mercoledì 15 luglio 2015

Zagor Collezione Storica a Colori: Yucatan! (ZCSC179)




        Il centosettantanovesimo numero, che troverete in edicola domani, è dedicato interamente all’avventura di Zagor nella giungla della Yucatan.


NELLA GIUNGLA DELLO YUCATAN

Giunti a New Orleans sulle tracce di Velasquez, Zagor e Cico non riescono a impedire che costui si imbarchi su una nave diretta a Veracruz. Lo Spirito con la Scure scopre però che il pirata Jean Lafitte è stato catturato dalle autorità messicane mentre contrabbandava armi lungo le coste dello Yucatan, e rischia la forca con tutto il suo equipaggio. Così, Zagor decide di partire per il Messico insieme a Denise Lafitte (che nel frattempo si è sposata con Jacques Lassalle, rimasto in Louisiana), per aiutarla a salvare il padre. A loro volta, anche Richter e Velasquez sono giunti in Messico alla ricerca di una città perduta nella giungla dello Yucatan dove pare sia nascosto un antico tesoro custodito da una impenetrabile palude.
Nel frattempo dei misteriosi guerrieri hanno rapito Jean Lafitte, e Zagor (insieme a Cico e Denise che lo accompagnano) si mette al loro inseguimento, scoprendo una città chiamata Nuova Tenochtitlan, nascosta nelle paludi dello Yucatan, i cui abitanti ancora vivono secondo gli usi degli antichi aztechi. Cuitluhuac, il sovrano della città, sobillato dal sacerdote Izcalli, ha ripreso la consuetudine di immolare vittime umane agli dei e vuole restaurare l'impero azteco scatenando una rivolta degli indio di lingua nauhatl. Per questo, sta procurandosi armi da fuoco grazie all’aiuto di due contrabbandieri inglesi.
Intanto, alla corte di Cuitluhuac, c’è chi trama nell'ombra per rovesciare il sovrano, ritenendo che stia portando la città verso la sicura rovina: il generale Maxtli. Questi viene condannato a morte nel timore che organizzi una ribellione, ma sua moglie Xinzin riesce ad architettare la sua liberazione. Intanto, Zagor e Cico, penetrati in uno dei palazzi per salvare Jean Lafitte, prigioniero dagli aztechi, vengono a loro volta catturati, mentre Denise riesce invece a fuggire.
Nel frattempo, anche Richter (insieme a Velasquez) penetra nella città e si impossessa del Bracciale di Aztlan che, insieme al Diadema di Dumuzi e ad altri due manufatti di origine atlantidea che deve ancora trovare, gli consentiranno di conquistare il mondo!
Dopo mille peripezie, ed approfittando anche della sommossa guidata da Maxtli, i nostri eroi riescono a liberare Jean Lafitte. Richter riesce a fuggire mentre Velasquez non sopravvive al suo nuovo incontro con lo Spirito con la Scure.



L’episodio, originariamente di ben 470 pagine, è il secondo più lungo dello Spirito con la Scure realizzato da un solo disegnatore, l’inossidabile Gallieno Ferri, già ai pennelli delle 513 tavole del famoso Incubi di Tiziano Sclavi. Oltre al numero di pagine (o, forse, proprio per questo), la storia è anche ricca di moltissimi elementi interessanti, sottotrame e personaggi.
Si inizia con una prima parte introduttiva ma al contempo ricca di azione, si prosegue con una dilatazione degli elementi narrativi che contegono a loro volta nuove premesse per i futuri sviluppi, e si chiude con un finale (lungo anch’esso) molto bello e ricco di tensione grazie a una grande sceneggiatura che riesce abilmente a ricongiungere tutti i fili dell’avventura.
Tantissimi personaggi ruotano attorno allo Spirito con la Scure e al suo amico messicano: Jean e Denise Lafitte con i loro uomini, John Connors, i parenti di Cico, Richter, Velasquez, Rojo e i suoi sgherri, Cuitluhuac, Maxtli e gli altri aztechi (buoni e cattivi), gli sfortunati Moore e Wrightson... tantissimi personaggi diversi fra loro e le cui strade si incrociano dando vita a tante sottotrame differenti tra loro ma tutte ugualmente interessanti, che alla fine convergono in un’unica comune risoluzione.
I personaggi sono delineati con cura, dal grande sacerdote, al quale Burattini riserva una dipartita rapida e senza pathos, al capo degli aztechi che muore a seguito di un ultimo scatto di orgoglio che ne riabilita l’immagine. Degni di nota sono anche la bella Denise e suo padre, così come il generale Maxtli e la sua dolce moglie. Zagor e Cico sono sfruttati tutti e due in maniera impeccabile, in particolare il secondo che in alcune sequenze (ad es. quella con la sua famiglia) è spassosissimo, mentre in altre fornisce un aiuto fondamentale. Anche Richter e Velasquez sono personaggi ben caratterizzati, infami e subdoli, che uccidono gli avversari alle spalle in maniera del tutto indifferente.
In definitiva, una grande storia, sicuramente una tra le migliori di Moreno Burattini apparse sulla serie regolare.
Per quanto concerne i disegni di Gallieno Ferri, devo dire che il maestro di Recco realizza delle sequenze veramente spettacolari, a partire dalle prime tavole dove può dar sfogo alla sua nota passione per il mare, con la realizzazione di velieri che sembrano usciti da dipinti dell’ottocento. Il suo tratto dinamico illustra delle bellissime tavole sia quando ritrae le città di New Orleans e di Veracruz sia nel profondo della giungla dello Yucatan, con le piramidi e i cruenti sacrifici umani.
Infine, un singolare appunto di continuity: gli aztechi di questa storia vivono da secoli in un insediamento Maya, da loro ribattezzato Nuova Tenochtitlan, in onore di Tenochtitlan (capitale dell’impero Azteco ai tempi di Montezuma, distrutta dai conquistadores di Cortés). Un antenato di Cico (come viene raccontato nello Speciale Cico n. 8, Cico Conquistador) la visitò poco prima della caduta, ed il rotondo messicano lo rammenta nel corso di questa avventura.

Per concludere, vi riporto alcuni interessanti interventi di Moreno Burattini su questa storia, risalenti al 2005 e postati sul Forum www.spiritoconlascure.it.

In merito alla sua collaborazione con Mauro Boselli:
Io ho iniziato a scrivere I bassifondi di New Orleans prima che Mauro iniziasse Il segreto dei Sumeri. Velasquez, dunque, l’abbiamo inventato io e Ferri (prima, naturalmente, ne ho parlato con Boselli: le indicazioni erano semplicemente che ci doveva essere un braccio destro di Richter). Richter, Dexter Green e Yambo, invece, sono invenzioni di Boselli che ha dato indicazioni a Della Monica, incaricato di dare loro un aspetto fisico. Dunque i Cassaro hanno avuto da copiare i disegni di Ferri per Velasquez e quelli di Della Monica per gli altri tre personaggi (e Ferri ugualmente, disegnando Richter, ha usato gli studi di Della Monica).
Circa l’interazione fra me e Boselli riguardo questa storia... beh, devo dire che si tratta di un work in progress, e lavorando tutti i giorni di fronte, dirimpettai di scrivania come siamo, ci siamo scambiati informazioni, spunti e suggerimenti dopo aver stabilito per sommi capi una direzione generale”.

In merito alla violenza definita “gratuita” di alcune scene della storia:
Innanzitutto se c’è un caso in cui una scena violenta NON è gratuita è proprio questa, dato che il racconto non parla di un serial killer che uccide strappando i cuori (e faccio notare che di serial killer che uccidono nei modi più truculenti sono pieni libri, film e fumetti) ma si mostra, semplicemente, e nel modo più documentario e aderente alla realtà possibile su Zagor, un sacrificio rituale azteco. Anzi, lo si mostra censurando gran parte della realtà che su Zagor non si può mostrare, perché i sacrifici aztechi non prevedevano l’immolazione di un singolo ma di decine o centinaia o migliaia di prigionieri (e noi abbiamo evitato di mostrare sia i sacrifici di massa, sia le successive mutilazioni dei cadaveri). Dunque, se gratuita è la violenza "inventata" che si può inventare diversamente, non è gratuita la violenza "didascalica" che si limita a raffigurare riti veramente praticati nell’antichità. Altrimenti sarebbe come dire che in un fumetto sull’Antica Roma non si dovrebbero vedere i leoni nel Colosseo per timore i turbare i bambini. E appunto passando ai bambini, temo che in molti non abbiate idea di che cosa vedono (e di come si divertono a vederlo) i bambini oggi, che in TV vedono Buffy e dicendo Buffy dico una cosa all’acqua di rose. Ma sbaglio a dire "oggi" perché i bambini da sempre, e lo facevano anche in tempi non sospetti di TV edulcorata, staccano le ali alle farfalle e le abbrustoliscono sulla stufa. Nel caso del sacrificio azteco, si vedono ricostruzioni fatte molto bene e molto impressionanti, persino nei programmi di Piero Angela o di Valerio Massimo Manfredi o alla Macchina del Tempo. Perciò, io raccomanderei la lettura di Zagor ai bambini, anziché vietarla, parendomi didattica (e mio figlio l’ha letta senza nessun problema, anzi, gli è piaciuta). Ma dirò di più: la stessa scena del cuore estratto dal petto ancora pulsante e mostrato alla vittima la si vede perfino nel secondo film di Indiana Jones, destinato ai bambini (e con un bambino protagonista al fianco di Harrison Ford). Basterebbe poi leggere un romanzo (consigliatissimo) come l’Azteco di Gary Jennings per trovare descrizioni molto più impressionanti dei riti precolombiani di quella che abbiamo dato io e Ferri (e L’Azteco è uno stra-bestseller popolare venduto da trent’anni in tutto il mondo, con ben due sequel).
Con ciò, mi rendo conto che le sensibilità sono tante e diverse, che edulcorare è d’obbligo. Perciò terrò conto delle raccomandazioni”.

In merito al rapporto di  amicizia di Zagor con Jean Lafitte e John Connors, il loro essere pirati e quindi potenzialmente “figure negative”:
Jean Lafitte è un personaggio realmente vissuto, e la sua vicenda storica è stata brevemente raccontata nella prima avventura in cui compare. Non è AFFATTO "uno dei più pericolosi pirati della storia", ma al contrario un uomo di straordinaria abilità e intelligenza, peraltro rispettato anche dai suoi nemici (tant’è vero che gli americani, anche a Galveston, gli lasciarono la libertà di andarsene e scomparire con la Pride dato che nella guerra del 1812 li aveva aiutati contro gli inglesi). Lafitte non faceva abbordaggi per depredare, non era un ladro né un predone: in una fase della sua vita fu corsaro (cioè aveva la "lettera di corsa" e agiva su autorizzazione politica solo contro navi nemiche), ma soprattutto fu contrabbandiere, cosa che in un’epoca in cui l’autorità dello Stato non si faceva sentire su gran parte dei territori, su cui la Legge non aveva il controllo, non era poi tanto grave. Diciamo che in assenza dello Stato, lui gestiva i suoi traffici e lo faceva con abilità, guidato anche da una visione politica delle cose. Dunque, si può discutere se fosse o non fosse un fuorilegge ma di certo NON era un sanguinario bandito. Peraltro, tutto questo accadeva MOLTO prima dell’incontro con Zagor. Nella fiction zagoriana, Lafitte è anziano e ufficialmente risulta scomparso. Nessuno lo ricerca più, casomai si ricercano i suoi tesori (depositi segreti realmente esistiti e da sempre ricercati).
C’è un film da vedere, su Lafitte: "I filibustieri", del 1938, diretto da Cecil B. De Mille. Ecco la scheda tratta dal Morandini: "Durante la guerra del 1812 il pirata Jean Lafitte aiuta il presidente Andrew Jackson a combattere gli inglesi. Turgido filmone d’avventure, ispirato ad avvenimenti e personaggi storici".
Peraltro, c’è chi sostiene che nella realtà storica Lafitte sia finito in Europa e sia diventato amico di Marx, finanziando la pubblicazione de "Il Manifesto". Nella sua "Storia della Filibusta", Georges Blond fa l’elenco di una documentazione concernente Jean Lafitte, sottolineando che l’avventuriero aveva frequentato assiduamente a Bruxelles (o a Berlino) Engels e Marx all’epoca in cui essi stavano redigendo il manifesto comunista. "Lascio Bruxelles per Parigi - avrebbe scritto Lafitte - ...Engels verrà con me a Parigi dove devo procurare a lui e a Marx un finanziamento a lungo termine per il compimento e la stampa del manoscritto".
Probabilmente è una leggenda (non la cito per motivi politici, che in ogni caso, fortunatamente, non avrebbero niente a che vedere con le ideologie di oggi, duecento anni dopo), ma dà il senso di un personaggio che è del tutto diverso dal ritratto del pirata sanguinario che, non si sa perché, qualche zagoriano sembra averne ricavato.
Nell’albo I bassifondi di New Orleans, peraltro, Zagor non fa evadere Lafitte, ma Connor. Qualcuno si è scandalizzato del fatto che Zagor agisca contro la Legge. Ma la Legge e la Giustizia sono due cose diverse. E nel caso, Zagor sarebbe con la seconda contro la prima. Quando Zagor libera degli schiavi, che sono schiavi nel rispetto della Legge, lo fa in nome del suo senso di Giustizia. Il senso di Giustizia di un uomo del 1830 nella Frontiera Americana doveva essere molto diverso dal nostro di uomini del 2005 in Italia. Lì si era abituati a cavarsela senza l’aiuto delle Autorità, e Zagor soprattutto non è tipo da cavillare su codici, commi e regolamenti. Fa quel che crede che sia giusto. Ha un forte senso della lealtà e dell'amicizia. Ora, per quale motivo Connor era ricercato dagli americani?
Viene detto chiaramente nell’albo: per aver fatto evadere un detenuto, Leroy, in una precedente avventura (Il tesoro di Jean Lafitte). Un reato minore, evidentemente, commesso, peraltro, quando lui non era neppure tornato a essere il timoniere della Pride. Si badi bene: per quel reato è ricercato anche Digging Bill. Se Zagor fosse un legalitario con i paraocchi, tornando in America dopo l’avventura africana, avrebbe dovuto consegnare alle autorità sia Connor che Digging Bill. Non l’ha fatto, voi l’avreste fatto? Ne I bassifondi di New Orleans, peraltro, Zagor libera Connor (senza fare del male a nessuno) perché sia curato e perché, liberato, possa aiutare con le sue informazioni Denise a salvare Lafitte. In teoria, una volta tornato sano, Connor potrebbe anche tornare in carcere. Voi ce lo rimandereste? Zagor, quando libera Connor, non sa che ancora quel che è accaduto in Messico (dove Connor ha contrabbandato armi e ucciso dei soldati messicani: ma il contrabbando è a favore di guerriglieri - così almeno credevano lui e Lafitte - che si oppongono all’oppressivo regime messicano). In un albo successivo, questi problemi (anche "deontologici" e di senso della giustizia) verranno affrontati da Zagor in una discussione con Denise”.

In merito al fatto che gli anaconda (Zagor ne affronta uno in questa storia) non vivono in Messico e nel resto dell’America Centrale ma solo in America del Sud:
La questione della diffusione geografica degli animali su Zagor è complessa. In Indian Circus compare persino un giaguaro, che le enciclopedie dicono abitare solo dalla California alla Patagonia ma non certo nel Nord Est. Così come un coccodrillo è presente a Darkwood nel n. 3 della serie, eccetera eccetera. Nell’albo Nella giungla dello Yucatan avevo chiamato "condor" gli uccelli che divorano i cadaveri scacciati da Zagor, ma si è deciso di chiamarli "avvoltoi" perché i condor, nella mente dei lettori, sono associati alle Ande (anche se sono diffusi pure in Messico e più a Nord fino al Gran Canyon). Dunque, per tradizione, un po’ di libertà negli albi di Zagor è concessa. Quanto all’anaconda nella palude dello Yucatan, so benissimo che gli zoologi vogliono diffuso il bellissimo rettile solo in Sud America, ma in primo luogo ci stava proprio bene che ci fosse e Zagor finalmente potesse affrontarlo, in secondo luogo c’era appunto un recente albo di Tex in cui non solo un anaconda viveva proprio nello Yucatan, ma compariva addirittura in copertina! È l’albo n. 427, Il pozzo dei sacrifici.
Non solo, in un vecchissimo episodio di Aquila della Notte (tra i primissimi numeri) un anaconda viveva addirittura tra le rovine di un edificio precolombiano posto in un deserto del Sud Ovest americano, dunque ancora più a nord. Ecco, con queste premesse mi sono sentito libero di poter spostare un anaconda dal Sud America (comunque relativamente vicino) fino nello Yucatan. Del resto si può pensare che se OGGI gli anaconda non vivono in Centro America, chi può dire che non ci vivessero duecento anni fa? Duecento anni fa c’erano i lupi su tutto l’Appennino e oggi non più, c’erano i Dodo e si sono estinti. E chi può dire che proprio gli aztechi non abbiano, altrimenti, portato anaconda o ne abbiano allevati per tutelare i confini della propria città, se non ai tempi Zagor nei secoli precedenti? Dunque, testi scientifici alla mano l’anaconda non ci doveva essere, ma non certo più implausibile che ci fosse piuttosto che gli aztechi vivano in una città maya trecento anni dopo Cortes”.

10 commenti:

  1. "Durante la guerra del 1812 il pirata Jean Lafitte aiuta il presidente Andrew Jackson a combattere gli inglesi"

    Jackson era generale, sarebbe diventato presidente solo nel 1828.

    Davide

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  2. Storia che ha secondo me la sua parte migliore nell' inizio molto d' azione mentre poi si dilata un po troppo risultando sbilanciata nel finale un po di corsa. Molto bella e intrigante l' ambientazione così come la corsa per il salvataggio nella città azteca. Un po troppo usurata la popolazione nascosta che vive con gli usi e costumi ancora dei tempi antichi e la cui diatriba non è che mi abbia preso completamente.

    "Io ho iniziato a scrivere I bassifondi di New Orleans prima che Mauro iniziasse Il segreto dei Sumeri. Velasquez, dunque, l’abbiamo inventato io e Ferri (prima, naturalmente, ne ho parlato con Boselli: le indicazioni erano semplicemente che ci doveva essere un braccio destro di Richter)."

    Ah, però! Sempre interessanti queste notizie sulla realizzazione delle storie.
    Riguardo la polemica sul sacrificio, mi lasciò molto basito che si desse tanto peso a ciò e alla protesta contando anche che su Zagor non era neppure la prima volta che si vedevano certe cose come ad esempio ne "La vendetta di Kandrax".
    Sulla figura di Lafitte ho invece visto "I bucanieri" con un grande Yul Brynner. Bel film sulla tarda pirateria d' epoca.

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  3. Approfittando di un periodo di relax mi sono ritrovato a conversare sulle sorti della serie con alcuni amici di provata "fede" zagoriana. Molti ritengono che con il termine della CSAC la serie mensile perderà la "visibilità" che ha avuto fino ad oggi. Qualcuno ritiene che Burattini, soprannominato per l'occasione il "serial killer", per aver "eliminato" d'apprima "Skull" ed in seguito Mortimer, farà passar a miglior vita anche Hellingen! Ma che cosa riserva il futuro allo Spirito con la Scure? Leggeremo avventure memorabili dopo l'imminente ritorno di Hellingen? Oltre a Rakosi ritornerà anche Blondie? Dicci tutto,Baltorr!

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    1. Caro Frank, eccoti tre risposte sibilline:
      1) La CSAC non finisce, almeno non adesso, ma prosegue con gli speciali...
      2) Di fatto Hellingen è già morto da un pezzo...
      3) Burattini ha dichiarato a Cartoomics di quest'anno che il 2016 sarà l'anno dei ritorni...

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    2. Ma allora finisce di certo la ristampa della serie zenith? E gli speciali li ripubblicano tutti? E poi passano ai maxi? Per Tex han fatto cosi...a momenti ripubblicavano i numeri ...gia ripubblicati!!!dicci qualcosa, Baltor, tu che sei nella stanza dei bottoni! Perche finire solo a 500? Giovanni 21uno zagoriano in pena....

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    3. Tutto quello che mi chiedi, Giovanni, non lo so... e credo non lo sappiano per certo nemmeno quelli di Repubblica!!!

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    4. Vabbè, prendo atto. Non capisco o forse non riesco a capire 'sta segretezza sulle storie in uscita e sulle novità editoriali ... manco fosse un segreto di Stato!!! Un abbraccio, caro Baltorr!

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    5. Non credo sia una questione di "segreto di Stato", caro Giovanni. Io penso si tratti del fatto che spesso, in passato, sono state date "troppe" anticipazioni - anche in buona fede - che poi, per un motivo o per l'altro, non si sono realizzate, creando a volte sconcerto a volte addirittura velate "accuse" da parte di alcuni lettori sulla incapacità degli editori di manterere le "promesse" fatte.
      Ultimamente si va con i piedi di piombo... ma sapete che il vostro fotoreporter zagoriano vi terrà informati tempestivamente di tutto ciò che sarà possibile dire! ;-)

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    6. Sta bene, caro Baltorr. Mi fido di Te!. Buon lavoro Giovanni21

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