Il duecentoseiesimo numero in edicola oggi contiene la
conclusione dell’avventura di Zagor con
il ritorno di Rocky Thorpe, nonché la prima parte della storia “A volte
ritornano”.
L’ULTIMO COMBATTIMENTO
Un grande torneo di boxe sta attirando a
Portville numerosi pugili da tutta la regione e dagli Stati confinanti. Tra
questi, c’è il giovane Fred Balance, promettente allievo di un campione ormai
ritiratosi dal ring, Rocky Thorpe, una vecchia conoscenza di Zagor e Cico.
Ma l’incontro con l’amico e il clima di
festa che regna sulla cittadina si trasformano ben presto in una drammatica
avventura per lo Spirito con la Scure, chiamato a fronteggiare l’improvvisa
ostilità degli Oneida, fino a poco prima pacifici ma ora sobillati dal
guerriere Pugno Nero, e a cercare di debellare una banda di trafficanti che
rifornisce di armi e whisky gli indiani.
Come se non bastasse, qualcuno trama contro
Balance perché perda l’ultimo combattimento, quello per cui è favorito: Cletus
Serverance, un ricco uomo senza scrupoli, ha fatto rapire la figlia del pugile
favorito per la vittoria affinché perda l’incontro e gli faccia guadagnare un
sacco di soldi scommettendo sull’avversario.
Impegnato su due fronti, Zagor indaga per
ritrovare la ragazza rapita e lotta per impedire che un nuovo carco di fucili e
di whisky giunga agli indiani. Riuscirà in entrambi gli intenti, riportando la
piccola Jenny al padre prima della fine dell’ultimo combattimento, sconfiggendo
in duello Pugno Nero e liberando Portville dagli intrallazzi criminali di
Severance.
Rocky Thorpe e Fred Blance
decidono di ritirarsi dal mondo della boxe, ritenendolo frequentato da troppe persone
disoneste, ed acquistano una piccola fattoria nei pressi della cittadina.
In questa
terza avventura sceneggiata da Diego
Paolucci per lo Spirito con la Scure (dopo Neve rossa del 2004 e Il
sepolcro dello stregone del 2009) assistiamo al ritorno di Rocky Thorpe, il
pugile che era stato sconfitto da Zagor nel lontano Sfida al campione (nn. 183/184) e che poi era diventato suo amico.
Il soggetto presenta elementi classici del filone “avventure di
frontiera”, un genere di storie che fanno parte della tradizione zagoriana
quanto quelle horror, fantastiche o fantascientifiche: qui abbiamo le tribù in
rivolta, i mercanti d’armi e di whisky ed il torbido ambiente del pugilato.
Paolucci sembra sia a
suo agio nell’elaborare trame che presentano all’eroe una “doppia minaccia”
(già in Neve rossa, c’era il duplice
pericolo della neve e dei banditi e indiani insieme), e in questo caso mescola
la classica trama dei pellerossa imbruttiti dall’alcool con quella di due
pugili coinvolti in una brutta faccenda di rapimento e ricatto.
Purtroppo la storia non riesce a decollare del tutto.
Il personaggio di Rocky Thorpe godeva di notevoli potenzialità
inespresse. La storia che lo aveva fatto debuttare nella saga zagoriana aveva
utilizzato l’ambientazione pugilistica in chiave sostanzialmente di commedia:
con questa avventura si potevano evidenziare altri registri e certamente la
durezza dell’ambiente pugilistico ottocentesco avrebbe potuto ispirare una vicenda
drammatica e di spessore; per non parlare del rapimento della bambina, un tema
che, se gestito adeguatamente, avrebbe generato tensione nel lettore.
Invece la narrazione scorre sobria, pulita, senza sbavature né
pesantezze ma non riesce a coinvolgere pienamente. Nella seconda parte, poi, Paolucci punta tutto sull’azione
(presentando, se non altro, uno Zagor indomito e buone sequenze di lotta) ma
lascia in secondo piano Thorpe e l’ambiente del pugilato. Comunque mi è
sembrata azzeccata la scelta di presentarci il Bisonte del Missouri in versione “matura”, divenuto ormai
allenatore e manager di un giovane talento.
I disegni di Alessandro
Chiarolla sono sempre di alto livello, dinamici e fluidi; i volti dei
personaggi hanno una grande espressività che evidenzia bene le emozioni provate
dagli stessi.
LA
PROGENIE DEL MALE
TAVOLA 32
Vignetta 1
Kiab fa cenno a Sapaw di fermarsi. L’inquadratura lo mostra
frontale a pochi passi dal ciglio dell’abisso che si vede a pagina 72 del
TuttoZagor n. 13 “L’abisso verde”, ma l’abisso qui non si vede, si vede
soltanto il ciglio (il resto è in basso fuori campo, lo vedremo subito dopo).
Luminosità dal basso, davanti a loro.
KIAB - Fermo! Qui davanti a noi la galleria finisce in un
crepaccio! E il suolo è viscido! Meglio avvicinarsi con cautela per guardare di
sotto!
SAPAW - !
Vignetta 2
Kiab e Sapaw di spalle si affacciano all’abisso davanti a
loro, ma essendo noi lettori dietro, ancora non vediamo quello che vedono loro.
KIAB - Guarda! E’ da qui che giunge la luce verdastra di cui
vedevamo il chiarore!
SAPAW - Woah! Ma è incredibile!
Vignetta 3\4\5\6
Doppia striscia.
Vignettone spettacolare e panoramico ispirato alla vignetta 4
di pagina 72 del TuttoZagor n. 13 “L’abisso verde”. Se guardi quella vignetta
di Ferri capisci subito come sia facile e suggestivo “ingrandirla” (cambiando
inquadratura, o anche lasciando la stessa) in modo da ricreare la stessa
suggestione del formato a striscia nel quale uscì quella storia
originariamente, potendo sfruttare le potenzialità del formato più grande di
cui disponiamo oggi. I due giovani pellerossa si affacciano a guardare verso il
fondo.
SAPAW – E’ un vero e proprio abisso! Un ABISSO VERDE!
Una frana, causata dalle forti piogge,
riporta alla luce l’ingresso di una caverna che avrebbe dovuto rimanere celata
per sempre, mentre una strana e minacciosa visione fa tornare a Zagor la
memoria su eventi lontani che erano stati cancellati dalla sua mente. Lo
Spirito con la Scure si trova improvvisamente coinvolto in una drammatica
avventura, sospesa fra passato e presente, costretto ad affrontare una minaccia
creduta sepolta e a prepararsi per nuovi, drammatici eventi che si annunciano
per l’imminente futuro.
Una frana ha infatti riportato alla luce
un’enorme cavità sotterranea, denominata l’Abisso Verde, dalla quale tanto
tempo prima era uscito una sorta di mostruoso dinosauro che era stato ucciso da
Zagor, il quale ne aveva poi sigillato la grotta di accesso. Dal suo fondo ora
emergono altre creature mostruose.
Zagor, accompagnato da Cico e da un gruppo
di indiani Oneida, discende nell’abisso per scoprire che cosa vi si nasconda.
Intanto, dal passato dello Spirito con la Scure, i frammenti di una memoria che
gli era stata cancellata dalla sciamana Shyer tornano a galla, creando un
inquietante collegamento con il presente: i ricordi che riaffiorano sembrano
infatti legati proprio al segreto celato nella grande caverna.
Dopo aver affrontato mostri giganti di
diverso genere (pipistrelli, un serpente d’acqua, degli insetti e dei draghi –
i cosiddetti Unktehi – uno dei quali era stato sconfitto da Zagor
nell’avventura Darkwood Anno Zero) Zagor raggiunge un’antica città tecnologica
che si rivela essere un avamposto di Mu, l’antica civiltà che si contendeva con
Atlantide il controllo del pianeta, dove vengono “allevati” i mostri
giganteschi in vista della guerra contro Atlantide.
Giunto al centro di comando della città,
Zagor riesce ad entrare in contatto con l’intelligenza artificiale che governa
l’avamposto (grazie a una lingua sconosciuta insegnatagli dalla sciamana Shyer e ora tornatagli alla memoria),
convincendola a smettere la sua attività poiché ormai la guerra tra le due
civiltà è terminata da millenni.
L’avamposto, allora, si autodistrugge e
Zagor e i suoi compagni fanno appena in tempo a mettersi in salvo prima che
l’abisso e quanto contiene collassi su se stesso. Al termine assistiamo a un
ultimo scorcio del passato di Zagor e Shyer, dove questa rivela che egli avrà
un ruolo importante nel continuare la guerra contro le creature antiche che
minacciano la terra. Quando verrà il momento, Zagor sarà pronto (come successo
in questa avventura) e potrà decidere se combattere o no questa guerra
infinita.
Ci troviamo a
mio parere di fronte ad una storia “anomala”, in molti sensi, che al suo
apparire nelle edicole ha suscitato commenti contrastanti tra i lettori.
Intanto v’è da
dire che si tratta di una storia di “collegamento”, ideata per fungere da
prodromo alla prossima trasferta sudamericana. Ma non solo.
La sua
funzione di “collegamento” è ancora più significativa in quanto mette ordine
nel passato zagoriano con agganci filologicamente raffinati a molteplici storie
del nostro eroe: dalla remota L’abisso
verde, alle più recenti Darkwood
Anno Zero, Le sette città di Cibola
e Il mistero dell’unicorno.
A mio parere,
già solo il ritorno all’abisso verde e l’approfondimento sulle origini del
mostro di quell’avventura varrebbe un plauso, ma ad
arricchire il tutto abbiamo anche le visioni di Zagor e gli echi dal passato
che emergono pian piano, generando tante supposizioni per il futuro dell’eroe
che tengono col fiato sospeso.
Riuscire a ricollegare diverse storie pubblicate a decenni di
distanza, rendendole parte di un unico grande disegno (naturalmente non voluto
all’origine), senza snaturare nessuna di esse era un’opera non facile: ma Moreno Burattini la realizza
ottimamente, centrando il bersaglio e creando una sorta di continuity che, a ben vedere, fa di Zagor un fumetto molto più moderno
di quello che taluni possono pensare.
Burattini riesce a coinvolgere il
lettore con continue citazioni e con una sceneggiatura “all’antica” che
utilizza fortemente le didascalie ma al contempo scorrevole, con un eroe impavido, un pizzico di mistero, scenari sia avventurosi
che tecnologici ed una conclusione inquietante, poetica e spettacolare.
In questa vicenda vengono sapientemente amalgamati tra loro
diversi elementi fantastici, creando una sorta di affresco dove Zagor, fedele
al proprio ruolo, è pieno protagonista ma dove non tutto viene – volutamente –
spiegato fino in fondo. La storia, infatti, viaggia su due piani differenti ma
uniti da un comune denominatore: Zagor! È lui infatti il predestinato che,
grazie all’aiuto della sciamana Shyer, è stato scelto per combattere una
“grande minaccia” che dovrà affrontare in terre lontane e da cui dipenderà il
futuro del mondo. Il riferimento all’eterna lotta tra gli Unktehi e gli Uccelli
Tuono è palese, visto che sia Shyer che Zagor sono stati “scelti” per questo
scopo sia pure in luoghi e tempi diversi.
La progenie del male
è una sorta di storia-manifesto, un “mostrare le intenzioni” (le sequenze
visive del futuro prossimo stanno a dimostrarlo) che permette di far
comprendere, sia al lettore abituale che a quello occasionale, come il bello
debba ancora venire e come sia lecito aspettarsi molti colpi di scena nelle
storie future.
Per quanto riguarda i disegni, Massimo Pesce è migliorato rispetto alle sue ultime prove. Se
alcune tavole presentano poca cura dei dettagli, altre sono invece davvero
spettacolari: la lotta con il serpente gigante, l’apparizione della città
sommersa, il laboratorio con i sauri.
Alcuni primi piani di Zagor sono di qualità altalenante, mentre
stupenda è la resa grafica di Shyer.
Concludo riportando qui di seguito la sceneggiatura di Moreno Burattini della tavola n. 32
dell’albo A volte ritornano perché
la possiate confrontare con il lavoro finito:
Vignetta 1
Vignetta 2
Carissimo Baltorr,siamo tutti ansiosi di conoscere le interessantissime anticipazioni sulla prossima annata zagoriana.Vuoi farci aspettare ancora a lungo?Gia'che ci siamo,cosa sai dirci del prossimo ritorno di Hellingen? A presto...
RispondiEliminaL'articolo sulle anticipazioni 2018 (frutto di voci di corridoio più che di dati certi in mio possesso, ma meglio che niente...) conto di postarlo la settimana prossima, approfittando del fatto che la lunga storia del ritorno di Cain prenderà due numeri della CSAC e quindi salterò una settimana la puntuale recensione.
EliminaHellingen tornerà... eccome se tornerà, ma temo non prima di un paio di anni... Moreno comunque non ha ancora scritto nulla, tranquillo...
Che dire di questa storia (progenie del male) caro Baltorr?
RispondiEliminaTi confesso che mi ha lasciato non poco perplesso per la tematica e lo sviluppo narrativo: se il "buco" spazio temporale inventato da Nolitta mi sembrava plausibile (ma neanche tanto, poi, questo mi è sembrato molto inverosimile.
Il guaio è che il "peggio" - a mio sommesso parere - deve ancora venire: non mi riferisco solo al ritorno di Cain e dei negromanti con annessi zombie ma all'inizio della trasferta sudamericana. Di essa è avvincente e ed originale la ragione (il tradimento di Dexter?) con Zagor che non si rassegna a perdere un amico che gli fa un torto (quante volte è capitato anche a noi) e per i singoli episodi che la caretterizzano, tra tutti i gangaceiros; il mondo perduto; il maremoto in Cile, gli indigeni della terra del fuoco; la mummia delle Ande.
Meno altri (Zagor e le amazzoni sono un po' sopra le righe) ma soprattutto la conclusione, con la scoperta di Atlandide o di ciò che rimane di essa...
meno male che si salva l'amicizia..
Dì un po' Baltorr, ma la vedremo a colori la fine della trasferta?
Vi abbraccio.
Giovanni21
Caro Giovanni, io sono abbastanza convinto che vedremo la fine della trasferta a colori... però non con questa tranche di storie di Repubblica. Ormai è abbastanza ufficiale che per ora si chiuderà con il 212, salvo riprendere più avanti quando il lasso temporale esistente tra le storie in edicola e questa si sarà ampliato...
EliminaTi ringrazio per la solerte risposta.
EliminaMi spiace chiudere con il 212... comunque attendiamo gli sviluppi...
giovanni21
dimenticavo: ad ottobre, di solito, usciva un libro del Nostro. Nulla di questo nell'ottobre 2017?
RispondiEliminaCi sai dire qualcosa o dobbiamo attendere le voci di corridoio?
Non tenerci in sospeso... Ciao Baltorr, passo e chiudo!
giovanni21
Libri in uscita non mi risultano, anche perché sono da poco uscite sul sito della Bonelli le informazioni sulle novità di Lucca (cofanetto raccoglitore della miniserie di Cico e DVD "Noi, Zagor") e non si parla di altri volumi...
EliminaA proposito di "cofanetto raccoglitore"della miniserie di Cico.....non potevano darlo in omaggio in edicola con l'ultima uscita? La Bonelli aveva paura di andare in fallimento?
RispondiElimina
RispondiEliminaPaolucci... l' ennesima meteora zagoriana!?! XD
"La sua funzione di “collegamento” è ancora più significativa in quanto mette ordine nel passato zagoriano con agganci filologicamente raffinati a molteplici storie del nostro eroe: dalla remota L’abisso verde, alle più recenti Darkwood Anno Zero, Le sette città di Cibola e Il mistero dell’unicorno."
Questa cosa devo ammettere che mi perplime. Andare a riprendere avventure vecchissime come "L' abisso verde" e "Gli adoratori del sole" lo trovo un azzardo visto che sono veramente figlie di altri tempi! Così come far tornare "L' arciere rosso". Poi questo creare collegamenti stile Asimov negli anni 80 (sic!) non è che mi convinca.
A me invece intriga tantissimo! :-D
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