Riprendendo il discorso iniziato in questo post del mese di marzo, a posteriori posso finalmente affermare che le mie intuizioni erano giuste.
Con questo albo (il cui numero progressivo non e più riportato sul dorso ma solo in seconda di copertina) la collana Zagor Classic ha cambiato periodicità (da mensile a trimestrale) e presenta un’unica storia completa (in perfetta sequenza cronologica con le precedenti).
Le pagine sono complessivamente 144: 134 dedicate alla storia, 1 al frontespizio, 1 all’introduzione di Moreno Burattini e le ultime 8 propongono una galleria di 16 copertine originali della collana a striscia ad opera di Gallieno Ferri.
L’avventura contenuta nell’albo è quella originariamente apparsa sui nn. 45/49 della Collana Lampo – IV Serie dall’ottobre al dicembre 1968 e poi riproposta per la prima volta nel cosiddetto “formato bonelliano” nei nn. 96/97 della Collana Zenith Gigante (corrispondenti ai nn. 45 e 46 della Collana Zagor Gigante) dei mesi di marzo e aprile 1969.
Il soggetto e la sceneggiatura sono di Guido Nolitta (Sergio Bonelli) e i disegni di Gallieno Ferri.
La storia narra di Zagor e Cico che, durante il loro viaggio di ritorno a Darkwood dopo le vicende vissute a bordo della Strega Rossa e con i Seminoles di Manetola, vengono coinvolti dapprima nelle vicissitudini occorse a Satko, un indiano Cherokee che ha studiato dai bianchi e si è innamorato di Linda, figlia di Amos Benson, un facoltoso possidente che però si oppone al loro matrimonio, e successivamente nell’impresa di sventare l’attacco ad un convoglio carico d’oro, appartenente allo stesso Benson, ad opera di un gruppo di banditi. Tutto, alla fine, si risolverà per il meglio proprio grazie all’intervento dei Cherokee guidati da Satko, che otterrà il consenso del padre di Linda al loro matrimonio.
Quando da ragazzino lessi questa storia devo confidarvi che non mi piacque più di tanto, a differenza di quelle precedenti e delle successive, ma nella sua rilettura di questi giorni, a cinquant’anni di distanza e con occhi più maturi, devo dire che l’ho apprezzata molto.
Storia apparentemente semplice, ma che in realtà ha già in nuce quell’engagement che Nolitta riuscirà poi ad esprimere pienamente nelle storie della cosiddetta golden age (pressappoco da Indian Circus in poi): vi sono i Cherokee che (realtà storica) hanno imparato a parlare inglese e sono riusciti ad entrare in contatto culturale con i coloni bianchi; gli avviliti abitanti di Hopeless City, che si trascinano in una drammatica esistenza; persone come Benson il cui pregiudizio e ostilità nei confronti dei pellerossa appaiono quasi insormontabili.
Sopra a tutti, poi, spicca la figura dell’anonimo (solo in quanto al nome, non sicuramente come personaggio) e simpatico “Sindaco” di Hopeless City, disilluso dalle vicende della vita, che nella sua esemplare umanità arriva a sacrificarsi per il bene altrui.
Emblematica, poi, la capacità di Nolitta e Ferri di stemperare le situazioni anche più drammatiche con una battuta, una gag, un volto sorridente dei protagonisti. E questo lungo tutto il corso della storia.
A questo proposito, voglio citare alcune battute di Cico.
“Che bisogno c’era di cambiare nome a delle regioni che sono uguali una all’altra? Dappertutto le stesse piante, le stesse montagne…”.
“Una specie di cannibale entra in un cespuglio e poco dopo ne esce trasformato in un manichino ambulante, anzi in un lord!”.
“Tra poco Linda non si ricorderà neppure che Satko esiste e si sposerà qualche ricco pacioccone biondo… e dal canto suo il nostro giovane Cherokee si troverà una squaw, magari più brutta ma meno piantagrane di linda!”.
L’ultima battuta la riservo al Sindaco di Hopeless City, che rivolto a Zagor esclama: “Corpo di mille saette! Non bevi… non fumi… vuoi dirmi allora come diavolo passi il tuo tempo, giovanotto?”.
Insomma, alla fine ho rivalutato questa storia. Chissà, forse anche agevolato da questa nuova formula dello Zagor Classic che mi sento di avallare incondizionatamente…
Appuntamento, ora, il 12 ottobre con la storia completa dedicata a “Il Fante di Picche”!
Bellissima l'idea di ristampare storie intere in volumi autoconclusivi, sinceramente non ci avevo mai pensato ed è un peccato che questo modulo non sia stato adottato fin dall'inizio, magari accorpandone due o tre nel caso di storie particolarmente brevi.
RispondiEliminaSu Satko che dire? Una storia sicuramente minore ma sicuramente piacevole e poi introduce la prima delle magnifiche donne ferriane, Linda, a cui poi faranno seguito Aline, Frida, Virginia così dolci, morbide, sensuali e diverse dalle dozzinali femminazze proposte in tempi più recenti.
Grazie Gallieno anche per questo.
Ancora una cosa prima di chiudere: per fortuna che in Bonelli l'immonda pratica delle ristampe censurate non ha cittadinanza come purtroppo nel fumetto Disney, in tal caso certe battute di Cico forse sarebbero state assurdamente edulcorate in ossequio all'ipocrita egemonia del politicamente corretto...
Carissimo Mario... sempre a pensare alle donne disegnate da Ferri, tu!!! Però, in effetti, Aline in camicia da notte non era davvero niente male...
EliminaIn merito al politicamente corretto, sono d'accordo con te... il problema è che nelle nuove storie a fumetti ormai è tutto così! Meno male che in Bonelli, almeno nelle ristampe di vecchie storie, è ancora come dici tu...
Bella iniziativa una storia completa che inizia e finisce in un unico albo . L unica nota dolente è dover aspettare tre mesi per leggere la successiva . La storia bella nella sua semplicità chissà se le storie brevi come natale calibro 45 saranno accorpate con quella lunga che la precede o che seguirà
RispondiEliminaQuesta nuova incarnazione dello Zagor Classic ha un solo difetto: la periodicità troppo diluita.
RispondiEliminaCiao Baltorr! A proposito perchè questo soprannome? L'idea di pubblicare Zagor in volumi autoconclusivi non è nuova, hanno ristampato le storie più famose in questo modo. Qui abbiamo una ristampa cronologica con molti difetti:
RispondiElimina1_ i volumi pubblicati finora non seguivano il criterio delle storie auto conclusive, quindi abbiamo un ibrido, ma questo è il male minore;
2_ con le storie autoconclusive si perdono gli storici titoli di anteprima nell'ultima pagina...c'è almeno qualcosa che li sostituisca come anticipazione dell'albo successivo?
3_ i titoli degli albi sono tutti uguali ed anonimi, si perde la bellezza di quelli originali;
4_ i colori delle copertine sono diversi, speriamo almeno non continuino ad usare quegli sfondi sfumati da photoshop dei poveri, in quello de "Il fante di Picche" sembra che Zagor stia nuotando nel Mar Tirreno. Voglio vedere quando arriveranno a "La carica suicida"...
5_ la colorazione interna avvilisce un fumetto che è stato pensato per il bianco e nero.
Io penso che gli albi originali fossero ottimi, si vedeva che c'era entusiasmo allora.
Dovrebbero evitare di modificarli e preoccuparsi soltanto di stamparli a con materiali e tecniche migliori rispetto a quelle di una volta.
Un saluto a tutti!