Il duecentotreesimo numero in edicola domani contiene la conclusione dell’avventura di Zagor al ranche dei Flanagan, nonché la prima parte della storia “Il ritorno di Digging Bill”.
IL
RITORNO DI DIGGING BILL
Tornati a Darkwood dopo l’avventura nella Green Valley, Zagor e Cico trovano una lettera di Digging Bill che chiede
il loro aiuto. Giunti a Hot Spring, scoprono che il loro amico è stato rapito.
Zagor lo rintraccia ma viene accusato di omicidio da mister Pierce (sindaco
della cittadina e colui che ha fatto rapire Digging Bill per farsi rivelare
dove questi abbia trovato delle monete d’epoca romana che sembrano nuove di
conio). Zagor, Cico e Digging Bill riescono a fuggire a bordo di una canoa.
Digging Bill racconta le sue vicissitudini: egli si era imbattuto in un
archeologo di nome Elkan in possesso di una moneta d’oro e di una mappa;
seguendo le indicazioni della mappa, Digging Bill aveva trovato nello Snake
Canyon una cassa piena di
monete d’oro d’epoca romana. Si era poi trovato di fronte gli uomini di mister
Pierce che lo avevano inseguito e fatto prigioniero, finché non era intervenuto
lo Spirito con la Scure a salvarlo.
Nel frattempo a Zagor giunge anche la
richiesta di aiuto di Artiglio d’Orso, capo degli Ottawa: degli uomini crudeli,
dall’aspetto orientale e dalle strane corazze, sono pronti a uccidere chiunque
trovino sul loro cammino. C’entrano qualcosa con la cassa piena di monete d’oro
di epoca romana che il cercatore di tesori ha trovato sul fondo del canyon?
Zagor, Cico e Digging Bill si uniscono agli
Ottawa di Artiglio D’Orso per rintracciare gli intrusi assassini e raggiungono
il grande accampamento di questi misteriosi guerrieri, che Digging Bill
identifica come Mongoli.
Digging Bill e Cico vengono catturati da
questi, mente Zagor e Artiglio d’Orso riescono a fuggire precipitando in un
fiume e facendosi portare lontano dalla corrente.
Nel frattempo, mister Pierce ha rintracciato
e fatto prigioniero il professor Elkann, lo strano archeologo incontrato in
precedenza da Digging Bill ed apparentemente uscito di senno dopo essersi
avventurato nello Snake Canyon.
Zagor e Artiglio d’Orso
tornano all’accampamento dei Mongoli e con uno stratagemma (provocando la
carica di una mandria di bisonti) riescono a liberare Cico e Digging Bill.
Quindi sono costretti ad allearsi con mister Pierce ed i suoi uomini per
fronteggiare l’assalto dei Mongoli. Rifugiatisi in una caverna, il professor
Elkann svela loro il mistero della presenza degli antichi orientali e delle monete
d’oro romane.
I responsabili di tutto sono degli Specchi
Neri, antichi manufatti ritrovati da Elkann che consentono di teletrasportare,
anche da tempi e luoghi passati, persone e cose. È proprio in questo modo che
una legione romana si era persa nello Snake Canyon, laddove poi Digging Bill
aveva ritrovato le monete d’oro; similmente anche i Mongoli sono potuti
arrivare nella nostra realtà. È proprio di questi specchi che vuole
impadronirsi mister Pierce per i suoi loschi scopi.
Inizia quindi l’attacco dei Mongoli, durante
il quale Pierce e i suoi uomini vengono massacrati. Quando sembra che, ormai,
anche la sorte di Zagor, Cico, Digging Bill e il professor Elkann sia segnata,
i Mongoli si dissolvono in polvere! Ciò molto probabilmente perché coloro che compiono
un viaggio temporale grazie a questo “cronomoto” possono resistere solo per un
certo tempo prima di dissolversi nel nulla.
Al termine dell’avventura, allora, il
professor Elkann promette che distruggerà gli Specchi Neri in suo possesso
gettandoli in parti diverse dell’oceano, in modo tale che nessuno li possa più
recuperare.
Chiunque sostenesse che siamo di fronte ad una storia
“classica”, sia per soggetto che per cadenza della sceneggiatura, non sarebbe
lontano dal vero… salvo il fatto che questa volta Moreno Burattini si concede una virata “decisa” nel genere
fantastico/avventuroso, cosa che aveva tentato solo poche volte in precedenza,
sdoganando definitivamente i viaggi nel tempo nella lunga saga zagoriana.
Si comincia con una “gag cichiana” ed una lettera che segnala di
un amico nei guai; poco dopo incombe una sensazione di pericolo, qualcosa di
ancora poco definito ma che costituirà una minaccia per l’intera Darkwood. I
sintomi di questa anomalia si manifestano dapprima sotto forma di antiche corazze
e monete romane fresche di conio e poi con Mongoli spietati che spuntano dal
nulla.
Abbiamo anche un misterioso tesoro da scoprire e non potevano,
di conseguenza, mancare il personaggio di Digging Bill ed un suo scorretto concorrente, mister Pierce, interessato
però a qualcosa di più grande ed importante di un semplice forziere; abbiamo un
archeologo alcolizzato che la “sa più lunga” di quanto si possa immaginare…
insomma, tanta “buona carne” posta sul fuoco, che divampa improvvisamente
portandoci al centro dell’avventura per arrivare infine alla soluzione del
mistero che viene svelato nell’ultima parte della storia.
Interessantissimo l’espediente degli Specchi Neri che provocano
il “cronomoto” (l’autore ci fa intuire che più aumenta la concentrazione di
tali oggetti magici in un determinato spazio, più il salto temporale da essi
provocato si accorcia: prima i romani, poi i mongoli, poi il mero spostamento
nello spazio). In tal modo Moreno
Burattini è riuscito ad utilizzare il tema dei viaggi temporali architettandolo
in maniera tale da far sembrare il tutto coerente con l’universo zagoriano.
Entrando nei particolari, poi, devo osservare alcune cose a mio
parere significative: la circostanza che Diggin Bill abbia in passato visitato
la Cina e ne conosca la lingua può essere un ottimo spunto per qualche storia
futura; l’apparizione de “l’indiana bianca”, pur limitata a semplice
personaggio di contorno, procura un piacevole “effetto continuity”; mister
Pierce è un ottimo avversario, astuto, spietato e pienamente funzionale alla
storia; l’utilizzo di Cico è molto buono e piacevoli sono i suoi battibecchi
con Digging Bill (anche quest’ultimo sfruttato al meglio ed in piena sintonia
con il carattere del personaggio).
Per quanto riguarda i disegni, Marco Verni è ormai una garanzia. I suoi disegni puliti e morbidi
rendono leggibili e scorrevoli le storie: grandi vignette, grandissima
rappresentazione di Zagor e Cico (degna del miglior Ferri), efficacissime le
scene con i Mongoli, ben rappresentati nella loro ferocia e nella loro abilità
di guerrieri.
Un plauso va doverosamente fatto al suo Digging Bill, reso
davvero in modo perfetto.
Prima della pubblicazione della storia, Moreno Burattini così scriveva sul
Forum SCLS:
“Il ritorno di Digging Bill
è il titolo definitivo scelto da Decio Canzio per una storia provvisoriamente
intitolata "La grande minaccia". A Decio, l’ho notato da tempo,
piacciono i titoli con "Il ritorno di..." e Digging Bill non aveva
mai avuto l’onore di un titolo in copertina (almeno che io ricordi, c’è stato
solo "Il tesoro di Digging Bill" su un almanacco).
È probabile che i
"ritorni" attirino l’attenzione dei lettori, come del resto anche il
nome "Digging Bill". Dunque l’accoppiata potrebbe essere vincente (o
almeno, credo che questo sia stato il ragionamento di Decio).
Personalmente avevo
proposto anche altri titoli, come "Il rapimento di Digging Bill" e
"Morte a teatro".
Nel mio costante
tentativo di variare il più possibile (nei ristretti limiti delle mie capacità)
la tipologia delle storie, ho pensato a un’avventura "alla vecchia
maniera", di sapore anni Settanta, sperando che potesse piacere al
pubblico affezionato ai fumetti di una volta, sperimentando dunque una
possibilità potenzialmente in grado di recuperare qualche lettore
"estivo" incuriosito da Digging Bill in copertina.
Una lettura leggera, da
ombrellone, divertente almeno nelle intenzioni. In questo mio proposito ho
trovato la perfetta complicità di Marco Verni, che di suo ha uno stile da
"bei tempi che furono", e che si è trovato estremamente a suo agio,
al punto da ripetermi che questa era la storia più bella da lui realizzata
finora.
Alla fine della nostra
fatica, non ho la minima idea se i nostri intenti saranno coronati da successo
e davvero qualcuno in vacanza al mare o sui monti si divertirà leggendo Zagor
(non sono mai in grado di prevedere le reazioni del pubblico), però questo è
stato lo spirito che ci ha animati”.
Ad un forumista che ipotizzava un
“fotoinserimento” della figura di Zagor sulla copertina dell’albo Lo specchio nero, Moreno rispondeva:
“No, direi che la
copertina è esattamente come Ferri l’ha disegnata. Immagino che l’effetto
"fotoinserimento" derivi dal fatto che la scena sullo sfondo non
sembra avere niente a che fare con la posa di Zagor, ma è un effetto voluto.
Sergio ha chiesto a Ferri una cover come "Tigre!" o
"Vudu!", cioè con Zagor che sembra avere una "visione" di
qualcosa che capita altrove. Infatti, ciò che capita nella copertina non ha un
riscontro puntuale nell’albo, Zagor non entra fisicamente in un antico
sepolcro, ma "vede" quella scena evocata da un racconto che gli viene
fatto, come se fosse un "flashback" in copertina”.
Dopo la fine dell’avventura, un
forumista osservava che – a suo parere – Zagor avesse avuto una fortuna
sfacciata… e Moreno replicava:
“In realtà, non ha più
fortuna dei tanti salvati dall’arrivo di qualche insperato soccorritore, come
nelle classiche scene dell' "arrivano i nostri".
Ma, se ci si pensa bene,
il finale era prevedibile fin da pagina 78, allorché Zagor si chiede: "Ma
se i soldati romani si sono ridotti in polvere, perché i mongoli invece sono
ancora tutti interi?".
A quel punto era chiaro
che i chiunque avesse viaggiato nel tempo si sarebbe polverizzato dopo un certo
periodo. C’era soltanto da resistere abbastanza a lungo. Non è dunque tutta
questione di fortuna, ma di aver avuto la capacità di combattere e sopravvivere
fino al momento, inevitabile, in cui i nemici si sarebbero autodistrutti.
Nel frattempo, Zagor ha
impedito che i mongoli uccidessero altri sventurati continuando a esplorare i
dintorni e ha salvato la vita a Digging Bill, Cico e il professor Elkan.
Si sarebbero salvati anche
Pierce e i suoi uomini (anch’essi portati in salvo dallo Spirito con la Scure)
se non si fossero comportati stupidamente e dunque non fossero stati essi
stessi causa della propria disgrazia.
Mi pare che se c’è stata
della fortuna (che aiuta sempre gli audaci) ci siano stati anche del valore e
del merito”.
Avendo Marco Verni rivelato di essere orgoglioso di avere realizzato personalmente
il personaggio a destra nella copertina dell’albo Ombre Gialle, Moreno
precisava:
“L’orgoglio di Marco Verni
è più che giustificato avendo potuto, per un piccolo ritocco dell’ultimo
momento, aggiustare un particolare in una copertina su cui Ferri era
impossibilitato a rimettere le mani, soprattutto considerando che la storia
all’interno era proprio la sua e che Verni ha un debito grande come una casa
verso il suo maestro ideale.
Come ho spiegato mille
volte, talora capita che si debba, nella velocità imposta dalle date di
consegna in tipografia, ritoccare qualcosa, per qualche motivo. Tutte le
copertine del mondo subiscono aggiustamenti redazionali, se ce n’è bisogno. Il
fumetto del resto è un prodotto d’equipe, e come minimo c’è chi scrive il titolo,
chi colora, chi aggiunge un bottone o chi sposta la firma perché si legga
meglio.
In passato, ci sono state
copertine con interventi molto vistosi, basta pensare a Conquistadores in cui è evidente la mano di Michele Pepe perfino
nel volto di Zagor. In La grotta dei
bucanieri i grafici hanno dovuto (non so perché) ribaltare la posizione di
Zagor, facendolo diventare mancino.
Nel caso di Ombre Gialle c’è stato bisogno di
aggiustare un mongolo e, non potendo far intervenire Gallieno, l’aggiustamento
è stato fatto da Verni. Chi meglio di lui, del resto? Ma il ritocco è minimo e
invisibile, e del resto rispecchia perfettamente lo stile ferriano. Un rammendo
invisibile, come mille altri fatti in tutti i fumetti del mondo. E che nulla
toglie alla grandezza di Ferri!”.
Infine, se volte sapere
qualcosa di più sul come è stata “concepita” questa storia, vi rimando
all’articolo scritto da Moreno Burattini sul suo blog il 13.09.2010 che potete
leggere qui. http://morenoburattini.blogspot.it/2010/09/lo-specchio-nero.html
Caro Baltorr
RispondiEliminaSecondo te la copertina è opera del maestro Ferri al 100%?
La faccia di Zagor non mi sembra tutta farina del suo sacco e non solo la faccia.
Indaga e facci sapere.
Grazie di tutte le news che costantemente condividi con noi.
Beh, ormai credo non sia più un mistero per nessuno che negli ultimi anni le cover del maestro Ferri qualche volta subissero degli interventi redazionali, sia sulle figure che sugli elementi di contorno... Anche a me in questo caso sembra che ci sia un intervento sul volto di Zagor...
EliminaStoria effettivamente "leggera", spigliata e divertente. Ha effettivamente un ritmo e dialoghi dei bei tempi andati. Un' altra storia "retrò" era stata l' altrettanto vincente "Huron" di Boselli. Burattini è riuscito a trovare una bella trovata per inserire i viaggi nel tempo nella collana, cosa aborrita sempre dal Sergione nelle varie poste per quanto riguarda la collana.
RispondiEliminaHo letto sul forum spiritoconlascure, sempre grande fonte di aneddoti e curiosità, che Burattini aveva in mente la storia del cronomoto da diverso tempo.
Tra le altre cover ritoccate in tempi non sospetti ricordiamo il volto di Zagor in "Tragico carnevale" (opera di Corteggi credo e non di Bignotti come ho pensato per anni) e Cico ed il pubblico in "Sfida al campione", addirittura tolti nel Tuttozagor!
E io ci aggiungo il volto di Zagor in "Pericolo biondo"
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