mercoledì 26 ottobre 2022

Il battello dei misteri (Zagor Special 35)

Il “River Glory”, un battello fluviale a vapore dell’esercito, è stato strappato via dai suoi ormeggi da una spaventosa piena del Fulton River.

L’imbarcazione trasporta un carico tanto misterioso quanto pericoloso che i militari vogliono recuperare, ma che fa gola anche a una banda composta da sbandati Huron, agli ordini dello spietato Wendat, e da criminali bianchi senza scrupoli, capeggiati dai loschi Cassidy e Deckard.

Lo Spirito con la Scure intende ritrovare il relitto prima di tutti quelli che lo stanno cercando…

* * *

Non ero ancora riuscito a trovare il tempo né l’occasione per scrivere una recensione su questo Zagor Special n. 35, ma l’altro giorno il mio amico MarioCX mi ha mandato un messaggio vocale nel quale mi esprimeva il suo apprezzamento entusiasta per la storia principale di questo albo e allora ho colto, come si dice, la palla al balzo e ho deciso di scrivere qualche riga di commento. E poiché il giudizio di Mario è da me condiviso, ve lo trascrivo sommariamente qui sotto:

Ho letto lo speciale Il battello dei misteri: che bello! Mi è piaciuto tantissimo! Ero indeciso se prenderlo, ma sono rimasto ultra favorevolmente impressionato. Una bella storia, lineare, né semplice né complicata, con tutti i caratteri comunque ben descritti, approfonditi il giusto, anche l’originalità di questo carico… E poi la divisione vintage, in capitoletti come se fossero le strisce, sì perché era quella storia uscita in fumetteria richiamando le strisce degli anni ’60. Con finalmente le didascalie alla Nolitta, che descrivono paesaggi, situazioni, stati d’animo… Ma guarda, fosse sempre così Zagor… Diciamo la verità: era un po’ che le storie della serie regolare, dei Maxi, ecc. “me le facevo piacere”, questa invece mi è veramente piaciuta! E poi i disegni! Sembra davvero Ferri! Guarda, proprio bello, davvero!”.

In effetti la storia di Moreno Burattini per i disegni del duo Gianni Sedioli/Marco Verni (che avevo già letto a suo tempo quando era uscita in fumetteria), è veramente un tuffo nei “bei tempi andati”, proprio grazie alle caratteristiche sopra descritte. Non so se la storia può essere stata apprezzata anche dai lettori più recenti, ma sicuramente quelli che hanno conosciuto Zagor nel formato originario o anche quelli, come me, che lo leggono dal tempo della serie Gigante, quando questa riproponeva le avventure a striscia “rimontate” nel formato bonelliano, non possono che esserne soddisfatti.

In merito alle altre quattro storie brevi contenute nello Speciale, c’è da dire che sono soprattutto dei divertissment, due di argomento più “serio” (La cripta di Burattini/AA.VV. e La mappa del tesoro di Yannis Ginosatis) e le altre dichiaratamente “comiche” (Il sortilegio della strega di Burattini/Venturi e Il nuovo re di Darkwood di Nolitta/Ferri) ma hanno comunque il pregio di presentare al grande pubblico quattro avventure di difficile reperibilità nel loro formato originale (oltre che, personalmente parlando, vedere finalmente in un albo “ufficiale” la storia zagoriana del mio amico greco Yannis!!!).

Insomma: un albo Speciale dai contenuti, per un verso o per un altro, veramente “speciali”, che se avrà successo sarà sicuramente da un’altra uscita simile il prossimo anno.

Qui di seguito trovate l’elenco di tutte le storie contenute nello Speciale con il titolo, l’indicazione della pubblicazione originaria, e gli autori:

Il battello dei misteri (collana a strisce Darkwood 1-6)
Testi: Moreno Burattini
Disegni: Gianni Sedioli e Marco Verni

Il sortilegio della strega (catalogo della mostra “Bonelliana”, 2016)

Testi: Moreno Burattini

Disegni: Walter Venturi

La cripta (albetto speciale per i venticinque anni dell’associazione “Gli amici del fumetto”, 2014)

Testi: Moreno Burattini

Disegni: Marco Verni, Michela Cacciatore, Francesco Bonanno, Marcello Mangiantini, Stefano e Domanico Di Vitto, Gianni Sedioli, Walter Venturi e Raffaele Della Monica.

Il nuovo Re di Darkwood (“Amico treno” n.4, 1997)

Testi: Guido Nolitta

Disegni: Gallieno Ferri

La mappa del tesoro (Ink n.58, 2011)

Testi e disegni: Yannis Ginosatis

 


domenica 16 ottobre 2022

A DOMANDA… MORENO RISPONDE (51)

Felicemente passata la boa

delle 1000 domande,

eccoci ad un nuovo appuntamento

con la rubrica

A domanda… Moreno risponde”!


Questa volta si parlerà di trasferte,

di Grandi Storie Bonelli, del lavoro di

editor e curatore di testata,

dell’Oltremondo e dei capi indiani di Darkwood.


Ma anche di Hellingen, Kandrax, Rakosi,

della “gabbia bonlliana”, della

“Bonelli Entertraiment”, dei vari generi

presenti nella saga… e di molto altro ancora!


Ringraziando infinitamente Moreno

per la sua disponibilità,

prima di lasciarvi alla lettura

vi informo che sono già state completate

tre ulteriori serie di nuove domande,

che tuttavia devono ancora ricevere risposta.

Vi chiedo solo di pazientare un po’…

1 – Buongiorno Moreno! Intanto complimenti per il tuo lavoro e quello di tutto lo staff di Zagor. Avrei anch’io una domanda: avendo letto tutte le storie dalla tua prima (Pericolo mortale) fino a oggi, devo dirti che la reputo ancora una grande storia. Essendo degli anni novanta, pensi che possa trovare posto nella collana Le Grandi Storie Bonelli? O ce ne sono altre che a tuo giudizio potresti essere felice di vedere ripubblicate? Ovviamente fra quelle sceneggiate da te. Distinti saluti.

Grazie per i graditi e mai scontati complimenti, e grazie soprattutto per la pazienza dimostrata nell’aver letto tutte le mie storie da 31 anni a questa parte. Sono anch’io molto affezionato a “Pericolo mortale”, non soltanto perché fu quella del mio esordio (e rappresentò la realizzazione di un sogno), ma anche perché fu Gallieno Ferri a tenermi a battesimo (che emozione vedere una mia sceneggiatura disegnata proprio da lui). Tuttavia, se dovessi indicare qualcosa di mio di quel primo periodo da proporre nella benemerita collana “Le Grandi Storie Bonelli” indicherei piuttosto la mia seconda prova, “L’abbazia del mistero”, o ancor di più “L’uomo con il fucile”.

2 – Buongiorno Moreno. Ti ho sentito più volte dire che Zagor non affronterà più lunghe trasferte, come quella sudamericana o quella africana di alcuni anni fa, o come la prima che partì con Odissea Americana per terminare con Ritorno a Darkwood. Ammetto di essere molto perplesso, e di essere rimasto deluso dal taglio di quella Europea, che inizialmente doveva essere lunga un anno. Mi stupisce molto che la motivazione risieda nella “volontà dei lettori” quando, frequentando forum e social, o leggendo le riviste zagoriane, dove scrivono i più affezionati e fedeli lettori, ho sempre trovato grande entusiasmo per le lunghe trasferte, e semmai delusione per non poterne più vedere. Vorrei quindi capire a quali dati si fa riferimento per dire che i lettori non gradiscono le trasferte. Sondaggi mai resi pubblici? Cali di vendita particolari in coincidenza con le trasferte stesse? Ci deve essere una rilevazione che abbia statisticamente senso, per prendere una decisione apparentemente tanto impopolare, non posso credere che ci si basi su “sensazioni”. Puoi darmi una spiegazione convincente, e magari anche un tuo parere personale? Grazie. Mauro Corti.

Proprio su un recente numero di una delle riviste zagoriane a cui fai cenno tu mi è capitato di leggere un commento negativo sulla trasferta sudamericana, più che legittimo (per carità), che si aggiunge a tutta una sfilza di lamentele di cui ho avuto notizia. Lo dico solo come esempio del fatto che tu forse potrai aver registrato pareri favorevoli i quali però in generale, per come percepisco io la realtà dei social, sono sempre più sommersi dalle critiche dei perenni insoddisfatti - che costituiscono una setta molto numerosa e predominante (non soltanto in ambito fumettistico ma praticamente ovunque: di qualunque cosa si parli in Rete mi sembra regola fissa il dominio degli spargitori di veleno). Come ho detto più volte, raramente leggo i commenti sui forum o sui gruppi perché, quando incautamente l’ho fatto, mi sono cascate le braccia e ho perso la voglia di scrivere. Però c’è sempre chi ritiene di dovermi informare sugli umori dominanti della platea dei frequentatori di Internet (che comunque, ripeto, rappresentano una minima parte dei lettori). L’idea che mi sono fatto è quella di un pubblico molto tradizionalista che mal digerisce ogni uscita dal seminato. Tuttavia, e qui giungo al punto scusandomi per la lunga premessa, non si tratta soltanto di dar retta ai talebani dell’ortodossia (o di ciò che essi ritengono tale), ma di rendersi conto di come il tempo di fruizione di qualunque prodotto multimediale sembra essere sempre più limitato. Tutto viene consumato velocemente, il mercato premia le pubblicazioni più agili, i testi da leggere meglio se sono più corti, altrimenti annoiano. Quindi si procede per miniserie,  con saghe con il primo albo che premette “uno di sei”,  con Zagor Più di 190 pagine che prendono il posto dei Maxi da 286. Se facessimo ripartire Zagor per una trasferta fuori da Darkwood di due anni e mezzo ci sarebbe chi si spaventerebbe. Ciò non significa che le trasferte non ci saranno: anzi,  stiamo realizzando storie ambientate  in giro per il mondo, solo  che si tratterà di viaggi destinati a durare lo spazio di pochi albi (tre, quattro, cinque). Mi pare un compromesso accettabile.

3 – Caro Moreno, da semplice lettore non posso proprio immaginare quanto lavoro possa esserci dietro il diventare ed il continuare ad essere il curatore di una testata o, ancora più difficilmente, revisore di tutte le serie in uscita. In tal senso, Decio Canzio, probabilmente Renato Queirolo, attualmente credo Michele Masiero, abbiano avuto ed hanno sicuramente i loro metodi per curare le varie serie, e pur essendo persone diverse, qualcosa li accomunava/accomuna, ma qualcosa li differenziava/differenzia. Quali sono le differenze fra la cura delle varie testate di ieri, messe in pratica da Canzio, principalmente, e da Queirolo, e quelle messe in pratica oggi da Michele Masiero

Delle tre persone che citi, Decio Canzio è stato senza dubbio il maestro non solo degli altri due ma anche di Mauro Boselli, di Mauro Marcheselli, mio e un po’ di tutti quelli che hanno lavorato e lavorano in Bonelli. Era uno straordinario cacciatore di refusi e di incongruenze ma  sarebbe limitativo ridurre il suo ruolo a quello di correttore di bozze. Decio leggeva (prima di passarlo a Sergio Bonelli) tutto quanto pubblicavamo e corredava testi e disegni di annotazioni ineccepibili e inappuntabili scritte con una bellissima calligrafia, ma soprattutto era un direttore generale che realmente teneva insieme la Casa editrice dando senso e ordine ai vari comparti e valorizzando il lavoro dei singoli. Realizzava ed eseguiva, certamente, le direttive di Sergio, ma anche le sapeva influenzare. Canzio non era un curatore di testata, era il curatore della Casa editrice. Renato Queirolo invece sì, era l’archetipo dell’editor, concentrato sulla cura editoriale delle serie a lui affidate. Di lui, Boselli diceva che aveva gli occhi da nittalopo, vedeva anche nel buio, esigentissimo, forse fin troppo. Sono passato sotto le sue grinfie nei primi anni della mia carriera e lo ricordo come un sergente istruttore della scuola ufficiali, quelli che vengono temuti durante l’addestramento e poi perennemente apprezzati dopo averlo superato. Michele Masiero cura progetti più che testate e svolge il lavoro che faceva Canzio in tempi, quelli attuali, molto diversi e soprattutto inserito in uno staff dirigenziale più articolato, delegando ai collaboratori più compiti di quanto facessero Decio e Sergio (ma in presenza anche di progetti maggiormente diversificati, difficili da ricondurre tutti a una sola persona).

4 – Caro Moreno, nello Speciale Zagor n. 31 intitolato “Il libro delle ombre” viene detto che esistono possibilità per diversi varchi dall’Oltremondo al mondo di Zagor. Una cosa che è accaduta anche nel recente “Da un antico passato” nella serie regolare. Per quanto riguarda l’avventura col mago Castaldo, alla fine lo stesso decide di suicidarsi per non fare da tramite lui stesso con l’Oltremondo ma il grimorio, che dovrebbe essere andato distrutto e che non è più in possesso dell’energia negativa del Demone protagonista della storia, credi che, al pari del mago Weisz, che a stare troppo a contatto col grimorio posseduto è diventato una sorta di tutt’uno con l’entità malvagia, possa essere rimasta una traccia, un minimo accenno di varco per l’Oltremondo nello stesso grimorio, e che quindi, pur con la morte di Fred Wood, possa infine rendersi di nuovo un passaggio sicuro fra un mondo ed un altro, al pari, per esempio, del libro utilizzato da Stephan nelle due avventure scritte da Ade Capone, intento a chiamare in scena il Demone Haggoth?

Immagino che qualche sceneggiatore, volendo riportare alla ribalta il demone Haggoth, o qualche altra entità dell’Oltremondo, possa senz’altro ricorrere a un espediente del genere. È una strada, insomma, che mi sembra praticabile. Complimenti per l’attenzione che dedichi alle cose che leggi.

5 – Caro Moreno, dei capi indiani di Darkwood appare quasi esclusivamente Tonka e qualche volta Winter Snake ma che fine hanno fatto Scure Gialla dei Naskapi, Nakoola dei Mohicani, Wuwutky degli Oneida? Potreste farli apparire ogni tanto anche per farli conoscere al pubblico più giovane?

Tonka compare spesso perché è il più fedele amico di Zagor. Tuttavia hai ragione, ci sono molti altri sakem dalle personalità ben definite che meriterebbero più attenzione. Accolgo volentieri il giusto suggerimento, che sfonda una porta aperta dato che talvolta, come nel caso della recente avventura con il serial killer Rufus Dowler, certi capi tribù fanno comunque ritorno (vedi appunto  Tuono Rosso, sakem dei Delaware). Sappi comunque che è in lavorazione una storia con Akenat, capo dei Wyandot.

6 – Caro Moreno, voglio porti sotto gli occhi una mia curiosità. Sia “I misteri Redstone” che “Il libro del demonio” sono state disegnate da Gaetano Cassaro, e per questo possono starci personaggi con fattezze simili in entrambe le storie. Come spieghi, però, che sia il braccio destro di Mask che il tuttofare della casa del libro del demonio siano praticamente rappresentati uguali, anche se evidentemente stanno a rappresentare due personaggi differenti?

Tutti i disegnatori hanno un “magazzino” mentale di facce da cui attingere inconsciamente. Si può ben capire come, lavorando per anni e anni e macinando decine di storie, ciascuna affollata da decine di personaggi, capiti di finire per mettere insieme un naso, una bocca, dei baffetti o degli occhi uguali, per caso, a qualcuno già raffigurato di cui non ci si ricorda più (mi riferisco soprattutto agli autori di fumetti di un tempo, chiamati a garantire una produzione abbondante e veloce). Capitava anche a Magnus, quando lavorava a ritmi forsennati per Kriminal e Satanik.

7 – Buongiorno Moreno, ecco una domanda particolare: secondo lei Hellingen è stato in grado di amare e in caso sarebbe possibile per lui adesso? Dopo aver letto il quarto speciale di Tex Willer dedicato a Mefisto in cui si evince come il terribile illusionista tenga a sua sorella Lily, e quindi abbia dimostrato di avere a cuore qualcuno al di fuori di sé, mi è sorta la domanda se anche Hellingen abbia avuto questa “scintilla” dentro di sé almeno in una parte della propria vita, oppure pensa che sia sempre stato segnato dall’ossessione, dalla solitudine e dal risentimento?

Secondo me Hellingen incarna l’essenza stessa del male, inteso come eterno avversario da combattere, e quindi trascende l’appartenenza all’umanità che lo renderebbe vulnerabile ai sentimenti. È un simbolo, nato malvagio. 

8 – Gentile Moreno, quali sono i motivi che la fanno vertere su un personaggio come Kandrax piuttosto che su un personaggio come Rakosi?

Credo che lei si riferisca a una risposta da me data a chi mi chiedeva se preferirei scrivere una storia con Kandrax o una con Rakosi, oppure se prediligo, come avversario di Zagor, l’uno o l’altro. Confermo che, in ogni caso, scelgo il druido. Perché? Non certo perché  non mi piacciano anche le storie con il vampiro, che anzi apprezzo. È che Rakosi, tutto sommato, è un personaggio preso in prestito dalla tradizione e si rifà a modelli precedenti, riproposti in chiave zagoriana ma sicuramente deja vu. Kandrax rappresenta invece qualcosa di più innovativo, meno prevedibile, con agganci alla mitologia celtica che aprono porte su universi letterari sconfinati e sconosciuti ai più. Kandrax è anche più moderno, rispetto alla figura del vampiro proposto ai lettori ancora con una bara come letto, e un vestito da gala con mantello come abbigliamento. 

9 – Rileggendo di nuovo le storie della collana ho notato che negli anni 80 ed in parte 90 i disegnatori, credo in base alle indicazioni degli sceneggiatori, tendevano in qualche caso a rompere la così detta gabbia bonelliana e a regalarci tavole inusuali e spettacolari. Soprattutto Donatelli che in storie come “Il ‘signore nero”, “Il grande inganno”, “Viaggio nella paura” e “Le creature delle acque morte” era in grande spolvero. Ma anche il Ferri di “Incubi”, “La corsa delle sette frecce” e “L’uomo con il fucile” non scherzava. Antesignano il bistrattato Pini Segna con i suoi disegni che strabordavano dai riquadri. Negli anni successivi ricordi se fu una richiesta della redazione di diminuire sempre più queste “libertà” o i disegnatori nuovi si trovavano e trovano più a loro agio nel formato di casa?

Sergio Bonelli era uno strenuo difensore della “gabbia”, ritenendo che rappresentasse una sorta di marchio di fabbrica che permetteva ai lettori di riconoscere subito un albo bonelliano da un altro. Marchio di fabbrica del resto non fine a se stesso, ma funzionale alla facilità di lettura e comprensione delle nostre avventure, almeno quelle di un tempo. C’era insomma una bonellianità del racconto che Sergio voleva tutelare, una tradizione da rispettare.  Peraltro, la classica suddivisione delle tavole in tre strisce non ha mai impedito a  nessun grande autore di esprimere il proprio talento (né TicciMilazzo, per fare due nomi, sono risultati meno strepitosi per colpa della gabbia). Poi se qualcuno, come negli esempi che hai citato, si prendeva qualche libertà, in genere veniva tollerata. Ma di certo l’indicazione data era di attenersi alle tre strisce (sicuramente qualcuno sarà stato invitato a non scardinarle). Quando arrivò Nathan Never fu stabilito che si poteva osare di più e fu concessa maggiore libertà per le nuove serie.

10Caro Moreno, quali storie, non per forza zagoriane, ti piacerebbe rileggere nella collana “Le Grandi Storie Bonelli”?

Direi le migliori di Mister No, da “Atlantico” a “Sfida al Pantanal”. Poi, alcune dei primi cento numeri di Martin Mystère, come “La reincarnazione di Annabel Lee” o “I misteri di Londra”. A seguire metterei “Robinson Hart”, una miniserie contenuta in “Zona X” a cui sono molto affezionato. Non sarebbe male ripescare qualche classico di Nathan Never o dei primissimi albi di Legs (quelli sexy). Non cito Tex perché tutte le sue storie sono state ristampate molto di più di quelle delle altre serie.

11Quando torna Shane, a mio parere il miglior nuovo nemico degli ultimi anni?

Sto pensando al modo migliore di farlo tornare e gli Esposito si sono già prenotati. Mi fa piacere che qualche nuovo nemico venga ricordato da qualcuno.

12Caro Moreno, Lei ha parlato del seguito del seguito della storia di Ol Undas che uscirà o quest’anno o l’anno prossimo. Siccome nel primo Color che ha visto la storia protagonista, il co-protagonista è stato Icaro La Plume, che immagino tornerà anche in questa di prossima uscita, Le voglio chiedere se i co-protagonisti dei Color possano apparire più volte come tali nella stessa collana, e non una-tantum? A proposito di futuri Color Zagor, pur essendo lontana da Darkwood a differenza, per esempio, di Virginia, crede possibile un’avventura con co-protagonista Frida Lang o verrà “relegata” alla serie regolare?

Nel seguito della saga di Ol Undas (cioè nel terzo episodio della serie iniziata con “La città sopra il mondo” nel 1990 e proseguita con “Il rapimento di Icaro la Plume” nel 2020) avrò come co-protagonista, al fianco di Zagor, la rossa Scarlet, figlia adottiva del Barone (vista per la prima volta nel Maxi “La banda aerea” del 2011). Un Color dedicato a Virginia è già in lavorazione, uno su Frida potrebbe essere messo in cantiere anche senza riportare la bella austriaca a Darkwood, basterebbe raccontare una avventura in retrospettiva collocata durante la trasferta europea (una delle avventure mai narrate accadute durante il viaggio di ritorno, alla cui esistenza già si è fatto cenno).

13Dear Moreno, have you reached out to any Hollywood studio interested in making a TV show or movie franchise about Zagor's adventures? Would you be interested in that idea and do you think it would be successful? It would be a great way to introduce his world to readers around the world! Personally, Henry Cavill has the right physique for Zagor. Thank you very much for your answer!

Traduzione: Caro Moreno, hai contattato qualche studio di Hollywood interessato a realizzare uno show televisivo o un franchise cinematografico sulle avventure di Zagor? Saresti interessato a questa idea e pensi che avrebbe successo? Sarebbe un ottimo modo per presentare il suo mondo ai lettori di tutto il mondo! Personalmente, Henry Cavill ha il fisico giusto per Zagor. Grazie mille per la tua risposta!

La Bonelli ha inaugurato con il film su “Dampyr” che vedremo presto nelle sale (almeno in Italia) una serie di produzioni cinematografiche e televisive (è nata la “Bonelli Entertainment”). Quindi, se ci sarà un film su Zagor non sarà realizzato da Hollywood ma qui da noi. In ogni caso la risposta alla tua domanda (“hai mai contattato qualche studio?”) è “no”, non l’ho mai fatto, semplicemente perché non è il mio mestiere (io mi occupo di mandare in edicola gli albi) e anche perché non sono proprietario dei diritti del personaggio e dunque non li posso proporre a nessuno. Immagino che in passato qualche agente incaricato di farlo abbia provato a vendere agli americani (o ad altri produttori) anche i diritti cinematografici di Zagor come è accaduto per Dylan Dog (del quale esiste un film USA interpretato da Brandon Routh), ma non so se sia davvero successo. Riguardo gli attori, sono anni che “gioco” ogni tanto sulla mia pagina FB (Moreno “Zagor” Burattini) proponendo possibili interpreti per una versione cinematografica dello Spirito con la Scure, anche raccogliendo i suggerimenti dei lettori (pubblico le foto). Ne è venuta fuori una galleria di fusti, anche italiani. L’ultimo nome venuto fuori è quello di Scott Eastwood (il figlio di Clint).

14Caro Moreno, qual è il luogo più strano... dove hai avuto un’illuminazione per mandare avanti un tuo soggetto od una tua sceneggiatura?

Poiché ogni luogo è adatto a venir folgorati da un’idea, e poiché non frequento luoghi particolarmente strani, posso dire soltanto che il bagno turco o la vasca idro del reparto termale della mia palestra si sono rivelati più volte particolarmente efficaci. Poi, le idee vengono passeggiando, viaggiando in treno, leggendo un romanzo o un altro fumetto o un quotidiano, guardando lo schermo bianco di un computer su cui sai che devi scrivere al più presto qualcosa ma non ti è ancora venuto in mente niente…

15Gentile Moreno, prendendo ad esempio tutta la Saga Zagoriana, e dovendone fare diverse percentuali al riguardo dei vari generi che si sono succeduti, come li suddividerebbe?

Dare una risposta “scientifica” a questa domanda, cioè con dati controllati sfogliando albo per albo, dopo aver stabilito quali generi prendere in considerazione, sarebbe una impresa titanica che porterebbe via una settimana di lavoro. Ci sarebbero poi da stabilire dei criteri: alcune storie non hanno un genere preciso ma si caratterizzano per essere una contaminazione fra più tipologie (l’umorismo si mescola con l’horror, per dirne una, o il western talvolta va a braccetto con il giallo, per dirne un’altra). Come considerare, per esempio, la storia “Magia senza tempo”? Ci sono gli extraterrestri, quindi fantascienza? Ma ci sono anche le armi magiche dell’Eroe Rosso, dunque fantasy? Ci sono scene terrorizzanti: potrebbe essere horror? E la recente storia con Jenny è avventura, è western o è rosa? Direi perciò che sia impossibile, senza uno studio preliminare delle regole del gioco, stabilire una suddivisione precisa e quantificare le percentuali di appartenenza. Posso soltanto ribadire il concetto, più volte spiegato e del resto sotto gli occhi di tutti (tranne i soliti), di come le storie di Zagor siano state immaginate da Nolitta come regno della contaminazione fra i generi, e dunque la varietà delle tematiche, volendo proseguire lungo la strada da lui indicata, deve essere assoluta, pur ruotando attorno al centro di gravità permanente della tradizione. Tuttavia, per fare comunque una statistica, possiamo prendere una annata Zenith a caso: quella del 2022, per esempio. Ebbene, su 12 albi mensili, cinque sono di genere fantastico (horror e fantasy), sette di genere realistico (più o meno western). Quindi più o meno il realistico batte il fantastico con il 60 per cento contro il 40.

16Gentile Moreno, quanto risulta essere complicato il lavoro del revisionista in generale? In particolare, invece, se una storia viene accettata, ma viene fatto un lavoro di revisione fin troppo deciso, o per i testi o per i disegni, significa che tale storia o tali disegni potrebbero non essere stati all’altezza già ai primi tratteggi o alla stesura del soggetto?

Comincerei col definire meglio il lavoro di cui stiamo parlando, che non è quello del “revisionista” (uno cioè che vorrebbe riscrivere la versione di fatti storici, magari in chiave ideologica) ma del “revisore”, casomai – pur preferendo il termine “editor”, o “supervisore”.  Questo tipo di intervento è più o meno complicato sulla base della qualità delle tavole (sceneggiate o illustrate) o del soggetto che si è chiamati a valutare e, nel caso, correggere. A volte giungono sul mio tavolo lavori che non necessitano particolari modifiche, altre volte c’è da mettersi le mani nei capelli – e da bocciare senza appello la proposta in questione. La figura dell’editor è molto importante non soltanto per la correzione di testi e dei disegni rimediando a sviste ed errori, ma anche il brainstorming con gli autori, che vengono guidati lungo un percorso condiviso, indirizzati magari verso soluzioni diverse e meno problematiche. Gli interventi comunque vengono fatti a tutti i livelli della lavorazione, sia cioè partendo appunto dal soggetto (l’autore viene chiamato ad apportare modifiche che risolvano le difficoltà e le incongruenze che gli occhi del curatore hanno identificato), sia procedendo passo passo con la sceneggiatura, le matite, le chine.  Gli autori, insomma, sono seguiti nel loro lavoro. Ma, ripeto, a volte, non ci sono particolari correzioni da fare, altre volte ce ne sono molte. Non tutte le ciambelle, infatti, vengono con il buco. A volte i rammendi sono invisibili, altre volte qualche magagna non si riesce a raccomodare.

17Caro Moreno, nella storia “La Taverna del Gufo”, la figura del Capitano Gibson appare inizialmente come intransigente difensore della legge, ma poi diventa nel finale un simpatico alleato di Zagor. Ha agito, soprattutto, per salvare Virginia dal rapimento perpetrato dai cattivi di quella storia ma la secchiata d’acqua sul finale, oltre che divertimento, e pur contando la tanta differenza d’età, potrebbe aver rappresentato anche la gelosia dello stesso Capitano a causa del bacio fra la nipote di Fishleg e lo Spirito con la Scure?

Chi lo sa? Nolitta lancia il sasso e nasconde la mano.

18Caro Moreno, pur avendo ormai provveduto a diminuire le trasferte lunghe, ci potrebbe essere una anche minima speranza di veder capitare Zagor, per una toccata e fuga, nel Regno di Syldavia?

Personalmente lascerei gestire la Syldavia a Mauro Boselli che se l’è inventata nel racconto “Huron”, peraltro citando Tintin. Devo dire che, in genere, sono contrario all’uso di stati e nazioni inventate (tipo il Pontevedro della “Vedova allegra” o il Medioka di “Topolino sosia di Re Sorcio”, o la Latveria del Dottor Destino). Darkwood è il regno della fantasia, ma al di fuori dei suoi confini c’è, o ci dovrebbe essere il mondo reale. Difatti, visitando (per esempio) il Sud America lo Spirito con la Scure attraversa paesi e territori veramente esistenti. Quando è stato richiamato sulle scene Smirnoff (in una storia del 2017 di Mignacco e Venturi) ho chiesto allo sceneggiatore di spiegare che la nazione della Badelandia di cui si dicevano ambasciatori due personaggi del racconto, era in realtà un nome inventato. Quindi: se Boselli ci tiene alla Syldavia e vuole spedirci Zagor, non mi opporrò, essendone lui il creatore (e godendo di grado gerarchico maggiore del mio), ma se dovessero giungere proposte da altri sceneggiatori troverò un modo garbato per rifiutarle.

19Caro Moreno, dopo aver letto i tre albi del ritorno a Golnor da parte di Zagor, mi permetto di scriverti per dirti che così non si fa. Non voglio criticare basandomi sul nulla, bensì sulla storia “per bambini”, “alla Topolino” (per quanto sia stato un lettore di Topolino in passato) che non mi ha fatto passare bene delle ore che avrei prospettato diverse. Non chiedo certo che debba esserci un solo ed unico filone narrativo, con solo storie western ecc., ma se mi appresto a leggere una storia dello Spirito con la Scure non mi aspetto di certo di tornare così lontano nel mio passato, facendomi dunque ricredere sulla direzione che sta prendendo una delle mie serie preferite. Tu sei il curatore della testata, ed assieme allo sceneggiatore Luigi Mignacco avreste dovuto, a parer mio, non puntare su un target bambinesco ma su uno più maturo. La testata, dopo le alzate di testa dello “Zenith 666” e di Chiaverotti su Kandrax, sta veramente cadendo in basso, così in basso da farmi sperare in un futuro più roseo, dove potranno esserci storie che possano piacermi di più, ma soprattutto che siano adatte alle persone di un’età decisamente più matura rispetta a ciò che vedo uscire in edicola attualmente. Mi dispiace dovertelo scrivere, ma mi sembrava doveroso far sentire la mia voce a proposito di un andazzo che alla lunga potrebbe far disaffezionare anche il lettore più appassionato.

La prima cosa che viene da chiedermi leggendo queste considerazioni è dove e quando, dal 2016 in poi (anno di uscita di “Zagor 666”), si sia data l’impressione caduta verticale del livello delle storie, che sarebbero, secondo questo parere, di livello basso e da bambini. Si resta davvero di stucco, a volte, cercando di decifrare certi commenti (tentativo che va fatto per tenere nella dovuta considerazione i pareri di tutti). Mi pare di notare, in alcuni, una vera e propria ossessione (di cui non capisco il motivo, per quanti sforzi faccia) verso “Zenith 666”. Può essere che a qualcuno quell’albo non sia piaciuto, si spera che siano stati più apprezzati i successivi (con una importante storia con il ritorno di Rakosi, il vampiro), ma comunque si è trattato di 94 tavole in una saga pluridecennale. Lette, archiviate, giudicate (bene o male che sia) passiamo ad altro. Invece noto una monomania dai tratti patologici nel tirare continuamente in ballo quella storia, un po’ come la fissazione di Marco Porcio Catone nel ripetere “delenda carthago” di qualunque altra cosa si stesse parlando. Lo stesso per il ritorno di Kandrax proposto da Chiaverotti. C’è stata una interpretazione del druido proposta su due albi (non certo peggiore, a mio avviso, di altri “ritorni” dello stesso nemico dopo il capolavoro nolittiano): a qualcuno non è piaciuta? Ci dispiace, speriamo in giudizi migliori su altre storie, in ogni caso c’è anche chi ha apprezzato. La serie va avanti. Perché mai, dopo anni, tornare a tirare in ballo sempre e a ogni piè sospinto il singolo episodio non gradito, come se si trattasse di un’onta da lavare con il sangue? Mah. Tuttavia, tra il citare “Zenith 666” e “Kandrax!” come esempi negativi e ritenere l’intera serie sprofondata nell’abisso del topolinesco (fermo restando che per me Topolino è un fumetto magnifico) ce ne corre. Dunque sarebbero per bambini otto anni di storie? Comprese magari le miniserie “Zagor: le Origini” e “Darkwood Novels”, che hanno raccolto invece ovazioni da più parti? Sarebbero topolinesche la trasferta europea e la saga del destino di Mortimer o quella della morte di Jenny? Boh. Il mio sforzo costante da supervisore è sempre stato quello di stoppare i soggetti che potrebbero sembrare troppo ingenui per gli smaliziati lettori di oggi, e richiamo sempre gli autori a evitare soluzioni troppo ingenue. C’è da notare come molte storie di Nolitta risulterebbero ingenue se proposte oggi (si potrebbe citare “I padroni del fuoco” giusto per fare un esempio). Ma parliamo pure della recente storia ambientata a Golnor che non è piaciuta al nostro implacabile detrattore. Evidentemente non deve essergli piaciuta neppure la storia del “Signore Nero”, scritta da Tiziano Sclavi e illustrata da Franco Donatelli, pubblicata nel 1981. Infatti, Luigi Mignacco ha reso omaggio a quel classico recuperando gli stessi elementi narrativi e iconografici, ispirati peraltro a Tolkien. Topolineschi e per bambini anche Sclavi e Tolkien, dunque. Ne prendiamo atto. Ho trattato l’argomento in questo articolo pubblicato sul mio blog: http://morenoburattini.blogspot.com/2022/06/il-sequel.html. Invito a leggerlo per non stare a ripetermi (e non sembrare monomaniaco come i detrattori di “Zenith 666”). Peraltro sui rapporti tra Zagor e il fantasy ho scritto più volte e curato persino una mostra. Si può leggere un approfondimento anche qui: http://morenoburattini.blogspot.com/2022/04/lo-zagor-western-dei-bei-tempi-che.html.

Di tutte, o di molte, variazioni sul tema del fantastico (declinato come “heroic fantasy”, o anche “sword and sorcery”, magari come “prehistoric fantasy” o alla maniera di “dungeons and dragons”) si hanno decine esempi nella sessatennale saga dello Spirito con la Scure fin dai primissimi albi. L’autore che più di altri si è dedicato a storie fantasy zagoriane è Marco Torricelli, che  spiega  in una intervista apparsa sulla rivista “Ink”: “Per me il fantasy è un tipo di narrazione da utilizzare per raccontare cose che accadono nella realtà, nei giochi di potere e nell’intimo umano, grande mondo da esplorare. Gli elfi, le fate, gli orchi e i draghi sono per me come le maschere della Commedia dell’Arte. Il fantasy, come metafora, può raccontare grandi vicende”.

C’è da notare poi che il successo di film e serie TV come “Il Signore degli Anelli” o “Il trono di spade”, di cicli di romanzi come “Harry Potter” o “Shannara”, di autori quali George R.R. Martin o la nostra Licia Troisi (per non parlare di Dragonero, approdato adesso anche in TV) consigliano di battere qualche volta anche la strada del fantasy, proponendo storie che possano di tanto in tanto incuriosire lettori diversi o più giovani. Direi che un curatore debba fare anche questo. Poi si troverà sempre chi vuole insegnare il mestiere agli altri, o fare l’editore con il torchio altrui. Leggendo questa recensione si ha un’idea di come ci possano essere pareri e gusti diversi.

https://www.ciavula.it/2022/05/mentre-le-ombre-si-allungano-su-golnor-torna-zagor-in-versione-fantasy/.

La prima avventura fantasy di Zagor è sicuramente quella con Marcus, l’Uomo Volante, e i suoi servitori pigmei. Ma poi c’è il Piccolo Popolo de “La danza della scure”, c’è l’avventura con l’“Abisso Verde”, la già citata storia dei Padroni del Fuoco e potremmo continuare a lungo (potremmo anche ritenerle tutte topolinesche senza timore di offendere nessuno). Ma siamo alle solite: ci sono stati tre albi che qualcuno non ha apprezzato. Albi, peraltro, che oltre a essere un omaggio a Sclavi sono piuttosto eccentrici rispetto alle caratteristiche della serie, dato che Zagor non va a Golnor tutti i giorni (mi risulta che ci sia stato tre volte in sessanta anni). Il buon senso pretenderebbe (almeno a me capita di pensare così) che, pazienza, se una storia non è piaciuta a me sarà piaciuta a qualcun altro. No, si pretende sempre una serie su misura dei propri gusti e si ritirano fuori “Zenith 666” e “Kandrax!”, che evidentemente rappresentano un vulnus insanabile. Che dire? Soltanto ribadire il massimo impegno a realizzare storie le meno infantili, rassicurare che di Golnor non sentiremo più parlare finché dipenderà da me, dirsi certi che comunque sia ci saranno sempre quelli che contesteranno.

20Caro Moreno, le è mai capitato di dover interrompere oppure di modificare l’andamento di una storia, in tutta la sua carriera da sceneggiatore anche per testate extra-Bonelli, a causa di avvenimenti accaduti nella realtà e che avrebbero di fatto reso la trama eccessivamente di cattivo gusto?

No. Però è successa una cosa singolare.

Ne parlo qui: https://morenoburattini.blogspot.com/2012/01/lisola-del-mistero.html, e il mio articolo comincia con un confronto significativo fra due immagini.