Il centotredicesimo
numero, che troverete in edicola domani, contiene la conclusione dell'avventura contro gli uomini puma", nonché la prima parte della
storia “Il sentiero della vendetta”.
GLI UOMINI PUMA
Zona del
lago Erie, a nord di Darkwood.
Zagor salva
alcuni pacifici coloni attaccati da misteriosi indiani, gli Uomini Puma,
comandati da un certo Wahoomi, che si spaccia per inviato di Manito e vuole
spingere i popoli rossi alla rivolta contro i bianchi. Haaruk, capo dei
Mosolopea, informa Zagor e Cico che la situazione è sempre più grave: già
decine di giovani guerrieri seguono Wahoomi.
Zagor,
affiancato da Martin (un indiano allevato dai bianchi che vuole vendicare la
morte dei suoi genitori ad opera degli Uomini Puma), raggiunge la misteriosa
Grotta del Vento, il luogo in cui Wahoomi vive e da cui ricava il suo potere,
ma viene catturato dagli Uomini Puma e appeso al palo della tortura: quindi
Wahoomi raduna tutti i capi tribù della regione per farli assistere alla morte
dello Spirito con la Scure.
Liberato da
Haaruk e Cico, Zagor sconfigge Wahoomi che precipita da un dirupo. Gli strappa
la maschera e scopre la sua identità: si tratta di Martin, che ha sempre odiato
i bianchi e voleva scatenare i pellerossa contro di loro. Gli Uomini Puma
abbandonano Wahoomi, che muore, insieme al suo progetto di violenza.
Storia
piacevole e dotata di un buon ritmo: tanti agguati, una sfida finale contro un nemico
imprendibile e sadico, con Zagor costretto al duello e ad usare tutta la
propria esperienza.
Peccato che
l’identità segreta dell’avversario fosse un po’ scontata: nascondendola meglio,
la storia ne avrebbe sicuramente guadagnato in suspense.
L’idea di un avversario
come l’Uomo Puma, con la sua scure che raffigura un artiglio, era sicuramente
buona: la vera “pecca” è nell’aver presentato uno Zagor ingenuo che per tutta
la storia non si accorge di avere accanto a sé proprio il nemico, quando invece
il lettore lo ha intuito da subito... Se non ricordo male, lo stesso Capone la
considera una storia poco riuscita…
Ai disegni, Torricelli “copia” alla perfezione il tratto di Ferri...
E se lo dice Capone che la storia non e' del tutto riuscita,come facciamo noi a dargli torto? La verita' e' che il genio narrativo di Capone aveva gia' raggiunto l'apice con "Il Tempio del Sacrificio". Una storia memorabile,alla quale segui' "La Collina Sacra",storia che abbiamo apprezzato di recente. Con "Gli Uomini Puma", Capone delude su piu' fronti. Assistiamo,impotenti,all'inesorabile "declino" narrativo dell'autore che,purtroppo,non riuscira' piu' a raggiungere le alte vette di gradimento tra i lettori.
RispondiEliminaTi confesso,Baltorr, che sono impaziente di leggere "IL Ritorno di Hellingen" sulla serie mensile,anche se manca piu' di un anno alla sua pubblicazione. Complice la vignetta di Ferri, che tu hai pubblicato nel tuo blog qualche giorno fa,ho incominciato a fantastichare sulla trama.E' inutile dire che,anche sta volta,Zagor ricorrera' all'aiuto di Rakum. Secondo me,quella vecchia volpe di Burattini,per stupirci e,quindi festeggiare degnamente la ricorrenza del numero 600,fara' resuscitare "L'Eroe Rosso" per farlo combattere al fianco dell'eroe di Darkwood. Cos'altro hai scoperto nel corso delle tue "incursioni" al quartier generale della Bonelli? Fai "cantare" anche Gallieno...
RispondiEliminaLa tua idea potrebbe essere azzeccata, visto che la primissima anticipazione che aveva dato Moreno su questa storia era proprio un'immagine di Rakum!!!
EliminaPer ora non so dirti altro... ;-)
Cari amici,
RispondiEliminaSeppur con (notevole) ritardo dovuto ai pressanti impegni lavorativi che, ahimè, mi hanno lasciato ben poco margine persino nelle trascorse festività Pasquali, indegnamente, come di consueto, approfitto del “nostro” spazio sul blog per un breve commento sulle recenti avventure apparse sulla CSAC. Facendo un piccolo salto indietro (di qualche settimana), direi che mi ha fatto una buonissima impressione la rilettura in technicolor delle storie “Tenebre” e “Le creature delle acque morte”. Decisamente due notevoli episodi in cui la narrazione scorre veloce, non è mai scontata e cattura fin dalle prime battute; la storia di CAPONE in particolar modo, riesce ad essere assai coinvolgente, forte di un’innegabile freschezza dovuta per lo più ad una sceneggiatura briosa ed avvincente: un essere oscuro proveniente da un'altra dimensione, un agghiacciante mistero, una missione di soccorso che si trasforma in un incubo claustrofobico; tutti elementi che richiamano le magiche atmosfere dei migliori racconti sul genere e che trascinano il lettore in un mondo di fenomeni inspiegabili, popolato da strane e inquietanti creature, pieno di riflessioni che accompagnano un climax di suspense e dove le scene narrate, vengono affrontate, nella finzione fumettistica, con rigorosa logica e plausibilità (a parte la tematica del "mostro", qui comunque affrontata in modo veramente innovativo). Scenari, quelli descritti, avvalorati da un Gallieno FERRI sempre al meglio per capacità evocativa e potenza descrittiva. Molto valida anche la successiva storia (L’avamposto dei mostri) ove TONINELLI, imbastisce una trama credibile, capace di unire in maniera trascinante diversi elementi narrativi (anche qui abbiamo la presenza di bizzarre “creature” partorite però stavolta da insani esperimenti militari, che inducono a meditare sull’atavica brama dell’uomo a voler dominare i propri simili con l’utilizzo di ogni più bieco espediente) e al tempo stesso di offrire ai lettori nuovi aspetti del carattere e dell’indole di uno dei più noti comprimari della serie: lo stravagante scienziato VERYBAD. Il buon DONATELLI segue bene i testi, disegnando scene variegate, ora tese e strazianti, ora di serenità e di estremo azzardo, con l’inserimento di alcune “Splash pages” che una volta di più riescono a rendere le ambientazioni descritte sorprendentemente suggestive e dinamiche. Per finire pochi cenni sulla storia “Gli uomini puma” ove, l’utilizzo di un tema piuttosto abusato (l’antagonista in costume a capo di una banda di fanatici che mettono a ferro e fuoco la regione) e un epilogo confusionario, affrettato e, a mio avviso, poco efficace nella fase del duello finale, mettono in evidenza un evidente “calo di tono” da parte dell’autore Senese, le cui performance sulla serie avranno d’ora in poi un carattere più che mai altalenante. Nel caso al vaglio poi, anche il comparto grafico sembra risentire dei limiti della storia. Il segno di TORRICELLI troppo spesso ricalca consolidate pose e inquadrature “Ferriane” (le vignette di flashback sull’infanzia di Whaoomi sembrano sfacciatamente tratte da “Zagor racconta”) e non riesce nell’intento di risollevare le sorti di un racconto privo di spessore e scevro di soluzioni originali.
Un caro Saluto e a presto.. Anonimo (Sardo).
Ciao carissimo, e grazie per la tua recensione "omnicomprensiva"! ;-)
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