Il duecentoduesimo numero in edicola oggi contiene la
conclusione dell’avventura di Zagor
sull’Huron Lake, nonché la prima parte della storia “Il morso del
serpente”.
ALLA
RICERCA DI ZAGOR
Nell’indagare per conto dell’esercito su una
serie di furti ai vettovagliamenti destinati ai pellerossa sul lago Huron, lo
Spirito con la Scure si imbarca sul battello dell’agente indiano Looney insieme
ai suoi aiutanti: Hubbard, Valdez e Schneider.
Zagor non sa che proprio questi tre sono i
responsabili dei furti e viene colto impreparato quando cercano di ucciderlo
durante una tempesta; nella colluttazione Zagor e Schneider cadono in acqua.
Lo Spirito con la Scure viene gettato dalla
tempesta su una riva sconosciuta e disabitata del lago e, dopo aver urtato
contro uno scoglio, è a malapena in grado di camminare. Hubbard e Valdez,
invece, tornano dall’agente indiano e da Cico e li informano che Zagor e
Schneider sono morti annegati. Cico, tuttavia, continua a sperare che l’amico
sia vivo e convince Looney ad andare alla sua ricerca…
Zagor, infatti, senza aiuto e senza riparo,
in un territorio gelido e selvaggio, mentre la neve comincia a cadere e si
trasforma in tormenta, per sette, lunghi giorni lotta per sopravvivere al
freddo, ai pericoli della natura e a Schneider (anch’egli sopravvissuto) che lo
cerca per ucciderlo.
Finché il settimo giorno il battello
dell’agente indiano, con a Bordo Looney, Cico e i due malfattori, Hubbard e
Valdez, avvista il falò di segnalazione acceso da Zagor.
Nel frattempo il nostro eroe è riuscito
finalmente a sbarazzarsi di Schneider ma si trova a dover regolare i conti
anche con gli altri due, sbarcati prima di Looney e Cico con la scusa di andare
in avanscoperta, ma intenzionati a togliere di mezzo l’unico testimone delle
loro ruberie
Nonostante le difficoltà, Zagor li uccide
entrambi e viene infine soccorso dagli amici, ai quali racconterà le sue
traversie durante il viaggio di ritorno.
Questa avventura è la chiara dimostrazione che, anche con un
numero ridotto di pagine, una trama semplice ma a suo modo originale e una
sceneggiatura brillante, si può realizzare un gioiellino di storia.
Nonostante la mia particolare non-predilezione per le storie
cosiddette “realistiche”, devo infetti dire che questa invece mi è piaciuta
parecchio!
È una storia “anomala” nella tradizione zagoriana: Zagor è
disperso, passa buona parte dell’avventura in solitudine, combattendo contro la
natura ed i propri limiti fisici, intere tavole sono prive di dialoghi… Bella,
bella, bella!
La storia si apre con una divertente gag di Cico, che -
sfortunato come sempre - le prende ancora una volta di santa ragione e incontra
una ragazza che mi ha ricordato in tutto e per tutto Molly Malone (guai a
quello zagoriano che mi chiedesse chi è…).
Drammatica la sequenza del naufragio; i cattivi di turno si dimostrano dei veri
bastardi fino al midollo; inquietante la scena con i granchi sulla spiaggia; ho
davvero provato angoscia per quello scorrere cadenzato del tempo (primo giorno,
secondo giorno, etc.), per tutte quelle fatiche e difficoltà, angoscia non
tanto per la sorte di Zagor (che sappiamo porta sempre a casa la pelle sana e
salva) ma nell’essermi ritrovato più volte ad immaginare idealmente me stesso
in una situazione simile.
L’autore e i disegnatori sono riusciti a farmela proprio vivere
sulla pelle questa avventura!
Moreno Burattini ci
descrive un eroe di fronte alla sua prova del fuoco quasi “definitiva”… E gli Esposito Bros. riescono a riassumere i
passaggi emozionali della storia nei primi piani di Zagor: nel volume
precedente: sofferenza (pag. 234, vignetta 1), sorpresa (pag. 243,
vignetta 6), preoccupazione (pag. 250, vignetta 4), serena
determinazione (pag. 251, vignetta 5); nel presente volume: paura (pag.
19, vignetta 1), ineluttabilità (pag. 30, vignetta 3), sgomento (pag.
42, vignetta 1), incredulità (pag. 57, vignetta 5), attesa (pag. 58,
vignetta 2) e felicità (pag. 58, vignetta 4).
E poi Cico è davvero un attivo co-protagonista, e i lettori
sperano, soffrono e gioiscono con lui per la sorte di Zagor come con un amico
di lunga data.
Insomma, Moreno Burattini, dopo Plenilunio, ha subito infilato nella collana zagoriana un’altra
magnifica perla.
Lasciamo ora la parola a Moreno Burattini.
Già nel novembre 2009, prima ancora
della pubblicazione della storia, a chi gli chiedeva come sarebbe stata la
cover di Alla ricerca di Zagor, se
Zagor vi sarebbe comparso (presumendosi “disperso”), se il titolo di
lavorazione della storia sarebbe cambiato, lo sceneggiatore rispondeva così:
“Ogni titolo può essere
cambiato, se qualche riflessione successiva porta a suggerire dei miglioramenti
o se ci sono delle controindicazioni di cui ci si accorge prima di mandare in
stampa un albo.
Per il momento, Alla ricerca di Zagor è il titolo che
abbiamo programmato e ci pare sufficientemente intrigante.
Ferri sta disegnandone
proprio in queste ore la copertina, di cui abbiamo discusso ieri l’idea. Era
particolarmente entusiasta del soggetto che, secondo lui, è perfettamente nelle
sue corde (e, direi, si tratta di inedito nella serie).
Ovviamente, Zagor ci sarà.
Il fatto che qualcuno lo cerchi disperatamente non implica che noi non lo si
veda sulla scena.
La storia è stata
disegnata magistralmente dagli Esposito
Bros. a cui sono andati anche i complimenti di Ferri che mi ha incaricato di trasmetterli ai fratelli pugliesi
(che proprio in queste ore stanno disegnando l’ultima tavola delle 130
previste). Per vostra curiosità, Alla
ricerca di Zagor ha battuto altri titoli da me proposti che erano La
rupe dell’aquila e Artigli di
ghiaccio”.
Quando qualcuno si è lamentato della
brevissima sequenza in cui Zagor ricorda il suo approdo sulla riva del lago,
ironizzando che se non si fosse mostrato al lettore questo approdo si sarebbe
creduto che a riva lo avesse portato l’ippogrifo, Moreno ha giustamente voluto dire la sua:
“Ora, che dire? Mi cadono
le braccia: la sequenza incriminata non solo è d’azione e molto drammatica e
non ci sono ragionamenti da seguire, che si sa sono troppo faticosi, ma è
fondamentale per un particolare. Spiega (facendolo vedere, con dei bei disegni,
e non con chiacchiere) come Zagor si è fatto male a una gamba, urtandola contro
uno scoglio. Senza quella sequenza, non si capirebbe perché lo Spirito con la
Scure non riesca a camminare. È una scena assolutamente necessaria, di quelle
che se non ci fossero i lettori potrebbero indignarsi dato che i problemi di
deambulazione dell’eroe non sarebbero giustificati. Ma siccome c’è un flashback
che ricostruisce, pur rapidamente, un evento del passato, in certuni scatta un
riflesso condizionato e non c’è pietà.
Perciò, non mi resta che
sospirare e farmi una ragione degli "elementi critici che si VOGLIONO
andare a trovare"”.
Quando il sottoscritto gli ha domandato se nella figura della ragazza con la cesta di pesci che Cico
incontra all’inizio della storia egli avesse voluto rendere un omaggio a Molly
Malone, Moreno mi rispondeva:
“No, almeno non
consciamente, dato che la ragazza non è neppure una pescivendola ma una che ha
razziato il pesce altrui. Però è vero che gli Esposito l’hanno fatta molto carina e somigliante alla Molly Malone
di Milo Manara”.
Ad un forumista che gli chiedeva se gli Esposito Bros. potevano ormai a pieno
titolo considerarsi arruolati nello staff di Zagor, dato che inizialmente vi erano entrati più come guest star in prestito
da Martin Mystère, Burattini
spiegava:
“Gli Esposito sono a mezzo
servizio, ma direi che non se ne prevede l'allontanamento, anzi, se fosse per
me sarebbero zagoriani al cento per cento, e credo che anche loro non avrebbero
niente in contrario, visto che sono entusiasti della loro collaborazione. Fra
l’altro, una volta era difficile per Nando e Denisio passare da Martin Mystère
allo Spirito con la Scure, cioè disegnavano Zagor più lentamente, non avendolo
ancora nelle matite e nei pennelli, ma oggi ormai sono padroni del personaggio.
Tra noi c’è molta sintonia, in effetti mi sento spesso con loro, soprattutto
con Nando, e commentiamo le nuove pagine, ricevo dei consigli, ne do, facciamo
progetti”.
Infine, a queste considerazioni di un
forunista: “Zagor nella tempesta di neve
e zoppo scappa da Scheneider, ha poche possibilità e fa una cosa quasi
vigliacca, fingersi moribondo per bruciare praticamente vivo il nemico, e poi
non essere in condizione di salvarlo come è suo solito. Alla lettura sono prima
rimasto abbastanza stranito, poi ho giustificato il gesto con il fatto che
Zagor era davvero in pericolo di vita, non aveva la situazione sotto controllo
come spesso accade. È stato il tuo stesso approccio alla scena?”, Moreno rispondeva:
“Non mi pare che Zagor
faccia una cosa "quasi vigliacca". Vigliacca è l’intenzione di
Schneider di uccidere il nostro eroe nonostante lo creda incapace di
difendersi. Zagor non può combattere perché è azzoppato e sofferente, senza fuoco
non può sopravvivere, è disarmato. Deve usare un trucco, e lo usa. Peraltro, lo
usa soltanto quando Schneider sta per uccidere lui, come extrema ratio. Da
notare, che è il suo avversario che lo bracca, dunque che se la cerca. Mi
sembra che la capacità di Zagor di trovare la soluzione a una situazione
apparentemente senza via d’uscita dimostra la capacità dello Spirito con la
Scure di dominare gli eventi, anche se in circostanze drammatiche e messo alle
corde. Io ho sceneggiato quella scena convinto di dimostrare l’intelligenza e
la lucidità dell’eroe anche in un contesto del genere”.
*
* *
SFIDA MORTALE
Frankie “Full” Flanagan, un vecchio amico di
Zagor, dopo una vita da cercatore d’oro e da giocatore di poker, ha costruito
un ranch, il Six Stars, chiamando cinque amici a lavorare con sé: l’ex
battelliere Reginald, l’ex boscaiolo Paddy, l’ex schiavo George, l’indiano
Pioggia Rossa e il giovanissimo Stanley. I terreni della fattoria, però, sono
circondati da quelli del ricco mister Deamon, proprietario anche di mezzo Green
River, il paese più vicino, dove anche lo sceriffo Park è sul suo libro paga.
Gli uomini di Deamon, guidati dal perfido Snake, vogliono costringere i cowboy
di Flanagan a sloggiare.
Frankie Flanagan viene ucciso a sangue
freddo da Snake dopo aver apparentemente trovato dell’oro nel greto di un
torrente che attraversa le sue terre. Dell’assassinio viene però incolpata la
banda di “Dakota” Dick, un rapinatore che colpisce nella regione.
Giunti a Green River, Zagor e Cico indagano,
cercando le tracce dell’omicida, e sul luogo del delitto trovano un dollaro
bucato, il segno distintivo di Snake, il pistolero!
A questo punto Zagor rintraccia il bandito
“Dakota” Dick, al quale sono attribuite tutte le malefatte della regione: egli,
infatti, è stato un ex-allevatore strozzato dai debiti di Deamon e costretto
alla macchia con i suoi uomini. Egli è anche l’unico ad avere il coraggio di
opporsi al violento possidente e si allea con Zagor.
Intanto, la giovane figlia di Frankie,
Francine, si trova in pericolo con i suoi aiutanti, assediata nel suo ranch
dagli uomini di Deamon, che vuole definitivamente impossessarsi dei
possedimenti dei Flanagan.
Inizia l’assalto, e con esso i primi morti e
feriti da entrambe le parti; Deamon scatena anche la carica di una mandria di
bovini, sventata da uno stratagemma di Zagor. Tutto sembra perduto quando entra
in gioco “Dakota” Dick che riesce a far prigionieri metà degli uomini di Deamon
senza colpo ferire.
In un duello finale, Zagor fredda il perfido
Snake. Deamon non potrà più dettare legge sulla Green Valley!
V’è da dire che, sicuramente, la prima parte della storia è
piacevole! Un bel western vecchia maniera, con Zagor che interviene per portare
giustizia là dove non c’è... Il plot
utilizzato da Luigi Mignacco mi ha
un poco evocato la mitica storia La
stella di latta, anche se lo svolgimento poi è decisamente diverso (e i suoi
personaggi erano di gran lunga meglio caratterizzati…). Viene inoltre mostrata
la particolare abilità di pistolero di Zagor, che ben si presta ad emergere in
un episodio di questo genere.
Una delle scene più degne di nota e a mio parere ricche di
pathos è quella in cui Zagor e Cico apprendono della morte del loro amico. Si
sa che Cico tende sempre a evitare situazioni che lo ficchino nei guai, ma di
fronte alla drammaticità della morte è proprio lui a dimostrarsi deciso! A
Zagor che gli domanda che cosa ne pensi del fatto di recarsi o meno al ranch
dell’amico assassinato, Cico risponde con decisione: “Dico che invece dobbiamo
andarci, Zagor!”.
Purtroppo, le buone premesse della prima parte si perdono nella
seconda, dove il lettore assiste a diversi avvenimenti che si affastellano
l’uno sull’altro e ad un caotico scontro finale in cui un intervento più
incisivamente “fattivo” da parte, oltre che dei cittadini, anche del bandito
“Dakota”, sarebbe stato di gran lunga preferibile, anziché una conclusione un
po’ troppo all’acqua di rose come quella orchestrata dallo sceneggiatore.
Dal punto di vista dei disegni, a mio parere Marcello Mangiantini se la cava
egregiamente. È vero, il volto del “suo” Zagor è un po’ troppo giovanile per i
canoni consueti, ma in alcune inquadrature riesce a renderlo più “adulto”.
Molto ben costruiti gli “interni” delle varie abitazioni (l’ufficio dello
sceriffo, il drugstore, la casa di Deamon). Degna di nota è la scena in cui si
capisce la ragione della “strana” insegna del ranch (con il 6 capovolto in 9).
La cosa curiosa è che questa è stata la prima storia zagoriana
in assoluto disegnata dal buon Marcello,
ma pubblicata solo dopo le uscite dei nn. 488/489 (2006), dello Special n. 19
(2007) e del Maxi n. 12 (2009).
Chiudo con un appunto di Moreno Burattini (antecedente alla
pubblicazione di questa avventura) in merito al secondo albo della storia, che
aveva come titolo di lavorazione Sfida
allo Stars Ranch, poi modificato in Sfida
Mortale:
“Sfida allo Stars Ranch
era uno dei titoli che io ho proposto, ma nella rosa delle varie possibilità
Decio Canzio ha preferito l’altro. Immagino due possibili motivi: c’è già un
titolo con parole inglesi a poca distanza (Snake
Canyon) e Zagor non è un fumetto western propriamente detto, mentre la
parola "ranch" lo fa assomigliare troppo a Tex (si cerca sempre di
non confondere o sovrapporre fra loro le due serie).
È chiaro che a volte le trame
western siano simili fra loro, e anche i titoli alla fine sono perfettamente
interscambiabili, però se c’è una scelta con dei buoni titoli e una di queste
scelte è senza la parola "ranch", ecco che scatta il meccanismo per
cui su Zagor si preferisce quella meno western, così da connotare in senso più
ampio e avventuroso la testata. C’è anche da dire che non è sicuro che il ranch
della storia si chiamerà davvero "Stars Ranch" (c’è una discussione
in proposito)”.
Avventura gradevole quella di Burattini, ma secondo me nel finale cala un pò. Anche perché addirittura ricicla una cosa da "Nodo scorsoio", definita dall' autore la sua peggiore. Nello stesso filone ho apprezzato più quella di "Diabolik", "Invisibile minaccia".
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