Il numero 104, che troverete in edicola domani, contiene la storia completa "Il vello d'oro", nonché le prima pagine della storia “Darkwood Monitor”.
IL VELLO D'ORO
Il
leggendario Vello d’Oro esiste e si trova sulle Misty Mountains, nello stato
del Missouri!
Così
afferma il professor Stanislaw Shimkoziewic, basandosi su documenti che attestano
che il racconto degli Argonauti è in parte vero. Ad accompagnare il professore
nel suo viaggio verso le Misty Mountains ci sono Digging Bill, eternamente in
caccia di tesori perduti, nonché Zagor e Cico. Ma a contrastare il loro cammino
compare una incredibile tribù di donne volanti: le mitologiche Arpie!
Zagor e
soci sconfiggono le donne volanti, poi giungono nel territorio dei Tungul, un
popolo in tutto e per tutto simile ai mongoli che custodisce il Vello d’Oro. Ma
impossessarsi del leggendario reperto è impossibile, perché nessuno riesce a
resistere a una strana voce che penetra nelle mente e spinge alla morte. Alla
fine, un terremoto distrugge la valle e il Vello d’Oro è perduto per sempre.
La storia si ispira al
mito di Giasone e degli Argonauti alla ricerca del mitico Vello d'Oro. Solo che
alla ricerca di quest’ultimo questa volta ci sono Zagor, Cico e Digging Bill.
Un’idea di base,
quindi, non originale (e, forse, anche non molto plausibile), ma possiamo dire
ben sviluppata dallo sceneggiatore. Le varie situazioni si susseguono con buon
ritmo narrativo, in un’avventura dal sapore classico: nulla di eclatante,
insomma, ma comunque ben congegnata e godibile per il lettore.
Ciò che non mi è
piaciuto, invece, è stata la gestione toninelliana del personaggio di Digging
Bill.
Nell’albo Capitan
Serpente, quando il comandante della nave vede Digging Bill che scava su un
isolotto e chiede a Zagor e Cico chi sia quel tipo, Zagor risponde: “Un
matto forse, o forse un imbroglione tanto incallito da ingannare anche se
stesso... Oppure un inguaribile sognatore, o un poeta se preferite... Che
volete che vi dica? Lui... Lui è semplicemente Digging Bill!”. In questa
parole è racchiusa l’essenza di questo personaggio.
Invece in questa storia (e ancor più
nell’albo speciale La pietra che uccide) ho avuto l'impressione che Toninelli lo abbia descritto quasi come un arrivista che cerca solo di
arricchirsi, senza quella poesia, quella ingenuità, quel “sogno”
che caratterizzava il personaggio.
I disegni di Donatelli sono sempre notevoli, anche se c’è da dire che,
negli anni in cui furono pubblicate queste storie, il buon Frank ha disegnato veramente tante avventure
e ciò è andato un po’ a scapito della qualità e della raffinatezza delle
immagini.
Sono d'accordo su Digging Bill: aggiungerei che, a tratti, il personaggio non è pervenuto, quasi scompare. A questo punto, probabilmente, sarebbe bastato mettere un altro al posto suo; mi perplime anche la trappola così terribile, che serve solo ad un personaggio secondario, verso la fine. A che pro? Aggiungiamo poi i disegni del solitamente ottimo Donatelli, qui realizzare donne che hanno tratti da uomo e vien fuori una pessima storia, per me.
RispondiEliminaBeh...Donatelli ha sempre fatto le donne un po' androgine, legnose direi.
EliminaLe donne di Ferri invece erano il trionfo della più spettacolare femminilità.