Durante il suo “grand tour” nelle terre selvagge, il giovane pittore ungherese Ferenc svanisce nel nulla. Sua zia, la contessa Dorika Bodoczy, parte da Boston per ritrovarlo. Unico indizio, un ritratto di un feroce bandito (in realtà si tratta di un noto pancione messicano) spedito da uno sperduto trading post.
Zagor e Cico si uniscono all’avventurosa ricerca contrassegnata da colpi di scena, tra mountain men, mercanti senza scrupoli e misteriose tribù indiane sullo sfondo degli scenari naturalistici della frontiera, suggestivi quanto pericolosi.
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Dopo alcune anticipazioni avute dalla nostra intervista a Giuliano Piccininno, ecco tra le nostre mani questo Zagor Bis interamente sceneggiato e disegnato da lui.
Premesso che i numeri Bis della collana non mi hanno mai deluso, devo dire che questo figura sicuramente tra i migliori.
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Sono un po’ ritornato ragazzino, sembrandomi di leggere una storia zagoriana degli anni ‘60/’70 (fino a “Indian Circus”, per intenderci): soggetto classico, ritmo narrativo rilassato, scorrevole e “leggero”, intermezzi comici di Cico (molto bravo Giuliano nella gestione del personaggio, sia dal punto di vista grafico che dei contenuti), ambientazione ottocentesca nordamericana, la ricerca di una persona scomparsa, personaggi inizialmente negativi che si “redimono”, citazioni di storie passate (il Vampiro, Ladro di Ombre), un buon messaggio di fondo (bianchi e pellerossa possono andare d’accordo ed anche innamorarsi)…
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Insomma, Piccininno ha fatto un ottimo lavoro, sia come sceneggiatore che come illustratore. I suoi disegni sono di alto livello, con una cura quasi maniacale per i dettagli (vedi ad es. le pagg. 27, 54, 55 e 79, solo per citarne alcune).
In conclusione, l’avere affidato alla stessa persona sia i testi che i disegni si è rivelato un esperimento perfettamente riuscito, così come il precedente Bis di Raffaele della Monica (guarda caso, entrambi hanno fatto parte della cosiddetta “scuola salernitana” degli anni ottanta).
Caro Baltorr, non ho letto la storia, ma credo che GP abbia voluto citare Ferenc Pinter, nato in Italia, ma di origine ungherese. Illustratore che almeno una volta ha prestato il suo talento al fumetto con un omaggio a Diabolik che é nato un anno dopo Zagor e, almeno all'inizio, divideva con il signore di Darkwood il volto dell'attore Robert Taylor.
RispondiEliminaStoria gradevole che ricorda un po' i filler nolittiani degli anni '60.
RispondiEliminaL'happy ending lo si può definire una scelta originale, vista e considerata la tendenza a drammatizzare sempre e comunque tipica della narrativa multimediale di questi ultimi lustri.
Una piacevole lettura da amaca(*) che non ha la pretesa di essere niente più di ciò.
Disegni accettabili per un bis onesto.
(*) detesto l'espressione "da ombrellone" perché mi fa venire caldo.