella storia,
molti lettori si lamentano del cattivo disegno dei sopra indicati fumettisti,
quando hai altri bravi fumettisti: Verni,
Esposito Bros, Sedioli, Della Monica,
ecc.
Secondo me Chiarolla, Laurenti e Barison disegnano benissimo. A
moltissimi lettori piacciono, come a te, viceversa, piacciono gli altri che hai
citato. In ogni caso, sono tutti professionisti attivi da anni, il cui talento
non può venire messo in discussione neppure dai detrattori. Il fatto che
qualcuno non gradisca il tratto di un disegnatore non significa che i gusti di
uno debbano venir presi come metro di giudizio valido per tutti. Perché è
evidente che si tratti soltanto di gusti personali. In ogni caso, Zagor va in
edicola con oltre duemilacinquecento tavole inedite ogni anno. Un disegnatore
molto veloce può arrivare a illustrarne duecento (la maggior parte non arriva
a centocinquanta). Dunque servono molte mani per garantire la produzione. Il
che assicura anche una varietà di proposte per i palati di tutti i lettori,
dunque un arricchimento per la serie.
20 – In qualità di curatore del blog, la millesima domanda la voglio
formulare io stesso… Carissimo Moreno, giunti a questo ragguardevole traguardo,
avrai ancora voglia e tempo per rispondere ad altre domande degli appassionati
zagoriani? Ciao, Marco/Baltorr.
Caro Marco, avvicinandomi a questo traguardo
(quello delle mille domande a cui ho dato risposta), mi sono chiesto se la
cinquantesima puntata della nostra rubrica non potesse rappresentare la tappa
finale, la chiusura in bellezza. Voglio dire: dopo mille domande, che cosa
altro mi può venire chiesto? Ho pensato che sarebbe stata un’ottima occasione
per fare un inchino, ricevere qualche applauso e gli ultimi fischi, far
chiudere il sipario e dedicarmi ad altro. Confesso che scrivere tutte queste
risposte mi ha portato via un sacco di tempo, rubato al lavoro ma anche allo
svago. Faccio notare (non a te ma a chi fosse restio a riconoscermene il
merito) di come si sia trattato di risposte argomentate ed esaustive, e non
monosillabiche. Mi sono ripetuto che nessuno avrebbe avuto il coraggio (anche
se non si può mai dire) di accusarmi di volermi sottrarre al confronto con i
lettori e alle risposte scomode, avendone fornite a centinaia (scomode e no).
Però ho anche riflettuto sul fatto che se le domande vengono poste è perché ci
sono lettori interessati. E il mio lavoro (che è anche la mia passione)
consiste proprio nell’interessare chi legge. Lo faccio da oltre trent’anni e tu
sai (diversamente da chi lo ha dimenticato) quanto mi sia sempre impegnato per
animare la comunità degli zagoriani, organizzando eventi, progettando
iniziative, sollecitando la nascita dei forum, partecipando a infiniti
incontri, fornendo materiali e notizie, eccetera eccetera. Ti ho chiesto dunque
se c’erano molte altre domande in attesa, se i lettori manifestavano ancora
interesse per le mie risposte. Mi hai assicurato di sì. E allora, che fare?
Naturalmente continuiamo. Anche per dimostrare la vitalità del nostro eroe, lo
Spirito con la Scure, a cui ho dedicato la mia esistenza.
E
allora, cari amici zagoriani,
fatevi
avanti con sempre nuove domande!!!