Il centododicesimo
numero, che troverete in edicola domani, contiene la conclusione dell'avventura di Zagor con gli Antichi, la storia completa “La sfida”, nonché le
prime pagine della storia “Gli uomini puma”.
LE CREATURE DELLE ACQUE MORTE
Zagor è al
villaggio dei Seneca, dove il suo grande amico Volpe Macchiata sta per sposare
Ala del Tramonto. Ma la ragazza sparisce in acqua. Chi l’ha uccisa?
Il Re di
Darkwood indaga e scopre che il responsabile è una mostruosa creatura anfibia,
proveniente dalla Mosquito Island dove sorge un avamposto militare, con un
gigantesco laboratorio all’interno. È qui che nascono gli esseri anfibi, frutto
di un esperimento militare, il Progetto Uomini Rana, creato da una vecchia
conoscenza di Zagor: il professor Adolfo Verybad.
A cinque
adolescenti è stato iniettato un siero che, però, li ha trasformati in belve sanguinarie e, nonostante le
opposizioni dello stesso Verybad, il maggiore Asprey ha proseguito
l’esperimento. Una ad una le creature vengono uccise e Zagor distrugge il
laboratorio militare, impedendo così la creazione di altri mostri.
Alla fine,
il maggiore Asprey si suicida dopo aver saputo dal generale Potter che le
autorità militari intendono porre fine al progetto.
Finisce così, questa
drammatica e ottima storia: con un suicidio. Un finale davvero inconsueto nella
tradizione zagoriana dell’epoca…
L’episodio è molto
cupo. Si respira un’atmosfera buia, malsana, splendidamente supportata dai
disegni di Donatelli. Le “creature” fanno davvero impressione quando appaiono
la prima volta e si prova vero orrore per la terribile fine della giovane
squaw; poi se ne scopre la vera natura, e allora il lettore è portato ad
interrogarsi su chi siano i “veri” mostri, e le “creature” suscitano
soprattutto pietà.
Abbiamo, inoltre, uno
Zagor deciso, come raramente abbiamo incontrato nella gestione Toninelli,
persino spietato nella sua vendetta; uno Zagor furioso, di nolittiana memoria,
la cui furia è giustificata dall’orribile esperimento e dall’ancora più
orribile cinismo di chi l’ha posto in essere.
Il buon Cico non è protagonista di alcun momento particolare, ma è
sempre al fianco di Zagor, con le sue paure e la sua umanità profonda, ottimo
contraltare all’eroismo e al dinamismo dell’amico.
La figura di Verybad,
anche se non pienamente tratteggiata secondo il modello nolittiano, viene
sicuramente sfruttata meglio che nel precedente episodio toninelliano in cui
compariva (La morte nell’aria). Probabilmente Toninelli vedeva Verybad
più come un malvagio, mentre il personaggio creato da Nolitta incarnava lo
scienziato bizzarro, accecato dalla propria ricerca, che creava sue diaboliche
invenzioni come se, in realtà, servissero solo per “giocare” alla guerra. Qui,
invece, è un personaggio geniale e cinico, anche se al contempo dotato di pietà
e umanità: “Sì, Zagor... Io mi vergogno di quello che ho fatto”,
riconoscerà ad un certo punto il professore.
Purtroppo, dopo questa
bella storia, ha inizio a mio parere il periodo qualitativamente meno felice di Toninelli,
che pure fornirà ancora alcune buone prove, ma che solo in pochi casi potranno rivaleggiare
con quelle che successivamente leggeremo ad opera di Capone, Burattini e
Boselli…
Di Toninelli ne preferisco altre. Forse perché ci sono poche situazioni (due, tre!). Comunque una delle sue più drammatiche visto
RispondiEliminaSPOILER la morte della sposa, la condizione delle creature e l' arrivismo di certi militari. FINE SPOILER
Come scritto nell' articolo nell' ultima parte si vede forse lo Zagor più tosto dell' autore che nell' ultima parte è veramente al top nel porre fine a tutta questa vergogna!
Riguardo Cico, si, è sempre al fianco del nostro e poi
SPOILER al momento giusto lo libera. FINE SPOILER
Riguardo Verybad, ha una caratterizzazione decisamente più seria rispetto a quella sopra le righe che gli aveva donato il suo creatore.
Penso che Toninelli fornirà ancora alcune buone prove.
La storia "La palude dei mostri" l'ho trovata sicuramente originale ed interessante, soprattutto perché è caratterizzata da un tipo di trama che unisce ottimamente gli ingredienti tipici dell'avvenuta con quelli dell' horror. Questa storia mi ricorda qualcosa della vicenda relativa al mostro della laguna narrata nell'originario albo zagoriano n. 111 dal titolo "Acque misteriose" per concludersi nel successivo albo "la capanna maledetta" (forse perché anche in quest'occasione spesso Zagor è costretto a tuffarsi per molto tempo sott'acqua contro esseri in grado di nascondersi e di trovarsi a proprio agio nei fondali marini, trascinando tra l'altro con loro le povere vittime designate, facendone perdere ogni traccia). Ma qui la creatività narrativa dello sceneggiatore riesce solo a farci sfiorare l'idea che questo racconto sia come una sorta di sequel dell'illustre avventura che ho sopra evidenziato in quanto si intersecano magnificamente elementi decisamente originali come gli esperimenti scientifici di laboratorio condotti all'interno di un forte isolato dal resto del mondo allo scopo di creare validi combattenti dalle capacità di anfibi scaturiti dalla consueta bramosia di potere di certi uomini a capo dell'esercito americano. Questo racconto lo considero avvincente e strutturalmente solido dall'inizio alla fine. Complimenti per quest'occasione a Toninelli e naturalmente ai rassicuranti ed esperti disegni del compianto Donatelli
RispondiEliminaDi questa storia la cosa che più ricordo è il magnifico commento di Priarone sull'index 200-300 dove venne giudicata "zagorianamente non zagoriana" ad indicare un mix di elementi classicamente presenti nella saga però gestiti in modo non coerente con il modulo nolittiano.
RispondiEliminaDa quell'index sono passati ormai 15 anni (o più)....però questa frase mi è rimasta impressa nella testa perchè all'epoca mi trovai fondamentalmente d'accordo.
Ciao Amici,
RispondiEliminala storia dei ranocchi mi è piaciuta: l'ho trovata ben costruita e congegnata.
Peccato che, da cultore del latino, a pag. 42 ho trovato quello che mi pare che un errore: Cico a Zagor dice "a honorem", invece di "ad honorem"...
Saluti
Giovanni21
Personalmente ho sempre apprezzato molto le storie "anfibie". Questa di Toninelli puo' essere considerata l'ennesima,ottima prova,nella saga zagoriana.Vorrei vedere ora Burattini cimentarsi nel ritorno del Barone Wolfhingam con i Figli di Dagon,giusto per rimanere in tema. Cosa sai dirmi a riguardo,Baltorr?
RispondiEliminaOggi come oggi non mi risulta sia "in cantiere" un suo ritorno... ;-)
EliminaQuando vedo lo Zagor di questa storia mi stupisco nel leggere qua e la che Toninelli lo caratterizzava in maniera lontana da quella di Nolitta! Quì, in "Un' impresa disperata", "Zagor contro Zagor", "Acqua di fuoco", "I sette poteri"... si sono visti sprazzi dello Zagor di Nolitta, sopratutto in certi scacchi che ormai non sembrano esserci quasi più, almeno fino al 503. Poi non so. Ma anche nelle riflessioni, nel suo modo di agire con il nemico... la gente si ricorda solo delle botte in testa (sue mentre di quelle di Nolitta in generale no XD).
RispondiEliminaO.K. qua e la come nel 267 "Il dominatore dell' abisso" avrà esagerato (con il beneplacito purtroppo dei supervisori sic XD), ma non è giusto secondo me ricordare solo qualche demerito rispetto ai meriti.