mercoledì 2 settembre 2015

Zagor Collezione Storica a Colori: La vendetta di Skull (ZCSC186)




          Il centoottantaseiesimo numero, che troverete in edicola domani, contiene la conclusione dell’avventura di Zagor con lo spietato Palmer, nonché la prima parte della storia “Il ritorno del mutante”.


IL RITORNO DEL MUTANTE

Un importante membro dei Servizi Segreti americani, Algernon Quandy, che giace in coma in un ospedale di Washington, è accusato di aver rubato alcuni documenti top secret e si sospetta che la moglie Sophie sia una sua complice. Pertanto questa viene portata nel carcere di Hellgate (il medesimo della storia L’inferno dei vivi) per essere sondata psichicamente da Colin Randall, detto Skull, il mutante dai due cervelli catturato anni prima da Zagor. Il mutante non trova alcuna prova del coinvolgimento di Sophie con il crimine imputato al marito, per cui viene deciso di portare Randall sotto scorta al capezzale di Quandy per estrarre informazioni direttamente dalla sua mente.
Il capitano McGregor e il professor Blaine, che aveva aiutato Zagor a catturare Skull, chiedono allo Spirito con la Scure di accompagnarli a Washington con la pattuglia militare di scorta. Il mutante sembra voler collaborare, stanco della lunga prigionia e allettato dai benefici che può trarre dal mettersi al servizio della legge. Ma durante il viaggio, assistendo al ripetersi di inspiegabili incidenti, Zagor comincia a chiedersi se davvero Skull sia divenuto affidabile come il professor Blaine sembra credere.
Il convoglio viene attaccato dagli indiani Munsee dopo che un soldato, in preda ad allucinazioni – forse causate a bella posta dai poteri mutanti di Skull, ha sparato loro contro. Zagor, che era stato fatto prigioniero dai pellerossa, riesce a fuggire e cavalca nella notte per salvare i soldati e i suoi tre amici, Cico, Sophie e il professor Blaine. Giunge, purtroppo, solo dopo che Skull è riuscito a fuggire con Sophie come ostaggio, non prima di aver ucciso coi suoi poteri quasi tutti gli indiani e molti dei soldati di scorta. Fortunatamente Cico e il professor Blaine sono sopravvissuti.
Una ferita d’arma da fuoco costringe il mutante a sostare in una fattoria per farsi curare e dove tiene tutti sotto il suo controllo mentale. Zagor, raccolta una maschera di legno protettiva contro i poteri di Skull, si mette sulle sue tracce. Raggiunta la fattoria, Zagor viene messo fuori combattimento da Sophie: anche lei ha poteri mentali ed è d’accordo con il mutante, suo padre!
Sophie svela a Zagor di essere una telepate meno potente del padre ma in grado di le persone e di far fare loro ciò che vuole senza che se ne accorgano. È stata lei a manipolare le menti di tutte le persone coinvolte (il marito, sposato appositamente, i Servizi Segreti, i militari, e così via...) al fine di poter avere l’occasione di liberare il padre.
In soccorso di Zagor giunge il professor Blaine, che riesce a liberarlo e gli fornisce un’altra maschera di legno. Con questa Zagor affronta Skull sul tetto della fattoria e o trascina a terra uccidendolo. Sophie, a questo punto, si accinge ad uccidere Zagor svenuto ma intervengono Cico e i Munsee; nel tentativo di controllare le menti di tutti gli indiani presenti qualcosa si spezza nel cervello di Sophie, che finisce in coma e rinchiusa anch’essa a Hellgate.
Nelle ultime pagine della storia scopriamo che Blaine ha decapitato il mutante e ne ha trasportato la testa nella base di Altrove dove una squadra di scienziati potrà studiare il segreto dell’uomo dai due cervelli...

Torna uno di nemici più originali creati da Marcello Toninelli per Zagor: Colin Randall detto “Skull”, mutante dai due cervelli con poteri telepatici.
Il soggetto è molto articolato e regge benissimo, non lasciando punti oscuri nella vicenda grazie agli abbondanti chiarimenti nella parte finale della storia. La trama è molto ben costruita e cattura il lettore dall’inizio alla fine.
Molto bella, in particolare, la figura di Sophie, la figlia del mutante, che contribuisce a rendere l’intreccio assolutamente imprevedibile e mai banale, e che Burattini fa diventare il vero fulcro della storia evitando così di “appiattirsi” in un semplice rifacimento del primo scontro tra Zagor e Skull.
L’introduzione del racconto con una spassosa gag di Cico e Trampy riporta i lettori indietro negli anni (da tempo non se ne vedevano di così lunghe e riuscite); la trama prosegue poi con una narrazione classica che, pagina dopo pagina, si fa intensa e intrigante.
Si percepisce molta “nolittianità” nel crescendo dell’atmosfera di mistero che permea la vicenda, la tensione che si respira raggiunge livelli parossistici e le domande sugli strani fatti che accadono si fanno via via sempre più angoscianti: ecco, “angosciante” è il termine corretto, visto che la marcia della carovana verso Washington mi ha riportato alla mente quella della carovana di Albert Parkman nella storia “Angoscia!”, soprattutto nelle inquietudini espresse dai vari personaggi (protagonisti, soldati, indiani).
Quindi si passa all’azione vera e propria, il ritmo della narrazione diviene più intenso: le tavole in cui Skull fa esplodere le teste degli indiani sono notevoli, allucinanti e “meravigliosamente” splatter.
Burattini ha la capacità di spiazzare i lettori facendo credere come probabili cose che invece non lo sono: gli strani incidenti che costellano la spedizione sembrano provocati in qualche modo da Skull, i cui poteri sappiamo che sono aumentati ma non in che misura, creando quindi un forte senso di dubbio. Niente infatti lascia sospettare che accanto a Skull vi sia un altro personaggio dotato di poteri mentali ma, a rivelazione avvenuta, rileggendo la storia vediamo che effettivamente ogni volta che accade qualcosa di strano Sophie è presente e quindi un lettore acuto avrebbe potuto capire come stavano veramente le cose... proprio come accade a Zagor!
A proposito di quest’ultimo, Burattini lo presenta come colui che fa l’impossibile per mettere fuori combattimento il pericolosissimo avversario, facendo anche di tutto per non uccidere le persone condizionate dai due mutanti, sebbene queste gli si accaniscano contro senza mezzi termini.
Da ultimo, è bene sottolineare come notevolissimo il colpo di scena che ci riserva lo sceneggiatore ad opera del professor Blaine proprio nell’ultima pagina della storia: la vignetta con la testa di Skull conservata nell’alcool è davvero di grande impatto!
Decisamente azzeccata la scelta di Marco Verni come disegnatore. Il suo tratto pulito e preciso garantisce una grande leggibilità, quasi un mix tra Ferri e Donatelli anni ’60, e si nota un crescendo nel suo stile tra le prime e le ultime tavole della storia, con l’elaborazione di un tratto più morbido e scene più dinamiche.

Per concludere, eccovi alcune risposte di Moreno Burattini in merito alle osservazioni e ai quesiti posti dai lettori sul Forum SCLS, risalenti al 2007.

A chi aveva apprezzato la realizzazione grafica “sexy” di Sophie:
L’avvenenza e la formosità di Sophie (che effettivamente è un tipo) sono dovute a Marco Verni, che da buon romagnolo è un gaudente e disegna con il sangiovese vicino al tavolo da lavoro”.
Devo, tuttavia, aggiungere una nota personale: da me interpellato recentemente sulla questione, Marco Verni mi ha detto che, in realtà, fu proprio Moreno Burattini a chiedergli di realizzarla così sexy!

A chi contestava il “metodo scientifico” di conservare la testa di Skull nell’alcool, cosa che avrebbe bruciato e mummificato i tessuti:
Per quanto riguarda l’alcool, posso immaginare che oggi si usi ben altro per trasportare i cuori espiantati destinati al trapianto, ma c’è da tenere conto che nella storia 1) si era nel 1830/40 2) si doveva ricorrere a quel che ci poteva essere in una fattoria in una zona di frontiera. Se non c’era nient’altro che alcool, che cosa poteva fare Blaine? Dubito che ci fosse persino la formalina (ci ho pensato, poi ho scartato l’ipotesi). Del resto, nella farmacia del paese di montagna dove abitano i miei genitori sono conservate in due vasi due vipere sotto alcool, da chissà quanti anni. Sicuramente l’alcool conserva, anche se probabilmente non mantiene gli organi adatti al trapianto. Ora, che cosa voleva fare Blaine? Sicuramente non trapiantare la testa (cosa impossibile persino oggi), ma solo studiarla o farla studiare. Dunque voleva evitare la decomposizione per poterla portare in un laboratorio dove sezionarla e vedere i due cervelli. Per questo l’alcool poteva bastare. Quel che resta da capire è se i poteri mutanti dei due cervelli hanno mutato anche i tessuti cerebrali rendendoli diversi da quelli normali oppure no. Cioè, se resta qualcosa che funziona in quella testa anche sotto spirito...”.

Sul fatto che i lettori avessero potuto sospettare di Sophie proprio per la sua “inutilità” dal punto di vista narrativo nella prima parte della storia:
Circa Sophie, è chiaro che altri autori (te compreso, perché poi in fondo ogni lettore è co-autore di ogni storia perché ognuno la percepisce, vive, immagina in modo diverso) avrebbero fatto diversamente e forse meglio (non ritengo di essere il migliore degli autori possibili!). Però, secondo me, sapendo io chi era Sophie e che cosa voleva fare, per rendere logica la ricostruzione degli avvenimenti a posteriori, la ragazza doveva avere un atteggiamento defilato appunto perché il suo piano era agire nell’ombra senza insospettire nessuno.
Come non far sospettare di lei ai lettori? Beh, i lettori ormai sanno (dopo tutti i gialli letti) che il colpevole è sempre il meno sospettabile, per cui anche lei sarebbe stata sospettata. Difficile proprio non farci assolutamente pensare. Però mi sarebbe bastato che almeno, avuto il pensiero, il lettore lo scartasse dicendo: mah, non credo. Per esempio, per sviare i sospetti, ho ideato la scena in cui il galeotto di Hellgate la usa come ostaggio e la minaccia di morte: se lei fosse stata colpevole, avrebbe dovuto chiedersi il lettore, come poteva essersi messa in un tale rischio di vita? Il lettore che avesse voluto giocare a poker con me, avrebbe dovuto valutare questo elemento e, nelle mie speranze, convincersi che dunque Sophie era innocente. Poi ugualmente la donna si è trovata sotto la minaccia degli indiani, ha rischiato di essere travolta dagli alberi in fiamme, è persino, apparentemente, stata rapita da Skull...
Quanto a giustificare la sua presenza, beh, era la classica ragazza in pericolo ed era la moglie di Algernon Quandy, due giustificazioni piuttosto valide perché la fanciulla facesse parte della storia (oltre a ciò che non si sapeva e che sarebbe stato svelato nel finale)”.

Sulle spiegazioni contenute nella storia, eccessive a parere di qualcuno:
Riguardo alle spiegazioni, io non ritengo mai che se ci sono è perché, ahimè, non si potevano evitare. Secondo me, le spiegazioni, quando spiegano qualcosa di interessante, sono non un prezzo da pagare ma il clou da esigere in una storia che le richiede.
Ciò ovviamente non vuol dire che io abbia mai spiegato qualcosa di interessante, per carità.
Tornando ai massimi sistemi, non vorrei citare di nuovo Agatha Christie (chi ha visto anche solo un film, per esempio uno con Peter Ustinov, sa che il bello è appunto la ricostruzione che Poirot fa alla fine dei fatti che tutti conoscono ma visti da un’altra angolazione) ma basterebbe ricordare "Il sesto senso" o il recente "The Prestige" per capire come senza le spiegazioni quei film non avrebbero senso”.

Sui poteri di Skull, che a qualcuno sono apparsi inferiori a quelli che possedeva nella sua prima apparizione:
Non so perché le varie nuove capacità evidenziate da Skull nell’ultima storia (far esplodere teste, uccidere a distanza solo con il pensiero, leggere nella mente, evidenziare particolari nei ricordi, creare realtà alternative, controllare le altre persone, eccetera) debbano sembrare inferiori e meno interessanti di quelle che aveva il mutante alla sua prima apparizione, quando usava i suoi poteri per rapinare le banche. Tuttavia, per quanto questi nuovi poteri possano essere sembrati ad alcuni insipienti o poco interessanti, mi pare chiaro che si tratta di capacità letali.
Dunque, a chi si lamenta (nel nostro pourparler tra appassionati) del presunto "mancato scontro" fra Zagor e il mutante, vorrei chiedere che tipo di scontro si aspettavano.
Uno scontro tipo match da quindici round come fra Rocky Balboa e Ivan Drago?
I casi sono due: o Skull è inibito da una maschera (che la indossi lui oppure Zagor) oppure no.
Nel caso che i poteri di Skull siano inibiti, Zagor può mettere al tappeto Skull in un secondo netto con un pugno o con un colpo di scure (se non di pistola). Lo scontro "fisico" tra Skull e Zagor non avrebbe storia.
Nel caso invece che i poteri di Skull non siano inibiti, e Zagor si trovi di fronte al mutante senza maschera, ugualmente non ci sarebbe storia: Skull lo uccide con un battito di ciglia.
Di fronte a questa evidenza, credo di aver sfruttato ogni possibile appiglio per fare in modo che lo scontro fosse giocato con tutte le possibili varianti: Zagor con la maschera e Skull che ha degli ostaggi, Zagor senza maschera e Skull ferito che non riesce a usare i suoi poteri, Zagor torturato da Skull, eccetera.
Secondo me, Skull e Zagor si scontrano per un albo intero attraverso varie situazioni, però evidentemente non è bastato ad accontentare i più esigenti e confesso i miei limiti.
Limiti che non mi permettono di capire che cosa avrebbe dovuto fare Skull ferito sentendo arrivare Zagor con la maschera che viene a prenderlo. Andare prima in soffitta e poi sul tetto per guadagnare tempo confidando nell’aiuto di Sophie o degli uomini della fattoria, evidentemente no: pare che questo non dovesse farlo. Dunque doveva stare tranquillamente a letto? Cercare di affrontare lo Spirito con la Scure con i pugni? Nascondersi nell’armadio? Beh, tutto può essere, ma a me è venuto in mente che dovesse salire sul tetto e mi sono anche illuso che il salto da lassù fosse spettacolare e drammatico.
Zagor in fondo, per salvare gli uomini in ostaggio del potere del mutante, salvare se stesso e impedire al mutante di fare altro male, sceglie il rischio estremo della propria vita.
C’è chi si meraviglia appunto che non si sia fatto nulla: beh, proprio nulla no (lo vediamo fasciato), però aveva un casco a proteggere la testa, il corpo di Skull a fargli da ammortizzatore e le sue ossa di ferro che gli hanno permesso, in passato, di uscire indenne da prove ancor peggiori.
Si sa peraltro di gente che cade dal quarto piano e non si fa nulla (come di gente che cade dal quarto scalino e muore)”.

4 commenti:

  1. Buon ritorno da parte di Burattini di Skull, sicuramente il nemico più famoso creato da Toninelli. Già il buon Moreno aveva fatto tornare due avversari tosti della cosi detta silver-age, Agel Von Axel e il tessitore. In maniera un po così il primo mentre buona il secondo a mio parere, seppur un po ridimensionato. Ma visto che della sua organizzazione s' era salvato solo lui doveva ripartire un po dal basso. Ha sofferto magari in parte la presenza di Mortimer.
    Tornando al mutante, l' autore ha l' abilità di creare una nuova avventura che si discosta decisamente per fortuna dalla precedente rendendola carica di tensione nonostante l' andamento lento. Non annoia e il misto tra giallo e azione è ben riuscito. Secondo me c' è qualche flash-back lungo di troppo, ma che non penalizza la lettura.
    Anch' io rimango un po basito leggendo che Skull avesse maggiori poteri nella prima avventura. Non sapeva "solamente" immobilizzare e ridurre allo stadio quasi vegetale una persona?
    Riguardo Sophie in effetti sembrava essere secondo me "solo" il deus ex macchina che fa muovere la storia. Qui Burattini è stato veramente abile a rivoltare la frittata.
    Come è stato fatto notare su spiritoconlascure forum curioso il fatto che tra il 2004 e il 2007 siano usciti storie belle lunghe di 4 o 5 albi come "La palude dei forzati", "Nella giungla dello Yucatan", "Ultima Thule", "Huron" e questa quando nei precedenti 8 anni a superare i 3 numeri erano state solo tre storie: "L' esploratore scomparso", "Ombre su Darkwood" e "Fratelli di sangue"!

    RispondiElimina
  2. "“L’avvenenza e la formosità di Sophie (che effettivamente è un tipo) sono dovute a Marco Verni, che da buon romagnolo è un gaudente e disegna con il sangiovese vicino al tavolo da lavoro”.
    Devo, tuttavia, aggiungere una nota personale: da me interpellato recentemente sulla questione, Marco Verni mi ha detto che, in realtà, fu proprio Moreno Burattini a chiedergli di realizzarla così sexy!"

    Ah, però! XD

    RispondiElimina
  3. A, concordo con Burattini sull' ipotetico scontro finale con Skull. Già Toninelli aveva fatto un miniscontro con

    SPOILER Zagor che riesce a resistere alla forza mentale del mutante e a stenderlo. FINE SPOILER

    Bisognava giustamente puntare su qualcos' altro.

    RispondiElimina
  4. Eccomi, ho finito ora di leggere anche questi ultimi numeri della CSC.
    Concordo con Francesco. Skull è stato una bella invenzione di Toninelli: il maestro senese ha creato un bel villain, anche se Burattini ne rivela una complessità che manifesta anche uno spessore umano che nell'avventura dei primi anni 80 non trapelava.
    A me che ho figlie femmine è molto piaciuto il rapporto padre figlia, confermativo di un uomo dal carattere composito.
    In effetti la storia è piena di colpi di scena e di trovate che la rendono piacevole.
    A proposito delle forme di Sophie, beh.. ci sono ed è inutile negarle anche se come padre... ciao a tutti
    Giovanni21

    RispondiElimina