mercoledì 27 settembre 2017

Lo Zagor che verrà…



Approfittando del fatto che questa settimana non commenterò il n. 208 della CSAC, la cui lunga storia (Lo scettro di Tin-Hinan) è iniziata il numero scorso e proseguirà anche nel prossimo, vi voglio mettere al corrente di alcune anticipazioni UFFICIOSE sulle prossime pubblicazioni che riguardano il nostro eroe preferito.

Tenete ben presente che ciò che scriverò non mi è stato “rivelato” da nessuna fonte ufficiale ma sono semplicemente “voci di corridoio” che ho colto qua e là e che ho “assemblato” per descrivere un ipotetico prossimamente delle novità zagoriane.

Intanto cominciamo col ribadire due o tre notizie che ormai sono diffuse in rete:


1) Finalmente, in occasione di Lucca Comics & Games, verrà presentato il DVD “Noi, Zagor”, il documentario diretto da Riccardo Jacopino uscito nelle sale nel 2013. In allegato ci sarà anche un albo a colori con la prima apparizione di Guitar Jim. Se qualcuno avesse voglia di sentire cosa pensava qualche anno fa il sottoscritto in merito a Zagor e ai problemi che gli appassionati zagoriani hanno con le loro mogli/compagne/fidanzate… comprate il DVD perché lì lo scoprirete!!!


2) Il Gioco di Zagor avrà una edizione in lingua inglese e una in lingua serba.
Quella in inglese sarà edita dalla Move the Game. Si chiamerà Zagor - The Boardgame, e avrà una veste grafica in parte differente. Rispetto alla versione italiana, infatti, la copertina sarà di Rubini (stessa immagine del poster allegato al gioco italiano, ma qui in versione "alba" e non "notte"). Le schede dei personaggi e i personaggi stessi saranno opera dello stesso Rubini, così come il mazzo di carte degli eventi . Sarà un po’ come avere le sequenze più importanti della storia disegnate da Rubini e non da Ferri.
L’edizione serba sarà edita dalla Darkwood, casa editrice che pubblica alcuni fumetti Bonelli e i fumetti della Marvel, della DC e anche quelli francesi. Per la prima volta produrrà un gioco da tavolo. E hanno scelto quello di Zagor. Metà tiratura la faranno con la versione "Ferri" e metà con quella "Rubini".
Inoltre, il gioco è in lizza per il premo Gioco dell'Anno, la cui premiazione si terrà a Lucca.


3) Per ora non è previsto alcun prolungamento di questa “tranche” di storie ripubblicate sulla Collezione Storica a Colori di Zagor di Repubblica. L’ultimo numero sarà effettivamente il 212 del 26 ottobre 2017. Tuttavia ho sentito vociferare che, quando il gap temporale tra le avventure in edicola e queste ristampe sarà più ampio, si riprenderà alla grande.


Passando alle collane da edicola, entro la fine del 2017 leggeremo il secondo Color Zagor dell’anno, che con tutta probabilità sarà Il tesoro fantasma di Marolla/Bisi, mentre nella serie regolare vedremo (con conclusione a gennaio 2018) La vendetta di Smirnoff ad opera di Mignacco/Venturi, alla quale, nel mese di febbraio, potrebbe fare seguito Il ritorno di Blondie, nella storia di Zamberletti/Laurenti.

 

La grande novità sarà quella che i tre Maxi Zagor dell’annata saranno collegati per ragioni narrative da un unico filo conduttore. È anche probabile che (dopo l’ultimo Maxi) vi sia un’interconnessione con la serie regolare. Potrebbe trattarsi di una nuova trasferta zagoriana? Chissà… I titoli di lavorazione dei tre episodi sono: I predoni dell'Ovest di Rauch/Di Vitto, Il ritorno di Alexis di Perniola/Mangiantini e Avventura in California di Rauch/Sedioli.
È chiaro che, nel caso in cui questo spoiler venisse confermato, il secondo Maxi de I racconti di Darkwood, originariamente previsto per fine 2018, slitterebbe nel 2019…


Per sapere se avremo una nuova miniserie di Cico, dovremo aspettare l’esito dei dati di vendita di quella attualmente in edicola. Se i risultati saranno apprezzabili, quasi sicuramente si ripeterà l’esperienza. Altrimenti, aleggia già nell’aria l’idea per un’altra miniserie nell’universo zagoriano ma del tutto differente… sempre di 6 numeri e sempre con 6 disegnatori diversi…


Infine, dopo l’incontro avvenuto con Dragonero due anni fa, il Color Zagor estivo presenterà un team-up dello Spirito con la Scure con un altro personaggio bonelliano… i cui nemici alieni invaderanno Darkwood!!! Anche su questo è già girata qualche notizia in rete, ma preferisco non sbilanciarmi più di così…

Ecco fatto!

Questo è quanto il vostro fotoreporter zagoriano è riuscito a scoprire nelle sue varie incursioni nella sede della S.B.E. e lurkando si internet.

Non mi resta ora che darvi appuntamento ad un prossimo articolo, sempre su questo blog!

giovedì 21 settembre 2017

Zagor Collezione Storica a Colori: I Senza Volto (ZCSC207)


Il duecentosettesimo numero in edicola oggi contiene la conclusione dell’avventura di Zagor contro la progenie del male, la storia completa “Lo scrigno di Manito”, nonché la prima parte della storia “Lo scettro di Tin-Hinan”.

 

LO SCRIGNO DI MANITO

Lo Spirito con la Scure si allea con Winter Snake e Tonka per combattere insieme antichi e comuni nemici.
La misteriosa congrega dei Senza Volto, infatti, ha tentato di uccidere Molti Occhi e Tonka, il capo dei Mohawk: la setta vuole acquisire il potere totale su Darkwood eliminando e sostituendo i sakem e gli sciamani che non vogliono allearsi a loro. Zagor, inoltre, ha un motivo in più per temerli: il suo vecchio nemico Devil Mask si ispirava proprio agli insegnamenti della congrega.
I tre amici seguono le tracce dei loro nemici e scoprono che la setta si riunisce in una caverna ricolma di cristalli giganteschi che circondano un lago di magma infuocato: lo Scrigno di Manito. Riusciti a penetrare nella caverna, Zagor, Winter Snake e Tonka vedono i numerosi adepti che si riuniscono attorno a tre sciamani che indossano la medesima maschera di Devil Mask!
Scoperti, riescono a fuggire facendo esplodere la grotta nel cui crollo vengono coinvolti molti degli adepti. Zagor sospetta fortemente dell’allievo sciamano di Molti Occhi, Osawi, avendo riconosciuto sul suo corpo lo stesso tatuaggio che avevano i tre a capo della congrega, e gli fa credere che Winter Snake e Tonka siano periti anch’essi nell’esplosione.
Quando Osawi chiama a raccolta i suoi adepti, i due pellerossa intervengono in aiuto di Zagor ed hanno facilmente ragione dei nemici. Osawi viene ucciso e i due sciamani superstiti preferiscono gettarsi da una rupe piuttosto che essere catturati vivi, come già aveva fatto Devil Mask ai tempi del suo primo incontro con Zagor.

Numero celebrativo completamente a colori uscito originariamente nel giugno 2011 per festeggiare i 50 anni dalla prima apparizione di Zagor in edicola. Gli eventi narrati si ricollegano a quelli dei numeri 201/203 e 500 della serie (Devil Mask e Magia indiana).
Nel racconto compaiono diversi comprimari della serie, sia come coprotagonisti che come semplici comparse (Winter Snake, Tonka, Molti Occhi, Doc, Rochas, Drunky Duck).
Dopo quasi trent’anni, Moreno Burattini ci rivela finalmente la natura della misteriosa associazione di sciamani a cui apparteneva Devil Mask e della quale avevamo avuto solo dei brevi accenni in passato nelle storie che avevano visto il coinvolgimento di questo avversario.
Dopo che Tiziano Sclavi (nei nn. 201/203) aveva lasciato in sospeso la faccenda e dopo che nel n. 500 lo stesso Burattini aveva riportato sulla scena la minaccia di questa setta (spiegando che Devil Mask ne era un membro), era decisamente ora che il cerchio venisse chiuso.
Per concludere osservo che, essendo questa un’avventura celebrativa, ho trovato molto divertente il prologo dove vediamo Drunky Duck che, per farsi perdonare gli scherzi e le malefatte perpetrate negli anni a suo danno, porta in dono a Cico una torta di compleanno con stampigliato a grandi cifre il numero 50 (che richiama i cinquant’anni di carriera editoriale del fumetto).
I disegni di Gallieno Ferri sono, come al solito, un vero piacere per gli occhi e per lo spirito. È vero, c’è qualche primo piano di Zagor non molto riuscito, ma nel complesso le sue fisionomie sono perfettamente in sintonia con il suo stile dinamico e tenebroso.

Concludo con alcune curiose osservazioni di Moreno Burattini, scritte sul Forum SCLS nel giugno 2011, che – sebbene non strettamente collegate a questo episodio – penso possano interessare gli appassionati.

Giacché questa avventura era stata pubblicata originariamente a colori, per l’occasione qualcuno aveva chiesto a Moreno quale fosse la sua avventura zagoriana “colorata” preferita. Lui aveva risposto così:

Per me, la classifica è questa:
1) Indian Circus
2) Il mio amico "Guitar" Jum
3) Il tesoro maledetto
4) Magia indiana
5) Il ponte dell'arcobaleno
6) Lo scrigno di Manito
7) La corsa delle sette frecce”.

In seguito a questa risposta, qualcuno ha scherzosamente domandato a Moreno se Mauro Boselli fosse a conoscenza che lui considerava Magia indiana migliore de Il ponte dell’arcobaleno. Questa la risposta:

Non è che Il ponte dell’arcobaleno non mi è piaciuta (anzi!), è che non è fra le mie preferire se la metto a confronto con Indian Circus o Il mio amico "Guitar" Jim. Innanzitutto c’è un problema di stampa (resa dei neri) e i colori non sono belli, e già questo fa perdere dei punti rispetto agli altri albi policromi: del resto un albo in technicolor si valuta anche per l’impatto cromatico. Poi, c’è il fatto che la trovata del viaggio di Zagor nell’Aldilà è davvero la cosa più "fantasy" che si possa immaginare, e se a me hanno contestato Il castello nel cielo che si dovrebbe dire di quel viaggio oltretombale? È un’idea tipicamente boselliana, entusiasmante senz’altro, ma si sa che boselliano è il contrario di nolittiano. La trovai sopra le righe rispetto all’ortodossia zagoriana. E poi, quel che più conta, c’è il fatto che si parla, appunto, di Aldilà. Si va a toccare un terreno minato. Si entra nel campo del sacro, del religioso. Mille sono i problemi. Dunque su Zagor si appoggia l’idea di una vita ultraterrena non cristiana, né islamica, né induista? Bianchi e rossi vanno tutti in un "paradiso" western? Anche noi finiremo lì? Buoni e cattivi insieme? Esiste Dio? Ecco, rimasi perplesso e sconvolto di fronte a queste questioni da cui io, come autore, preferirei stare lontano (o affrontare al di fuori degli albi dello Spirito con la Scure)”.

giovedì 14 settembre 2017

Zagor Collezione Storica a Colori: Memorie perdute (ZCSC206)


Il duecentoseiesimo numero in edicola oggi contiene la conclusione dell’avventura di Zagor con il ritorno di Rocky Thorpe, nonché la prima parte della storia “A volte ritornano”.


L’ULTIMO COMBATTIMENTO

Un grande torneo di boxe sta attirando a Portville numerosi pugili da tutta la regione e dagli Stati confinanti. Tra questi, c’è il giovane Fred Balance, promettente allievo di un campione ormai ritiratosi dal ring, Rocky Thorpe, una vecchia conoscenza di Zagor e Cico.
Ma l’incontro con l’amico e il clima di festa che regna sulla cittadina si trasformano ben presto in una drammatica avventura per lo Spirito con la Scure, chiamato a fronteggiare l’improvvisa ostilità degli Oneida, fino a poco prima pacifici ma ora sobillati dal guerriere Pugno Nero, e a cercare di debellare una banda di trafficanti che rifornisce di armi e whisky gli indiani.
Come se non bastasse, qualcuno trama contro Balance perché perda l’ultimo combattimento, quello per cui è favorito: Cletus Serverance, un ricco uomo senza scrupoli, ha fatto rapire la figlia del pugile favorito per la vittoria affinché perda l’incontro e gli faccia guadagnare un sacco di soldi scommettendo sull’avversario.
Impegnato su due fronti, Zagor indaga per ritrovare la ragazza rapita e lotta per impedire che un nuovo carco di fucili e di whisky giunga agli indiani. Riuscirà in entrambi gli intenti, riportando la piccola Jenny al padre prima della fine dell’ultimo combattimento, sconfiggendo in duello Pugno Nero e liberando Portville dagli intrallazzi criminali di Severance.
Rocky Thorpe e Fred Blance decidono di ritirarsi dal mondo della boxe, ritenendolo frequentato da troppe persone disoneste, ed acquistano una piccola fattoria nei pressi della cittadina.

In questa terza avventura sceneggiata da Diego Paolucci per lo Spirito con la Scure (dopo Neve rossa del 2004 e Il sepolcro dello stregone del 2009) assistiamo al ritorno di Rocky Thorpe, il pugile che era stato sconfitto da Zagor nel lontano Sfida al campione (nn. 183/184) e che poi era diventato suo amico.
Il soggetto presenta elementi classici del filone “avventure di frontiera”, un genere di storie che fanno parte della tradizione zagoriana quanto quelle horror, fantastiche o fantascientifiche: qui abbiamo le tribù in rivolta, i mercanti d’armi e di whisky ed il torbido ambiente del pugilato.
Paolucci sembra sia a suo agio nell’elaborare trame che presentano all’eroe una “doppia minaccia” (già in Neve rossa, c’era il duplice pericolo della neve e dei banditi e indiani insieme), e in questo caso mescola la classica trama dei pellerossa imbruttiti dall’alcool con quella di due pugili coinvolti in una brutta faccenda di rapimento e ricatto.
Purtroppo la storia non riesce a decollare del tutto.
Il personaggio di Rocky Thorpe godeva di notevoli potenzialità inespresse. La storia che lo aveva fatto debuttare nella saga zagoriana aveva utilizzato l’ambientazione pugilistica in chiave sostanzialmente di commedia: con questa avventura si potevano evidenziare altri registri e certamente la durezza dell’ambiente pugilistico ottocentesco avrebbe potuto ispirare una vicenda drammatica e di spessore; per non parlare del rapimento della bambina, un tema che, se gestito adeguatamente, avrebbe generato tensione nel lettore.
Invece la narrazione scorre sobria, pulita, senza sbavature né pesantezze ma non riesce a coinvolgere pienamente. Nella seconda parte, poi, Paolucci punta tutto sull’azione (presentando, se non altro, uno Zagor indomito e buone sequenze di lotta) ma lascia in secondo piano Thorpe e l’ambiente del pugilato. Comunque mi è sembrata azzeccata la scelta di presentarci il Bisonte del Missouri in versione “matura”, divenuto ormai allenatore e manager di un giovane talento.
I disegni di Alessandro Chiarolla sono sempre di alto livello, dinamici e fluidi; i volti dei personaggi hanno una grande espressività che evidenzia bene le emozioni provate dagli stessi.

                                                                                      * * *


LA PROGENIE DEL MALE

Una frana, causata dalle forti piogge, riporta alla luce l’ingresso di una caverna che avrebbe dovuto rimanere celata per sempre, mentre una strana e minacciosa visione fa tornare a Zagor la memoria su eventi lontani che erano stati cancellati dalla sua mente. Lo Spirito con la Scure si trova improvvisamente coinvolto in una drammatica avventura, sospesa fra passato e presente, costretto ad affrontare una minaccia creduta sepolta e a prepararsi per nuovi, drammatici eventi che si annunciano per l’imminente futuro.
Una frana ha infatti riportato alla luce un’enorme cavità sotterranea, denominata l’Abisso Verde, dalla quale tanto tempo prima era uscito una sorta di mostruoso dinosauro che era stato ucciso da Zagor, il quale ne aveva poi sigillato la grotta di accesso. Dal suo fondo ora emergono altre creature mostruose.
Zagor, accompagnato da Cico e da un gruppo di indiani Oneida, discende nell’abisso per scoprire che cosa vi si nasconda. Intanto, dal passato dello Spirito con la Scure, i frammenti di una memoria che gli era stata cancellata dalla sciamana Shyer tornano a galla, creando un inquietante collegamento con il presente: i ricordi che riaffiorano sembrano infatti legati proprio al segreto celato nella grande caverna.
Dopo aver affrontato mostri giganti di diverso genere (pipistrelli, un serpente d’acqua, degli insetti e dei draghi – i cosiddetti Unktehi – uno dei quali era stato sconfitto da Zagor nell’avventura Darkwood Anno Zero) Zagor raggiunge un’antica città tecnologica che si rivela essere un avamposto di Mu, l’antica civiltà che si contendeva con Atlantide il controllo del pianeta, dove vengono “allevati” i mostri giganteschi in vista della guerra contro Atlantide.
Giunto al centro di comando della città, Zagor riesce ad entrare in contatto con l’intelligenza artificiale che governa l’avamposto (grazie a una lingua sconosciuta insegnatagli dalla sciamana  Shyer e ora tornatagli alla memoria), convincendola a smettere la sua attività poiché ormai la guerra tra le due civiltà è terminata da millenni.
L’avamposto, allora, si autodistrugge e Zagor e i suoi compagni fanno appena in tempo a mettersi in salvo prima che l’abisso e quanto contiene collassi su se stesso. Al termine assistiamo a un ultimo scorcio del passato di Zagor e Shyer, dove questa rivela che egli avrà un ruolo importante nel continuare la guerra contro le creature antiche che minacciano la terra. Quando verrà il momento, Zagor sarà pronto (come successo in questa avventura) e potrà decidere se combattere o no questa guerra infinita.

Ci troviamo a mio parere di fronte ad una storia “anomala”, in molti sensi, che al suo apparire nelle edicole ha suscitato commenti contrastanti tra i lettori.
Intanto v’è da dire che si tratta di una storia di “collegamento”, ideata per fungere da prodromo alla prossima trasferta sudamericana. Ma non solo.
La sua funzione di “collegamento” è ancora più significativa in quanto mette ordine nel passato zagoriano con agganci filologicamente raffinati a molteplici storie del nostro eroe: dalla remota L’abisso verde, alle più recenti Darkwood Anno Zero, Le sette città di Cibola e Il mistero dell’unicorno.
A mio parere, già solo il ritorno all’abisso verde e l’approfondimento sulle origini del mostro di quell’avventura varrebbe un plauso, ma ad arricchire il tutto abbiamo anche le visioni di Zagor e gli echi dal passato che emergono pian piano, generando tante supposizioni per il futuro dell’eroe che tengono col fiato sospeso.
Riuscire a ricollegare diverse storie pubblicate a decenni di distanza, rendendole parte di un unico grande disegno (naturalmente non voluto all’origine), senza snaturare nessuna di esse era un’opera non facile: ma Moreno Burattini la realizza ottimamente, centrando il bersaglio e creando una sorta di continuity che, a ben vedere, fa di Zagor un fumetto molto più moderno di quello che taluni possono pensare.
Burattini riesce a coinvolgere il lettore con continue citazioni e con una sceneggiatura “all’antica” che utilizza fortemente le didascalie ma al contempo scorrevole, con un eroe impavido, un pizzico di mistero, scenari sia avventurosi che tecnologici ed una conclusione inquietante, poetica e spettacolare.
In questa vicenda vengono sapientemente amalgamati tra loro diversi elementi fantastici, creando una sorta di affresco dove Zagor, fedele al proprio ruolo, è pieno protagonista ma dove non tutto viene – volutamente – spiegato fino in fondo. La storia, infatti, viaggia su due piani differenti ma uniti da un comune denominatore: Zagor! È lui infatti il predestinato che, grazie all’aiuto della sciamana Shyer, è stato scelto per combattere una “grande minaccia” che dovrà affrontare in terre lontane e da cui dipenderà il futuro del mondo. Il riferimento all’eterna lotta tra gli Unktehi e gli Uccelli Tuono è palese, visto che sia Shyer che Zagor sono stati “scelti” per questo scopo sia pure in luoghi e tempi diversi.
La progenie del male è una sorta di storia-manifesto, un “mostrare le intenzioni” (le sequenze visive del futuro prossimo stanno a dimostrarlo) che permette di far comprendere, sia al lettore abituale che a quello occasionale, come il bello debba ancora venire e come sia lecito aspettarsi molti colpi di scena nelle storie future.
Per quanto riguarda i disegni, Massimo Pesce è migliorato rispetto alle sue ultime prove. Se alcune tavole presentano poca cura dei dettagli, altre sono invece davvero spettacolari: la lotta con il serpente gigante, l’apparizione della città sommersa, il laboratorio con i sauri.
Alcuni primi piani di Zagor sono di qualità altalenante, mentre stupenda è la resa grafica di Shyer.

Concludo riportando qui di seguito la sceneggiatura di Moreno Burattini della tavola n. 32 dell’albo A volte ritornano perché la possiate confrontare con il lavoro finito:

TAVOLA 32

Vignetta 1

Kiab fa cenno a Sapaw di fermarsi. L’inquadratura lo mostra frontale a pochi passi dal ciglio dell’abisso che si vede a pagina 72 del TuttoZagor n. 13 “L’abisso verde”, ma l’abisso qui non si vede, si vede soltanto il ciglio (il resto è in basso fuori campo, lo vedremo subito dopo). Luminosità dal basso, davanti a loro.

KIAB - Fermo! Qui davanti a noi la galleria finisce in un crepaccio! E il suolo è viscido! Meglio avvicinarsi con cautela per guardare di sotto!

SAPAW - !

Vignetta 2

Kiab e Sapaw di spalle si affacciano all’abisso davanti a loro, ma essendo noi lettori dietro, ancora non vediamo quello che vedono loro.

KIAB - Guarda! E’ da qui che giunge la luce verdastra di cui vedevamo il chiarore!

SAPAW - Woah! Ma è incredibile!

Vignetta 3\4\5\6

Doppia striscia.

Vignettone spettacolare e panoramico ispirato alla vignetta 4 di pagina 72 del TuttoZagor n. 13 “L’abisso verde”. Se guardi quella vignetta di Ferri capisci subito come sia facile e suggestivo “ingrandirla” (cambiando inquadratura, o anche lasciando la stessa) in modo da ricreare la stessa suggestione del formato a striscia nel quale uscì quella storia originariamente, potendo sfruttare le potenzialità del formato più grande di cui disponiamo oggi. I due giovani pellerossa si affacciano a guardare verso il fondo.

SAPAW – E’ un vero e proprio abisso! Un ABISSO VERDE!
 

giovedì 7 settembre 2017

Zagor Collezione Storica a Colori: Il seme della follia (ZCSC205)



Il duecentocinquesimo numero in edicola oggi contiene la conclusione dell’avventura di Zagor a Windy Rock, la storia completa “Uomini senza legge”, nonché le prime pagine della storia “Il grande torneo”.


UOMINI SENZA LEGGE

Zagor, Cico e il loro amico sceriffo Jim White, con un gruppo di uomini ai suoi ordini, sono sulle tracce di una banda di sanguinari rapinatori, guidati dallo scaltro Sharp, in fuga dopo il loro ultimo colpo. Dopo essersi divisi in due gruppi, la caccia si trasforma in un  viaggio nell’incubo, quando alcuni fuggitivi e gli inseguitori capeggiati dallo scriffo giungono a Truth, un villaggio nelle mani di un folle predicatore, padre Bloom, a capo di una setta di invasati.
Il reverendo Bloom e i suoi adepti, dopo aver messo le mani sul bottino del fuorilegge Sharp e fatto fare una brutta fine alla sua banda, sono decisi a non restituirlo allo sceriffo White.
Anche Zagor e Cico, intenzionati a ricongiungersi all’amico Marshall dopo avere eliminato i componenti della banda che inseguivano e recuperato parte del bottino, arrivano al villaggio dei folli e lì si accorgono di dover lottare per salvare non soltanto la propria pelle, ma anche quella dei due unici innocenti tra gli abitanti della valle, il piccolo Josh (un bambino sordomuto ma dotato di improvvise e involontarie “premonizioni”) e sua madre Shana.
A complicare la faccenda c’è anche il bandito Sharp che non è affatto morto come crede Bloom: lo Spirito con la Scure dovrà contare su di lui per uscire vivo da una situazione che si fa via via più drammatica.
Grazie all’aiuto di Sharp (che è sì un bandito ma non un assassino) e all’intervento risolutivo degli indiani Seneca (perseguitati a suo tempo da Bloom) il reverendo e i suoi seguaci vengono sterminati; a Sharp viene concessa una possibilità di redenzione, rimanendo a rifarsi una vita insieme a Shana e al piccolo Josh.

Dopo averci accompagnato fra i misteri di un “orrore sepolto”, questa volta Jacopo Rauch ci regala una bella storia prettamente di genere western, imbastendo una trama ancora una volta imperniata su una molteplicità di personaggi estremamente “vivi” e capaci di emozionare il lettore a più livelli (a volte affinità, a volte sospetto, ma anche condanna e vergogna).
Una vicenda piena d’azione, resa ottimamente dai pennelli di Raffele Della Monica, perfettamente adatti agli ambienti ivi descritti (sia cittadini che boschivi).
Tra i coprotagonisti, spiccano sicuramente il bandito Sharp e il predicatore Bloom. Il primo ricopre bene la figura dell’antagonista/alleato, malvivente ma dotato di un proprio senso dell’onore; il secondo, invece, non lo si può non disprezzare: forse non tanto perché veramente cattivo, ma perché “interpreta” i dettami di una religione che dovrebbe insegnare l’amore “piegandola” ai propri biechi fini di potere, ricchezza e sadismo.
Molto “nolittiana”, infine, la possibilità di redenzione offerta da Zagor (in modo alquanto scettico, in verità) al bandito Sharp, che con la positiva vicinanza di Shana e Josh potrà riscattarsi da suo passato criminale.

In chiusura, riporto alcune risposte date da Jacopo Rauch alle domande dei forumisti di SCLS in merito a questa storia.

A chi gli faceva i complimenti per le sue sceneggiature e per il suo “sodalizio zagoriano” con Raffaele Della Monica e gli domandava se per il reverendo Bloom si fosse ispirato a qualche personaggio in particolare, Jacopo rispondeva:

Grazie per i complimenti, anzitutto. Sono contento che la mia modesta produzione abbia i suoi fans. Annoto con grande piacere.
Brevemente, su Uomini senza legge, ritengo che Della Monica abbia contribuito non poco alla sua riuscita. Passo a lui gran parte dei meriti e auspico fervidamente di rilavorarci insieme quanto prima.
Su Zacary Bloom. Che devo dirti?
1) Non so da dove derivi questo mio gusto, ma trovo affascinante la figura letteraria del predicatore. In particolare quella del predicatore-guerriero.
2) Trovo poi particolarmente detestabili i fanatici religiosi d’ogni credo (siano essi in buona fede o ipocriti).
Dalla sintesi delle due cose nasce (e muore) Zacary Bloom. Personaggio odioso, che però mi affascina.
Per definirlo, direi che ho attinto da varie figure che compaiono qua e là in letteratura e film, ma non mi sono ispirato a nessuna in particolare. Comunque, non a Preacher (quello de L’Angelo della Morte), con il quale Bloom mantiene una differenza fondamentale. Preacher è uno psicopatico, mentre Bloom è un lucido malfattore”.

A chi osservava che in questa storia era stato molto “nolittiano” ma criticava l’ultima vignetta che a suo parere imitava troppo quelle “alla Tex” (con la battuta di Zagor a Cico mentre galoppano: “Le vie del Signore sono infinite”), lo sceneggiatore rispondeva così:

In realtà tutta la storia è molto atipicamente western per essere Zagor (col nostro eroe a cavallo a inseguire rapinatori di banche). Il finale, con una bella galoppata nel sole morente, mi sembrava adeguata allo stile del tutto. Diciamo che ci stava”.

lunedì 4 settembre 2017

Una macchina per scrivere davvero speciale (visita alla redazione del 29.08.2017)




Macchina PER scrivere o macchina DA scrivere?
Ricordo perfettamente la mia professoressa di italiano delle scuole medie che insisteva molto sul fatto che la locuzione giusta fosse quella con la preposizione PER.
Consultando il sito dell’Accademia della Crusca ho scoperto che i dilemma ‘da o per scrivere’ nasce dall’opinione che espressioni costruite con un sostantivo seguito da DA + INFINITO, come appunto macchina da scrivere, debbano interpretarsi in italiano come equivalenti a ‘macchina che deve essere scritta’ e non a ‘macchina con cui si scrive’ o ‘macchina che serve a scrivere’. In altri termini, la preposizione DA seguita da INFINITO conferirebbe al verbo valore passivo e all’intera espressione un significato di ‘necessità’ e non una configurazione di fine o scopo. Quest’ultima sarebbe invece correttamente espressa dal costrutto formato con PER + INFINITO. Da qui l’idea che accettare l’uso di macchina da scrivere in luogo della “più corretta” alternativa macchina per scrivere sia una concessione all’illogicità della lingua parlata.
In realtà la preposizione da (che come tutte le preposizioni è polifunzionale, serve cioè ad esprimere molti e diversi significati) annovera fra i suoi valori anche quello di fine o scopo e non conferisce necessariamente all’infinito un valore passivo. Più precisamente, sia quando è seguita da un infinito che quando è seguita da un sostantivo, la preposizione da può essere usata per indicare lo scopo, la destinazione dell’oggetto di cui si parla, l’uso o la funzione a cui esso è adibito. Pertanto, forme come macchina da scrivere o da cucire sono, oggi, pienamente accettate.
Comunque, personalmente continuo a preferire la locuzione “macchina per scrivere”, che ho utilizzato nel titolo di questo post.

Perché questa lunga premessa? Perché martedì scorso, approfittando degli ultimi giorni di vacanza, mi sono recato a Milano con mia figlia Beatrice che voleva fare un giro in S.B.E. e salutare Moreno Burattini e in quell’occasione ho potuto fotografare, tra le altre cose, la mitica macchina per scrivere di Giovanni Luigi Bonelli, quella su cui hanno preso forma concreta tantissime storie di Tex e di molti altri eroi!

Ecco a voi tutte le foto scattate durante la visita:

Moreno Burattini e Beatrice
con gli ultimi numeri di Zagor e Cico

Moreno Burattini in pizzeria

Un tronchetto di legno con Zagor e Cico
realizzato da un appassionato

Giorgio Giusfredi e Beatrice
con il prossimo numero di Dampyr da lui sceneggiato

Due tavole di Alessio Fortunato
per una storia in lavorazione di Dampyr
sceneggiata da Giorgio Giusfredi

Beatrice vicino ad uno dei juke-box di Sergio Bonelli

Beatrice e Dylan Dog

Beatrice e Moreno Burattini nei corridoi della S.B.E.


Due graziosi quadretti riproducenti le tavole
dell’albo Cico Story

Una pagina di sceneggiatura originale di Gianluigi Bonelli

Ed ecco infine la mitica macchina per scrivere di Gianluigi Bonelli,
con disegni fatti di suo pugno su tutto il coperchio esterno!




Per ora è tutto! Vi do appuntamento ad un prossimo articolo
nel quale parlerò delle “voci di corridoio” che ho captato qua e là
in merito alla prossima annata zagoriana…