martedì 3 settembre 2024

Lo Zagor estivo… fuori serie! (Zagor Color 19 + Zagor Più 14)

Come ho scritto nell’articolo precedente, nel trascorso periodo di vacanza ho un po’ lasciato da parte i fumetti per dedicarmi alla lettura di racconti e romanzi. Ma, rientrato nella quotidianità, ho subito recuperato le letture zagoriane momentaneamente accantonate ed eccomi pertanto qui a dedicare un unico post alle recensioni degli albi cosiddetti “fuori serie” usciti quest’estate, vale a dire il Color Zagor n. 19 e lo Zagor Più n. 14.

La belva di Amamur

Il capitano Kross, ex ufficiale delle truppe coloniali inglesi di stanza in India, è stato soprannominato “la belva di Amamur” dopo essersi macchiato di una ingiustificata strage in un villaggio hindu, nel corso della quale perse la vita anche Sahid, il fratello di Ramath…

Dopo molti anni, e a migliaia di chilometri di distanza, il fachiro amico di Zagor se lo trova di nuovo davanti nella foresta di Darkwood, e proprio con l’aiuto dello Spirito con la Scure è deciso ad affrontarlo.

Questa storia di Alessandro Russo aggiunge un altro tassello, dopo i molti già scoperti nel corso degli anni, al passato di Ramath il fachiro, uno dei comprimari più apprezzati della saga di Zagor. In questo caso si risale addirittura all’infanzia del personaggio, le cui vicende narrate giungono a ripercuotersi nel “presente” dello Spirito con la Scure.

Ennesima buona prova dello sceneggiatore milanese, una storia ben scritta e scorrevole dalla prima all’ultima pagina, densa di momenti affascinanti e di flashback tristi e coinvolgenti; presenta un nuovo antagonista temibile e spietato, ammantato di un’aura di inafferrabilità che, fortunatamente, verrà alla fine sconfessata, e un Ramath fortemente determinato che riesce alla fine a presentargli il conto dei suoi innumerevoli crimini.

Sempre in merito a Ramath, devo osservare che nel corso della lettura ho avuto l’impressione che i suoi poteri soprannaturali (o psichici, fate voi) siano notevolmente aumentati rispetto alle avventure precedenti. Se Nolitta aveva creato il character ammantandolo di mistero e capacità che suscitavano timore anche in chi gli era più amico, col passare del tempo il fachiro sembra essere diventato un essere dotato di poteri davvero immensi (che servono a ben risolvere situazioni altrimenti complicate) e persino di capacità di combattimento in grado di rivaleggiare con quelle di Zagor. Ritengo che questo sia il “naturale” risultato dell’evoluzione che il personaggio ha avuto nel corso di tutte le sue storie passate, scritte da diversi sceneggiatori che ne hanno approfondito la figura.

Molto belli, come al solito, i disegni di Walter Venturi, impreziositi dai colori di Mad Cow che in questa occasione ha reso molto bene le scene notturne e quelle retrospettive con colori dominanti grigio e seppia.

Chiudo con una divertente curiosità.

A pagina 84, nel bordo bianco in alto sopra i disegni, compare la scritta “U GH!” che nulla centra con la narrazione… Sarebbe interessante sapere l’origine di questa svista redazionale o, penso piuttosto, tipografica…

 * * *

Ritorno nella città nascosta

Il ritrovamento da parte dell’archeologo Mac Leod di un misterioso reperto, spinge Zagor a far ritorno, in sua compagnia, a “Nuova Uxmal”, una città ancora abitata dai Maya nascosta in una valle segreta all’interno di Darkwood, in cui lo Spirito con la Scure ha vissuto in passato una drammatica avventura.

Lì, l’eroe dalla casacca rossa ritrova Lebnor, di cui fu alleato in quell’occasione, e si trova ad aiutarlo di nuovo contro il pericolo costituito da un gruppo di soldati dell’esercito americano, che hanno occupato l’insediamento…

Una storia scorrevole, questa scritta da Tito Faraci, semplice, che si lascia leggere, finanche piacevole, sebbene basata su presupposti già visti molte volte (i militari ottusi guidati da un ufficiale fanatico, un re “spodestato” che deve riconquistare il trono, la riduzione in schiavitù dei nativi non in grado di opporsi alle armi da fuoco); un racconto, se vogliamo, assolutamente in linea con il suo predecessore degli anni ‘60.

Anche alcune soluzioni narrative mi sono piaciute, come il riscatto dei Matam (ancora più significativo dopo che erano stati ostracizzati) e del traditore alcolizzato Yamail (che scova l’espediente per non far uccidere Lebnor), la sollevazione finale del popolo Maya, la morte del colonnello Dougan (speculare a quella di Moikos nella prima avventura).

Ci sono però, a mio parere, anche alcune criticità: il professor Mac Leod è funzionale alla vicenda solo per il ritrovamento del reperto (per il resto, per quel che è servito, poteva anche starsene a casa sua…); Cico non riesce a “brillare” di luce propria (e sì che Faraci lo aveva saputo ben utilizzare in passato); è poco realistico che un reparto dell’esercito, non dei semplici soldati sbandati, occupi Nuova Uxmal e vi rimanga per tanto tempo senza che nessuno indaghi sulla loro scomparsa (in questo caso, un po’ di “spiegazionismo” non avrebbe fatto male); e il colonnello Dougan seduto sul trono maya in uniforme e cappello? A me ha fatto uno strano effetto tutte le volte che lo vedevo…

In definitiva: mi sono divertito a ritornare con Zagor nella città nascosta che avevo conosciuto da ragazzino, ma magari mi sarei aspettato qualcosa di più…

I disegni di Gianni Sedioli mi sono piaciuti. Nei primi piani di Zagor è davvero migliorato; Cabel, la donna di Lebnor, è davvero bella; le scene d’azione sono davvero dinamiche; lo sguardo da pazzo allucinato di Dougan è molto efficace; alcune vignette riprendono lo stile di Donatelli della prima storia (con le sculture maya in primo piano e i personaggi sullo sfondo. Carino anche l’omaggio che ha voluto fare in una vignetta alla cover del n. 110 (Tre uomini in pericolo).








 

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