Il duecentunesimo numero in edicola oggi contiene la
conclusione dell’avventura di Zagor
contro il licantropo di Asher Mills, nonché le prime pagine della
storia “Huron Lake”.
PLENILUNIO
Terence Clemons, un maestro di scuola
vecchio amico del dottor Metrevelic ed esperto di ipnotismo, chiede il suo aiuto
e quello di Zagor e Cico per risolvere il mistero delle morti inquietanti che
si susseguono ad Asher Mill, un villaggio isolato tra le montagne. Le vittime (una
ragazza di nome Drew e Darius, l’aiutante del fattore Jonhatan) sembrano state
dilaniate da una belva feroce, qualcuno dice che il colpevole sia un
licantropo! Nel paese regna il terrore, nell’attesa dell’imminente notte di
luna piena...
Seguendo le tracce del licantropo, fuggito
nella foresta dopo aver ucciso il reverendo Stone ed essere stato ferito da
Zagor con una croce d’argento, lo Spirito con la Scure giunge a una capanna in
una radura fra gli alberi, dove sembra essere nascosta la chiave del mistero. È
la dimora di tre rissosi e giganteschi gemelli taglialegna: Louis, Matt e Derek
Rhodan, uno dei quali, Matt, ha sul corpo i segni del precedente combattimento
di Zagor con il licantropo!
Ma il licantropo appare all’improvviso e li uccide tutti e tre, rimanendo
a sua volta ferito mortalmente da un pugnale d’argento forgiato da Zagor.
Trovato il corpo del mostro, Zagor scopre che trattasi del fattore Jonhatan.
Ma davvero la minaccia del licantropo è
svanita quando la lama d’argento impugnata da Zagor è riuscita a ucciderlo?
Quella notte appare in sogno a Zagor Tawar, lo stregone dei Tunican morto nella
storia L’assassino di Darkwood, che gli rivela che “uno è l’ululato ma
molti sono i lupi” e gli suggerisce di cercare “qualcuno che gli insegni a
leggere i segni”… Quindi i licantropi sono più di uno: Matt Rhodan, il fattore
Johnatan e…? Inoltre, gli uomini lupo davano l’impressione di colpire delle
vittime precise, quasi che dietro esistesse un unico e preciso “mandante”…
L’intuizione risolutiva la trova il dott.
Metrevelic: ad Asher Mill l’unica persona che “insegna a leggere i segni” può
essere solamente il prof. Clemons! Questi, vistosi scoperto, lancia un comando
ipnotico all’ultimo licantropo: Martin, il ragazzo di Drew, una delle prime
vittime, che si trasforma ed inizia a lottare con Zagor, finché entrambi
finiscono in un impetuoso torrente. Zagor riesce a salvarsi mentre il
licantropo cade da un’alta cascata.
Nel frattempo, il prof. Clemons tenta la
fuga ma rimane impigliato in una tagliola che gli recide una grossa vena; prima
di morire egli rivela che, ossessionato dalla licantropia, era riuscito a
creare un siero in grado di indurre la trasformazione degli uomini in lupi, con
l’azione combinata di un “catalizzatore” sotto forma di pastiglia e dei raggi
della luna piena che influivano sul siero.
Grazie poi alle sue capacità di ipnotista,
controllava i licantropi. Ma uno di questi, sfuggito al controllo, aveva ucciso
Darius, aiutante di Jonhatan. Gli abitanti di Asher Mill erano ricorsi proprio
a lui perché li liberasse dalla maledizione ed egli si era visto costretto, per
non suscitare sospetti, a chiedere l’aiuto di Metrevelic.
La storia ha, comunque, un parziale lieto
fine perché si scopre che il giovane Martin è sopravvissuto alla caduta dalla
cascata e – non prendendo le pastiglie “catalizzatrici” – non si trasformerà
più in un uomo lupo.
Avventura coinvolgente e dal ritmo serrato, che vede il
ritorno di un tema fantastico che da sempre mi appassiona (vedi ad es. questo mio articolo): la licantropia.
Qui Moreno Burattini,
da buon razionalista, imposta la storia in modo tale che – alla fine – la
spiegazione delle trasformazioni non abbia solo connotati horror ma anche una
base (pseudo)scientifica. Ciò tuttavia non va ad inficiare il senso di
meraviglioso che permea, comunque, tutta la narrazione, ricca di alcuni
notevoli cliffhanger e di un forte
alone di mistero che circonda l’identità del licantropo (che si scoprirà essere
più d’uno).
Ottimo il prologo colmo di tensione, che riesce a creare la
giusta atmosfera di orrore incombente, cui fa seguito una bella e lunga gag
tutta dedicata a Cico, lasciato da Zagor senza soldi in una cittadina
(Damirburg: un evidente omaggio al mio amico croato Damir Zovko, grande appassionato zagoriano) dove ne combina una
delle sue, botte finali comprese!
La sceneggiatura prosegue poi con coerenza narrativa e con la
presenza sulla scena di uno Zagor molto nolittiano (un dialogo da applauso: “Ma... Che cosa pensa di fare? Non ce la farà
mai!”, “Aspettate a dirlo, dottore!
Lui è Zagor!”).
Troviamo anche un bel paio di flashback sul vampiro Rakosi
e sull’uomo lupo Dott. Stubb, che ci
ricordano due bellissime avventure del passato. Anche diversi rimandi a
personaggi e ad altri episodi del passato (L’inferno
dei vivi, Tawar, Mister Mister, Hellingen) sono pienamente coerenti all’interno del corpus della narrazione.
Mi è parsa molto coinvolgente e significativa la scena dei
cittadini di Asher Mill che accolgono con rispetto reverenziale coloro che sono
venuti a salvarli dal licantropo; così come appassionante il primo scontro di
Zagor con il licantropo all’interno del campanile…
Burattini conferma,
inoltre, la sua notevole capacità di narrare vicende in cui pone il lettore
nella condizione di poter intuire quale potrebbe essere la possibile soluzione
finale, ma nel contempo gli lascia pensare che quello che “appare” possibile in
realtà potrebbe svilupparsi in tutt’altra maniera. Naturalmente questa capacità
di creare mistero e tensione mette l’autore nella necessità di arrivare poi ad
un finale che deve essere all’altezza delle aspettative.
Devo dire che questa
volta Burattini vi è pienamente
riuscito: tutti i nodi vengono sciolti in modo preciso, anche se qualcuno – come
al solito – si lamenterà delle “lunghe” spiegazioni finali… A mio parere sono
comunque tutte necessarie e conferiscono al lettore i giusti parametri per
inquadrare sia dal punto di vista motivazionale che cronologico l’intera
vicenda.
Insomma, proprio una bella storia. Emozionante, avventurosa,
misteriosa e coinvolgente.
Devo dire,
innanzitutto, che Joevito è un
amico. È il primo forumista di SCLS che ho conosciuto di persona (v. qui) e si può dire che incarna il sogno
realizzato di qualunque appassionato zagoriano: essere riuscito ad entrare a
far parte della squadra degli autori dello Spirito con la Scure. Vi lascio
quindi immaginare la mia emozione quando ho potuto vedere
finalmente pubblicati i suoi bellissimi disegni!
Tra l’altro, egli
è l’unico dei disegnatori dell’ultima generazione a non
essere passato da nessun albo “di prova” (come spesso è stata utilizzata, ad
es., la collana Almanacchi), ma ha esordito subito sulla serie ammiraglia: e
ciò è sicuramente un gran titolo di merito.
I suoi disegni, che all’inizio sembrano un po’ “acerbi”, dopo le
prime pagine decollano letteralmente, rendendo la sua performance decisamente convincente. Le atmosfere misteriose ed
horror della storia prendono vita attraverso le sue matite e le sue chine, con
fisionomie classiche ed un dinamismo che ricordano, sì, Gallieno Ferri, ma che fanno affiorare anche il tratto di un
disegnatore nuovo, moderno,
tridimensionale, capace di bucare la pagina con prospettive ed espressività, con
inquadrature ardite e ipercinetiche, con ambientazioni curate e
particolareggiate.
Bravo Joevito!
Continua così!
Ed ecco le consuete “osservazioni
sulla storia” di Moreno Burattini
tratte dalle pagine del Forum SCLS del 2010.
In merito all’utilizzo del sistema del
“pendolino”, mutuato dalla storia Il
ritorno del vampiro, e sul fatto che proprio Zagor e Cico siano stati
convocati ad Asher Mill per combattere il licantropo:
“A proposito del
pendolino, spero non sia sfuggito a nessuno che, in realtà, il mio recupero
dell’espediente serve per chiarire una volta per tutte che Cico non ha nessun
particolare potere di "radioestesista". Per caso, per fortuna, o per
gli influssi degli astri, ne manifestò nella storia di Castelli, ma poi è
tornato (o è sempre stato) un uomo normale. Questo perché se Cico avesse quei
poteri, potrebbe usarli ogni volta e trovare subito dove si nascono i nemici di
turno: Ylenia, il Mutante, Mortimer non avrebbero scampo. Meglio chiarire che
il caso del ritorno del vampiro fu un’eccezione! In più, l’idea è servita per
sorprendere un po’ i lettori: tutti avrebbero immaginato che fosse stato Zagor
il convocato per risolvere il mistero, invece è Cico.
Del resto, Metrevelic non
poteva non ricordare che Cico era stato utile nel caso del vampiro e, saputo
del pericolo ad Asher Mill, non poteva non pensare che il messicano avrebbe
potuto essere utile di nuovo.
Ne approfitto anche per
chiarire qualche dubbio sul perché Zagor e Cico arrivino un po’ come
"salvatori" del paese agli occhi della gente. Non è così strano,
anzi, è del tutto logico. Se io sono il dottor Metrevelic e ho vissuto delle
esperienze incredibili come quelle dei ripetuti scontri con dei vampiri, e ho
degli amici che hanno lottato anche contro un licantropo, perché non dovrei
dirlo scrivendo o parlando con un altro mio amico molto interessato alle
leggende sull’Uomo Lupo? Anzi, lo racconterei con molta enfasi, così come uno
scampato a un disastro aereo racconterebbe agli amici la propria esperienza (ho
per l’appunto un amico che ne ha fatta una del genere e non solo me l’ha
raccontata, ma io la racconto ai miei amici se capita di parlare di argomenti
del genere).
E in un piccolo paese
senza televisione, isolato fra le montagne, se un personaggio come Clemons
avesse riferito una volta a uno dei popolani il racconto di Metrevelic, è
logico che questo racconto sarebbe passato di bocca in bocca nelle veglie
serali attorno al fuoco (chi non lo crede, è perché non ha coscienza di che cosa
erano le veglie serali attorno al fuoco nei mesi invernali nei paesi di
montagna, prima dell’avvento della televisione). Nei racconti, poi, ciò che si
narra assume inevitabilmente un tono di leggenda e nella fantasia di tutti i
fatti si ingigantiscono. E quando poi un Uomo Lupo arriva davvero a minacciare
la collettività, a tutti viene in mente quel racconto di quella volta in cui un
amico di un amico aveva risolto un caso simile. E soprattutto può venire in
mente a Clemons, che ha contatto diretto con Metrevelic. E addirittura, può
venire in mentre a Metrevelic stesso che propone allo stesso Clemons di
invitare Zagor e Cico per cercare di essere d’aiuto.
Mi pare tutto non solo
logico, ma quasi inevitabile, al punto che sarebbe stato più illogico che Zagor
e Cico, con i loro precedenti, non fossero stati invitati. Mi immagino il
popolano che dice a Clemons: qui abbiamo un Uomo Lupo, perché non scrivete a
quel vostro amico dottore che ha affrontato i vampiri e che conosce quelli che
hanno ucciso una volta un licantropo? E Clemons: ma no, ma perché volete
disturbare la gente? Cerchiamo di cavarcela da soli. E gli altri: ma sì, avete
ragione, che sarà mai un Uomo Lupo.
Dato che un dialogo del
genere sarebbe stato assurdo, Cico e Zagor arrivano. È ovvio che la gente
impaurita dal mostro li guardi con speranza e con rispetto: non solo sono
quelli di cui hanno favoleggiato nelle loro veglie, ma sono anche le loro
uniche speranze.
Secondo me, tutto ciò ha
perfettamente senso”.
Ad un forumista che scriveva di avere apprezzato
il dialogo colto tra il prof. Metrevelic e il prof. Clemons, Moreno rispondeva:
“Personalmente, mi
piacciono le dissertazioni "colte" fra i personaggi di un fumetto o
di un romanzo o di un film che approfondiscono le tematiche della storia. Un esempio
su tutti, i dialoghi fra Leigh Teabing e Robert Langdon nel "Codice da
Vinci". Ma potrei continuare rammentando "Il nome della Rosa",
o, in tutt’altro ambito letterario, le fantastiche dissertazioni su arte e
filosofia nell’"Eleganza del riccio". Nella saga zagoriana, gli
esempi non si contano: nella prima storia haitiana Tullius erudisce lo Spirito
con la Scure sull’origine del Vudu, e nella storia dei samurai, mister Ferguson
fa una conferenza sugli usi e costumi del Giappone, e così via. Nolitta, in
Mister No, dedica pagine e pagine all’approfondimento dell’antropologia
culturale sudamericana.
Concluderò citando il mio
amato Isaac Asimov, che ha scritto addirittura un intero racconto,
"Biliardo darwiniano", in cui i protagonisti non fanno altro che parlare
fra loro (non succede assolutamente niente) ma che conversazione affascinante
(e che finale inquietante)”.
Durante la lavorazione della storia, il
nome del maestro di scuola di Asher Mill
era Clarence Clemons (poi cambiato in “Terence” in
sede di pubblicazione). A chi gli chiedeva se la sua fonte di ispirazione fosse
l’omonimo sassofonista statunitense, noto per essere stato collaboratore di
Bruce Springsteen, Moreno spiegava
divertito:
“Eh... è presto detto.
Cercavo un nome che
suonasse bene per uno dei protagonisti della storia di Joevito. Di solito
prendo il Dizionario dei Film e cerco dei nomi e cognomi di attori, oppure
libri di storia con in appendice l’indice dei nomi citati. In quel caso avevo
sottomano la custodia di un CD di Zucchero che stavo ascoltando in quel momento
e mi cade l’occhio sull’elenco dei nomi dei musicisti. Vedo che c’è un
sassofonista di nome Clarence Clemons. Mi sono detto: “Che bel nome! È ciò che
mi serve!” Poi scopro da Joevito che trattasi di personaggio celeberrimo perché
collaboratore di Bruce Springsteen, una sorta di mito vivente. È ovvio a questo
punto che il nostro Clarence Clemons ha cambiato nome.
PS - Tutto ciò non
significa che io non sia springsteeniano. Anzi, quando ho sentito qualche pezzo
alla radio o in casa d’altri l’ho apprezzato molto. Non più di un mese fa, su
dai grafici ascoltavano un CD recente in cui sembrava che il boss suonasse
musica celtica o irlandese e non rock. Il fatto è che non si possono comprare
tutti i CD che escono, per cui si fanno delle scelte, e le scelte si fanno
sulla base dei propri gusti, e i miei gusti prediligono la musica italiana.
Però, e qui sta la differenza fra me e i rockettari, se qualcuno mi dice:
“Ascolta Springsteen!” o: “Ascolta i Van Halen!” o: “Ascolta i Deep Purple!”,
io prendo il CD e ascolto e apprezzo, e se mi si spiega in che cosa consiste la
bellezza di un pezzo o la bravura di un interprete io apprezzo ancora di più e
mi lascio guidare e consigliare. Se però io, anche per contraccambiare,
propongo viceversa agli altri: “Ascolta i Pooh! Ascolta Ruggeri! Ascolta
Vecchioni! Ascolta Tozzi!” gli altri mi guardano disgustati e non mi rivolgono
più la parola.
PPS - Ho usato
l’espressione “comprare un CD”. Quando sono tornato in redazione, qualche
settimana fa, con il nuovo CD di Max Pezzali, Mirko Perniola che era qui mi ha
guardato sbigottito e mi ha detto: “Sei commovente, l’ultimo al mondo che
compra i CD”. Pare infatti che nessuno lo faccia più e che tutti scarichino da
Internet”.
Alla domanda se la scelta di non far
sbranare Clemons dai lupi fosse stabilita sin dall’inizio o se si trattasse di
un’illuminazione nata in corso d’opera, Burattini
rispondeva:
“La scelta di non far
sbranare Clemons è stata una illuminazione in corso d’opera, che mi è parsa
ottimale per fare in modo che i lupi fossero in qualche modo strumento del
destino (sono loro che spingono il maestro verso la tagliola) ma al tempo
stesso non sembrassero più belve dell’assassino che puniscono. Mi pare che la
soluzione funzioni”.
A due domande sul personaggio di Matt
Rhodan, e cioè se lui fosse consapevole di essere un uomo lupo e sul perché –
quando viene aggredito dal licantropo/Jonhatan – egli dice “Non puoi…”, Moreno chiariva:
“Secondo me, quando è
stato ipnotizzato, Matt ha ricevuto precise istruzioni di dimenticare e di
cercare scuse il più possibile plausibili per giustificare assenze e stranezze
rispondendo a eventuali domande in proposito. Clemons potrebbe aver suggerito
alcune spiegazioni possibili, come quella di un incidente da bambino per
giustificare la presenza di eventuali cicatrici. Tuttavia, inconsciamente, Matt
sa che c’è un legame fra lui e l’uomo lupo, fra lui e la luna.
Non ho spiegato il motivo
della frase di Matt a Jonhatan perché ogni lettore può dare una sua
interpretazione e qualunque cosa avessero supposto Zagor o Metrevelic avrebbe
potuto essere solo una congettura (nessuno potrebbe dire con certezza che cosa
stesse pensando Matt). Però, è chiaro che Matt percepisce istintivamente una
duplice verità: lui e il mostro hanno qualcosa in comune, ma al tempo stesso
non c’è niente da fare (inconsciamente SA che la furia del Licantropo non
lascia scampo). Per questo si rassegna a farsi uccidere. Io, almeno, la vedo
così”.
Anche se non specificatamente attinente
a questa storia, mi sembra importante riportare l’interessante risposta di Burattini a un forumista che gli poneva
le seguenti domande sul suo modo di gestire una sceneggiatura:
1) Tu fissi il disegno in una striscia, descrivi l’ambiente
con i personaggi e detti un testo ben preciso. Immagino poi che questo plico
con la sceneggiatura lo darai al disegnatore e tu conoscendolo, sarai più
prolisso o meno a seconda di come sai che ti interpreterà.
2) Quanto il disegnatore può permettersi di modificare la
divisione della tavola in vignette o il testo?
3) Il testo deve essere rispettato sempre e in modo
letterale?
4) Per una storia esistono dei “modelli” di lunghezza? Se sì,
quali sono? Mi spiego meglio: sai già quanto la storia deve essere lunga in
tavole e quindi adegui la narrazione a quello oppure vai a ruota libera e
quando finisce, finisce (a parte quando deve concludersi fisicamente con la
fine dell’albo)?
“Eccomi alle risposte.
1) Effettivamente a volte
sono più dettagliato a volte meno, non solo sulla base del talento del
disegnatore (è chiaro che se so che certe scene potrebbero essere più
problematiche per qualcuno, cerco di spiegarle meglio, mentre se sono convinto
che chi disegna vada sul velluto sono molto essenziale) ma anche sulla base
della difficoltà della scena da illustrare. Se si tratta solo di far camminare
Zagor e Cico nella foresta, non devo spiegare nulla di particolare, basta
invitare il disegnatore a rifarsi a mille esempi già visti per capire il tipo
di ambientazione. Se si tratta di descrivere un ambiente nuovo (come per
esempio il porto del Callao a Lima dove Zagor è sbarcato in una storia che sto
scrivendo adesso) sono enciclopedico nella descrizione e nella documentazione.
Sono più attento con i nuovi disegnatori e più rilassato con quelli già rodati,
com’è logico.
2) Il disegnatore in
teoria non può permettersi di cambiare la divisione in vignette né tantomeno il
dialogo, però se nota un evidente errore in un balloon o ha un’idea per
migliorare la scansione della scena mi può chiamare e suggerire una modifica,
dato che tutti lavoriamo al miglior risultato possibile. Certo che se io scrivo
che servono sei vignette e me ne ritrovo quattro, se chiedo un campo lungo e
trovo un primo piano, non va bene: a ciascuno il suo lavoro!
3) Sempre, sì. In modo
letterale, no. Si cerca di collaborare per ottenere il meglio, ognuno secondo
il suo talento. Io suggerisco una scena, una inquadratura, a volte soltanto una
situazione: il disegnatore è chiamato a capire il senso più che la lettera
della scena. A me fa piacere se un disegnatore è coinvolto nel racconto e si
sente, dal modo in cui lo interpreta, che ci mette del suo. Ma di
"interpretazione" si tratta, appunto. Come un cantante che interpreta
una canzone: si rispetta un testo, uno spartito, ma quanta differenza tra un
interprete e un altro!
4) I modelli di lunghezza
sono un albo di 94 pagine (per esempio, un Almanacco); un albo di 160 pagine
(lo Speciale); 188 pagine = 2 albi; poi tre albi o quattro se proprio è una
storiona. Per il Maxi abbiamo deciso di non fare più storie di 318 ma di
limitarci a 286 (o meno, scendendo per sedicesimi). In genere cerchiamo di
stare in questi limiti. Poi, se alcune storie particolari necessitano lunghezze
spurie (due albi e mezzo, tre albi e mezzo) se ne può parlare. Ovviamente la
lunghezza di una sceneggiatura deve essere commisurata agli eventi previsti dal
soggetto. Non si possono far stare in 94 pagine gli eventi di "Odissea
Americana", non si possono dilatare in quattro albi i fatti di Indian
Circus (se restano solo quelli). In genere non vado a ruota libera, cerco di
attenermi ai limiti, e soprattutto cerco di rispettare un mio
"metronomo" interiore e suonare "a tempo" sulla base del
ritmo di Zagor, per cui senza allungare il brodo o senza singhiozzi sincopati.
Poi, se nuove idee che mi
sono venute o esigenze narrative particolari mi fanno capire che non posso
stare in due albi o tre albi esatti, decido di allungare (se ci sono i tempi e
per il bene della storia)”.
Rimanendo in tema di sceneggiature,
chiudo con questa “chicca” (sempre ad opera di Moreno Burattini).
“Visto che nell’albo Plenilunio è piaciuta a qualcuno la
scena del campanile, ecco la mia sceneggiatura originale (prima di successivi
ritocchi e aggiustamenti), la sceneggiatura insomma che ha avuto in mano
Joevito (e che potrete confrontare con quella pubblicata)”.
TAVOLA 90
Vignetta 1\2
Striscia. Zagor ha fatto un passo in più dentro il campanile
e cambiando inquadratura vediamo il mostro alle sue spalle. Zagor se ne accorge
in questo istante, e muove per ora solo gli occhi o appena la testa per
voltarsi a vedere chi c’è dietro. Il mostro è in penombra con il volto e il
busto, zanne e occhi che brillano nel buio, e in luce con il resto del corpo.
Sonoro: RRRGGH.
ZAGOR - ?
Vignetta 3
Busto dell’Uomo Lupo adesso visibile, denti scoperti, posa
ringhiante e minacciosa!
UOMO LUPO - AAUURRGGH!
Vignetta 4
Controcampo. Soggettiva dell’uomo lupo.
Busto di Zagor che finisce di voltarsi e sgrana gli occhi!
ZAGOR - Per tutti i tamburi di Darkwood!
Vignetta 5/6
Striscia.
Artigliata dell’uomo lupo che va a vuoto perché Zagor schiva
appena in tempo, con un guizzo felino! Scena dinamica quanto più puoi. Sonoro:
SWIIISS.
UOMO LUPO - GROOOWWWWL!
ZAGOR - !
====
TAVOLA 91
Vignetta 1
Secondo tentativo dell’Uomo Lupo, seconda spettacolare
schivata di Zagor.
Sonoro: SWISS.
UOMO LUPO - AUURGH!
Vignetta 2
Zagor passa al contrattacco colpendo con la scure l’Uomo
Lupo, che ringhia di dolore ma non sembra messo in difficoltà.
Sonoro: TUMP.
UOMO LUPO - UUURRGGH!
Vignetta 3\4
Striscia. Ruotandosi dopo essere stato colpito, e facendolo
con velocità, l’Uomo Lupo colpisce con un’artigliata la scure di Zagor,
facendola volare via. Sorpresa sul volto di Zagor.
UOMO LUPO - GROOWWWL!
ZAGOR - !
Vignetta 5
L’Uomo Lupo, senza perdere tempo, si lancia su Zagor che
guarda la corda della campana in posizione tale da poter essere usata per
aggrapparsi. Guarda cosa succede nella vignetta dopo e nella prossima tavola e
cerca di rendere con efficacia questo movimento: il mostro vuole afferrare
Zagor saltandogli addosso e Zagor lo precede balzando ad afferrare la corda con
cui si sottrae alla cattura. Questa vignetta 5 e la prossima 6 devo raccontare
questa cosa.
UOMO LUPO - AUURGH!
Vignetta 6
L’Uomo Lupo cerca di afferrare Zagor che però con un balzo si
sottrae alla presa aggrappandosi alla corda della campana come se fosse una
liana.
UOMO LUPO - !
===
TAVOLA 92
Vignetta 1
Cima del campanile. La campana suona.
Sonoro: DOOONG.
Nessun balloon, nessuna didascalia.
Vignetta 2
L’uomo Lupo allunga un braccio per afferrare Zagor che però
colpisce una parete con i piedi e rimbalza appeso alla corda cambiando
direzione.
Sonoro: TUMP.
UOMO LUPO - !
Vignetta 3\4
Interno del campanile.
Inquadratura dal basso. Il mostro ruota il busto e/o alza la
testa vedendo Zagor girargli attorno appeso alla corda, rabbioso come King Kong
contro gli aerei che li volano attorno quando è sull’Empire State Building.
Vediamo la scala a pioli con cui si sale in cime al campanile a portata di mano
del mostro.
UOMO LUPO - GROWWLL!
Vignetta 5
Il mostro afferra con due mani la scala a pioli interna al
campanile.
UOMO LUPO - UURGH!
Vignetta 6
Scena spettacolare dell’Uomo Lupo che con la scala mobile
colpisce al volo Zagor sulla schiena!
Sonoro: THUD.
ZAGOR - NNGH!
===
TAVOLA 93
Vignetta 1
Zagor cade a terra dolorante!
Sonoro: TUMP.
ZAGOR - AH!
Vignetta 2
Zagor vede l’Uomo Lupo alzare la scala per colpirlo con
quella, come si farebbe con una mosca avendo lo scacciamosche.
UOMO LUPO - AUURGH!
ZAGOR - !
Vignetta 3\4
Striscia. Zagor si rotola o si tuffa appena in tempo evitando
la scala che si sfascia al suolo colpendo là dove lui era fino a un momento
prima.
Sonoro: CRAASH.
ZAGOR - Per mille scalpi!
Vignetta 5
Zagor riesce a impugnare la pistola, stando a terra con la
schiena al termine della rotolata.
ZAGOR - !
Vignetta 6
Zagor da terra spara due colpi contro l’Uomo Lupo, colpi che
feriscono l’Uomo Lupo nell’addome.
L’Uomo Lupo geme ma non crolla, ovviamente!
Sonoro: BANG BANG.
UOMO LUPO - UURRGGH!
Storia intrigante, misteriosa ed avvincente nella prima parte con il culmine nella citata scena del campanile mentre cala un pò nella seconda in cui gli eventi a mio parere si succedono un pò troppo velocemente. Nonostante l' avventura non sia corta mi sono chiesto: "Già è finita?". Un pò com' era successo con "Il segno del male".
RispondiEliminaBella la classica ambientazione boscoso-montana con il paesino in cui tutti si conoscono tra segreti ed omertà.
Una dimostrazione riuscita comunque di come un soggetto già ben sfruttato possa essere riutilizzato in maniera tosta come già accaduto con il genere carcerario. Bell' esordio di Joevito Nuccio. Davvero spaventosi i suoi licantropi.
Concordo: licantropi da brivido!!!
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