giovedì 1 gennaio 2015

Zagor Collezione Storica a Colori: Zagor la leggenda! (ZCSC151)




              Il centocinquantunesimo numero in edicola oggi contiene la conclusione dell'avventura di Zagor contro Rakosi e Ylenia, la storia completa “Il ponte dell’arcobaleno”, nonché la prima parte della storia “Paura sull’alta sierra”. 


IL PONTE DELL’ARCOBALENO

          Samuel, Forrest e Warren Kinsky  giungono a Darkwood con l’intento di arrestare Zagor per l’uccisione del loro fratello Salomon. Allora Zagor convoca il consiglio delle tribù di Darkwood per rivelare loro di essere il figlio del massacratore degli Abenaki, Mike Wilding.
        Con la sola eccezione di Tonka e Molti Occhi, i capi tribù (soggiogati da una droga sparsa nell’aria dai fratelli Kinsky) rinnegano Zagor e lo costringono alla fuga.
      Lo Spirito con la Scure incontra la strega indiana Jayla, che lo fa cadere in catalessi permettendogli così di varcare il Ponte dell’Arcobaleno che conduce nel Regno dei Morti, generato all’alba dei tempi da Athaska, un valoroso guerriero che non aveva mai accettato l’esistenza della Morte e che aveva osato sfidare Manito scagliando la sua lancia oltre l’abisso, creando così il ponte.
        Giunto nell’Aldilà, Zagor ha modo di rivedere molti dei suoi amici indiani, ma anche Mohican Jack, Wandering Fitzy e, soprattutto, suo padre, che si rivela colpevole ma anche pentito e cambiato dopo l’eccidio commesso.
         Il dialogo con lo spirito del genitore risolve i dubbi di Zagor che ritorna nel mondo reale dove, aiutato da un intervento soprannaturale, sconfigge i propri nemici. A Darkwood torna la pace e lo Spirito con la Scure riconquista la fiducia dei capi indiani.

Il ponte dell’arcobaleno”, storia ricca di lirismo e connotati etici, è doppiamente celebrativa: innanzitutto perché pubblicata in occasione del quattrocentesimo numero della collana originale e poi perché torna a scavare nel tormentato passato del protagonista, riconciliandolo finalmente con la  figura paterna.
Per ogni essere umano il rapporto col padre è sempre molto problematico, in bilico tra identificazione e respingimento, e solo quando si riesce ad “accettare” incondizionatamente il proprio genitore, con i suoi pregi ed i suoi difetti, si diventa davvero adulti. Zagor non è da meno: in questa storia riesce a perdonare e perdonarsi, a comprendere i punti oscuri del passato del padre e del proprio, superandoli e diventando, così, veramente libero di esprimere se stesso.
Per riuscire in tutto questo Zagor compie un percorso iniziatico degno di un eroe epico: un viaggio di andata e ritorno dal “regno dei morti”. Questo viaggio fantastico permette, da un lato, al lettore di ricucire le trame del passato di Patrick Wilding e, dall’altro, a Zagor di liberarsi da un fardello opprimente.
Boselli è stato certamente coraggioso (o incosciente!) ad imbastire una storia di questo tenore. Il tema trattato era sicuramente “ostico” ma probabilmente necessario per riprendere le fila del rapporto fra Zagor e il padre lasciato in sospeso dall’epoca di “Zagor racconta…” e “La nebbia infernale”. In quest’ultimo episodio, quando suo padre gli apparve nei fumi del Lago Tallapoosa, Zagor tentò di riabbracciarlo e di andare via con lui. Aveva quindi un profondo desiderio di liberare il cuore dal dubbio circa la vera natura del padre. E la risposta che Mike Wilding dà al figlio ne “Il ponte dell’arcobaleno” è significativa: “Le persone possono cambiare figliolo…” In questa frase c’è molto della “filosofia” che permea la narrativa zagoriana in merito alla possibilità di riscatto dai propri errori.
La figura del padre di Zagor resta quella di un massacratore di indiani e la “lezione” imparata dal giovane Patrick in “Zagor racconta…” rimane immutata. Tuttavia all’eroe viene ribadita un’altra verità, che del resto egli già conosceva ed applicava da molti anni: la gente può cambiare, il malvagio può redimersi e, viceversa, il buono può cedere alla tentazione.
La storia, tuttavia, non è scevra da ombre.
Qualcuno, infatti, ha eccepito che con questo episodio Boselli abbia troppo “umanizzato” Zagor, smitizzandolo agli occhi degli indiani e che dopo la sua riappacificazione col padre la saga dello Spirito con la Scure sarebbe ormai da considerarsi terminata…
Il merito alla prima problematica v’è da osservare che, sebbene Zagor sia un essere umano con le sue debolezze e virtù, con la vita segnata da tragici eventi, alla fine dell’avventura lo sceneggiatore ci fa capire che, al tempo stesso, lui è davvero l’inviato di Manito. Il grido di Zagor e la sua figura che emerge dal rogo che la avvolge, guarita dalle sue ferite, sono immagini indubbiamente riconducibili alla sfera del soprannaturale, perfettamente in linea con la tradizione dell’aspetto misterico che circonda lo Spirito con la Scure. Semplicemente Boselli ha sintetizzato le due cose: l’alone sacrale di cui Zagor si circonda - e dal quale è effettivamente circondato - e la sua umanità, i suoi dubbi, le sue fragilità.
Per quanto riguarda la seconda osservazione, il mio amico Francesco L.P. (scrittore, blogger nonché forumista di SCLS) ha scritto una volta che con “Il ponte dell’arcobaleno” Zagor avrebbe dovuto rinunciare alla sua scure e al suo costume per sempre; che lo Zagor di oggi è un alter ego, un abitante di un else world, piacevole e divertente quanto si vuole, ma non è più Zagor.
Per quanto questa tesi possa avere una sua ragion d’essere, io non me la sento di condividerla in toto. Zagor avrebbe dovuto “appendere la scure al chiodo” se il padre fosse risultato innocente del massacro e se le motivazioni del suo agire fossero legate ad una semplice vendetta. Zagor, invece, ha cercato la vendetta solo in una fase iniziale della sua esistenza, ma poi è sempre stata la giustizia a muovere il suo agire. Dopo il massacro degli Abenaki Zagor venne assalito dal rimorso e comprese che la sua sete di vendetta era ingiustificata e capì quanto fosse difficile, in certi casi, stabilire con esattezza da che parte stesse il torto e da quale la ragione. Quindi giurò a se stesso che non si sarebbe mai più fatto ingannare dalle apparenze e dai pregiudizi, e che avrebbe dedicato la sua vita al servizio della giustizia da qualunque parte si trovasse, senza badare al colore della pelle e ad altre discriminazioni. Ora, a mio parere, dopo aver definitivamente scoperto che il padre era cambiato e pentito, la sua convinzione sulla necessità della sua missione di giustiziere, lungi dal volerla abbandonare, ne esce sicuramente rafforzata.
Un’ultima osservazione sul finale della storia: ho trovato commovente e liberatorio il gesto di Zagor che appende in bella vista il ritratto dei propri genitori, sino ad allora sempre occultato. Lo Spirito con la Scure ha finalmente fatto pace col proprio passato e non se ne vergogna più.

6 commenti:

  1. Grazie delle osservazioni.
    Non ricordo a quando risalgano le mie valutazioni su quella storia, probabilmente a diversi anni fa. Oggi non sono così categorico, ma di certo continuo a non amare quella vicenda.
    Ritengo, a torto o a ragione, che non tutto debba essere rivelato in un personaggio: tenendo qualche zona d'ombra, diciamo così, si tiene in vita una dose di mistero e di curiosità che non può non far bene.
    Faccio un esempio: non avrei mai rivelato il nome di battesimo di Zagor.
    Forse che l'averlo fatto toglie qualcosa alla collana o al personaggio? No, ma toglie indubbiamente qualcosa alla mitologia del personaggio.
    Il non sapere, talvolta, é fonte di fascino.
    Un caro augurio di buon anno a te e a tutti i lettori del tuo splendido blog!

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    1. Grazie per il tuo intervento, le tue precisazioni e gli auguri, Fran!!!
      La rivelazione del vero nome di Zagor non mi fa problema... quello che non condivido è il fatto che lo si "citi" forse un po' troppo spesso nelle avventure... o per lo meno, lo ci citi senza vera necessità...

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  2. Il miglior centenario dopo "Il mio amico Guitar Jim" a mio parere! Sarà un caso, ma ho notato che quando nelle sue storie è disegnato da Ferri, Boselli tende a fare uno Zagor più classico. Vedi ad esempio "La locanda degli impiccati" dove il nostro è un po in imbarazzo con la ragazza indiana.
    Quella de "Il ponte dell' arcobaleno" è una storia toccante senza essere mielosa e un racconto avventuroso dei più classici con la figura dello spirito con la scure una volta di più messa in discussione che ne esce come scritto nell' articolo ulteriormente rafforzata. Un po come è successo in maniera diversa con "Incubi".
    Poi è probabilmente il centenario con più effetti speciali! Il ponte, l' apparizione del demone, il variopinto prologo... un spettacolo per gli occhi! ^^
    Boselli dopo "Anima nera" scrive un altro prologo sulle leggende indiane proprio bello e la scena in cui

    SPOILER il guerriero indiano come ultimo gesto lancia la lancia e si crea il ponte è proprio bella e toccante! FINE SPOILER

    Unico appunto alla storia è... ma Mohican Jack che ci fa lì!?! °_O Quando poi lessi la storia con lui ne rimasi e rimango tutt' ora abbastanza perplesso visto il suo modo tutto molto particolare e troppo sanguinario di sposare la causa indiana.
    Proprio bella la citazione nell' articolo alla scena di "Odissea americana", l' unica altra volta in cui Nolitta fa ricomparire i genitori! ^^ Una delle scene più toccanti di tutta la serie a mio parere!
    Con quest' avventura si chiude in bellezza secondo me il rinascimento o risorgimento zagoriano.
    Successivamente vuoi per la maggior alternanza di autori, vuoi per qualche annata in cui sembra che le storie facciano un po da corollario a quella di punta come "Thugs" (meno male che c' è in quell' anno anche "L' ultima freccia") e i primi due ritorni di Mortimer, ma almeno fino al 07, le traccie di questo periodo si vedranno solo a sprazzi.
    Non bisogna fare altro di ringraziare gli autori, quasi in toto B&B, per averci regalato un periodo, quello 93-98 quasi ai livelli della golden age nolittiana! ^^

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    1. Effettivamente l'inserimento di Mohican Jack nel "paradiso" pellerossa può apparire un po' forzato... Probabilmente Boselli ha giudicato più le "intenzioni" che i "fatti" del personaggio.

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  3. Non ho sottomano lo zenith, quindi non ho potuto confrontare... ma certo in questo volume della CSAC i colori della storia "il ponte dell'arcobaleno", rispetto alle altre due storie, sono di un altro pianeta. Il che evidenzia quanto di meglio si potrebbe fare a livello di colori, e dopotutto con uno sforzo minimo.

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  4. Concordo con Baltorr. La storia riappacifica zagor con il padre ed anche con la madre, all oscuro dell ignobile comportamento del marito. Francamente mi è meno piaciuto l alone divino che da questa storia e da alcune coeve o di poco successive viene ad ammantare il Nostro. Sembra quasi la giustificazione - piu per lui che per noi - della sua missuone. Un saluto a tutti giovnni21

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