mercoledì 26 febbraio 2014

Zagor Collezione Storica a Colori: Il bene e il male (ZCSC107)



Il numero 107, che troverete in edicola domani, contiene la seconda parte dell'avventura con il ritorno di Hellingen.



INCUBI

           Zagor è vittima di paurosi incubi. Un cerbiatto gli parla (rivelandogli che qualcuno che gli ha rivolto “un silenzioso addio” sta per tornare…), e si tramuta in mostro di fronte a lui. Il fuoco prende vita e tenta di ucciderlo. La sua mente vacilla? O queste terrificanti visioni nascondono un fondo di verità?
L’unico in grado di guarire Zagor da Ah-Eh-Nai, il Demone della Follia che si è impadronito di lui, è Akoto, l’ultimo dei custodi delle armi di Rakum l’Eroe Rosso, che vive sul Monte Naatani. Ma, per riuscirci, Akoto deve mandare il Re di Darkwood in un mondo da incubo, nei labirinti della sua mente! Zagor viene liberato dal Demone della Follia ma un’altra minaccia si profila all’orizzonte: il colonnello Perry, apparentemente impazzito, vuole a riattivare Titan, il mostro d’acciaio creato dal professor Hellingen.
Zagor e Cico devono assolutamente raggiungere il lago Erie prima che Perry riesca nel suo intento e si avvalgono di un sorprendente mezzo di trasporto: l’Ultra Flying Object, la nuova, strepitosa macchina (in tutto e per tutto simile a un disco volante!) realizzata dal barone Icaro la Plume.
Purtroppo, Zagor non riesce a fermare Perry e Titan risorge dalle acque! Lo Spirito con la Scure, allora, si aggrappa a Titan, che lo porta fino alla foresta di Darkwood, lasciandosi dietro una scia di distruzione. Il gigantesco automa distrugge la cabina nella quale era sparito Hellingen, ma viene a sua volta distrutto da una forza sconosciuta; la Luna esplode e poi si ricompone: è una notte di prodigi. E, infatti, potente, pressoché invincibile, a un attonito Zagor appare il professor Hellingen!
Hellingen racconta a Zagor e ad Akoto la sua incredibile vicenda. Risvegliatosi su una enorme astronave, ha incontrato un misterioso ragazzo indiano di nome Kiki. Con questa astronave è tornato sulla Terra. Ma Perry, aiutato da Teseka, capo degli Ottawas, riesce ad ucciderlo! L’incubo è finito? Neanche per sogno: un mese dopo, Tonka viene ucciso da Shalak, che diventa il nuovo capo dei Mohawk e ammazza Zagor in combattimento!
           Lo stregone Makuaty riporta in vita lo Spirito con la Scure, ma viene ucciso dagli uomini di Shalak: Cico, Perry e Icaro La Plume lo abbandonano e muoiono a loro volta. Zagor, disperato, decide di suicidarsi!!!
        Muore, ma lo strano ragazzino indiano chiamato Kiki (che altri non è che Manito, il Grande Spirito dei pellerossa), lo riporta in vita. Anche Hellingen risorge e si scontra nuovamente con Zagor, che vince il duello perché ha capito che Hellingen è in realtà già morto disintegrato anni prima all’interno della cabina degli Akkroniani, ma non ha mai voluto ammetterlo ed ha trasportato Zagor in un universo parallelo per scontrarsi nuovamente con lui. Smascherata questa falsità, Hellingen torna nell’Aldilà e Zagor torna nel suo universo e può riabbracciare i suoi amici Cico, Perry, Tonka e La Plume che non sono mai veramente morti.
           L’unico a morire è Akoto, che si è sacrificato per la vittoria di Zagor.



       Questa è l’ultima storia di Zagor scritta da Tiziano Sclavi, che “saluta” il personaggio creando per lui un’avventura molto particolare, una sorta di storia “fuori collana”.
       Il suo genio creativo si sbizzarrisce alla grande, spaziando tra allucinazioni, realtà alternative, animali parlanti e viaggi nel cosmo profondo.
       È una storia amara, dolorosa, cinica ma al contempo epica e divertente. Una storia che da sempre fa discutere tutti gli appassionati zagoriani, dividendoli sostanzialmente in due: coloro che la amano, considerandola una storia stupenda pur nella sua atipicità; e coloro che la odiano, ritenendola una storia delirante e troppo lontana dai cosiddetti canoni nolittiani.
        Il fulcro di questa storia è il ritorno di Hellingen, la nemesi per eccellenza dello Spirito con la Scure e, senza alcun dubbio, il cattivo più amato dai lettori, al punto che Nolitta scelse di congedarsi dalla serie proprio con la celeberrima Terrore dal Sesto Pianeta, l’ultima avventura in cui faceva la sua comparsa il folle e geniale scienziato. Alla fine di quella storia, il creatore di Zagor escogitava una imprevedibile via di fuga per Hellingen: una cabina aliena di teletrasporto che sottraeva lo scienziato (apparentemente uccidendolo) alla cattura da parte dei suoi nemici, rendendolo così pronto per un eventuale ritorno sulle pagine della serie qualora uno dei suoi eredi alla sceneggiatura delle storie avesse presentato un soggetto valido.
      Ed ecco che, otto anni dopo, con un grande battage pubblicitario (furono ben quattro le pagine del Giornale di Sergio Bonelli, contenuto in appendice agli albi, dedicate a questo evento), venne annunciato il ritorno in grande stile di Hellingen. La storia, però, non era opera di Marcello Toninelli, l’allora sceneggiatore principale della serie, ma di Tiziano Sclavi, ex-sceneggiatore zagoriano ed ex-curatore della testata, che due anni prima aveva creato il fumetto di Dylan Dog.
        Con tutta probabilità, il fatto che Sclavi avesse scritto per la serie dell’Indagatore dell’Incubo delle storie così belle ed innovative da rendere il suo personaggio un eccezionale fenomeno di vendite, diventando così un nome di prestigio del fumetto italiano, fece sì che l’editore gli permettesse di riprendere in mano Hellingen con la possibilità di conferirgli caratteristiche diverse da quelle originarie e che richiamavano invece quelle di altri villain creati da Sclavi per la sua serie.


        In effetti, uno Zagor che si trova ad avere visioni, che sembra impazzire, che perde tutto a partire dall’ideale a cui ha dedicato tutta la sua vita di giustiziere, somiglia molto a certi eroi “moderni” che devono necessariamente passare attraverso una grave crisi di identità, di incertezza sul proprio ruolo di giustizieri, per riscoprire il vero senso della loro missione.
        In sé, la storia ha un taglio quasi cinematografico, è molto complessa e si sviluppa su vari mondi paralleli con una struttura degli avvenimenti molto complicata. È una bella storia, ma così lontana da tutte le altre della serie che il lettore ne rimane sconcertato (nel bene o nel male). È anche un punto di rottura nell’evoluzione storica di Zagor poiché stravolge la concezione che i lettori hanno del personaggio che qui, con le sue continue “morti”, viene quasi distrutto nel suo aspetto leggendario e mitico.
       Comunque la si giudichi, è di gran lunga la storia zagoriana in cui uno sceneggiatore ha osato di più. Per questo è naturale che la si ami o la si detesti.
       Di certo non può lasciare indifferenti.

mercoledì 19 febbraio 2014

Zagor Collezione Storica a Colori: Lo spettro di Hellingen (ZCSC106)



Il numero 106, che troverete in edicola domani, contiene la conclusione dell'avventura con il meticcio Shamrock, nonché la prima parte della storia “Incubi”.


IL BOUNTY KILLER


        Una vecchia conoscenza di Zagor, il meticcio Shamrock, ha lasciato la fattoria del padre per diventare un cacciatore di taglie. E così, quando lo Spirito con la Scure viene incolpato di un delitto che non ha commesso (l’uccisione di Treeshaw, il proprietario del saloon di Fort Bend), anche Shamrock si getta al suo inseguimento!
       In realtà Treeshaw è stato ucciso da Jampot, un vecchio nemico di Zagor che tenta di uccidere anche il nostro eroe. Fortunatamente, interviene in suo aiuto proprio Shamrock, che scagiona lo Spirito con la Scure e torna alla fattoria di suo padre, rinunciando al mestiere di bounty killer.

      In questa storia western dallo stampo classico, con l’aggiunta di un delitto nella camera chiusa tipico della narrativa gialla, Toninelli ci presenta un bounty killer non crudele e spietato, come siamo solitamente abituati a vedere, ma dotato di una personalità più problematica.
        Purtroppo il personaggio di Cico viene subito messo da parte e rimane assente per tutta la storia; Zagor si fa mettere al tappeto per ben tre volte nell’arco di un albo e mezzo (la prima, come un novellino, da Treeshaw; poi quando, senza un attimo di riflessione, entra nella stanza dove è stata preparata la trappola; quindi, quando si fa sorprendere da un avversario minimale come Jampot, che gli spara e lo colpisce al braccio); inoltre, il nostro eroe in molti frangenti sembra addirittura parlare come Tex (“grandinate di piombo”, “il concerto è iniziato”, “puro buon senso” e ordina anche due “monumentali bistecche con una montagna di patatine fritte”!!!).
        Insomma, una storia che, in definitiva, non è riuscita ad appassionarmi fino in fondo...

P.S.
Della lunghissima storia di Sclavi con Hellingen ne parliamo la settimana prossima!

lunedì 17 febbraio 2014

"Il segno di Zagor" a Milano






Sabato pomeriggio ho partecipato alla presentazione dei due volumi del portfolio "Il segno di Zagor" che ha avuto luogo a Milano presso la fumetteria SuperGulp, ubicata in Ripa di Porta Ticinese al n. 51, lungo il Naviglio.

Come tutti ormai saprete, i due volumi del portfolio contengono due numeri della rivista SCLS Magazine corredati dalle riproduzioni in carta pregiata di una tavola di tutti i 33 disegnatori zagoriani apparsi sulla collana dal 1961 al 2011.

            Insieme al numeroso pubblico, al sottoscritto (autore di alcuni testi contenuti nelle riviste) e a un degli ideatori del progetto (Stefano Bidetti), erano presenti gli sceneggiatori zagoriani Mirko Perniola, Antonio Zamberletti e Stefano Marzorati, i disegnatori Gaetano Cassaro, Marcello Mangiantini, Paolo Bisi e Alessandro Piccinelli, e altri autori bonelliani.

Ecco a voi alcune foto dell'evento e dei suoi partecipanti.

Gaetano Cassaro

Paolo Bisi

Alessandro Piccinelli

Marcello Mangiantini
 
Stefano Marzorati
Federico Pepe (figlio di Michele Pepe) e Stefano Bidetti

Pietro Donatelli (nipote di Franco Donatelli) e Stefano Bidetti

Antonio Serra e Stefano Bidetti
Stefano Bidetti e Mirko Perniola (foto di Adriana Roveda)
Gaetano Cassaro e Baltorr (foto di Adriana Roveda)


Baltorr, Mirko Perniola e Stefano Marzorati (foto di Adriana Roveda)
Stefano Bidetti arringa il pubblico



Antonio Zamberletti e Massimo, assiduo frequentatore del mio blog

A questo link di Facebook trovate altre foto di Adriana Roveda, che ringrazio per la disponibilità: https://www.facebook.com/Postcardcult

mercoledì 12 febbraio 2014

Zagor Collezione Storica a Colori: Duello nell'impossibile (ZCSC105)




Il numero 105, che troverete in edicola domani, contiene la conclusione dell'avventura con lo Yeti, nonché la prima parte della storia “Caccia all'uomo”.


YETI!


        Krinhar, un malvagio monaco tibetano che era stato in precedenza sconfitto dal maestro di Ramath il fachiro, Shu-Tze, si è trasferito (con un gruppo di misteriosi orientali e uno Yeti hymalaiano, che ha piegato ai suoi voleri) sulle Montagne Lucenti, dove cerca di decifrare una misteriosa iscrizione: se ci riuscirà, otterrà i Sette Poteri e diventerà potente come un dio.
        Per contrastarlo, interviene Ramath stesso che invia un messaggio telepatico a Cico, mentre questi si trova in stato di incoscienza, chiedendo disperatamente aiuto. Zagor e Cico si mettono in viaggio e, lungo il cammino, sono ospitati da un amichevole trapper. Ma, nottetempo, accompagnata dall’arcano suono di un flauto, nella capanna in cui riposano appare una creatura enorme e mostruosa, lo Yeti, che uccide il trapper.
        Zagor e Cico affrontano gli uomini di Krinhan, ma avrebbero la peggio se non li salvasse una loro vecchia conoscenza: Tisko, il capo del Piccolo Popolo che vive sulle Montagne Lucenti, che ha salvato anche Ramath. Lo spirito di quest’ultimo entra nel corpo di Zagor, ammansisce lo Yeti e si scontra con Krinhar in uno strano mondo onirico, sconfiggendolo.
        Gli uomini di Krinhar si arrendono e lo Yeti rimane in America, dove darà origine alla leggenda del Sasquatch!

       L’idea di base di questa storia è sicuramente buona. Dopo la simpatica introduzione con il Darkwood Monitor, la vicenda entra ottimamente nel vivo con il misterioso mostro che irrompe nella capanna, l’efferata uccisione del trapper, il duello impari con Zagor ed infine il suono del flauto in lontananza.
       L'avventura, invece, perde mordente da quando Zagor penetra all’interno della fortezza, anche se la raffigurazione grafica della lotta nel mondo onirico è suggestiva: il suolo è raffigurato come un’immensa scacchiera sulla quale si muovono i protagonisti dello scontro, con uno sfondo  costituito da alberi, cime rocciose, specchi e pendoli sospesi a mezz’aria. Peccato che si concluda tutto in poche tavole...
      Positivo, invece, il modo in cui, alla fine dell’avventura, viene spiegata la scomparsa dello Yeti ed il collegamento con il mito del Sasquatch... Un’idea che - pare - sia stata frutto della mente di Tiziano Sclavi.

Ecco qui il link del filmato suggerito da Francesco L.P. :


mercoledì 5 febbraio 2014

Zagor Collezione Storica a Colori: Il villaggio nascosto (ZCSC104)


               Il numero 104, che troverete in edicola domani, contiene la storia completa "Il vello d'oro", nonché le prima pagine della storia “Darkwood Monitor”.


 

IL VELLO D'ORO


Il leggendario Vello d’Oro esiste e si trova sulle Misty Mountains, nello stato del Missouri!
Così afferma il professor Stanislaw Shimkoziewic, basandosi su documenti che attestano che il racconto degli Argonauti è in parte vero. Ad accompagnare il professore nel suo viaggio verso le Misty Mountains ci sono Digging Bill, eternamente in caccia di tesori perduti, nonché Zagor e Cico. Ma a contrastare il loro cammino compare una incredibile tribù di donne volanti: le mitologiche Arpie!
Zagor e soci sconfiggono le donne volanti, poi giungono nel territorio dei Tungul, un popolo in tutto e per tutto simile ai mongoli che custodisce il Vello d’Oro. Ma impossessarsi del leggendario reperto è impossibile, perché nessuno riesce a resistere a una strana voce che penetra nelle mente e spinge alla morte. Alla fine, un terremoto distrugge la valle e il Vello d’Oro è perduto per sempre.

La storia si ispira al mito di Giasone e degli Argonauti alla ricerca del mitico Vello d'Oro. Solo che alla ricerca di quest’ultimo questa volta ci sono Zagor, Cico e Digging Bill.
Un’idea di base, quindi, non originale (e, forse, anche non molto plausibile), ma possiamo dire ben sviluppata dallo sceneggiatore. Le varie situazioni si susseguono con buon ritmo narrativo, in un’avventura dal sapore classico: nulla di eclatante, insomma, ma comunque ben congegnata e godibile per il lettore.
Ciò che non mi è piaciuto, invece, è stata la gestione toninelliana del personaggio di Digging Bill.
Nell’albo Capitan Serpente, quando il comandante della nave vede Digging Bill che scava su un isolotto e chiede a Zagor e Cico chi sia quel tipo, Zagor risponde: “Un matto forse, o forse un imbroglione tanto incallito da ingannare anche se stesso... Oppure un inguaribile sognatore, o un poeta se preferite... Che volete che vi dica? Lui... Lui è semplicemente Digging Bill!”. In questa parole è racchiusa l’essenza di questo personaggio.
             Invece in questa storia (e ancor più nell’albo speciale La pietra che uccide) ho avuto l'impressione che Toninelli lo abbia descritto quasi come un arrivista che cerca solo di arricchirsi, senza quella poesia, quella ingenuità, quel “sogno” che caratterizzava il personaggio.
          I disegni di Donatelli sono sempre notevoli, anche se c’è da dire che, negli anni in cui furono pubblicate queste storie, il buon  Frank ha disegnato veramente tante avventure e ciò è andato un po’ a scapito della qualità e della raffinatezza delle immagini.