giovedì 17 agosto 2017

Zagor Collezione Storica a Colori: Il ranch assediato (ZCSC202)

 


Il duecentoduesimo numero in edicola oggi contiene la conclusione dell’avventura di Zagor sull’Huron Lake, nonché la prima parte della storia “Il morso del serpente”.


ALLA RICERCA DI ZAGOR

Nell’indagare per conto dell’esercito su una serie di furti ai vettovagliamenti destinati ai pellerossa sul lago Huron, lo Spirito con la Scure si imbarca sul battello dell’agente indiano Looney insieme ai suoi aiutanti: Hubbard, Valdez e Schneider.
Zagor non sa che proprio questi tre sono i responsabili dei furti e viene colto impreparato quando cercano di ucciderlo durante una tempesta; nella colluttazione Zagor e Schneider cadono in acqua.
Lo Spirito con la Scure viene gettato dalla tempesta su una riva sconosciuta e disabitata del lago e, dopo aver urtato contro uno scoglio, è a malapena in grado di camminare. Hubbard e Valdez, invece, tornano dall’agente indiano e da Cico e li informano che Zagor e Schneider sono morti annegati. Cico, tuttavia, continua a sperare che l’amico sia vivo e convince Looney ad andare alla sua ricerca…
Zagor, infatti, senza aiuto e senza riparo, in un territorio gelido e selvaggio, mentre la neve comincia a cadere e si trasforma in tormenta, per sette, lunghi giorni lotta per sopravvivere al freddo, ai pericoli della natura e a Schneider (anch’egli sopravvissuto) che lo cerca per ucciderlo.
Finché il settimo giorno il battello dell’agente indiano, con a Bordo Looney, Cico e i due malfattori, Hubbard e Valdez, avvista il falò di segnalazione acceso da Zagor.
Nel frattempo il nostro eroe è riuscito finalmente a sbarazzarsi di Schneider ma si trova a dover regolare i conti anche con gli altri due, sbarcati prima di Looney e Cico con la scusa di andare in avanscoperta, ma intenzionati a togliere di mezzo l’unico testimone delle loro ruberie
 Nonostante le difficoltà, Zagor li uccide entrambi e viene infine soccorso dagli amici, ai quali racconterà le sue traversie durante il viaggio di ritorno.

Questa avventura è la chiara dimostrazione che, anche con un numero ridotto di pagine, una trama semplice ma a suo modo originale e una sceneggiatura brillante, si può realizzare un gioiellino di storia.
Nonostante la mia particolare non-predilezione per le storie cosiddette “realistiche”, devo infetti dire che questa invece mi è piaciuta parecchio!
È una storia “anomala” nella tradizione zagoriana: Zagor è disperso, passa buona parte dell’avventura in solitudine, combattendo contro la natura ed i propri limiti fisici, intere tavole sono prive di dialoghi… Bella, bella, bella!
La storia si apre con una divertente gag di Cico, che - sfortunato come sempre - le prende ancora una volta di santa ragione e incontra una ragazza che mi ha ricordato in tutto e per tutto Molly Malone (guai a quello zagoriano che mi chiedesse chi è…).
Drammatica la sequenza del naufragio;  i cattivi di turno si dimostrano dei veri bastardi fino al midollo; inquietante la scena con i granchi sulla spiaggia; ho davvero provato angoscia per quello scorrere cadenzato del tempo (primo giorno, secondo giorno, etc.), per tutte quelle fatiche e difficoltà, angoscia non tanto per la sorte di Zagor (che sappiamo porta sempre a casa la pelle sana e salva) ma nell’essermi ritrovato più volte ad immaginare idealmente me stesso in una situazione simile.
L’autore e i disegnatori sono riusciti a farmela proprio vivere sulla pelle questa avventura!
Moreno Burattini ci descrive un eroe di fronte alla sua prova del fuoco quasi “definitiva”… E gli Esposito Bros. riescono a riassumere i passaggi emozionali della storia nei primi piani di Zagor: nel volume precedente: sofferenza (pag. 234, vignetta 1), sorpresa (pag. 243, vignetta 6), preoccupazione (pag. 250, vignetta 4), serena determinazione (pag. 251, vignetta 5); nel presente volume: paura (pag. 19, vignetta 1), ineluttabilità (pag. 30, vignetta 3), sgomento (pag. 42, vignetta 1), incredulità (pag. 57, vignetta 5), attesa (pag. 58, vignetta 2) e felicità (pag. 58, vignetta 4).
E poi Cico è davvero un attivo co-protagonista, e i lettori sperano, soffrono e gioiscono con lui per la sorte di Zagor come con un amico di lunga data.
Insomma, Moreno Burattini, dopo Plenilunio, ha subito infilato nella collana zagoriana un’altra magnifica perla.

Lasciamo ora la parola a Moreno Burattini.
Già nel novembre 2009, prima ancora della pubblicazione della storia, a chi gli chiedeva come sarebbe stata la cover di Alla ricerca di Zagor, se Zagor vi sarebbe comparso (presumendosi “disperso”), se il titolo di lavorazione della storia sarebbe cambiato, lo sceneggiatore rispondeva così:

Ogni titolo può essere cambiato, se qualche riflessione successiva porta a suggerire dei miglioramenti o se ci sono delle controindicazioni di cui ci si accorge prima di mandare in stampa un albo.
Per il momento, Alla ricerca di Zagor è il titolo che abbiamo programmato e ci pare sufficientemente intrigante.
Ferri sta disegnandone proprio in queste ore la copertina, di cui abbiamo discusso ieri l’idea. Era particolarmente entusiasta del soggetto che, secondo lui, è perfettamente nelle sue corde (e, direi, si tratta di inedito nella serie).
Ovviamente, Zagor ci sarà. Il fatto che qualcuno lo cerchi disperatamente non implica che noi non lo si veda sulla scena.
La storia è stata disegnata magistralmente dagli Esposito Bros. a cui sono andati anche i complimenti di Ferri che mi ha incaricato di trasmetterli ai fratelli pugliesi (che proprio in queste ore stanno disegnando l’ultima tavola delle 130 previste). Per vostra curiosità, Alla ricerca di Zagor ha battuto altri titoli da me proposti che erano La rupe dell’aquila e Artigli di ghiaccio”.

Quando qualcuno si è lamentato della brevissima sequenza in cui Zagor ricorda il suo approdo sulla riva del lago, ironizzando che se non si fosse mostrato al lettore questo approdo si sarebbe creduto che a riva lo avesse portato l’ippogrifo, Moreno ha giustamente voluto dire la sua:

Ora, che dire? Mi cadono le braccia: la sequenza incriminata non solo è d’azione e molto drammatica e non ci sono ragionamenti da seguire, che si sa sono troppo faticosi, ma è fondamentale per un particolare. Spiega (facendolo vedere, con dei bei disegni, e non con chiacchiere) come Zagor si è fatto male a una gamba, urtandola contro uno scoglio. Senza quella sequenza, non si capirebbe perché lo Spirito con la Scure non riesca a camminare. È una scena assolutamente necessaria, di quelle che se non ci fossero i lettori potrebbero indignarsi dato che i problemi di deambulazione dell’eroe non sarebbero giustificati. Ma siccome c’è un flashback che ricostruisce, pur rapidamente, un evento del passato, in certuni scatta un riflesso condizionato e non c’è pietà.
Perciò, non mi resta che sospirare e farmi una ragione degli "elementi critici che si VOGLIONO andare a trovare"”.

Quando il sottoscritto gli ha domandato se nella figura della ragazza con la cesta di pesci che Cico incontra all’inizio della storia egli avesse voluto rendere un omaggio a Molly Malone, Moreno mi rispondeva:

No, almeno non consciamente, dato che la ragazza non è neppure una pescivendola ma una che ha razziato il pesce altrui. Però è vero che gli Esposito l’hanno fatta molto carina e somigliante alla Molly Malone di Milo Manara”.

Ad un forumista che gli chiedeva se gli Esposito Bros. potevano ormai a pieno titolo considerarsi arruolati nello staff di Zagor, dato che inizialmente vi erano entrati più come guest star in prestito da Martin Mystère, Burattini spiegava:

Gli Esposito sono a mezzo servizio, ma direi che non se ne prevede l'allontanamento, anzi, se fosse per me sarebbero zagoriani al cento per cento, e credo che anche loro non avrebbero niente in contrario, visto che sono entusiasti della loro collaborazione. Fra l’altro, una volta era difficile per Nando e Denisio passare da Martin Mystère allo Spirito con la Scure, cioè disegnavano Zagor più lentamente, non avendolo ancora nelle matite e nei pennelli, ma oggi ormai sono padroni del personaggio. Tra noi c’è molta sintonia, in effetti mi sento spesso con loro, soprattutto con Nando, e commentiamo le nuove pagine, ricevo dei consigli, ne do, facciamo progetti”.

Infine, a queste considerazioni di un forunista: “Zagor nella tempesta di neve e zoppo scappa da Scheneider, ha poche possibilità e fa una cosa quasi vigliacca, fingersi moribondo per bruciare praticamente vivo il nemico, e poi non essere in condizione di salvarlo come è suo solito. Alla lettura sono prima rimasto abbastanza stranito, poi ho giustificato il gesto con il fatto che Zagor era davvero in pericolo di vita, non aveva la situazione sotto controllo come spesso accade. È stato il tuo stesso approccio alla scena?”, Moreno rispondeva:

Non mi pare che Zagor faccia una cosa "quasi vigliacca". Vigliacca è l’intenzione di Schneider di uccidere il nostro eroe nonostante lo creda incapace di difendersi. Zagor non può combattere perché è azzoppato e sofferente, senza fuoco non può sopravvivere, è disarmato. Deve usare un trucco, e lo usa. Peraltro, lo usa soltanto quando Schneider sta per uccidere lui, come extrema ratio. Da notare, che è il suo avversario che lo bracca, dunque che se la cerca. Mi sembra che la capacità di Zagor di trovare la soluzione a una situazione apparentemente senza via d’uscita dimostra la capacità dello Spirito con la Scure di dominare gli eventi, anche se in circostanze drammatiche e messo alle corde. Io ho sceneggiato quella scena convinto di dimostrare l’intelligenza e la lucidità dell’eroe anche in un contesto del genere”.

* * *


SFIDA MORTALE

Frankie “Full” Flanagan, un vecchio amico di Zagor, dopo una vita da cercatore d’oro e da giocatore di poker, ha costruito un ranch, il Six Stars, chiamando cinque amici a lavorare con sé: l’ex battelliere Reginald, l’ex boscaiolo Paddy, l’ex schiavo George, l’indiano Pioggia Rossa e il giovanissimo Stanley. I terreni della fattoria, però, sono circondati da quelli del ricco mister Deamon, proprietario anche di mezzo Green River, il paese più vicino, dove anche lo sceriffo Park è sul suo libro paga. Gli uomini di Deamon, guidati dal perfido Snake, vogliono costringere i cowboy di Flanagan a sloggiare.
Frankie Flanagan viene ucciso a sangue freddo da Snake dopo aver apparentemente trovato dell’oro nel greto di un torrente che attraversa le sue terre. Dell’assassinio viene però incolpata la banda di “Dakota” Dick, un rapinatore che colpisce nella regione.
Giunti a Green River, Zagor e Cico indagano, cercando le tracce dell’omicida, e sul luogo del delitto trovano un dollaro bucato, il segno distintivo di Snake, il pistolero!
A questo punto Zagor rintraccia il bandito “Dakota” Dick, al quale sono attribuite tutte le malefatte della regione: egli, infatti, è stato un ex-allevatore strozzato dai debiti di Deamon e costretto alla macchia con i suoi uomini. Egli è anche l’unico ad avere il coraggio di opporsi al violento possidente e si allea con Zagor.
Intanto, la giovane figlia di Frankie, Francine, si trova in pericolo con i suoi aiutanti, assediata nel suo ranch dagli uomini di Deamon, che vuole definitivamente impossessarsi dei possedimenti dei Flanagan.
Inizia l’assalto, e con esso i primi morti e feriti da entrambe le parti; Deamon scatena anche la carica di una mandria di bovini, sventata da uno stratagemma di Zagor. Tutto sembra perduto quando entra in gioco “Dakota” Dick che riesce a far prigionieri metà degli uomini di Deamon senza colpo ferire.
In un duello finale, Zagor fredda il perfido Snake. Deamon non potrà più dettare legge sulla Green Valley!

V’è da dire che, sicuramente, la prima parte della storia è piacevole! Un bel western vecchia maniera, con Zagor che interviene per portare giustizia là dove non c’è... Il plot utilizzato da Luigi Mignacco mi ha un poco evocato la mitica storia La stella di latta, anche se lo svolgimento poi è decisamente diverso (e i suoi personaggi erano di gran lunga meglio caratterizzati…). Viene inoltre mostrata la particolare abilità di pistolero di Zagor, che ben si presta ad emergere in un episodio di questo genere.
Una delle scene più degne di nota e a mio parere ricche di pathos è quella in cui Zagor e Cico apprendono della morte del loro amico. Si sa che Cico tende sempre a evitare situazioni che lo ficchino nei guai, ma di fronte alla drammaticità della morte è proprio lui a dimostrarsi deciso! A Zagor che gli domanda che cosa ne pensi del fatto di recarsi o meno al ranch dell’amico assassinato, Cico risponde con decisione: “Dico che invece dobbiamo andarci, Zagor!”.
Purtroppo, le buone premesse della prima parte si perdono nella seconda, dove il lettore assiste a diversi avvenimenti che si affastellano l’uno sull’altro e ad un caotico scontro finale in cui un intervento più incisivamente “fattivo” da parte, oltre che dei cittadini, anche del bandito “Dakota”, sarebbe stato di gran lunga preferibile, anziché una conclusione un po’ troppo all’acqua di rose come quella orchestrata dallo sceneggiatore.
Dal punto di vista dei disegni, a mio parere Marcello Mangiantini se la cava egregiamente. È vero, il volto del “suo” Zagor è un po’ troppo giovanile per i canoni consueti, ma in alcune inquadrature riesce a renderlo più “adulto”. Molto ben costruiti gli “interni” delle varie abitazioni (l’ufficio dello sceriffo, il drugstore, la casa di Deamon). Degna di nota è la scena in cui si capisce la ragione della “strana” insegna del ranch (con il 6 capovolto in 9).
La cosa curiosa è che questa è stata la prima storia zagoriana in assoluto disegnata dal buon Marcello, ma pubblicata solo dopo le uscite dei nn. 488/489 (2006), dello Special n. 19 (2007) e del Maxi n. 12 (2009).

Chiudo con un appunto di Moreno Burattini (antecedente alla pubblicazione di questa avventura) in merito al secondo albo della storia, che aveva come titolo di lavorazione Sfida allo Stars Ranch, poi modificato in Sfida Mortale:

Sfida allo Stars Ranch era uno dei titoli che io ho proposto, ma nella rosa delle varie possibilità Decio Canzio ha preferito l’altro. Immagino due possibili motivi: c’è già un titolo con parole inglesi a poca distanza (Snake Canyon) e Zagor non è un fumetto western propriamente detto, mentre la parola "ranch" lo fa assomigliare troppo a Tex (si cerca sempre di non confondere o sovrapporre fra loro le due serie). 
È chiaro che a volte le trame western siano simili fra loro, e anche i titoli alla fine sono perfettamente interscambiabili, però se c’è una scelta con dei buoni titoli e una di queste scelte è senza la parola "ranch", ecco che scatta il meccanismo per cui su Zagor si preferisce quella meno western, così da connotare in senso più ampio e avventuroso la testata. C’è anche da dire che non è sicuro che il ranch della storia si chiamerà davvero "Stars Ranch" (c’è una discussione in proposito)”.

1 commento:

  1. Avventura gradevole quella di Burattini, ma secondo me nel finale cala un pò. Anche perché addirittura ricicla una cosa da "Nodo scorsoio", definita dall' autore la sua peggiore. Nello stesso filone ho apprezzato più quella di "Diabolik", "Invisibile minaccia".

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