Il cinquantasettesimo
numero, che troverete in edicola domani, contiene la conclusione dell’avventura di Zagor contro Masai Killer, nonché la prima parte della storia “Incontro
nella foresta”.
PUGNI E PEPITE
Fra i trapper
di Darkwood serpeggia la febbre dell’oro: al Goose Creek è stato, infatti,
appena scoperto una ricco filone aurifero e tutti i cacciatori di pellicce
(inclusi Doc e Chapman) hanno deciso di approfittarne. Poiché anche Cico si è
messo in testa di emularli, Zagor lo segue al Goose Creek, dove incontra tre
vecchie conoscenze: i saltimbanchi Sullivan, (co-artefici della “creazione”
dello Spirito con la Scure nell’episodio Il
re di Darkwood) che ora hanno un nuovo collaboratore, l’egiziano Durga, ed
hanno trovato una cospicua vena d’oro. Alla quale è però interessato il losco
Wallace…
Tobia Sullivan
viene ingiustamente accusato di aver rapinato la banca di Wallace, e le prove a
suo carico sono schiaccianti, tanto che viene processato e condannato a morte.
Ma Zagor interviene in suo aiuto; sicuro della sua innocenza, lo fa fuggire e
si dà da fare per cercare di scagionarlo. Si tratta di un complotto di Wallace
per farlo incriminare o c’è un’altra, sorprendente spiegazione?
In effetti,
alla fine scopriamo che il vero responsabile si rivela essere Durga, che da
sempre covava desideri di vendetta nei confronti dei Sullivan. Salutati i
saltimbanchi, Zagor e Cico tornano con i fedeli trappers all’amata Darkwood,
cantando una ballata resa oggi famosa da Graziano Romani: “They say there is a stream, where crystal waters flow...”.
Questa prima
storia zagoriana sceneggiata interamente da Decio Canzio devo confessare che
non mi è mai piaciuta molto...
Soprattutto
perché non ho mai condiviso l’idea di fondo che vede i trappers di Darkwood
decidere all’improvviso di piantare baracca e burattini per trasformarsi in
cercatori d’oro!
Nemmeno la
presenza dei Sullivan, che alla loro apparizione in questa storia mi avevano
entusiasmato (bella la piramide umana!), alla fine non mi ha convinto del
tutto.
Eppure mi
rendo conto che, oggettivamente, questa storia di impianto “giallo” funziona,
il messaggio di fondo sotteso dall’autore (e, cioè, che l’amicizia vale più
dell’oro) è decisamente positivo e i disegni di Ferri sono sempre di alto
livello...
Ma che ci
volete fare: a volte il fatto che una storia piaccia o no è anche... questione
di feeling!
Deboluccia e dimenticabile...e infatti l'ho dimenticata!
RispondiEliminaQuindi non dirò altro, però quel che ho detto è già molto...
La storia é carina, nulla da dire; ma come si fa a confondere i due autori (Nolitta/ Canzio)? A me pare quasi impossibile...
RispondiEliminaMi ricordo di quella storia, pensavo che fosse di Nolitta a quei tempi...
RispondiEliminaMi era piaciuto rivedere i Sullivan e i trappers, per non parlare dell'ambiente dei cercatori d'oro e del richiamo ad un bel film, appunto "Pugni, pupe e pepite" (in questa storia niente pupe, vabbè, avrebbero guastato la storia, credo ^_^). Lo scontro tra Zagor e Durga era tosto, per non parlare della scoperta del colpevole. E un Ferri al massimo grado. Insomma, non era male quella storia, per me... ^_^
Ovviamente è solo una questione di gusti.
Alla sua prima storia completa il mitico e compianto Decio Canzio imbastisce una vicenda a metà tra l' azione ed il giallo dove non mancano anche brio ed umorismo grazie a Cico ed ai trapper. A me il fatto di questi ultimi presi dalla febbre dell' oro che poi dopo i primi tentativi si mettono a fare altro è piaciuto così come m' è piaciuto il bel reincontro con i Sullivan e l' aria in generale della storia con personaggi ben caratterizzati. Un peccato solo che alla fine
RispondiEliminaSPOILER il cattivo si sia rivelato il buon Durga. FINE SPOILER
Molto bella la scena finale con
SPOILER Zagor e Cico in cerca di una canoa che vengono ospitati in quella versione extra-large degli amici trapper con lo spirito con la scure che intona una canzone! FINE SPOILER
Proprio un bel finale. A me piace. Non eccezionale, ma comunque buona e gradevole.
Effettivamente qui Canzio è molto nolittiano, non c' è che dire!
Ciao a tutti! Grazie a blog come questo mi è tornata la voglia di rileggere le storie classiche di Zagor, che da 30 anni erano rinchiuse in un baule in soffitta uguale a quello di Capitan Serpente! Mi piace leggere i vostri commenti!
RispondiEliminaRiguardo a questa storia, capisco le perplessità di Baltorr e degli altri, il motivo è semplice: pur essendo la narrazione avvincente, la trama principale non funziona proprio! Canzio ha sacrificato la coerenza per il colpo di scena finale.
Mi spiego: ci sono due grosse lacune logiche.
La prima è l’assurdo svolgimento del furto a danno di Wallace e la mancanza di un movente per commetterlo da parte di papà Sullivan. Quest’ultimo viene accusato da testimoni che hanno visto una persona con i suoi vestiti, ma è possibile che nessuno si sia reso conto del fatto che Durga è il doppio di corporatura rispetto a Tobia? Nemmeno Wallace che lo ha visto in ufficio da pochi passi? Aggiungiamo anche che Sullivan ha nelle mani un giacimento ricchissimo, che motivo avrebbe di inguaiarsi commettendo un furto? Il processo davanti al giudice ubriacone (ma chi vorrebbe avere un giudice di quel tipo?)è davvero tirato per i capelli, Zagor e i figli di Sullivan dovrebbero contestare apertamente il fatto che nessuno ha visto Tobia commettere la rapina, ma solo qualcuno vestito come lui. Soprattutto dovrebbero far notare che non si impicca per una rapina! Nemmeno nel vecchio West! Se c’è in ballo la vita di una persona non sono ammesse leggerezze e dimenticanze.
Seconda rotella fuori posto. Le motivazioni di Durga, il suo voltafaccia è davvero inspiegabile. La sua giustificazione è che si è stancato della esistenza grama che faceva con i guitti nei momenti difficili e delle promesse non mantenute. Ve li immaginate i simpatici Sullivan che gozzovigliano dando a Durga “gli avanzi della tavola”? Già con la scoperta del filone il tenore di vita dell’egiziano ne avrebbe senz’altro tratto giovamento, visto che lui faceva parte della loro famiglia , hanno vissuto insieme molto tempo e tutto lascia ad intendere che finalmente per lui si prospettino tempi di vacche grasse. Invece cosa fa? Manda alla forca quello che lo chiama “il mio buono e fedele Durga”.
Si poteva immaginare un movente più realistico, un debito di gioco o il bisogno di aiutare urgentemente una persona di fronte ad un rifiuto di papà Sullivan. Si è creato il colpo di scena senza le dovute premesse. Durga nell’episodio con cui viene salvato Tobia dal capestro, dà pure una mano al tentativo, piazzando il carro destinato a bloccare gli inseguitori.
Aggiungo qualche altra nota stonata,meno importante, ma che lascia comunque sorpresi in negativo.
Durante la fuga dal paese, Zagor uccide o ferisce (non si capisce bene) un uomo. Lo sceriffo ci chiude un occhio sopra? Alla fine tutto si risolve con la confessione di Durga allo sceriffo. Ma cosa lo spinge a confessare? Dopotutto è stato scoperto da Zagor con una congettura, è la sua parola contro la sua. Rischia di essere impiccato autodenunciandosi?
Nella scena in cui Cico viene aggredito nella foresta dagli indiani, Zagor sente gli spari nella direzione in cui ha mandato il messicano, sente addirittura la sua invocazione di aiuto. Lo Spirito con la Scure è un uomo generoso, capace di mettere a repentaglio la sua vita anche per uno sconosciuto, per il suo grande amico mi sarei aspettato che si lanciasse d’istinto verso di lui a difenderlo. Invece si butta sotto il carro ad aspettare l’arrivo degli indiani e deride pure Cico quando questi lo raggiunge con il cuore in gola, fortunatamente illeso, ma non per merito suo!
Bah, bah e ancora bah!
Infine i trapper non sono quelli che conoscevamo, allegri e pronti a dare la vita per gli amici: qui sono degli ubriaconi, fannulloni, depressi. Doc picchia Cico con un pugno violentissimo a due mani...ma che è sta roba?
Le illustrazioni di Ferri sono splendide, ormai disegnava Zagor a memoria!
Grazie mille per il tuo intervento, molto bello e articolato. Mi raccomando, scrivi ancora!!! Ciao!
Elimina