Voi tutti
sapete della mia passione per il genere fantasy, e quindi potete ben immaginare
che la collana di Dragonero della
Sergio Bonelli Editore sia una delle mie preferite. È la prima volta che ne
scrivo dettagliatamente su questo blog, ma dopo aver terminato di leggere
l’ultima serie di storie pubblicate (dedicate alla cosiddetta Saga delle Regine
Nere), penso che meriti una bella recensione perché mi ha proprio esaltato.
Premetto che
avevo deciso appositamente di “accumulare” tutti gli albi nei quali questa saga
viene narrata (dal n. 56 al n. 63) e di leggerli insieme, tutti d’un fiato; e
sono proprio contento di averlo fatto. In tal modo è stato come leggere un
unico, lungo romanzo fantasy! Credo infatti che se avessi “centellinato”
l’avventura un albo al mese, un poco alla volta, mi sarei perso la grandiosità
che permea tutta l’opera. Grandiosità sottolineata dai bellissimi disegni degli
artisti che si sono alternati nell’illustrare i vari episodi: Giancarlo
Olivares, Giuseppe De Luca, Francesco Rizzato, Antonella Platano, Fabio Babich,
Luca Enoch e Gianluca Pagliarani; senza dimenticare Giuseppe Matteoni, autore
delle strepitose copertine.
Per chi non ne
fosse a conoscenza, cercherò prima di tutto di spiegare i presupposti e la
trama di questa saga.
Innanzitutto,
chi sono le Regine Nere?
Sono le
sovrane del clan degli elfi neri, di carattere estremista e bellicoso, che non
tollerano gli stili di vita delle altre razze, specialmente quella umana,
poiché (a loro dire) recano danni alla natura. In un passato ormai remoto,
decisero di guidare il loro clan lontano dalle altre terre “civilizzate”, oltre
mare. Il primo imperatore, Vrlam
Erondàr, temendo che le Regine Nere potessero tornare e muovere guerra
all’impero, pianificò un vero e proprio genocidio nei confronti del loro clan.
Vrlam non
riuscì nel suo intento, poiché le Regine ed alcuni elfi si salvarono e
riuscirono a trovare una nuova terra dove stabilirsi. Da allora le Regine,
sopratutto la Regina Madre, sono vissute nel più profondo rancore versò
l’umanità e, nei secoli successivi, si sono organizzate per distruggere
l’impero e riportare la natura agli antichi splendori.
Dopo aver
pianificato una serie di azioni di spionaggio, sabotaggio e complotti, per
minare la sicurezza e la forza dell’impero, all’inizio di questa saga sono
infine giunte alle porte dell’Erondàr, assetate di vendetta!
Di più non
dico…
In questi otto
albi si dipana una storia epica, maestosa, struggente; con eroi tutti d’un
pezzo e con comprimari che originariamente avevo concepito come subdoli e
meschini (soprattutto il principe Nahim e il cancelliere Vrill Ausofer) che si
rivelano essere lungimiranti, coraggiosi e finanche altruisti (comunque senza
troppo esagerare…)!
E poi ancora:
una lunga serie di battaglie, scontri, massacri che sembrano non avere fine; la
bellezza dell’unità che nasce dal pericolo comune; lo scoramento e la paura che
lentamente si tramutano in speranza e vittoria; le perdite dolorose di
personaggi che abbiamo conosciuto e apprezzato, alcuni anche solo
saltuariamente, nel corso delle avventure di questi cinque anni; la scoperta di
segreti del passato del protagonista che finalmente sono disvelati; l’onore, il
coraggio, la fratellanza, l’eucatastrofe così cara a Tolkien e così
indispensabile nelle vicende di fantasy eroica...
Non
dimentichiamo poi l’importante cambiamento radicale che avviene nella
“personalità” di Ian Aranill: lo abbiamo conosciuto come Cacciatore di Draghi
ed ora lo ritroviamo come Fratello dei Draghi; la sua spada che abbiamo
conosciuto come la Tagliatrice Crudele al termine della vicenda è divenuta la
Pacificatrice (la qual cosa lascia ben intendere che a volte, se si vuole la
pace, occorre essere disposti alla guerra).
Ora sorge una
nuova alba (come opportunamente segnalato nel titolo dell'albo di settembre):
si dovrà ricostruire la civiltà dell’Erondàr, si dovranno curare le ferite e le
mutilazioni (anche quelle della povera Sera), si dovranno piangere i morti...
Ma sono sicuro che i lettori sono pienamente consapevoli che gli autori Stefano
Vietti e Luca Enoch, coadiuvati dal curatore della testata Luca Barbieri, dopo
questo “punto di non ritorno”, sapranno condurli per mano in una nuova fase
della collana (sottolineata anche da un nuovo cambio della grafica di
copertina) e continueranno a seguire fiduciosi e appassionati le avventure del
“loro” (nostro) Dragonero!
Post Scriptum:
Bellissima la
preghiera innalzata da Ian Aranill a pag. 89 dell’ultimo albo, che richiama il
Salmo 23 della Bibbia; ed altrettanto bella l’invocazione dell’ultima pagina
che richiama alcuni versi dell’inno allo Spirito Santo (nella fatica, riposo... nella calura, riparo... nel pianto, conforto).
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