Per
la giornata di ieri le previsioni meteo davano nuvoloso al mattino e sereno al
pomeriggio. Ho quindi deciso, con la mia famiglia ed alcuni amici, di andare a
fare una passeggiata in un luogo che, dalle mie parti, è una meta abbastanza “gettonata” nei
fine settimana di bel tempo: l'Abbazia
di San Pietro al Monte sopra Civate (LC), uno dei più antichi capolavori dell’architettura romanica di
Lombardia.
Arrivando dalla Strada Statale n. 36 del Lago di Como e dello
Spluga (in direzione Milano-Lecco), si esce nei pressi del lago di Annone
(indicazione per Oggiono - Civate) e si seguono le indicazioni per San
Pietro al Monte; lasciata alle spalle la parte moderna della cittadina, si
deve attraversare la vecchia frazione “Pozzo” e parcheggiare nella parte alta del paese, dalla quale si gode
un bel panorama sui laghi sottostanti.
Da
lì può iniziare l’escursione
e già si respira un’atmosfera
montanara: siamo alle pendici del Monte Cornizzolo, che troviamo di
fronte a noi; verso oriente si stagliano decisi i profili dei monti lecchesi
(il Resegone, soprattutto).
Ci si inoltra nella Valle dell’Oro, un
nome alquanto evocativo... ma non illudetevi di poter raccogliere pepite sul
vostro cammino: la denominazione deriva dal latino oris (sorgente) ed,
in effetti, si trovano diverse fontane lungo il percorso che ci conduce, in
circa quaranta minuti, al pianoro dove sorge l’Abbazia.
Fino
alle ultime cascine abitate il tracciato è quasi in piano, poi la mulattiera
acciottolata comincia a salire e prosegue all’interno del bosco. Ieri, lungo il
cammino, abbiamo anche trovato dei pastori che tosavano in gregge di pecore.
Arrivati in prossimità della conca dove sorge il
complesso architettonico, dapprima fa la sua apparizione la bella struttura in
pietra dell’Oratorio di San Benedetto (secolo XI).
A
pochi passi, un’ampia scalinata conduce all’ingresso dell’Abbazia di San
Pietro: sembra quasi che i suoi architetti abbiano preso spunto dalla
naturale irregolarità della montagna circostante per creare una struttura dal
disegno movimentato.
Saliti questi gradini così densi di storia millenaria, ci
si trova in un ampio portico che circonda, quasi in un abbraccio protettivo, il
corpo principale della chiesa. Si tratta di uno spazio di penombra silenziosa
che sembra indurre a una pausa prima di entrare all’interno dell’Abbazia: le
belle finestre a bifora che incorniciano il paesaggio, giocando con la luce del
sole, creano una trama di riflessi che illumina e dà vita a questo ambiente
quieto, sospeso tra il fuori e il dentro.
Dalla lettura della guida che mi sono portato dietro,
scopro che le radici della fondazione dell’Abbazia di San Pietro pare si
debbano alla volontà di Desiderio, ultimo re longobardo (siamo nel
lontano VIII secolo d.C.): il monastero fu per molto tempo un’istituzione
importante; di qui sono passati arcivescovi e imperatori, e la sua evoluzione
si intreccia con le più ampie vicende storiche che coinvolsero tutta la
regione.
Varcata
la porta di ingresso, un sacrestano informa che non posso essere fatte
fotografie e così, in questo ambiente calmo e silenzioso, si è davvero portati
alla preghiera e alla meditazione.
Raffinate
decorazioni ornano gli archi, le colonne e i pannelli delle piccole cappelle
del pronao. Gli affreschi, risalenti al secolo XI, sono tra i più importanti
tra quelli coevi conservati in Italia; stupendo soprattutto quello sulla parete
di fondo, ispirato ai miti dell’Apocalisse, che illustra il tema della lotta
contro il male, quel terrificante drago a sette teste che da sempre tormenta le
esistenze umane.
L’eleganza
del ciborio è ciò che maggiormente colpisce l’attenzione: databile tra il X e
l’XI secolo, è l’elemento artistico più importante dell’Abbazia (ne troviamo un
esempio similare nella Basilica di Sant’Ambrogio a Milano).
La
discesa nella cripta riserva un’ulteriore emozione: luogo nascosto che suscita
sempre una sensazione di mistero; siamo nella parte più antica e originale di
tutto il complesso: l’intimità di questo spazio ristretto dedicato alla Madonna
è valorizzata da preziosi bassorilievi che un tempo, insieme agli affreschi,
dovevano rivestire gran parte delle superfici.
Una
volta usciti, ci si trova di fronte a un bellissimo panorama sulle Prealpi
lombarde.
All’esterno,
su un bellissimo prato, ci si può accomodare per pranzare al sacco e per godere
dei raggi del sole appena uscito da dietro le nuvole.
Sperando
che anche questa mia gita possa essere stata di vostro interesse, vi do
appuntamento alla prossima... tra una lettura zagoriana e l’altra!
Sei instancabile! Una volta ero come te, poi son diventato un topo da biblioteca!
RispondiEliminaSe devo essere sincero, Fran, un tempo mi piaceva molto di più andare a camminare (soprattutto in montagna)...
EliminaOra che sono un po' più vecchio e mi sono impigrito, ho comunque la fortuna di avere una moglie che mi organizza ogni tanto queste immersioni nella natura dalle quali ne esco ritemprato...
Davvero un posto incantevole e ricco di storia. Ho letto che Desiderio lo costruì per ringraziare il Signore della guarigione miracolosa dell'occhio del figlio Adelchi grazie alle acque della fonte che si trova proprio lì.
RispondiEliminaLe foto che hai fatto sono magnifiche, complimenti!
Grazie per i complimenti, Massimo.
EliminaE anche per la segnalazione relativa alle motivazioni che hanno spinto Desiderio all'edificazione dell'abbazia: è proprio vero che un tempo i governanti erano più saggi di adesso...:-)
L'Italia é zeppa di posti così, con storie dietro davvero affascinanti.
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