Il duecentocinquesimo numero in edicola oggi contiene la
conclusione dell’avventura di Zagor a Windy
Rock,
la storia completa “Uomini senza legge”, nonché le prime pagine della
storia “Il grande torneo”.
UOMINI SENZA LEGGE
Zagor, Cico e il loro amico sceriffo Jim
White, con un gruppo di uomini ai suoi ordini, sono sulle tracce di una
banda di sanguinari rapinatori, guidati dallo scaltro Sharp, in fuga dopo il
loro ultimo colpo. Dopo essersi divisi in due gruppi, la caccia si trasforma in
un viaggio nell’incubo, quando alcuni fuggitivi e gli inseguitori
capeggiati dallo scriffo giungono a Truth, un villaggio nelle mani di un folle
predicatore, padre Bloom, a capo di una setta di invasati.
Il reverendo Bloom e i suoi adepti, dopo
aver messo le mani sul bottino del fuorilegge Sharp e fatto fare una brutta
fine alla sua banda, sono decisi a non restituirlo allo sceriffo White.
Anche Zagor e Cico, intenzionati a
ricongiungersi all’amico Marshall dopo avere eliminato i componenti della banda
che inseguivano e recuperato parte del bottino, arrivano al villaggio dei folli
e lì si accorgono di dover lottare per salvare non soltanto la propria pelle,
ma anche quella dei due unici innocenti tra gli abitanti della valle, il
piccolo Josh (un bambino sordomuto ma dotato di improvvise e involontarie
“premonizioni”) e sua madre Shana.
A complicare la faccenda c’è anche il
bandito Sharp che non è affatto morto come crede Bloom: lo Spirito con la Scure
dovrà contare su di lui per uscire vivo da una situazione che si fa via via più
drammatica.
Grazie all’aiuto di Sharp (che è sì un
bandito ma non un assassino) e all’intervento risolutivo degli indiani Seneca
(perseguitati a suo tempo da Bloom) il reverendo e i suoi seguaci vengono
sterminati; a Sharp viene concessa una possibilità di redenzione, rimanendo a
rifarsi una vita insieme a Shana e al piccolo Josh.
Dopo averci
accompagnato fra i misteri di un “orrore sepolto”, questa volta Jacopo Rauch ci regala
una bella storia prettamente di genere western, imbastendo una trama ancora una
volta imperniata su una molteplicità di personaggi estremamente “vivi” e capaci
di emozionare il lettore a più livelli (a volte affinità, a volte sospetto, ma
anche condanna e vergogna).
Una vicenda
piena d’azione, resa ottimamente dai pennelli di Raffele Della Monica, perfettamente adatti agli ambienti ivi
descritti (sia cittadini che boschivi).
Tra i
coprotagonisti, spiccano sicuramente il bandito Sharp e il predicatore Bloom.
Il primo ricopre bene la figura dell’antagonista/alleato, malvivente ma dotato
di un proprio senso dell’onore; il secondo, invece, non lo si può non
disprezzare: forse non tanto perché veramente cattivo, ma perché “interpreta” i
dettami di una religione che dovrebbe insegnare l’amore “piegandola” ai propri
biechi fini di potere, ricchezza e sadismo.
Molto
“nolittiana”, infine, la possibilità di redenzione offerta da Zagor (in modo
alquanto scettico, in verità) al bandito Sharp, che con la positiva vicinanza
di Shana e Josh potrà riscattarsi da suo passato criminale.
In chiusura, riporto alcune risposte date da Jacopo Rauch alle domande dei forumisti
di SCLS in merito a questa storia.
A chi gli faceva i complimenti per le sue sceneggiature e per
il suo “sodalizio zagoriano” con Raffaele
Della Monica e gli domandava se per il reverendo Bloom si fosse ispirato a
qualche personaggio in particolare, Jacopo
rispondeva:
“Grazie per i complimenti,
anzitutto. Sono contento che la mia modesta produzione abbia i suoi fans.
Annoto con grande piacere.
Brevemente, su Uomini senza legge, ritengo che Della
Monica abbia contribuito non poco alla sua riuscita. Passo a lui gran parte dei
meriti e auspico fervidamente di rilavorarci insieme quanto prima.
Su Zacary Bloom. Che devo
dirti?
1) Non so da dove derivi
questo mio gusto, ma trovo affascinante la figura letteraria del predicatore.
In particolare quella del predicatore-guerriero.
2) Trovo poi
particolarmente detestabili i fanatici religiosi d’ogni credo (siano essi in
buona fede o ipocriti).
Dalla sintesi delle due
cose nasce (e muore) Zacary Bloom. Personaggio odioso, che però mi affascina.
Per definirlo, direi che
ho attinto da varie figure che compaiono qua e là in letteratura e film, ma non
mi sono ispirato a nessuna in particolare. Comunque, non a Preacher (quello de L’Angelo della Morte), con il quale
Bloom mantiene una differenza fondamentale. Preacher è uno psicopatico, mentre
Bloom è un lucido malfattore”.
A chi osservava che in questa storia era stato molto
“nolittiano” ma criticava l’ultima vignetta che a suo parere imitava troppo
quelle “alla Tex” (con la battuta di Zagor a Cico mentre galoppano: “Le vie del
Signore sono infinite”), lo sceneggiatore rispondeva così:
“In realtà tutta la storia
è molto atipicamente western per essere Zagor (col nostro eroe a cavallo a
inseguire rapinatori di banche). Il finale, con una bella galoppata nel sole
morente, mi sembrava adeguata allo stile del tutto. Diciamo che ci stava”.
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