mercoledì 27 aprile 2022

La porta dei mondi (Zagor Gigante 680-681)

Zagor e Cico ricevono la visita del Professor Verybad. Una misteriosa sfera di metallo, rinvenuta tra i detriti di una piena, si trova esposta come curiosità locale nel saloon di Shelford, un lontano villaggio di Darkwood.

Da notizie di seconda mano, il professore pensa che il misterioso oggetto possa avere la stessa origine del mostruoso marchingegno alieno trovato sepolto sulle Gray Mountains, durante una drammatica vicenda che li vide coinvolti tutti insieme, anni prima.

Verybad ha intenzione di recarsi a Shelford per sincerarsi che non si tratti di niente del genere e chiede a Zagor di accompagnarlo. Intanto però, anche qualcun altro è interessato al singolare ritrovamento... e mostruose apparizioni fanno la loro comparsa...

Sulle tracce dei ladri della misteriosa sfera di metallo dalle origini sconosciute, Zagor, Cico e il professor Verybad, raggiungono la dimora del facoltoso David Housman, sulle rive del Black Lake.

Housman ha fatto rubare la sfera dai suoi uomini, per aggiungerla alla sua collezione di oggetti legati all'esoterismo e all'occulto, ma il suo gesto sta per scatenare forze inimmaginabili.

E mentre la villa sul lago si trova assediata da creature mostruose, provenienti da un altro mondo, Zagor deve viaggiare oltre i limiti dello spazio, per impedire che si scateni l'inferno sulla terra.

Questa bella storia di fantascienza lovecraftiana, con alcune strizzatine d’occhio alla serie televisiva Stranger Things, scritta da Jacopo Rauch e disegnata da Raffaele Della Monica, è il seguito diretto de “L’orrore sepolto” ma fa anche riferimento alle storie “Il terrore dal mare”, “La regina della città morta” e “Lo scettro di Tin-Hinan”.

Ma, al di là della storia in sé, che immagino tutti gli appassionati zagoriani abbiano letto e sulla quale non intendo soffermarmi più di tanto, voglio soprattutto sottolineare che, per un appassionato come me dei racconti del “bardo di Providence”, Howard Phillips Lovecraft appunto, questa avventura zagoriana non può che considerarsi pienamente riuscita.

Il racconto è ben costruito, avvincente, e riesce a ricollegare abilmente tutte le suddette storie ad un unico punto di origine: un’antica razza aliena che aveva visitato il nostro mondo in tempi antidiluviani e che vi aveva lasciato dei manufatti in grado di potervela riportare allorquando degli esseri intelligenti fossero entrati in contatto con essi. Gli antichi culti di Dagon, del Grande Verme, del Dio della Polvere (già incontrati da Zagor in precedenti avventure) hanno avuto origine proprio da questa antica razza aliena, troppo simile ai “Grandi Antichi” di lovecraftiana memoria per non immaginare che potrebbero davvero essere la stessa cosa.

Infatti i Grandi Antichi (inizialmente creati dalla penna dello scrittore di Providence e incrementati poi dall’immaginazione di autori suoi amici ed estimatori) sono creature extraterrestri dall’immenso potere, spesso di dimensioni colossali, che sembrano avere una forma fisica ma, essendo forme di vita provenienti da altre dimensioni spazio-temporali, non sono composti dalla materia a noi conosciuta. I Grandi Antichi sono adorati da culti blasfemi i cui seguaci sono sia esseri umani, sia razze non-umane spesso citate nei cosiddetti “Miti di Cthulhu”. Queste antiche creature sarebbero attualmente imprigionate sul nostro pianeta (nelle profondità degli oceani, o sotto la crosta terrestre) oppure in distanti sistemi planetari (come – sembra – le creature affrontate da Zagor in questa avventura).

Come potete vedere dalle immagini riportate qui sotto, uno dei mostri combattuti da Zagor e la più famosa delle creature lovecraftiane, Cthulhu, sono praticamente identici.


Ma la multimedialità di questa avventura non si ferma qui. Ho citato all’inizio la serie televisiva Stranger Things (sì, sono appassionato anche di questa), ove è presente un’oscura dimensione parallela al nostro mondo, chiamata il “Sottosopra”, popolata da creature mostruose tra le quali i “democani”.

Ebbene, altra cosa che ho apprezzato moltissimo, è che quando Zagor varca la “porta dei mondi” si trova di fronte delle creature mostruose che altro non sono se non i democani di questa serie televisiva. Se non ci credete guardate qui sotto.



Insomma, tutto questo per dire che, sommando alla mia passione zagoriana quelle per Lovecraft e Stranger Things, questa storia di Rauch me la sono davvero gustata. E se ci aggiungiamo i disegni praticamente perfetti (e inquietanti) di Della Monica, il cerchio si può dire concluso!

 


8 commenti:

  1. Devo ammettere che ho preferito “L’ orrore sepolto” perché con un ritmo più vorticoso. Però anche questa avventura ha il suo fascino nonostante la struttura senza troppi sussulti. Punto di forza il… “pianeta” (?) dove Zagor ed Housman finiscono: conturbante e misterioso grazie ai disegni di Della Monica.
    Anche la sequenza con Cico e Verybad assediati davvero ben riuscita. Però “Il terrore dal mare”, soprattutto, e “La regina della città morta” altra storia.
    Alla fine della precedente storia di Rauch mi chiedevo quando avremmo visto il seguito. Non pensavo oltre 19 anni dopo addirittura.
    Comunque una storia così in mezzo a kolossal sin troppo gonfi e ritorni di ogni tipo ci vuole.

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  2. Si tratta di una buona storia scacciapensieri, in un ambito narrativo tipico di certa sci-fi anni '50 ed in questo momento, piuttosto pesante ed impegnativo, è quello che (mi) ci vuole per passare qualche mezz'ora di distrazione.
    Pur non amando molto i "varchi" più o meno spazio-temporali verso realtà più o meno parallele, la vicenda resta nella coerenza in una tonalità abbastanza avvincente e la gestione dei vari personaggi può dirsi riuscita: Cico non è il cretino del recente Zagor Plus, Verybad è modernamente convincente (la vecchia macchietta nolittana francamente oggi farebbe fatica a reggere) e...Zagor è Zagor.
    Bene così.

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  3. Godibilissima la storia, ottimi gli autori, accattivanti le citazioni, molto divertente l'incipit cichiano, insomma mattina soddisfazione.
    Aggiungerei, tra gli spunti narrativi, anche "La casa sull'abisso" di William Hope Hodgson, uno dei miei romanzi preferiti.

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    1. Giusto, Fabio! Hodgson e il suo "La casa sull'abisso" era doveroso citarlo! Grazie!

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  4. E non dimentichiamo l'epilogo da mille e una notte che ci prepara al prossimo seguito disegnato da villa senior dove torneranno dei personaggi piuttosto amati.

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  5. Davvero una storia piacevole per me che amo Lovecraft e Hodgson è stato come trovarmi in un romanzo inedito apprezzo moltissimo il personaggio di verybad davvero ben maturato dalle prime apparizioni e perfettamente a suo agio in questo genere saluti da Matteo Agostini

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