mercoledì 7 gennaio 2015

Zagor Collezione Storica a Colori: Serial killer (ZCSC152)




        Il centocinquantaduesimo numero, che troverete in edicola domani, contiene la conclusione dell'avventura di Zagor a Golgotha, nonché la prima parte della storia “Lampo mortale”.


PAURA SULL’ALTA SIERRA

Un serial killer si aggira sulle montagne. Attacca i trapper della regione del Green River e li uccide, gettandoli nelle fauci dei suoi feroci cani. Ha rapito il marito di Joanna Ashley e lo tortura selvaggiamente: più che un uomo è una belva assetata di sangue!
Zagor, Cico, Doc e Joanna, alla ricerca del marito di quest’ultima,  giungono in un luogo desolato chiamato Golgotha: un allucinante villaggio popolato di relitti umani, il cui leader è lo spietato Eldon Jarret. E c’è un misterioso legame fra Jarret e il selvaggio serial killer delle montagne…

Interessante avventura contraddistinta da un nuovo doppio esordio: lo sceneggiatore Stefano Marzorati – già autore di diverse storie di Mister No, collaboratore di Bonelli da molti anni, nonché responsabile dell’Ufficio Stampa della Casa editrice – e il disegnatore romano Roberto D’Arcangelo.
E’ una storia insolitamente raccapricciante per i “canoni” zagoriani, che tuttavia riesce a non cadere mai nel cattivo gusto. La sceneggiatura  è avvincente e anche il personaggio di Cico è ben utilizzato e coprotagonista simpatico, sensibile e discreto (soprattutto nella prima parte); forse Zagor appare un po’ troppo “vulnerabile” e meno risoluto rispetto al solito, ma ci può stare.
L’inizio della storia, agghiacciante e cruento, incuriosisce il lettore mostrando subito il nemico di turno, spietato e misterioso; non mancano poi ritmo ed emozioni, ottima l’ambientazione innevata delle montagne che arricchisce l’angoscia e la sensazione di paura che circonda i personaggi.
 I cittadini di Golghota, decisamente brutali e infelici, mi hanno richiamato alla mente i film Le colline hanno gli occhi e Un tranquillo week-end di paura, e contribuiscono a rendere intrigante la storia. La figura di Caleb ricorda in più di una scena la sofferta esistenza del mostro di Frankenstein: impara a leggere e rimane affascinato da alcuni testi scritti, ha un desiderio di vendetta nei confronti di un padre che tale non è stato, desiderio che poi matura sino ad esplodere nei confronti di ogni essere umano, e nel finale, tragico, crudo e violento come tutta la vicenda, si ricongiunge al padre per l’eternità.
Ottima questa prima prova di D’Arcangelo, che disegna in modo eccellente sia i protagonisti che i maestosi ed evocativi scenari innevati (a tratti mi ha ricordato alcuna tavole di Ivo Milazzo).

* * *


LAMPO MORTALE

Johnny Nakiar è un indiano Shawnee, figlio del capo Freccia Rossa, ucciso dai soldati. Il suo mentore è stato il boss Mulligan, che lo ha trasformato in un killer a pagamento. Ma, scoperto che Mulligan era in combutta con il colonnello Wallace, l'assassino del padre, Johnny uccide Mulligan e va alla caccia di Wallace. E la sua pista si incrocia con quella di Zagor.
Johnny Nakiar combatte contro l'esercito personale di Wallace: Zagor lo segue, intenzionato a impedire che l’indiano si faccia giustizia da solo. Ma gli uomini di Wallace sono molti, Johnny è consumato dalla sete di vendetta e neppure lo Spirito della Scure può impedire che la vicenda abbia un tragico epilogo.

Nuova storia scritta da Maurizio Colombo (con i disegni di Cassaro), il quale nella prima parte sembra confermarsi come un buon interprete delle regole dell’universo zagoriano, mentre nella seconda sembra smarrire la consonanza con i personaggi della serie.
Poco coerente è soprattutto lo sviluppo del rapporto tra Zagor e Nakiar (personaggio ispirato ai film di John Woo) allorquando quest’ultimo tenta di uccidere lo Spirito con la Scure nonostante l’amicizia che sembrava essere nata tra i due. Inoltre il buon Cico è ridotto ad una grottesca macchietta che trascorre tutto l’episodio a litigare con la sua cavalcatura (una asino alla Sancio Panza), salvo nel finale dove, con una trovata improbabile, manipola adeguatamente il teste del processo.
Il racconto si dipana, poi, attraverso continue scene d’azione che rimandano alla tradizione degli spaghetti western, con evidenti omaggi a questi.
D’altro canto, interessanti sono il discorso fatto da Zagor sui valori della dignità e della giustizia e la condanna dei massacri ai danni degli indiani e della mentalità razzista che alberga nell’esercito degli Stati Uniti.

1 commento:

  1. Ricordo che quel 99 venne annunciata come l' annata western e di stampo realistico XD con l' eccezione dello speciale. La storia di Marzorati, ennesima meteora zagoriana, la trovai coinvolgente e piacevole. Vuoi anche perché mi piacciono molto le ambientazioni innevate. ^^ Rileggendola mi è sempre piaciuta. Sempre godibile con l' autore che da un lato, come scritto nell' articolo, spinge su certi particolari macabri diciamo mentre dall' altro resta ancorato ad una certa classicità con la presenza del buon vecchio Doc e di altri trapper.
    Curiosamente "Lampo mortale" non riuscii a trovarlo qui da me e lo recuperai solo un po di tempo dopo. La storia non la ricordavo per niente °_O e devo dire che in effetti è piuttosto altalenante con Colombo che mentre per "La paura corre sul fiume" rimaneva ancorato ad una certa classicità qui e in "Gli sterminatori" punterà più ad una maggiore libertà narrativa con molto riferimento come scritto da Baltorr agli spaghetti western. Il personaggio di Johnny Nakiar con tutto il rispetto, ma con Zagor secondo me centra proprio poco! L' avrei visto meglio su Tex!
    Cico in effetti è più macchietta del solito, ma comunque divertente e risolutivo nel finale.

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