Felicemente passata
la boa
delle 1000 domande,
eccoci ad un nuovo
appuntamento
con la rubrica
“A domanda… Moreno risponde”!
Questa volta si
parlerà di trasferte,
di Grandi Storie
Bonelli, del lavoro di
editor e curatore di
testata,
dell’Oltremondo e dei
capi indiani di Darkwood.
Ma anche di
Hellingen, Kandrax, Rakosi,
della “gabbia
bonlliana”, della
“Bonelli
Entertraiment”, dei vari generi
presenti nella saga…
e di molto altro ancora!
Ringraziando
infinitamente Moreno
per la sua
disponibilità,
prima di lasciarvi
alla lettura
vi informo che sono
già state completate
tre ulteriori serie
di nuove domande,
che tuttavia devono
ancora ricevere risposta.
Vi chiedo solo di
pazientare un po’…
1 – Buongiorno
Moreno! Intanto complimenti per il tuo lavoro e quello di tutto lo staff
di Zagor. Avrei anch’io una domanda: avendo letto tutte le storie dalla
tua prima (Pericolo mortale) fino a oggi, devo dirti che la
reputo ancora una grande storia. Essendo degli anni novanta, pensi che
possa trovare posto nella collana Le Grandi Storie Bonelli? O ce ne sono altre
che a tuo giudizio potresti essere felice di vedere ripubblicate? Ovviamente
fra quelle sceneggiate da te. Distinti saluti.
Grazie per i graditi e mai
scontati complimenti, e grazie soprattutto per la pazienza dimostrata nell’aver
letto tutte le mie storie da 31 anni a questa parte. Sono anch’io molto
affezionato a “Pericolo mortale”, non soltanto perché fu quella del mio esordio
(e rappresentò la realizzazione di un sogno), ma anche perché fu Gallieno Ferri a tenermi a battesimo
(che emozione vedere una mia sceneggiatura disegnata proprio da lui). Tuttavia,
se dovessi indicare qualcosa di mio di quel primo periodo da proporre nella
benemerita collana “Le Grandi Storie Bonelli” indicherei piuttosto la mia
seconda prova, “L’abbazia del mistero”, o ancor di più “L’uomo con il fucile”.
2 – Buongiorno
Moreno. Ti ho sentito più volte dire che Zagor non affronterà più lunghe
trasferte, come quella sudamericana o quella africana di alcuni anni fa, o
come la prima che partì con Odissea Americana per terminare con
Ritorno a Darkwood. Ammetto di essere molto perplesso, e di essere rimasto
deluso dal taglio di quella Europea, che inizialmente doveva essere lunga un
anno. Mi stupisce molto che la motivazione risieda nella “volontà dei lettori”
quando, frequentando forum e social, o leggendo le riviste zagoriane, dove
scrivono i più affezionati e fedeli lettori, ho sempre trovato grande
entusiasmo per le lunghe trasferte, e semmai delusione per non poterne più
vedere. Vorrei quindi capire a quali dati si fa riferimento per dire che i
lettori non gradiscono le trasferte. Sondaggi mai resi pubblici? Cali di
vendita particolari in coincidenza con le trasferte stesse? Ci deve essere una
rilevazione che abbia statisticamente senso, per prendere una decisione
apparentemente tanto impopolare, non posso credere che ci si basi su
“sensazioni”. Puoi darmi una spiegazione convincente, e magari anche un tuo
parere personale? Grazie. Mauro Corti.
Proprio su un recente
numero di una delle riviste zagoriane a cui fai cenno tu mi è capitato di
leggere un commento negativo sulla trasferta sudamericana, più che legittimo
(per carità), che si aggiunge a tutta una sfilza di lamentele di cui ho avuto
notizia. Lo dico solo come esempio del fatto che tu forse potrai aver
registrato pareri favorevoli i quali però in generale, per come percepisco io
la realtà dei social, sono sempre più sommersi dalle critiche dei perenni
insoddisfatti - che costituiscono una setta molto numerosa e predominante (non
soltanto in ambito fumettistico ma praticamente ovunque: di qualunque cosa si
parli in Rete mi sembra regola fissa il dominio degli spargitori di veleno).
Come ho detto più volte, raramente leggo i commenti sui forum o sui gruppi
perché, quando incautamente l’ho fatto, mi sono cascate le braccia e ho perso
la voglia di scrivere. Però c’è sempre chi ritiene di dovermi informare sugli
umori dominanti della platea dei frequentatori di Internet (che comunque,
ripeto, rappresentano una minima parte dei lettori). L’idea che mi sono fatto è
quella di un pubblico molto tradizionalista che mal digerisce ogni uscita dal
seminato. Tuttavia, e qui giungo al punto scusandomi per la lunga premessa, non
si tratta soltanto di dar retta ai talebani dell’ortodossia (o di ciò che essi ritengono
tale), ma di rendersi conto di come il tempo di fruizione di qualunque prodotto
multimediale sembra essere sempre più limitato. Tutto viene consumato
velocemente, il mercato premia le pubblicazioni più agili, i testi da leggere
meglio se sono più corti, altrimenti annoiano. Quindi si procede per miniserie,
con saghe con il primo albo che premette “uno di sei”, con Zagor
Più di 190 pagine che prendono il posto dei Maxi da 286. Se facessimo ripartire
Zagor per una trasferta fuori da Darkwood di due anni e mezzo ci sarebbe chi si
spaventerebbe. Ciò non significa che le trasferte non ci saranno: anzi,
stiamo realizzando storie ambientate in giro per il mondo,
solo che si tratterà di viaggi destinati a durare lo spazio di pochi
albi (tre, quattro, cinque). Mi pare un compromesso accettabile.
3 – Caro
Moreno, da semplice lettore non posso proprio immaginare quanto lavoro possa
esserci dietro il diventare ed il continuare ad essere il curatore di una
testata o, ancora più difficilmente, revisore di tutte le serie in uscita. In
tal senso, Decio Canzio,
probabilmente Renato Queirolo,
attualmente credo Michele Masiero,
abbiano avuto ed hanno sicuramente i loro metodi per curare le varie serie, e
pur essendo persone diverse, qualcosa li accomunava/accomuna, ma qualcosa li
differenziava/differenzia. Quali sono le differenze fra la cura delle varie
testate di ieri, messe in pratica da Canzio,
principalmente, e da Queirolo, e
quelle messe in pratica oggi da Michele
Masiero?
Delle tre persone che
citi, Decio Canzio è stato senza
dubbio il maestro non solo degli altri due ma anche di Mauro Boselli, di Mauro
Marcheselli, mio e un po’ di tutti quelli che hanno lavorato e lavorano in
Bonelli. Era uno straordinario cacciatore di refusi e di incongruenze ma
sarebbe limitativo ridurre il suo ruolo a quello di correttore di bozze. Decio leggeva (prima di passarlo a Sergio Bonelli) tutto quanto
pubblicavamo e corredava testi e disegni di annotazioni ineccepibili e
inappuntabili scritte con una bellissima calligrafia, ma soprattutto era un
direttore generale che realmente teneva insieme la Casa editrice dando senso e
ordine ai vari comparti e valorizzando il lavoro dei singoli. Realizzava ed
eseguiva, certamente, le direttive di Sergio,
ma anche le sapeva influenzare. Canzio
non era un curatore di testata, era il curatore della Casa editrice. Renato Queirolo invece sì, era
l’archetipo dell’editor, concentrato sulla cura editoriale delle serie a lui
affidate. Di lui, Boselli diceva che
aveva gli occhi da nittalopo, vedeva anche nel buio, esigentissimo, forse fin
troppo. Sono passato sotto le sue grinfie nei primi anni della mia carriera e
lo ricordo come un sergente istruttore della scuola ufficiali, quelli che
vengono temuti durante l’addestramento e poi perennemente apprezzati dopo
averlo superato. Michele Masiero
cura progetti più che testate e svolge il lavoro che faceva Canzio in tempi, quelli attuali, molto
diversi e soprattutto inserito in uno staff dirigenziale più articolato,
delegando ai collaboratori più compiti di quanto facessero Decio e Sergio (ma in
presenza anche di progetti maggiormente diversificati, difficili da ricondurre
tutti a una sola persona).
4 –
Caro Moreno, nello Speciale Zagor n. 31 intitolato “Il libro delle ombre” viene
detto che esistono possibilità per diversi varchi dall’Oltremondo al mondo di
Zagor. Una cosa che è accaduta anche nel recente “Da un antico passato” nella
serie regolare. Per quanto riguarda l’avventura col mago Castaldo, alla fine lo
stesso decide di suicidarsi per non fare da tramite lui stesso con l’Oltremondo
ma il grimorio, che dovrebbe essere andato distrutto e che non è più in
possesso dell’energia negativa del Demone protagonista della storia, credi che,
al pari del mago Weisz, che a stare troppo a contatto col grimorio posseduto è
diventato una sorta di tutt’uno con l’entità malvagia, possa essere rimasta una
traccia, un minimo accenno di varco per l’Oltremondo nello stesso grimorio, e
che quindi, pur con la morte di Fred Wood, possa infine rendersi di nuovo un
passaggio sicuro fra un mondo ed un altro, al pari, per esempio, del libro
utilizzato da Stephan nelle due avventure scritte da Ade Capone, intento a
chiamare in scena il Demone Haggoth?
Immagino che qualche
sceneggiatore, volendo riportare alla ribalta il demone Haggoth, o qualche
altra entità dell’Oltremondo, possa senz’altro ricorrere a un espediente del
genere. È una strada, insomma, che mi sembra praticabile. Complimenti per
l’attenzione che dedichi alle cose che leggi.
5 – Caro
Moreno, dei capi indiani di Darkwood appare quasi esclusivamente Tonka e
qualche volta Winter Snake ma che fine hanno fatto Scure Gialla dei Naskapi,
Nakoola dei Mohicani, Wuwutky degli Oneida? Potreste farli apparire ogni
tanto anche per farli conoscere al pubblico più giovane?
Tonka compare spesso
perché è il più fedele amico di Zagor. Tuttavia hai ragione, ci sono molti
altri sakem dalle personalità ben definite che meriterebbero più attenzione.
Accolgo volentieri il giusto suggerimento, che sfonda una porta aperta dato che
talvolta, come nel caso della recente avventura con il serial killer Rufus
Dowler, certi capi tribù fanno comunque ritorno (vedi appunto Tuono Rosso, sakem dei Delaware). Sappi
comunque che è in lavorazione una storia con Akenat, capo dei Wyandot.
6 – Caro
Moreno, voglio porti sotto gli occhi una mia curiosità. Sia “I
misteri Redstone” che “Il libro del demonio” sono state disegnate da Gaetano Cassaro, e per questo possono
starci personaggi con fattezze simili in entrambe le storie. Come spieghi,
però, che sia il braccio destro di Mask che il tuttofare della casa del libro
del demonio siano praticamente rappresentati uguali, anche se
evidentemente stanno a rappresentare due personaggi differenti?
Tutti i disegnatori hanno
un “magazzino” mentale di facce da cui attingere inconsciamente. Si può ben
capire come, lavorando per anni e anni e macinando decine di storie, ciascuna
affollata da decine di personaggi, capiti di finire per mettere insieme un
naso, una bocca, dei baffetti o degli occhi uguali, per caso, a qualcuno già
raffigurato di cui non ci si ricorda più (mi riferisco soprattutto agli autori
di fumetti di un tempo, chiamati a garantire una produzione abbondante e
veloce). Capitava anche a Magnus, quando lavorava a ritmi forsennati per
Kriminal e Satanik.
7 – Buongiorno
Moreno, ecco una domanda particolare: secondo lei Hellingen è stato in grado di
amare e in caso sarebbe possibile per lui adesso? Dopo aver letto il quarto
speciale di Tex Willer dedicato a Mefisto in cui si evince come il terribile
illusionista tenga a sua sorella Lily, e quindi abbia dimostrato di avere a
cuore qualcuno al di fuori di sé, mi è sorta la domanda se anche Hellingen
abbia avuto questa “scintilla” dentro di sé almeno in una parte della propria
vita, oppure pensa che sia sempre stato segnato dall’ossessione, dalla
solitudine e dal risentimento?
Secondo me Hellingen
incarna l’essenza stessa del male, inteso come eterno avversario da combattere,
e quindi trascende l’appartenenza all’umanità che lo renderebbe vulnerabile ai
sentimenti. È un simbolo, nato malvagio.
8 – Gentile
Moreno, quali sono i motivi che la fanno vertere su un personaggio come Kandrax
piuttosto che su un personaggio come Rakosi?
Credo che lei si riferisca
a una risposta da me data a chi mi chiedeva se preferirei scrivere una storia
con Kandrax o una con Rakosi, oppure se prediligo, come avversario di Zagor,
l’uno o l’altro. Confermo che, in ogni caso, scelgo il druido. Perché? Non
certo perché non mi piacciano anche le storie con il vampiro, che anzi
apprezzo. È che Rakosi, tutto sommato, è un personaggio preso in prestito dalla
tradizione e si rifà a modelli precedenti, riproposti in chiave zagoriana ma
sicuramente deja vu. Kandrax rappresenta invece qualcosa di più innovativo,
meno prevedibile, con agganci alla mitologia celtica che aprono porte su
universi letterari sconfinati e sconosciuti ai più. Kandrax è anche più
moderno, rispetto alla figura del vampiro proposto ai lettori ancora con una
bara come letto, e un vestito da gala con mantello come abbigliamento.
9 – Rileggendo
di nuovo le storie della collana ho notato che negli anni 80 ed in parte 90 i
disegnatori, credo in base alle indicazioni degli sceneggiatori, tendevano in
qualche caso a rompere la così detta gabbia bonelliana e a regalarci
tavole inusuali e spettacolari. Soprattutto Donatelli che in storie come “Il ‘signore nero”, “Il grande
inganno”, “Viaggio nella paura” e “Le creature delle acque
morte” era in grande spolvero. Ma anche il Ferri di “Incubi”, “La corsa delle sette frecce” e “L’uomo con
il fucile” non scherzava. Antesignano il bistrattato Pini Segna con i suoi disegni che strabordavano dai riquadri. Negli
anni successivi ricordi se fu una richiesta della redazione di diminuire
sempre più queste “libertà” o i disegnatori nuovi si trovavano e trovano
più a loro agio nel formato di casa?
Sergio Bonelli era uno
strenuo difensore della “gabbia”, ritenendo che rappresentasse una sorta di
marchio di fabbrica che permetteva ai lettori di riconoscere subito un albo
bonelliano da un altro. Marchio di fabbrica del resto non fine a se stesso, ma
funzionale alla facilità di lettura e comprensione delle nostre avventure,
almeno quelle di un tempo. C’era insomma una bonellianità del racconto che Sergio voleva tutelare, una tradizione
da rispettare. Peraltro, la classica suddivisione delle tavole in tre
strisce non ha mai impedito a nessun grande autore di esprimere il
proprio talento (né Ticci né Milazzo, per fare due nomi, sono
risultati meno strepitosi per colpa della gabbia). Poi se qualcuno, come negli
esempi che hai citato, si prendeva qualche libertà, in genere veniva tollerata.
Ma di certo l’indicazione data era di attenersi alle tre strisce (sicuramente
qualcuno sarà stato invitato a non scardinarle). Quando arrivò Nathan Never fu
stabilito che si poteva osare di più e fu concessa maggiore libertà per le
nuove serie.
10 – Caro
Moreno, quali storie, non per forza zagoriane, ti piacerebbe rileggere nella
collana “Le Grandi Storie Bonelli”?
Direi le migliori di Mister No, da “Atlantico” a “Sfida al
Pantanal”. Poi, alcune dei primi cento numeri di Martin Mystère, come “La
reincarnazione di Annabel Lee” o “I misteri di Londra”. A seguire metterei
“Robinson Hart”, una miniserie contenuta in “Zona X” a cui sono molto
affezionato. Non sarebbe male ripescare qualche classico di Nathan Never o dei
primissimi albi di Legs (quelli sexy). Non cito Tex perché tutte le sue storie
sono state ristampate molto di più di quelle delle altre serie.
11 – Quando
torna Shane, a mio parere il miglior nuovo nemico degli ultimi anni?
Sto pensando al modo migliore di farlo tornare e gli Esposito si sono già prenotati. Mi fa
piacere che qualche nuovo nemico venga ricordato da qualcuno.
12 – Caro
Moreno, Lei ha parlato del seguito del seguito della storia di Ol Undas che uscirà
o quest’anno o l’anno prossimo. Siccome nel primo Color che ha visto la storia
protagonista, il co-protagonista è stato Icaro La Plume, che immagino tornerà
anche in questa di prossima uscita, Le voglio chiedere se i co-protagonisti dei
Color possano apparire più volte come tali nella stessa collana, e non
una-tantum? A proposito di futuri Color Zagor, pur essendo lontana da Darkwood
a differenza, per esempio, di Virginia, crede possibile un’avventura con
co-protagonista Frida Lang o verrà “relegata” alla serie regolare?
Nel seguito della saga di Ol Undas (cioè nel terzo episodio della
serie iniziata con “La città sopra il mondo” nel 1990 e proseguita con “Il
rapimento di Icaro la Plume” nel 2020) avrò come co-protagonista, al fianco di
Zagor, la rossa Scarlet, figlia adottiva del Barone (vista per la prima volta
nel Maxi “La banda aerea” del 2011). Un Color dedicato a Virginia è già in
lavorazione, uno su Frida potrebbe essere messo in cantiere anche senza
riportare la bella austriaca a Darkwood, basterebbe raccontare una avventura in
retrospettiva collocata durante la trasferta europea (una delle avventure mai
narrate accadute durante il viaggio di ritorno, alla cui esistenza già si è
fatto cenno).
13 – Dear Moreno, have you reached out to any Hollywood studio interested in making a TV show or movie
franchise about Zagor's adventures? Would you be interested in that idea and do
you think it would be successful? It would be a great way to introduce his
world to readers around the world! Personally, Henry Cavill has the right
physique for Zagor. Thank you very much for your answer!
Traduzione: Caro Moreno, hai contattato qualche studio di
Hollywood interessato a realizzare uno show televisivo o un franchise
cinematografico sulle avventure di Zagor? Saresti interessato a questa idea e
pensi che avrebbe successo? Sarebbe un ottimo modo per presentare il suo mondo
ai lettori di tutto il mondo! Personalmente, Henry Cavill ha il fisico giusto
per Zagor. Grazie mille per la tua risposta!
La
Bonelli ha inaugurato con il film su “Dampyr” che vedremo presto nelle sale
(almeno in Italia) una serie di produzioni cinematografiche e televisive (è
nata la “Bonelli Entertainment”). Quindi, se ci sarà un film su Zagor non sarà
realizzato da Hollywood ma qui da noi. In ogni caso la risposta alla tua
domanda (“hai mai contattato qualche studio?”) è “no”, non l’ho mai fatto,
semplicemente perché non è il mio mestiere (io mi occupo di mandare in edicola
gli albi) e anche perché non sono proprietario dei diritti del personaggio e
dunque non li posso proporre a nessuno. Immagino che in passato qualche agente
incaricato di farlo abbia provato a vendere agli americani (o ad altri
produttori) anche i diritti cinematografici di Zagor come è accaduto per Dylan
Dog (del quale esiste un film USA interpretato da Brandon Routh), ma non so se
sia davvero successo. Riguardo gli attori, sono anni che “gioco” ogni tanto
sulla mia pagina FB (Moreno “Zagor” Burattini) proponendo possibili interpreti
per una versione cinematografica dello Spirito con la Scure, anche raccogliendo
i suggerimenti dei lettori (pubblico le foto). Ne è venuta fuori una galleria
di fusti, anche italiani. L’ultimo nome venuto fuori è quello di Scott Eastwood
(il figlio di Clint).
14 – Caro
Moreno, qual è il luogo più strano... dove hai avuto un’illuminazione per
mandare avanti un tuo soggetto od una tua sceneggiatura?
Poiché ogni luogo è adatto a venir folgorati da un’idea, e poiché
non frequento luoghi particolarmente strani, posso dire soltanto che il bagno
turco o la vasca idro del reparto termale della mia palestra si sono rivelati
più volte particolarmente efficaci. Poi, le idee vengono passeggiando,
viaggiando in treno, leggendo un romanzo o un altro fumetto o un quotidiano,
guardando lo schermo bianco di un computer su cui sai che devi scrivere al più
presto qualcosa ma non ti è ancora venuto in mente niente…
15 – Gentile
Moreno, prendendo ad esempio tutta la Saga Zagoriana, e dovendone fare diverse
percentuali al riguardo dei vari generi che si sono succeduti, come li
suddividerebbe?
Dare una risposta “scientifica” a questa domanda, cioè con dati
controllati sfogliando albo per albo, dopo aver stabilito quali generi prendere
in considerazione, sarebbe una impresa titanica che porterebbe via una
settimana di lavoro. Ci sarebbero poi da stabilire dei criteri: alcune storie
non hanno un genere preciso ma si caratterizzano per essere una contaminazione
fra più tipologie (l’umorismo si mescola con l’horror, per dirne una, o il
western talvolta va a braccetto con il giallo, per dirne un’altra). Come
considerare, per esempio, la storia “Magia senza tempo”? Ci sono gli
extraterrestri, quindi fantascienza? Ma ci sono anche le armi magiche dell’Eroe
Rosso, dunque fantasy? Ci sono scene terrorizzanti: potrebbe essere horror? E
la recente storia con Jenny è avventura, è western o è rosa? Direi perciò che
sia impossibile, senza uno studio preliminare delle regole del gioco, stabilire
una suddivisione precisa e quantificare le percentuali di appartenenza. Posso
soltanto ribadire il concetto, più volte spiegato e del resto sotto gli occhi
di tutti (tranne i soliti), di come le storie di Zagor siano state immaginate
da Nolitta come regno della
contaminazione fra i generi, e dunque la varietà delle tematiche, volendo
proseguire lungo la strada da lui indicata, deve essere assoluta, pur ruotando
attorno al centro di gravità permanente della tradizione. Tuttavia, per fare
comunque una statistica, possiamo prendere una annata Zenith a caso: quella del
2022, per esempio. Ebbene, su 12 albi mensili, cinque sono di genere fantastico
(horror e fantasy), sette di genere realistico (più o meno western). Quindi più
o meno il realistico batte il fantastico con il 60 per cento contro il 40.
16 – Gentile
Moreno, quanto risulta essere complicato il lavoro del revisionista in
generale? In particolare, invece, se una storia viene accettata, ma viene fatto
un lavoro di revisione fin troppo deciso, o per i testi o per i disegni,
significa che tale storia o tali disegni potrebbero non essere stati all’altezza
già ai primi tratteggi o alla stesura del soggetto?
Comincerei col definire meglio il lavoro di cui stiamo parlando, che
non è quello del “revisionista” (uno cioè che vorrebbe riscrivere la versione
di fatti storici, magari in chiave ideologica) ma del “revisore”, casomai – pur
preferendo il termine “editor”, o “supervisore”. Questo tipo di intervento è più o meno
complicato sulla base della qualità delle tavole (sceneggiate o illustrate) o
del soggetto che si è chiamati a valutare e, nel caso, correggere. A volte
giungono sul mio tavolo lavori che non necessitano particolari modifiche, altre
volte c’è da mettersi le mani nei capelli – e da bocciare senza appello la
proposta in questione. La figura dell’editor è molto importante non soltanto
per la correzione di testi e dei disegni rimediando a sviste ed errori, ma
anche il brainstorming con gli autori, che vengono guidati lungo un percorso
condiviso, indirizzati magari verso soluzioni diverse e meno problematiche. Gli
interventi comunque vengono fatti a tutti i livelli della lavorazione, sia cioè
partendo appunto dal soggetto (l’autore viene chiamato ad apportare modifiche
che risolvano le difficoltà e le incongruenze che gli occhi del curatore hanno
identificato), sia procedendo passo passo con la sceneggiatura, le matite, le
chine. Gli autori, insomma, sono seguiti
nel loro lavoro. Ma, ripeto, a volte, non ci sono particolari correzioni da
fare, altre volte ce ne sono molte. Non tutte le ciambelle, infatti, vengono
con il buco. A volte i rammendi sono invisibili, altre volte qualche magagna
non si riesce a raccomodare.
17 – Caro
Moreno, nella storia “La Taverna del Gufo”, la figura del Capitano Gibson
appare inizialmente come intransigente difensore della legge, ma poi diventa
nel finale un simpatico alleato di Zagor. Ha agito, soprattutto, per salvare
Virginia dal rapimento perpetrato dai cattivi di quella storia ma la secchiata
d’acqua sul finale, oltre che divertimento, e pur contando la tanta differenza
d’età, potrebbe aver rappresentato anche la gelosia dello stesso Capitano a
causa del bacio fra la nipote di Fishleg e lo Spirito con la Scure?
Chi lo sa? Nolitta lancia
il sasso e nasconde la mano.
18 – Caro
Moreno, pur avendo ormai provveduto a diminuire le trasferte lunghe, ci
potrebbe essere una anche minima speranza di veder capitare Zagor, per una
toccata e fuga, nel Regno di Syldavia?
Personalmente lascerei gestire la Syldavia a Mauro Boselli che se l’è inventata nel racconto “Huron”, peraltro
citando Tintin. Devo dire che, in genere, sono contrario all’uso di stati e
nazioni inventate (tipo il Pontevedro della “Vedova allegra” o il Medioka di
“Topolino sosia di Re Sorcio”, o la Latveria del Dottor Destino). Darkwood è il
regno della fantasia, ma al di fuori dei suoi confini c’è, o ci dovrebbe essere
il mondo reale. Difatti, visitando (per esempio) il Sud America lo Spirito con
la Scure attraversa paesi e territori veramente esistenti. Quando è stato
richiamato sulle scene Smirnoff (in una storia del 2017 di Mignacco e Venturi) ho
chiesto allo sceneggiatore di spiegare che la nazione della Badelandia di cui
si dicevano ambasciatori due personaggi del racconto, era in realtà un nome
inventato. Quindi: se Boselli ci
tiene alla Syldavia e vuole spedirci Zagor, non mi opporrò, essendone lui il creatore
(e godendo di grado gerarchico maggiore del mio), ma se dovessero giungere
proposte da altri sceneggiatori troverò un modo garbato per rifiutarle.
19 – Caro
Moreno, dopo aver letto i tre albi del ritorno a Golnor da parte di Zagor, mi
permetto di scriverti per dirti che così non si fa. Non voglio criticare
basandomi sul nulla, bensì sulla storia “per bambini”, “alla Topolino” (per
quanto sia stato un lettore di Topolino in passato) che non mi ha fatto passare
bene delle ore che avrei prospettato diverse. Non chiedo certo che debba
esserci un solo ed unico filone narrativo, con solo storie western ecc., ma se
mi appresto a leggere una storia dello Spirito con la Scure non mi aspetto di
certo di tornare così lontano nel mio passato, facendomi dunque ricredere sulla
direzione che sta prendendo una delle mie serie preferite. Tu sei il curatore
della testata, ed assieme allo sceneggiatore Luigi Mignacco avreste dovuto, a parer mio, non puntare su un
target bambinesco ma su uno più maturo. La testata, dopo le alzate di testa
dello “Zenith 666”
e di Chiaverotti su Kandrax, sta
veramente cadendo in basso, così in basso da farmi sperare in un futuro più
roseo, dove potranno esserci storie che possano piacermi di più, ma soprattutto
che siano adatte alle persone di un’età decisamente più matura rispetta a ciò
che vedo uscire in edicola attualmente. Mi dispiace dovertelo scrivere, ma mi
sembrava doveroso far sentire la mia voce a proposito di un andazzo che alla
lunga potrebbe far disaffezionare anche il lettore più appassionato.
La prima cosa che viene da chiedermi
leggendo queste considerazioni è dove e quando, dal 2016 in poi (anno di uscita
di “Zagor 666”),
si sia data l’impressione caduta verticale del livello delle storie, che
sarebbero, secondo questo parere, di livello basso e da bambini. Si resta
davvero di stucco, a volte, cercando di decifrare certi commenti (tentativo che
va fatto per tenere nella dovuta considerazione i pareri di tutti). Mi pare di
notare, in alcuni, una vera e propria ossessione (di cui non capisco il motivo,
per quanti sforzi faccia) verso “Zenith 666”. Può essere che a qualcuno quell’albo non
sia piaciuto, si spera che siano stati più apprezzati i successivi (con una
importante storia con il ritorno di Rakosi, il vampiro), ma comunque si è
trattato di 94 tavole in una saga pluridecennale. Lette, archiviate, giudicate
(bene o male che sia) passiamo ad altro. Invece noto una monomania dai tratti
patologici nel tirare continuamente in ballo quella storia, un po’ come la
fissazione di Marco Porcio Catone nel ripetere “delenda carthago” di qualunque
altra cosa si stesse parlando. Lo stesso per il ritorno di Kandrax proposto da Chiaverotti. C’è stata una
interpretazione del druido proposta su due albi (non certo peggiore, a mio
avviso, di altri “ritorni” dello stesso nemico dopo il capolavoro nolittiano):
a qualcuno non è piaciuta? Ci dispiace, speriamo in giudizi migliori su altre
storie, in ogni caso c’è anche chi ha apprezzato. La serie va avanti. Perché
mai, dopo anni, tornare a tirare in ballo sempre e a ogni piè sospinto il
singolo episodio non gradito, come se si trattasse di un’onta da lavare con il
sangue? Mah. Tuttavia, tra il citare “Zenith 666” e “Kandrax!” come esempi
negativi e ritenere l’intera serie sprofondata nell’abisso del topolinesco
(fermo restando che per me Topolino è un fumetto magnifico) ce ne corre. Dunque
sarebbero per bambini otto anni di storie? Comprese magari le miniserie “Zagor:
le Origini” e “Darkwood Novels”, che hanno raccolto invece ovazioni da più
parti? Sarebbero topolinesche la trasferta europea e la saga del destino di
Mortimer o quella della morte di Jenny? Boh. Il mio sforzo costante da
supervisore è sempre stato quello di stoppare i soggetti che potrebbero
sembrare troppo ingenui per gli smaliziati lettori di oggi, e richiamo sempre
gli autori a evitare soluzioni troppo ingenue. C’è da notare come molte storie
di Nolitta risulterebbero ingenue se
proposte oggi (si potrebbe citare “I padroni del fuoco” giusto per fare un
esempio). Ma parliamo pure della recente storia ambientata a Golnor che non è
piaciuta al nostro implacabile detrattore. Evidentemente non deve essergli
piaciuta neppure la storia del “Signore Nero”, scritta da Tiziano Sclavi e illustrata da Franco
Donatelli, pubblicata nel 1981. Infatti, Luigi Mignacco ha reso omaggio a quel classico recuperando gli
stessi elementi narrativi e iconografici, ispirati peraltro a Tolkien.
Topolineschi e per bambini anche Sclavi
e Tolkien, dunque. Ne prendiamo atto. Ho trattato l’argomento in questo
articolo pubblicato sul mio blog: http://morenoburattini.blogspot.com/2022/06/il-sequel.html. Invito a leggerlo per
non stare a ripetermi (e non sembrare monomaniaco come i detrattori di “Zenith 666”). Peraltro sui rapporti
tra Zagor e il fantasy ho scritto più volte e curato persino una mostra. Si può
leggere un approfondimento anche qui: http://morenoburattini.blogspot.com/2022/04/lo-zagor-western-dei-bei-tempi-che.html.
Di
tutte, o di molte, variazioni sul tema del fantastico (declinato come “heroic
fantasy”, o anche “sword and sorcery”, magari come “prehistoric fantasy” o alla
maniera di “dungeons and dragons”) si hanno decine esempi nella sessatennale
saga dello Spirito con la Scure fin dai primissimi albi. L’autore che più di
altri si è dedicato a storie fantasy zagoriane è Marco Torricelli, che spiega in una
intervista apparsa sulla rivista “Ink”: “Per me il fantasy è un tipo di
narrazione da utilizzare per raccontare cose che accadono nella realtà, nei
giochi di potere e nell’intimo umano, grande mondo da esplorare. Gli elfi, le fate, gli orchi e i draghi sono
per me come le maschere della Commedia dell’Arte. Il fantasy, come metafora,
può raccontare grandi vicende”.
C’è da notare poi che il
successo di film e serie TV come “Il Signore degli Anelli” o “Il trono di
spade”, di cicli di romanzi come “Harry Potter” o “Shannara”, di autori quali
George R.R. Martin o la nostra Licia Troisi (per non parlare di Dragonero,
approdato adesso anche in TV) consigliano di battere qualche volta anche la
strada del fantasy, proponendo storie che possano di tanto in tanto incuriosire
lettori diversi o più giovani. Direi che un curatore debba fare anche questo.
Poi si troverà sempre chi vuole insegnare il mestiere agli altri, o fare
l’editore con il torchio altrui. Leggendo questa recensione si ha un’idea di
come ci possano essere pareri e gusti diversi.
https://www.ciavula.it/2022/05/mentre-le-ombre-si-allungano-su-golnor-torna-zagor-in-versione-fantasy/.
La prima avventura fantasy di Zagor è sicuramente quella con
Marcus, l’Uomo Volante, e i suoi servitori pigmei. Ma poi c’è il Piccolo Popolo
de “La danza della scure”, c’è l’avventura con l’“Abisso Verde”, la già citata
storia dei Padroni del Fuoco e potremmo continuare a lungo (potremmo anche
ritenerle tutte topolinesche senza timore di offendere nessuno). Ma siamo alle
solite: ci sono stati tre albi che qualcuno non ha apprezzato. Albi, peraltro,
che oltre a essere un omaggio a Sclavi
sono piuttosto eccentrici rispetto alle caratteristiche della serie, dato che
Zagor non va a Golnor tutti i giorni (mi risulta che ci sia stato tre volte in
sessanta anni). Il buon senso pretenderebbe (almeno a me capita di pensare
così) che, pazienza, se una storia non è piaciuta a me sarà piaciuta a qualcun
altro. No, si pretende sempre una serie su misura dei propri gusti e si
ritirano fuori “Zenith 666”
e “Kandrax!”, che evidentemente rappresentano un vulnus insanabile. Che dire?
Soltanto ribadire il massimo impegno a realizzare storie le meno infantili,
rassicurare che di Golnor non sentiremo più parlare finché dipenderà da me,
dirsi certi che comunque sia ci saranno sempre quelli che contesteranno.
20 – Caro
Moreno, le è mai capitato di dover interrompere oppure di modificare
l’andamento di una storia, in tutta la sua carriera da sceneggiatore anche per
testate extra-Bonelli, a causa di avvenimenti accaduti nella realtà e che
avrebbero di fatto reso la trama eccessivamente di cattivo gusto?
No. Però è successa una cosa singolare.
Ne parlo qui: https://morenoburattini.blogspot.com/2012/01/lisola-del-mistero.html, e il mio articolo comincia con un
confronto significativo fra due immagini.