Il settantasettesimo
numero, che troverete in edicola domani, contiene la conclusione
dell'avventura contro Thunderman, nonché la prima parte della storia “Lupo
Solitario”.
IL MAGO DELLA PIOGGIA (Thunderman!)
A Darkwood la siccità mette in pericolo la vita
delle tribù indiane.
Un bizzarro
scienziato (Charles Dickwick, il cui nome richiama Charles Dickens e il suo
romanzo Il Circolo Pickwick) ha inventato un macchinario che, a suo
dire, è in grado di “fabbricare” la pioggia e con esso si reca presso la tribù
degli Shawnee. Il malvagio assistente di Dickwick, Alfred Bannister, uccide lo
stregone Shawnee per impossessarsi dei suoi preziosi monili ma, scoperto da
Zagor, si dà alla fuga sul carro dove è stata posizionata la macchina della
pioggia.
Questa
comincia a funzionare nei pressi della Roccia che Brucia, una pietra
radioattiva che attira un fulmine su Bannister proprio mentre questi la sta
toccando. Il malvagio scompare, solo per riapparire poco dopo dotato del potere
di scagliare fulmini dalle mani. Trasformato
in un micidiale super-uomo, il malvagio individuo indossa un macabro costume con
un teschio disegnato sul petto e si fa chiamare Thunderman, l’Uomo Tuono!
Inseguito da
Zagor, Thunderman rapina banche e fattorie, finché il suo potere declina. Per
recuperarlo ritorna alla roccia radioattiva, dove viene nuovamente colpito da
un fulmine attirato dalla macchina della pioggia, ma stavolta ne viene ucciso.
Contemporaneamente
comincia davvero a piovere su Darkwood...
Spiace dirlo,
ma Sclavi con questa avventura ha fatto proprio un buco nell’acqua... Laddove
Nolitta era riuscito a portare il “mondo dei supereroi” a Darkwood con le
riuscitissime storie di Iron-Man e Supermike, qui l’autore di Broni riesce solo
a scrivere una storia sconclusionata e a tratti ridicola.
Quand’anche,
come ha scritto Stefano Priarone nello Zagor Index 101-200, Sclavi abbia
scritto a bella posta una siffatta sceneggiatura per omaggiare i B-Movies di Ed
Wood, con questa operazione non si è mostrato per nulla rispettoso nei
confronti del personaggio di Zagor e dei suoi lettori...
I disegni
grotteschi di Gamba, purtroppo, non fanno altro che affossare ancora di più la
storia...
* * *
LUPO SOLITARIO
La fredda morsa dell’inverno stringe la
foresta di Darkwood.
Uno
sconosciuto pellerossa aggredisce Zagor e con lui ingaggia una lotta all’ultimo
sangue. L’indiano ne esce sconfitto e umiliato, ma se ne va senza alcuna
spiegazione e rivelando solo il proprio nome: Lupo Solitario.
Poco dopo
nella capanna di Zagor giunge un uomo bianco, Steve Warren, che è sulle tracce
di Lupo Solitario per ucciderlo. I due uomini si danno la caccia a vicenda, ma
oscure sono le motivazioni che muovono
i due antagonisti.
Alla fine lo
scontro è inevitabile: Lupo Solitario ferisce gravemente Warren e fugge di
nuovo. Zagor soccorre il bianco e lo ospita nella sua capanna, andando a
chiamare un dottore perché lo curi. Quindi insegue Lupo Solitario e,
raggiuntolo, lo convince a spiegargli le motivazioni di tanto odio. Lupo
Solitario rivela che, anni prima, Warren gli ucciso la moglie e il figlio per
farsi rivelare la provenienza di alcune pepite d’oro da loro possedute.
Consegnato
alla giustizia, Warren subisce un regolare processo che sembrerebbe concludersi
con un’assoluzione; sennonché Lupo Solitario si presenta personalmente in
tribunale a deporre contro Warren, che viene così condannato. Per una volta, la
giustizia dei bianchi ha trionfato anche per i pellerossa!
Storia
struggente e malinconica di Sclavi (qualcuno l’ha definita, probabilmente non a
torto, la sua migliore prova zagoriana), il cui finale positivo e liberatorio
fornisce finalmente un’occasione di riscatto a tutto il popolo rosso. Ad un
personaggio prettamente negativo come Warren, che cerca solo la vendetta, si
contrappone Lupo Solitario la cui disperata sete di giustizia viene alla fine
appagata.
I disegni crepuscolari di un bravissimo Donatelli completano degnamente
l’opera.