mercoledì 28 gennaio 2015

Zagor Collezione Storica a Colori: Le stagioni dell'odio (ZCSC155)





         Il centocinquantacinquesimo numero, che troverete in edicola domani, contiene la conclusione dell'avventura di Zagor con Kelso, nonché la prima parte della storia “Fratelli di sangue”.


GLI STERMINATORI

Zagor va nel Sud degli States, chiamato da un vecchio amico, un ex scout di nome Bob. La regione è sull'orlo di una guerra indiana, causata da una banda di desperados che uccide uomini bianchi facendo apparire i delitti come opera dei pacifici indiani Creek. Il leader dei criminali è un feroce assassino, chiamato Kelso.
Grazie alle rivelazioni di Blevins, un ex soldato diventato prete, si apre uno squarcio sul passato di Kelso. Il sanguinario desperado era un ufficiale dell'esercito, divorato dall'odio per gli indiani, al punto che, un giorno, i suoi scout pellerossa si ribellarono, crivellandolo di colpi. Ma Kelso è sopravvissuto, trasformandosi in una inarrestabile macchina di morte!

 Questo racconto di Maurizio Colombo, crudo e realistico, è lineare e ricco d’azione.
Kelso, l’avversario di turno, violento e spietato, ha la singolare particolarità di essere un amante della letteratura e assolda addirittura uno scribacchino perché ne decanti le sue gesta; ciò gli conferisce una caratterizzazione abbastanza inedita.
Peccato che Cico venga rappresentato come un sempliciotto, che vi sia una sovrabbondanza di richiami (poco usuali in Zagor) agli spaghetti western, e che lo Spirito con la Scure perda un po’ della sua carica di umanità e venga rappresentato come un raddrizza-torti sicuro di sé, ruolo che solitamente non gli appartiene.
I disegni di Dotti (qui alla sua seconda e – ahimè - ultima prova zagoriana dopo lo Speciale n. 9 L’angelo della morte) sono molto documentati e rappresentano fedelmente sia i costumi degli indiani Creek che le divise della cavalleria dell’epoca. I suoi paesaggi sono di una bellezza selvaggia ed assolutamente realistica, il suo “west” è polveroso, cupo e di grande effetto.

giovedì 22 gennaio 2015

Zagor Collezione Storica a Colori: Un piano diabolico (ZCSC154)




         Il centocinquantaquattresimo numero in edicola oggi contiene la conclusione della nuova avventura di Zagor contro Mortimer, nonché la prima parte della storia “Gli sterminatori”.


LA VENDETTA DI MORTIMER

È tornato! Mortimer è a Darkwood, per vendicarsi di Zagor. Grazie alla sua complice Sybil e alla sua abilità nei travestimenti, il diabolico criminale fa arrestare Tonka per un delitto che non ha commesso. E lo fa condannare ai lavori forzati a vita nel carcere di Hellgate, l'Inferno dei Vivi!
Il piano di Mortimer sembra infallibile. Zagor deve assolutamente liberare Tonka dal carcere di Hellgate, ma il diabolico re del travestimento ne approfitta per far evadere un detenuto della cui collaborazione ha bisogno, e per far emettere un mandato di cattura contro lo Spirito con la Scure...

 È una vicenda appassionante e complessa quella che vede il ritorno di Mortimer, il terribile avversario ideato da Burattini dotato di un’importante statura psicologica al punto da rappresentare un’autentica incarnazione del Male.
Il vedere, poi, uno dei più fedeli amici di Zagor processato ed incarcerato a Hellgate costituisce un’esperienza davvero sconvolgente per il lettore zagoriano. Di fronte ad una situazione così drammatica, lo Spirito con la Scure reagisce con determinazione, e proprio grazie alla sua proverbiale generosità scopre l’esistenza del complotto ai suoi danni ed il suo artefice.
Mortimer, anche lontano dall’ambiente cittadino dove l’avevamo conosciuto la prima volta, mantiene intatto tutto il suo fascino e questa volta aggiunge un pizzico di malvagità in più inserendo nel suo piano, quasi un piccante condimento al suo colpo, la vendetta contro Zagor.
Anche in questo secondo episodio lo scontro tra Zagor e Mortimer è tutto giocato sull’astuzia e, per buna parte della storia, sulla distanza fisica tra i due personaggi; la vignetta finale, poi, ci fa capire che i conti non sono affatto chiusi, come potrebbe sembrare, e che il nostro genio del crimine aveva addirittura preventivato anche una possibile sconfitta!
Abbiamo inoltre diversi comprimari di spessore e ben caratterizzati, che danno un contributo prezioso alla storia. Due su tutti: Sybil, la donna di Mortimer, ed un personaggio “minore” nolittiano, quel dott. Hogan che aveva permesso l’evasione dell’eroe da Hellgate nello storico episodio L’inferno dei vivi, protagonista proprio nel finale di questa vicenda.
Strepitosi i disegni di Ferri.

mercoledì 14 gennaio 2015

Zagor Collezione Storica a Colori: Tragedia a Fulke Pass (ZCSC153)




            Il centocinquantatreesimo numero, che troverete in edicola domani, contiene la conclusione dell'avventura di Zagor con Johnny Nakiar, la storia completa “I mercenari”, nonché le prime pagine della storia La vendetta di Mortimer”.


I MERCENARI

L'ingegner Percy ha scoperto che un errore di progettazione della diga di Fulke Pass rischia di far franare una montagna nel bacino artificiale, rovesciando una enorme massa d'acqua sul villaggio a fondo valle. Ma Quimby, il potente padrone della locale miniera, non vuole che gli abitanti sappiano la verità e decide di far eliminare Percy.
Nel contempo Zagor deve fermare i feroci mercenari del colonnello Hawes, ingaggiati da Quimby per combattere gli indiani Tuscarora, che si erano opposti alla costruzione della diga. Ma la natura, stanca di essere offesa dalla cupidigia dell'uomo, si ribella: la diga crolla e una valanga liquida precipita verso il villaggio di Fulke Pass!

Questa ottima storia di Moreno Burattini è una corale vicenda western, ispirata allo straripamento della diga del Vajont che nel 1963 causò un migliaio di vittime, in cui emergono le tensioni legate allo sfruttamento delle miniere aurifere e ai delicati rapporti con le popolazioni pellerossa.
Nella prima parte della vicenda Zagor rimane un po’ ai margini ma poi torna pienamente al centro dell’attenzione con la sua reazione dura, astuta e coraggiosa nei confronti dei nemici, il cui momento clou è il duello all’alba tra lo Spirito con la Scure e il capo dei mercenari. Avvincente la gara di tiro (che si svolge in parallelo all’attentato all’ingegnere); bella e dinamica la fuga di Zagor e dell’indiano tuscarora lungo il canale artificiale dell’acqua.
Molto ben tratteggiate tutte le figure dei comprimari: Chuck, l’avido cercatore d’oro; Percy, il responsabile ingegnere; Quimby, il signorotto locale; Hawes, il fanatico colonnello; ma soprattutto la bella figura femminile di Geena, la barista, con il suo desiderio di affrancarsi da uno stato di sudditanza (fisica e psicologica) attraverso la ricerca di un affetto sicuro, che alla fine fortunatamente riuscirà a trovare.
Significativo il messaggio che il lettore trae dal finale: solo la solidarietà umana può liberare le persone dall’arroganza dei prepotente.
Ottimo il lavoro grafico di Pesce, anche se si nota qualche vignetta meno curata delle altre.

mercoledì 7 gennaio 2015

Zagor Collezione Storica a Colori: Serial killer (ZCSC152)




        Il centocinquantaduesimo numero, che troverete in edicola domani, contiene la conclusione dell'avventura di Zagor a Golgotha, nonché la prima parte della storia “Lampo mortale”.


PAURA SULL’ALTA SIERRA

Un serial killer si aggira sulle montagne. Attacca i trapper della regione del Green River e li uccide, gettandoli nelle fauci dei suoi feroci cani. Ha rapito il marito di Joanna Ashley e lo tortura selvaggiamente: più che un uomo è una belva assetata di sangue!
Zagor, Cico, Doc e Joanna, alla ricerca del marito di quest’ultima,  giungono in un luogo desolato chiamato Golgotha: un allucinante villaggio popolato di relitti umani, il cui leader è lo spietato Eldon Jarret. E c’è un misterioso legame fra Jarret e il selvaggio serial killer delle montagne…

Interessante avventura contraddistinta da un nuovo doppio esordio: lo sceneggiatore Stefano Marzorati – già autore di diverse storie di Mister No, collaboratore di Bonelli da molti anni, nonché responsabile dell’Ufficio Stampa della Casa editrice – e il disegnatore romano Roberto D’Arcangelo.
E’ una storia insolitamente raccapricciante per i “canoni” zagoriani, che tuttavia riesce a non cadere mai nel cattivo gusto. La sceneggiatura  è avvincente e anche il personaggio di Cico è ben utilizzato e coprotagonista simpatico, sensibile e discreto (soprattutto nella prima parte); forse Zagor appare un po’ troppo “vulnerabile” e meno risoluto rispetto al solito, ma ci può stare.
L’inizio della storia, agghiacciante e cruento, incuriosisce il lettore mostrando subito il nemico di turno, spietato e misterioso; non mancano poi ritmo ed emozioni, ottima l’ambientazione innevata delle montagne che arricchisce l’angoscia e la sensazione di paura che circonda i personaggi.
 I cittadini di Golghota, decisamente brutali e infelici, mi hanno richiamato alla mente i film Le colline hanno gli occhi e Un tranquillo week-end di paura, e contribuiscono a rendere intrigante la storia. La figura di Caleb ricorda in più di una scena la sofferta esistenza del mostro di Frankenstein: impara a leggere e rimane affascinato da alcuni testi scritti, ha un desiderio di vendetta nei confronti di un padre che tale non è stato, desiderio che poi matura sino ad esplodere nei confronti di ogni essere umano, e nel finale, tragico, crudo e violento come tutta la vicenda, si ricongiunge al padre per l’eternità.
Ottima questa prima prova di D’Arcangelo, che disegna in modo eccellente sia i protagonisti che i maestosi ed evocativi scenari innevati (a tratti mi ha ricordato alcuna tavole di Ivo Milazzo).

* * *


LAMPO MORTALE

Johnny Nakiar è un indiano Shawnee, figlio del capo Freccia Rossa, ucciso dai soldati. Il suo mentore è stato il boss Mulligan, che lo ha trasformato in un killer a pagamento. Ma, scoperto che Mulligan era in combutta con il colonnello Wallace, l'assassino del padre, Johnny uccide Mulligan e va alla caccia di Wallace. E la sua pista si incrocia con quella di Zagor.
Johnny Nakiar combatte contro l'esercito personale di Wallace: Zagor lo segue, intenzionato a impedire che l’indiano si faccia giustizia da solo. Ma gli uomini di Wallace sono molti, Johnny è consumato dalla sete di vendetta e neppure lo Spirito della Scure può impedire che la vicenda abbia un tragico epilogo.

Nuova storia scritta da Maurizio Colombo (con i disegni di Cassaro), il quale nella prima parte sembra confermarsi come un buon interprete delle regole dell’universo zagoriano, mentre nella seconda sembra smarrire la consonanza con i personaggi della serie.
Poco coerente è soprattutto lo sviluppo del rapporto tra Zagor e Nakiar (personaggio ispirato ai film di John Woo) allorquando quest’ultimo tenta di uccidere lo Spirito con la Scure nonostante l’amicizia che sembrava essere nata tra i due. Inoltre il buon Cico è ridotto ad una grottesca macchietta che trascorre tutto l’episodio a litigare con la sua cavalcatura (una asino alla Sancio Panza), salvo nel finale dove, con una trovata improbabile, manipola adeguatamente il teste del processo.
Il racconto si dipana, poi, attraverso continue scene d’azione che rimandano alla tradizione degli spaghetti western, con evidenti omaggi a questi.
D’altro canto, interessanti sono il discorso fatto da Zagor sui valori della dignità e della giustizia e la condanna dei massacri ai danni degli indiani e della mentalità razzista che alberga nell’esercito degli Stati Uniti.

giovedì 1 gennaio 2015

Zagor Collezione Storica a Colori: Zagor la leggenda! (ZCSC151)




              Il centocinquantunesimo numero in edicola oggi contiene la conclusione dell'avventura di Zagor contro Rakosi e Ylenia, la storia completa “Il ponte dell’arcobaleno”, nonché la prima parte della storia “Paura sull’alta sierra”. 


IL PONTE DELL’ARCOBALENO

          Samuel, Forrest e Warren Kinsky  giungono a Darkwood con l’intento di arrestare Zagor per l’uccisione del loro fratello Salomon. Allora Zagor convoca il consiglio delle tribù di Darkwood per rivelare loro di essere il figlio del massacratore degli Abenaki, Mike Wilding.
        Con la sola eccezione di Tonka e Molti Occhi, i capi tribù (soggiogati da una droga sparsa nell’aria dai fratelli Kinsky) rinnegano Zagor e lo costringono alla fuga.
      Lo Spirito con la Scure incontra la strega indiana Jayla, che lo fa cadere in catalessi permettendogli così di varcare il Ponte dell’Arcobaleno che conduce nel Regno dei Morti, generato all’alba dei tempi da Athaska, un valoroso guerriero che non aveva mai accettato l’esistenza della Morte e che aveva osato sfidare Manito scagliando la sua lancia oltre l’abisso, creando così il ponte.
        Giunto nell’Aldilà, Zagor ha modo di rivedere molti dei suoi amici indiani, ma anche Mohican Jack, Wandering Fitzy e, soprattutto, suo padre, che si rivela colpevole ma anche pentito e cambiato dopo l’eccidio commesso.
         Il dialogo con lo spirito del genitore risolve i dubbi di Zagor che ritorna nel mondo reale dove, aiutato da un intervento soprannaturale, sconfigge i propri nemici. A Darkwood torna la pace e lo Spirito con la Scure riconquista la fiducia dei capi indiani.

Il ponte dell’arcobaleno”, storia ricca di lirismo e connotati etici, è doppiamente celebrativa: innanzitutto perché pubblicata in occasione del quattrocentesimo numero della collana originale e poi perché torna a scavare nel tormentato passato del protagonista, riconciliandolo finalmente con la  figura paterna.
Per ogni essere umano il rapporto col padre è sempre molto problematico, in bilico tra identificazione e respingimento, e solo quando si riesce ad “accettare” incondizionatamente il proprio genitore, con i suoi pregi ed i suoi difetti, si diventa davvero adulti. Zagor non è da meno: in questa storia riesce a perdonare e perdonarsi, a comprendere i punti oscuri del passato del padre e del proprio, superandoli e diventando, così, veramente libero di esprimere se stesso.
Per riuscire in tutto questo Zagor compie un percorso iniziatico degno di un eroe epico: un viaggio di andata e ritorno dal “regno dei morti”. Questo viaggio fantastico permette, da un lato, al lettore di ricucire le trame del passato di Patrick Wilding e, dall’altro, a Zagor di liberarsi da un fardello opprimente.
Boselli è stato certamente coraggioso (o incosciente!) ad imbastire una storia di questo tenore. Il tema trattato era sicuramente “ostico” ma probabilmente necessario per riprendere le fila del rapporto fra Zagor e il padre lasciato in sospeso dall’epoca di “Zagor racconta…” e “La nebbia infernale”. In quest’ultimo episodio, quando suo padre gli apparve nei fumi del Lago Tallapoosa, Zagor tentò di riabbracciarlo e di andare via con lui. Aveva quindi un profondo desiderio di liberare il cuore dal dubbio circa la vera natura del padre. E la risposta che Mike Wilding dà al figlio ne “Il ponte dell’arcobaleno” è significativa: “Le persone possono cambiare figliolo…” In questa frase c’è molto della “filosofia” che permea la narrativa zagoriana in merito alla possibilità di riscatto dai propri errori.
La figura del padre di Zagor resta quella di un massacratore di indiani e la “lezione” imparata dal giovane Patrick in “Zagor racconta…” rimane immutata. Tuttavia all’eroe viene ribadita un’altra verità, che del resto egli già conosceva ed applicava da molti anni: la gente può cambiare, il malvagio può redimersi e, viceversa, il buono può cedere alla tentazione.
La storia, tuttavia, non è scevra da ombre.
Qualcuno, infatti, ha eccepito che con questo episodio Boselli abbia troppo “umanizzato” Zagor, smitizzandolo agli occhi degli indiani e che dopo la sua riappacificazione col padre la saga dello Spirito con la Scure sarebbe ormai da considerarsi terminata…
Il merito alla prima problematica v’è da osservare che, sebbene Zagor sia un essere umano con le sue debolezze e virtù, con la vita segnata da tragici eventi, alla fine dell’avventura lo sceneggiatore ci fa capire che, al tempo stesso, lui è davvero l’inviato di Manito. Il grido di Zagor e la sua figura che emerge dal rogo che la avvolge, guarita dalle sue ferite, sono immagini indubbiamente riconducibili alla sfera del soprannaturale, perfettamente in linea con la tradizione dell’aspetto misterico che circonda lo Spirito con la Scure. Semplicemente Boselli ha sintetizzato le due cose: l’alone sacrale di cui Zagor si circonda - e dal quale è effettivamente circondato - e la sua umanità, i suoi dubbi, le sue fragilità.
Per quanto riguarda la seconda osservazione, il mio amico Francesco L.P. (scrittore, blogger nonché forumista di SCLS) ha scritto una volta che con “Il ponte dell’arcobaleno” Zagor avrebbe dovuto rinunciare alla sua scure e al suo costume per sempre; che lo Zagor di oggi è un alter ego, un abitante di un else world, piacevole e divertente quanto si vuole, ma non è più Zagor.
Per quanto questa tesi possa avere una sua ragion d’essere, io non me la sento di condividerla in toto. Zagor avrebbe dovuto “appendere la scure al chiodo” se il padre fosse risultato innocente del massacro e se le motivazioni del suo agire fossero legate ad una semplice vendetta. Zagor, invece, ha cercato la vendetta solo in una fase iniziale della sua esistenza, ma poi è sempre stata la giustizia a muovere il suo agire. Dopo il massacro degli Abenaki Zagor venne assalito dal rimorso e comprese che la sua sete di vendetta era ingiustificata e capì quanto fosse difficile, in certi casi, stabilire con esattezza da che parte stesse il torto e da quale la ragione. Quindi giurò a se stesso che non si sarebbe mai più fatto ingannare dalle apparenze e dai pregiudizi, e che avrebbe dedicato la sua vita al servizio della giustizia da qualunque parte si trovasse, senza badare al colore della pelle e ad altre discriminazioni. Ora, a mio parere, dopo aver definitivamente scoperto che il padre era cambiato e pentito, la sua convinzione sulla necessità della sua missione di giustiziere, lungi dal volerla abbandonare, ne esce sicuramente rafforzata.
Un’ultima osservazione sul finale della storia: ho trovato commovente e liberatorio il gesto di Zagor che appende in bella vista il ritratto dei propri genitori, sino ad allora sempre occultato. Lo Spirito con la Scure ha finalmente fatto pace col proprio passato e non se ne vergogna più.