Innanzitutto un’osservazione di carattere generale: già il fatto
che entrambe le storie presenti in questo Maxi siano ambientate nella foresta
di Darkwood con indiani, soldati, agguati e ribellioni, me lo ha fatto gustare
pienamente.
Ora andiamo ad analizzare le singole storie.
L’UOMO CHE VEDEVA IL FUTURO
Akebe, il giovane sciamano
degli Shawnee, ha la capacità di prevedere eventi futuri.
Quando un bellicoso
guerriero di nome Wakuta e i suoi alleati ordiscono un piano per trascinare gli
Shawnee in guerra contro i bianchi, Akebe ha una visione che gli mostra come
quell’evento porterà distruzione su tutta Darkwood.
Nonostante sia scampato
alla morte solo grazie all’intervento di Zagor, una nuova drammatica visione
spingerà lo sciamano a temere che anche lo Spirito con la Scure sia coinvolto
nella congiura, e a fidarsi soltanto della donna che ama: Sooleawa…
Roberto Altariva riesce
a costruire una trama lineare ed avvincente che ha come punto centrale la
figura di Akebe, un giovane pellerossa dotato del dono di poter prevedere la
morte delle persone: ciò lo rende una sorta di reietto nella sua stessa tribù,
confortato solamente dal suo amore per la giovane Sooleawa.
Ben delineato anche l’avversario della vicenda, il bellicoso Wakuta,
un pellerossa dalle indubbie qualità di leader
carismatico, abile e scaltro guerriero che vuole trascinare gli Shawnee in una
guerra contro i bianchi assassinando il Colonnello Patterson, omicidio che
Zagor – grazie anche agli interventi di Akebe e Sooleawa – riesce
fortunatamente ad impedire.
Il finale amaro, con il sacrificio di Akebe che il fato
inesorabile conduce alla morte, è molto coinvolgente e la spiegazione
“razionale” che viene data della visione secondo cui sarebbe stato Zagor ad
ucciderlo è perfettamente plausibile, pur nella sua semplicità.
Strappano un sorriso anche le gag di Cico al campo indiano,
abilmente inserite per sdrammatizzare la trama principale.
Buona nel complesso la prova grafica dei fratelli Di Vitto, che però devono ancora lavorare un po’ sul volto
di Cico e su alcune posture delle figure soprattutto nelle scene di
combattimento.
Un ultimo appunto: il titolo di lavorazione della storia, Visioni di morte, secondo me era più
efficace di quello definitivamente adottato…
* * *
I RINNEGATI
Qualcuno trama nell’ombra
per trascinare Gran Bretagna e Stati Uniti in una nuova guerra che farebbe
crollare i fragili equilibri politici del Vecchio Continente.
Le foreste del Nord, dove
la macchinazione sta per prendere il via, sono diventate il crocevia di spie e
agenti segreti, mentre un gruppo di mercenari senza scrupoli è pronto a
sferrare il primo, micidiale colpo che porterà i due paesi sulla soglia della
guerra.
Solo Zagor, assieme a un
pugno di eroici Huron e a un ex soldato dal tormentato passato, può svelare il
diabolico intrigo ed evitare una catastrofe.
Questa seconda avventura del Maxi mi ha appassionato anche più
della prima… sarà perché da sempre mi piacciono le storie di spionaggio ed
intrighi internazionali.
Antonio Zamberletti,
lo sappiamo, è prima di tutto un romanziere di spy-story e qui è riuscito a
trasportare la sua esperienza letteraria in un’intrigante avventura zagoriana
dove si incrociano le trame ordite da spie e rinnegati per riaccendere il
conflitto tra Stati Uniti e Gran Bretagna.
Grazie all’intervento di Zagor e Cico, sollecitati dal
Colonnello Perry, degli Huron di Dawigah, dell’ex-caporale Spencer e
dell’agente segreto austriaco Kowalski, superati tradimenti e difficoltà varie,
la nuova guerra viene evitata e i colpevoli tolti di mezzo.
Anche se non sono un patito delle trame con risvolti
storico-realistici, devo dire che stavolta ho gradito l’apparizione come guest-star di Sir Robert Peel, il
fondatore di Scotland Yard, che va ad aggiungersi agli altri personaggi “reali”
incontrati da Zagor nel corso delle sue avventure.
Il capo dei rinnegati Garrison e Spencer sono personaggi di
ottimo spessore, il piacevole ritorno di Dawigah è appropriato alla narrazione
e la trama, per quanto articolata dalla molteplicità dei comprimari, è
perfettamente lineare con il suo gioco ad incastri (agguati, tradimenti, etc.).
Anche le parti in apparenza eccessivamente dialogate, sono
tutt’altro che noiose e perfettamente funzionali alla storia narrata.
Fra gli appunti “negativi”, devo dire che forse il personaggio
di Cico poteva essere sfruttato meglio e che stride un po’ nella narrazione il
fatto che Zagor si presenti al campo dei rinnegati senza alcun sotterfugio,
correndo il serio pericolo che le sue reali intenzioni vengano subito
smascherate.
In ogni caso credo che questa terza prova zagoriana di
Zamberletti sia migliore delle sue precedenti, apparendo evidente che lo
sceneggiatore sta sempre più prendendo dimestichezza con il Signore di
Darkwood.
Per i disegni dei fratelli Di
Vitto, vale quanto detto per la prima avventura di questo Maxi.
Anch'io ho gradito questo mai. Trovo che i fratelli Di Vitto siano gradualmente migliorati ma che non "azzeccheranno" mai il volto di Cico,penso per loro libera scelta. E che dire del Cico di Pesce? E quello di Piccatto che vedremo ad ottobre sulla serie regolare? Purtroppo Ferri non c'è più e bisogna farsene una ragione. Alla prossima...
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