Il centocinquantaduesimo numero, che troverete in edicola domani, contiene la conclusione dell'avventura di Zagor a Golgotha, nonché la prima parte della storia “Lampo mortale”.
PAURA SULL’ALTA SIERRA
Un serial killer si aggira sulle montagne.
Attacca i trapper della regione del Green River e li uccide, gettandoli nelle
fauci dei suoi feroci cani. Ha rapito il marito di Joanna Ashley e lo tortura selvaggiamente:
più che un uomo è una belva assetata di sangue!
Zagor, Cico, Doc e Joanna, alla ricerca del
marito di quest’ultima, giungono in un luogo
desolato chiamato Golgotha: un allucinante villaggio popolato di relitti umani,
il cui leader è lo spietato Eldon Jarret. E c’è un misterioso legame fra Jarret
e il selvaggio serial killer delle montagne…
Interessante
avventura contraddistinta da un nuovo doppio esordio: lo sceneggiatore Stefano
Marzorati – già autore di diverse storie di Mister No, collaboratore
di Bonelli da molti anni, nonché responsabile dell’Ufficio Stampa della
Casa editrice – e il disegnatore romano Roberto D’Arcangelo.
E’ una storia
insolitamente raccapricciante per i “canoni” zagoriani, che tuttavia riesce a
non cadere mai nel cattivo gusto. La sceneggiatura è avvincente e anche il personaggio di Cico è
ben utilizzato e coprotagonista simpatico, sensibile e discreto (soprattutto
nella prima parte); forse Zagor appare un po’ troppo “vulnerabile” e meno
risoluto rispetto al solito, ma ci può stare.
L’inizio della storia, agghiacciante e cruento, incuriosisce il
lettore mostrando subito il nemico di turno, spietato e misterioso; non mancano
poi ritmo ed emozioni, ottima l’ambientazione innevata delle montagne che
arricchisce l’angoscia e la sensazione di paura che circonda i personaggi.
I cittadini di Golghota, decisamente brutali e infelici, mi hanno
richiamato alla mente i film Le colline
hanno gli occhi e Un tranquillo
week-end di paura, e contribuiscono a rendere intrigante la storia. La
figura di Caleb ricorda in più di una scena la sofferta esistenza del mostro di Frankenstein: impara a leggere
e rimane affascinato da alcuni testi scritti, ha un desiderio di vendetta nei
confronti di un padre che tale non è stato, desiderio che poi matura sino ad
esplodere nei confronti di ogni essere umano, e nel finale, tragico, crudo e
violento come tutta la vicenda, si ricongiunge al padre per l’eternità.
Ottima questa
prima prova di D’Arcangelo, che
disegna in modo eccellente sia i protagonisti che i maestosi ed evocativi
scenari innevati (a tratti mi ha ricordato alcuna tavole di Ivo Milazzo).
* * *
LAMPO MORTALE
Johnny Nakiar è un indiano Shawnee, figlio
del capo Freccia Rossa, ucciso dai soldati. Il suo mentore è stato il boss
Mulligan, che lo ha trasformato in un killer a pagamento. Ma, scoperto che
Mulligan era in combutta con il colonnello Wallace, l'assassino del padre,
Johnny uccide Mulligan e va alla caccia di Wallace. E la sua pista si incrocia
con quella di Zagor.
Johnny Nakiar combatte contro l'esercito
personale di Wallace: Zagor lo segue, intenzionato a impedire che l’indiano si
faccia giustizia da solo. Ma gli uomini di Wallace sono molti, Johnny è
consumato dalla sete di vendetta e neppure lo Spirito della Scure può impedire
che la vicenda abbia un tragico epilogo.
Nuova storia
scritta da Maurizio Colombo (con i disegni di Cassaro), il quale nella
prima parte sembra confermarsi come un buon interprete delle regole
dell’universo zagoriano, mentre nella seconda sembra smarrire la consonanza con
i personaggi della serie.
Poco coerente
è soprattutto lo sviluppo del rapporto tra Zagor e Nakiar (personaggio ispirato
ai film di John Woo) allorquando quest’ultimo tenta di uccidere lo Spirito con
la Scure nonostante l’amicizia che sembrava essere nata tra i due. Inoltre il
buon Cico è ridotto ad una grottesca macchietta che trascorre tutto l’episodio
a litigare con la sua cavalcatura (una asino alla Sancio Panza), salvo nel
finale dove, con una trovata improbabile, manipola adeguatamente il teste del
processo.
Il racconto si
dipana, poi, attraverso continue scene d’azione che rimandano alla tradizione
degli spaghetti western, con evidenti
omaggi a questi.
D’altro canto,
interessanti sono il discorso fatto da Zagor sui valori della dignità e della
giustizia e la condanna dei massacri ai danni degli indiani e della mentalità
razzista che alberga nell’esercito degli Stati Uniti.
Ricordo che quel 99 venne annunciata come l' annata western e di stampo realistico XD con l' eccezione dello speciale. La storia di Marzorati, ennesima meteora zagoriana, la trovai coinvolgente e piacevole. Vuoi anche perché mi piacciono molto le ambientazioni innevate. ^^ Rileggendola mi è sempre piaciuta. Sempre godibile con l' autore che da un lato, come scritto nell' articolo, spinge su certi particolari macabri diciamo mentre dall' altro resta ancorato ad una certa classicità con la presenza del buon vecchio Doc e di altri trapper.
RispondiEliminaCuriosamente "Lampo mortale" non riuscii a trovarlo qui da me e lo recuperai solo un po di tempo dopo. La storia non la ricordavo per niente °_O e devo dire che in effetti è piuttosto altalenante con Colombo che mentre per "La paura corre sul fiume" rimaneva ancorato ad una certa classicità qui e in "Gli sterminatori" punterà più ad una maggiore libertà narrativa con molto riferimento come scritto da Baltorr agli spaghetti western. Il personaggio di Johnny Nakiar con tutto il rispetto, ma con Zagor secondo me centra proprio poco! L' avrei visto meglio su Tex!
Cico in effetti è più macchietta del solito, ma comunque divertente e risolutivo nel finale.