mercoledì 23 aprile 2014

Zagor Collezione Storica a Colori: Il demone rosso (ZCSC115)




Il centoquindicesimo numero, che troverete in edicola domani, contiene la conclusione dell'avventura di Zagor con gli Onondaga, la storia completa "La corsa delle sette frecce", nonché la prima parte della storia “Testa di Morto”.


LA CORSA DELLE SETTE FRECCE


Orso in Piedi, il saggio capo degli Hidatsa, è morto. Due giovani guerrieri aspirano alla successione: il simpatico Falco Grigio, amico di Zagor, e il malvagio Tre Colpi. Sarà la Corsa delle Sette Frecce (nella quale i due contendenti devono raggiungere la cima della Montagna Nera seguendo un percorso stabilito) a stabilire chi sarà il nuovo capo. Ma Falco Grigio rimane ferito in un incidente provocato da Tre Colpi: ed è Zagor ad affrontare la Corsa delle Sette Frecce, al posto dell’amico.
Durante la prova, gli uomini di Tre Colpi cercano in tutti i modi di ostacolare Zagor il quale, nonostante tutto, riesce a raggiungere la cima della Montagna Nera e a scontrarsi con Tre Colpi, che muore. Falco Grigio diviene così il nuovo capo degli Hidatsa.

Questa avventura apparve originariamente sul n. 300 della serie e bisogna riconoscere che, sebbene meno coinvolgente di quelle apparse sui precedenti albi centenari di Zagor, è comunque migliore di altre pubblicate nello stesso periodo.
            L'idea della “gara” o “prova di forza” che possa garantire un successore al sakem defunto non è sicuramente nuova ma funziona sempre, e anche qui assistiamo a uno Zagor impegnato in una sfida abbastanza intrigante.
            Purtroppo, la forzata brevità della storia non ha lasciato molti margini allo sceneggiatore, così come non gliene hanno lasciati (a detta dello stesso Toninelli) le richieste della Casa Editrice: Decio Canzio gli chiese espressamente di scrivere una storia ambientata a Darkwood e con la natura in primo piano... e venne accontentato. Un po’ meno i lettori, che da un albo centenario si aspettavano ben altra storia.
            Una curiosità: nella pagina della posta dell’albo originale, Sergio Bonelli cita la lettera di un lettore di nome Marco Verni, all’epoca molto critico nei confronti delle avventure che comparivano sulla testata... e che oggi è diventato un disegnatore della stessa!

* * *


TESTA DI MORTO

Gli indiani Mosolopea, guidati dal loro anziano capo Eotuk, stanno fuggendo sempre più numerosi dalla riserva, suggestionati dall’improvvisa riapparizione di un loro glorioso capo, da tempo creduto defunto: il misterioso Testa di Morto.
Costui, quando Zagor era lontano da Darkwood durante la “seconda odissea” nolittiana, aveva messo a ferro e fuoco la regione e ora sembra essere tornato.
Pur capendo le ragioni dei pellerossa, per riportare la pace nella regione Zagor cerca di scoprire chi è veramente Testa di Morto... e scoprirà che i suoi veri nemici sono i vigilantes incappucciati guidati da Rock Damon!


Bisogna subito dire che questa è una storia davvero buona, probabilmente una delle migliori dell’ultimo periodo di Toninelli. È un’ottima miscela tra elementi narrativi gialli, avventurosi e misteriosi, con personaggi di contorno interessanti.
Uno di questi è Rock Damon, il quale, assorto nel proprio lavoro, viene improvvisamente ed inspiegabilmente assalito da una banda di pellerossa. Nonostante il personaggio finisca, poi, per assumere una connotazione decisamente negativa, il lettore inizialmente non può non provare un minimo di comprensione per il suo odio verso gli indiani.
Un’altro personaggio interessante è il vecchio capo Eotuk, che si domanda che senso abbia per la sua tribù vivere in perenne attesa del carro dei rifornimenti dell’agente indiano Tab Winzey (ritratto con un forviante aspetto meschino e poco raccomandabile, ma che si rivela poi essere una gran brava persona). Qui lo sceneggiatore evita di giustificare la ribellione indiana con una cattiva gestione della riserva da parte del solito agente indiano cinico e corrotto.
Le motivazioni sono più profonde: Testa di Morto (sotto la cui maschera si nasconde l’insospettabile mezzosangue Emory, umile e apparentemente inoffensivo) rifiuta la vita della riserva come tale, in quanto svilente per la dignità e lo spirito libero del popolo rosso.
A questo proposito, è molto bello il dialogo di Zagor con il vecchio Eotuk, e quasi commovente quello finale con Testa di Morto/Emory.
La storia è, quindi, colma di significati e offre al lettore la possibilità di riflettere sul problema reale degli indiani rinchiusi nelle riserve.
Il difetto di questa avventura (perché un difetto, purtroppo, esiste, e non da poco) sta nella caratterizzazione di Zagor, descritto non come l’eroe che è, ma come un personaggio ingenuo, che non sembra essere in grado di tener testa ad avversari di scarso spessore e che opta per una “ritirata strategica” al fine di sconfiggere l’anziano Rock Damon... Inoltre, alcune frasi messe in bocca al protagonista durante gli scontri lo fanno apparire come uno sbruffone antipatico... Peccato!

mercoledì 16 aprile 2014

Zagor Collezione Storica a Colori: Il figlio del profeta (ZCSC114)


Il centoquattordicesimo numero, che troverete in edicola domani, contiene la conclusione dell'avventura di Zagor contro Occhio di Vetro e Testarossa, nonché la prima parte della storia “Una tribù in pericolo”.



IL SENTIERO DELLA VENDETTA


Zagor si mette sulla pista dei predoni di Occhio di Vetro, una banda di ribelli indiani che il trafficante Mortensen e il suo socio cinese Lin Tung riforniscono di whisky. Ma Occhio di Vetro non è l’unico cliente di Mortensen: lo sono anche il mezzosangue Sauk Testarossa e la sua banda. Sulla pista di costoro, che hanno ucciso un Cree, si è messo anche l’anziano sakem della tribù, il prode Braccio Forte che, a dispetto dell’età, è ancora un valoroso guerriero che può affiancare Zagor nella lotta contro i suoi nemici.
La banda di Occhio di Vetro viene sgominata, Zagor uccide Lin Tung e cattura Mortensen. Braccio Forte uccide in duello Testarossa, dimostrando così di essere ancora un valoroso guerriero.


La storia è buona e ricca d’azione, con comprimari credibili e ben caratterizzati.
La quasi totale assenza di Cico (che compare in pochissime tavole iniziali, poi viene ferito e scompare di scena), difetto ricorrente nelle storie di Toninelli, è compensata dall’idea (buona) di affiancare a Zagor un personaggio come il vecchio sakem dei Cree, abbastanza spietato ma molto simpatico.
Il tema dei trafficanti di alcool non è certo originale (ed è stato utilizzato troppo spesso da Toninelli nelle sue storie), ma riflette una grave piaga realmente esistente ai tempi di Zagor; in questa storia, poi, viene inserito anche il tema della “vecchiaia”, trattato, sì, con leggerezza, ma non con superficialità: la figura del vecchio sakem che si accorge che il suo mondo si sta sgretolando, sotto il peso degli anni e delle vicende, ma che ha un moto di orgoglio e si scopre ancora capace di essere utile, è assai riuscita.
Il tutto illustrato dai disegni sempre efficaci di Michele Pepe.

* * * 


 

UNA TRIBÙ IN PERICOLO


Utingah, il capo degli Onondaga, fa affari con i trafficanti d’alcool Cigar Dour e Quentin. Gli Onondaga a lui ostili hanno sentito parlare di un indiano scacciato dalla tribù perché storpio, e pensano sia il figlio del loro precedente capo, il saggio Tomokahet. Si tratta di un vecchio alleato di Zagor: Shonta Quassan!
Lo Spirito con la Scure deve condurlo dagli Onondaga che lo attendono come un profeta, ma entrare nel villaggio è quasi impossibile: il malvagio Utingah ha messo sentinelle ovunque. Tuttavia Zagor, grazie all’aiuto del pittore menagramo Evil Eye, ci riesce.
Zagor sconfigge Utingah in duello, ponendo così termine alla sua tirannia, e uccide Cigar Dour e Quentin. Shonta Quassan viene acclamato come nuovo capo degli Onondaga.

             Questo storia è considerata dagli utenti del Forum SCLS come una delle più brutte di Zagor, sia per i testi che per i disegni.
Effettivamente la sceneggiatura di Toninelli è piuttosto ripetitiva (l’ennesima incentrata sui trafficanti di alcool); poi, spiace vedere un bel personaggio come Shonta Quassan ridotto a ininfluente comprimario e un nuovo caracter come Evil Eye (potenzialmente interessante) utilizzato sempre meno nel corso della storia e solo in qualche gag isolata (seppur divertente)...
Il colpo di grazia lo dà, infine, il disegnatore Francesco Gamba, qui veramente sotto tono. Forse dovette realizzare le tavole in tutta fretta, altrimenti non se ne spiegherebbe il motivo, anche perché, comunque, - che piaccia o meno il suo tratto - le sue altre storie zagoriane e cichiane sono curate e “pulite”; di certo non l’hanno aiutato gli interventi redazionali, con la sistematica sovrapposizione ai visi del personaggio di Zagor da lui realizzati con fotocopie di quelli di Gallieno Ferri, con un risultato finale veramente straniante...

venerdì 11 aprile 2014

Gallieno Ferri a Borgo Val di Taro (PR) - 5 Aprile 2014 (seconda parte)



All'incontro con Gallieno Ferri
ho girato con il mio iPad 12 brevi filmati
(da un minimo di 2 minuti a un massimo di 10)
che vi presento qui di seguito.

Qui si parla di
sceneggiatura nolittiana,
formazione autodidatta,
tecnica con pennello e pennino

Qui si parla di
ancora pennino e pennello,
bianconero e colore,
Moreno Burattini

Qui si parla di
storie ferriane in lavorazione,
Gallieno sceneggiatore?

l'umorismo di Cico tra G.L. Bonelli e Guido Nolitta

Qui si parla di
umorismo zagoriano,
disegnare: mestiere o passione?

Qui si parla di
Marco Verni e Joevito Nuccio,
Zagor, Tex e i nuovi personaggi bonelliani,
il culto degli autori di fumetti

Qui si parla di
autori americani,
somiglianza fisica tra Zagor e Gallieno,
interpretazione delle sceneggiature
aneddoti sportivi

Qui si parla di
ancora somiglianza fisica con Zagor,
umorismo dei personaggi,
critiche alle sceneggiature,
storie d'amore zagoriane

Qui si parla di
personaggi preferiti,
ancora pennelli, pennini e pennarelli,
Gallieno insegnante?,
disegnatori stranieri

Qui si parla di
tempi di lavoro

Qui si parla di
Mister No

Qui si parla di
Hellingen,
passione subacquea,
saluti finali

mercoledì 9 aprile 2014

Zagor Collezione Storica a Colori: La rivolta di Wahoomi (ZCSC113)



Il centotredicesimo numero, che troverete in edicola domani, contiene la conclusione dell'avventura contro gli uomini puma", nonché la prima parte della storia “Il sentiero della vendetta”.


GLI UOMINI PUMA


Zona del lago Erie, a nord di Darkwood.
Zagor salva alcuni pacifici coloni attaccati da misteriosi indiani, gli Uomini Puma, comandati da un certo Wahoomi, che si spaccia per inviato di Manito e vuole spingere i popoli rossi alla rivolta contro i bianchi. Haaruk, capo dei Mosolopea, informa Zagor e Cico che la situazione è sempre più grave: già decine di giovani guerrieri seguono Wahoomi.
Zagor, affiancato da Martin (un indiano allevato dai bianchi che vuole vendicare la morte dei suoi genitori ad opera degli Uomini Puma), raggiunge la misteriosa Grotta del Vento, il luogo in cui Wahoomi vive e da cui ricava il suo potere, ma viene catturato dagli Uomini Puma e appeso al palo della tortura: quindi Wahoomi raduna tutti i capi tribù della regione per farli assistere alla morte dello Spirito con la Scure.
Liberato da Haaruk e Cico, Zagor sconfigge Wahoomi che precipita da un dirupo. Gli strappa la maschera e scopre la sua identità: si tratta di Martin, che ha sempre odiato i bianchi e voleva scatenare i pellerossa contro di loro. Gli Uomini Puma abbandonano Wahoomi, che muore, insieme al suo progetto di violenza.

Storia piacevole e dotata di un buon ritmo: tanti agguati, una sfida finale contro un nemico imprendibile e sadico, con Zagor costretto al duello e ad usare tutta la propria esperienza.
Peccato che l’identità segreta dell’avversario fosse un po’ scontata: nascondendola meglio, la storia ne avrebbe sicuramente guadagnato in suspense.
L’idea di un avversario come l’Uomo Puma, con la sua scure che raffigura un artiglio, era sicuramente buona: la vera “pecca” è nell’aver presentato uno Zagor ingenuo che per tutta la storia non si accorge di avere accanto a sé proprio il nemico, quando invece il lettore lo ha intuito da subito... Se non ricordo male, lo stesso Capone la considera una storia poco riuscita…
           Ai disegni, Torricelli “copia” alla perfezione il tratto di Ferri...

lunedì 7 aprile 2014

Gallieno Ferri a Borgo Val di Taro (PR) - 5 Aprile 2014 (prima parte)

 
Sabato scorso non potevo mancare all'incontro con Gallieno Ferri
organizzato a Borgo Val di Taro
 

 Dopo un breve "giro turistico" per la graziosa cittadina...
(qui sotto ne potete vedere alcuni scorsi panoramici)










...ho raggiunto Via Cesare Battisti dov'è ubicato il Museo delle Mura,
luogo dell'incontro con Gallieno...


 
Introdotto e condotto da Massimo Beccarelli,
l'incontro ha visto la partecipazione di un numeroso pubblico
di appassionati che hanno potuto ascoltare dalla viva voce di Gallieno
diversi aneddoti sulla sua professione in generale e zagoriana in particolare.
Gallieno, disponibilissimo come sempre, ha risposto alle numerose domande
rivoltegli dall'organizzatore e dal pubblico e, al termine, ha autografato
le copie dei fumetti degli appassionati intervenuti.




















 Qui sotto potete vedere una cover "atlatidea" inedita
e una tavola con il ritorno degli Akkroniani
che Gallieno ha mostrato al pubblico
 

 Per chiudere, ecco una foto che mostra due appassionati zagoriani,
Paolo e Oscar, che mostrano orgogliosi la loro edizione de
"Il sakem senza piume" tradotto dal sottoscritto!

 
Ho anche girato dei brevi filmati dell'incontro, che conto di postare
i prossimi giorni nella seconda parte di questo topic.
Restate sintonizzati sul blog per saperne di più!




mercoledì 2 aprile 2014

Zagor Collezione Storica a Colori: La palude dei mostri (ZCSC112)




Il centododicesimo numero, che troverete in edicola domani, contiene la conclusione dell'avventura di Zagor con gli Antichi, la storia completa “La sfida”, nonché le prime pagine della storia “Gli uomini puma”.



LE CREATURE DELLE ACQUE MORTE


Zagor è al villaggio dei Seneca, dove il suo grande amico Volpe Macchiata sta per sposare Ala del Tramonto. Ma la ragazza sparisce in acqua. Chi l’ha uccisa?
Il Re di Darkwood indaga e scopre che il responsabile è una mostruosa creatura anfibia, proveniente dalla Mosquito Island dove sorge un avamposto militare, con un gigantesco laboratorio all’interno. È qui che nascono gli esseri anfibi, frutto di un esperimento militare, il Progetto Uomini Rana, creato da una vecchia conoscenza di Zagor: il professor Adolfo Verybad.
A cinque adolescenti è stato iniettato un siero che, però, li ha trasformati  in belve sanguinarie e, nonostante le opposizioni dello stesso Verybad, il maggiore Asprey ha proseguito l’esperimento. Una ad una le creature vengono uccise e Zagor distrugge il laboratorio militare, impedendo così la creazione di altri mostri.
Alla fine, il maggiore Asprey si suicida dopo aver saputo dal generale Potter che le autorità militari intendono porre fine al progetto.

Finisce così, questa drammatica e ottima storia: con un suicidio. Un finale davvero inconsueto nella tradizione zagoriana dell’epoca…
L’episodio è molto cupo. Si respira un’atmosfera buia, malsana, splendidamente supportata dai disegni di Donatelli. Le “creature” fanno davvero impressione quando appaiono la prima volta e si prova vero orrore per la terribile fine della giovane squaw; poi se ne scopre la vera natura, e allora il lettore è portato ad interrogarsi su chi siano i “veri” mostri, e le “creature” suscitano soprattutto pietà.
Abbiamo, inoltre, uno Zagor deciso, come raramente abbiamo incontrato nella gestione Toninelli, persino spietato nella sua vendetta; uno Zagor furioso, di nolittiana memoria, la cui furia è giustificata dall’orribile esperimento e dall’ancora più orribile cinismo di chi l’ha posto in essere.
          Il buon Cico non è protagonista di alcun momento particolare, ma è sempre al fianco di Zagor, con le sue paure e la sua umanità profonda, ottimo contraltare all’eroismo e al dinamismo dell’amico.
La figura di Verybad, anche se non pienamente tratteggiata secondo il modello nolittiano, viene sicuramente sfruttata meglio che nel precedente episodio toninelliano in cui compariva (La morte nell’aria). Probabilmente Toninelli vedeva Verybad più come un malvagio, mentre il personaggio creato da Nolitta incarnava lo scienziato bizzarro, accecato dalla propria ricerca, che creava sue diaboliche invenzioni come se, in realtà, servissero solo per “giocare” alla guerra. Qui, invece, è un personaggio geniale e cinico, anche se al contempo dotato di pietà e umanità: “Sì, Zagor... Io mi vergogno di quello che ho fatto”, riconoscerà ad un certo punto il professore.
Purtroppo, dopo questa bella storia, ha inizio a mio parere il periodo qualitativamente meno felice di Toninelli, che pure fornirà ancora alcune buone prove, ma che solo in pochi casi potranno rivaleggiare con quelle che successivamente leggeremo ad opera di Capone, Burattini e Boselli…