giovedì 14 settembre 2017

Zagor Collezione Storica a Colori: Memorie perdute (ZCSC206)


Il duecentoseiesimo numero in edicola oggi contiene la conclusione dell’avventura di Zagor con il ritorno di Rocky Thorpe, nonché la prima parte della storia “A volte ritornano”.


L’ULTIMO COMBATTIMENTO

Un grande torneo di boxe sta attirando a Portville numerosi pugili da tutta la regione e dagli Stati confinanti. Tra questi, c’è il giovane Fred Balance, promettente allievo di un campione ormai ritiratosi dal ring, Rocky Thorpe, una vecchia conoscenza di Zagor e Cico.
Ma l’incontro con l’amico e il clima di festa che regna sulla cittadina si trasformano ben presto in una drammatica avventura per lo Spirito con la Scure, chiamato a fronteggiare l’improvvisa ostilità degli Oneida, fino a poco prima pacifici ma ora sobillati dal guerriere Pugno Nero, e a cercare di debellare una banda di trafficanti che rifornisce di armi e whisky gli indiani.
Come se non bastasse, qualcuno trama contro Balance perché perda l’ultimo combattimento, quello per cui è favorito: Cletus Serverance, un ricco uomo senza scrupoli, ha fatto rapire la figlia del pugile favorito per la vittoria affinché perda l’incontro e gli faccia guadagnare un sacco di soldi scommettendo sull’avversario.
Impegnato su due fronti, Zagor indaga per ritrovare la ragazza rapita e lotta per impedire che un nuovo carco di fucili e di whisky giunga agli indiani. Riuscirà in entrambi gli intenti, riportando la piccola Jenny al padre prima della fine dell’ultimo combattimento, sconfiggendo in duello Pugno Nero e liberando Portville dagli intrallazzi criminali di Severance.
Rocky Thorpe e Fred Blance decidono di ritirarsi dal mondo della boxe, ritenendolo frequentato da troppe persone disoneste, ed acquistano una piccola fattoria nei pressi della cittadina.

In questa terza avventura sceneggiata da Diego Paolucci per lo Spirito con la Scure (dopo Neve rossa del 2004 e Il sepolcro dello stregone del 2009) assistiamo al ritorno di Rocky Thorpe, il pugile che era stato sconfitto da Zagor nel lontano Sfida al campione (nn. 183/184) e che poi era diventato suo amico.
Il soggetto presenta elementi classici del filone “avventure di frontiera”, un genere di storie che fanno parte della tradizione zagoriana quanto quelle horror, fantastiche o fantascientifiche: qui abbiamo le tribù in rivolta, i mercanti d’armi e di whisky ed il torbido ambiente del pugilato.
Paolucci sembra sia a suo agio nell’elaborare trame che presentano all’eroe una “doppia minaccia” (già in Neve rossa, c’era il duplice pericolo della neve e dei banditi e indiani insieme), e in questo caso mescola la classica trama dei pellerossa imbruttiti dall’alcool con quella di due pugili coinvolti in una brutta faccenda di rapimento e ricatto.
Purtroppo la storia non riesce a decollare del tutto.
Il personaggio di Rocky Thorpe godeva di notevoli potenzialità inespresse. La storia che lo aveva fatto debuttare nella saga zagoriana aveva utilizzato l’ambientazione pugilistica in chiave sostanzialmente di commedia: con questa avventura si potevano evidenziare altri registri e certamente la durezza dell’ambiente pugilistico ottocentesco avrebbe potuto ispirare una vicenda drammatica e di spessore; per non parlare del rapimento della bambina, un tema che, se gestito adeguatamente, avrebbe generato tensione nel lettore.
Invece la narrazione scorre sobria, pulita, senza sbavature né pesantezze ma non riesce a coinvolgere pienamente. Nella seconda parte, poi, Paolucci punta tutto sull’azione (presentando, se non altro, uno Zagor indomito e buone sequenze di lotta) ma lascia in secondo piano Thorpe e l’ambiente del pugilato. Comunque mi è sembrata azzeccata la scelta di presentarci il Bisonte del Missouri in versione “matura”, divenuto ormai allenatore e manager di un giovane talento.
I disegni di Alessandro Chiarolla sono sempre di alto livello, dinamici e fluidi; i volti dei personaggi hanno una grande espressività che evidenzia bene le emozioni provate dagli stessi.

                                                                                      * * *


LA PROGENIE DEL MALE

Una frana, causata dalle forti piogge, riporta alla luce l’ingresso di una caverna che avrebbe dovuto rimanere celata per sempre, mentre una strana e minacciosa visione fa tornare a Zagor la memoria su eventi lontani che erano stati cancellati dalla sua mente. Lo Spirito con la Scure si trova improvvisamente coinvolto in una drammatica avventura, sospesa fra passato e presente, costretto ad affrontare una minaccia creduta sepolta e a prepararsi per nuovi, drammatici eventi che si annunciano per l’imminente futuro.
Una frana ha infatti riportato alla luce un’enorme cavità sotterranea, denominata l’Abisso Verde, dalla quale tanto tempo prima era uscito una sorta di mostruoso dinosauro che era stato ucciso da Zagor, il quale ne aveva poi sigillato la grotta di accesso. Dal suo fondo ora emergono altre creature mostruose.
Zagor, accompagnato da Cico e da un gruppo di indiani Oneida, discende nell’abisso per scoprire che cosa vi si nasconda. Intanto, dal passato dello Spirito con la Scure, i frammenti di una memoria che gli era stata cancellata dalla sciamana Shyer tornano a galla, creando un inquietante collegamento con il presente: i ricordi che riaffiorano sembrano infatti legati proprio al segreto celato nella grande caverna.
Dopo aver affrontato mostri giganti di diverso genere (pipistrelli, un serpente d’acqua, degli insetti e dei draghi – i cosiddetti Unktehi – uno dei quali era stato sconfitto da Zagor nell’avventura Darkwood Anno Zero) Zagor raggiunge un’antica città tecnologica che si rivela essere un avamposto di Mu, l’antica civiltà che si contendeva con Atlantide il controllo del pianeta, dove vengono “allevati” i mostri giganteschi in vista della guerra contro Atlantide.
Giunto al centro di comando della città, Zagor riesce ad entrare in contatto con l’intelligenza artificiale che governa l’avamposto (grazie a una lingua sconosciuta insegnatagli dalla sciamana  Shyer e ora tornatagli alla memoria), convincendola a smettere la sua attività poiché ormai la guerra tra le due civiltà è terminata da millenni.
L’avamposto, allora, si autodistrugge e Zagor e i suoi compagni fanno appena in tempo a mettersi in salvo prima che l’abisso e quanto contiene collassi su se stesso. Al termine assistiamo a un ultimo scorcio del passato di Zagor e Shyer, dove questa rivela che egli avrà un ruolo importante nel continuare la guerra contro le creature antiche che minacciano la terra. Quando verrà il momento, Zagor sarà pronto (come successo in questa avventura) e potrà decidere se combattere o no questa guerra infinita.

Ci troviamo a mio parere di fronte ad una storia “anomala”, in molti sensi, che al suo apparire nelle edicole ha suscitato commenti contrastanti tra i lettori.
Intanto v’è da dire che si tratta di una storia di “collegamento”, ideata per fungere da prodromo alla prossima trasferta sudamericana. Ma non solo.
La sua funzione di “collegamento” è ancora più significativa in quanto mette ordine nel passato zagoriano con agganci filologicamente raffinati a molteplici storie del nostro eroe: dalla remota L’abisso verde, alle più recenti Darkwood Anno Zero, Le sette città di Cibola e Il mistero dell’unicorno.
A mio parere, già solo il ritorno all’abisso verde e l’approfondimento sulle origini del mostro di quell’avventura varrebbe un plauso, ma ad arricchire il tutto abbiamo anche le visioni di Zagor e gli echi dal passato che emergono pian piano, generando tante supposizioni per il futuro dell’eroe che tengono col fiato sospeso.
Riuscire a ricollegare diverse storie pubblicate a decenni di distanza, rendendole parte di un unico grande disegno (naturalmente non voluto all’origine), senza snaturare nessuna di esse era un’opera non facile: ma Moreno Burattini la realizza ottimamente, centrando il bersaglio e creando una sorta di continuity che, a ben vedere, fa di Zagor un fumetto molto più moderno di quello che taluni possono pensare.
Burattini riesce a coinvolgere il lettore con continue citazioni e con una sceneggiatura “all’antica” che utilizza fortemente le didascalie ma al contempo scorrevole, con un eroe impavido, un pizzico di mistero, scenari sia avventurosi che tecnologici ed una conclusione inquietante, poetica e spettacolare.
In questa vicenda vengono sapientemente amalgamati tra loro diversi elementi fantastici, creando una sorta di affresco dove Zagor, fedele al proprio ruolo, è pieno protagonista ma dove non tutto viene – volutamente – spiegato fino in fondo. La storia, infatti, viaggia su due piani differenti ma uniti da un comune denominatore: Zagor! È lui infatti il predestinato che, grazie all’aiuto della sciamana Shyer, è stato scelto per combattere una “grande minaccia” che dovrà affrontare in terre lontane e da cui dipenderà il futuro del mondo. Il riferimento all’eterna lotta tra gli Unktehi e gli Uccelli Tuono è palese, visto che sia Shyer che Zagor sono stati “scelti” per questo scopo sia pure in luoghi e tempi diversi.
La progenie del male è una sorta di storia-manifesto, un “mostrare le intenzioni” (le sequenze visive del futuro prossimo stanno a dimostrarlo) che permette di far comprendere, sia al lettore abituale che a quello occasionale, come il bello debba ancora venire e come sia lecito aspettarsi molti colpi di scena nelle storie future.
Per quanto riguarda i disegni, Massimo Pesce è migliorato rispetto alle sue ultime prove. Se alcune tavole presentano poca cura dei dettagli, altre sono invece davvero spettacolari: la lotta con il serpente gigante, l’apparizione della città sommersa, il laboratorio con i sauri.
Alcuni primi piani di Zagor sono di qualità altalenante, mentre stupenda è la resa grafica di Shyer.

Concludo riportando qui di seguito la sceneggiatura di Moreno Burattini della tavola n. 32 dell’albo A volte ritornano perché la possiate confrontare con il lavoro finito:

TAVOLA 32

Vignetta 1

Kiab fa cenno a Sapaw di fermarsi. L’inquadratura lo mostra frontale a pochi passi dal ciglio dell’abisso che si vede a pagina 72 del TuttoZagor n. 13 “L’abisso verde”, ma l’abisso qui non si vede, si vede soltanto il ciglio (il resto è in basso fuori campo, lo vedremo subito dopo). Luminosità dal basso, davanti a loro.

KIAB - Fermo! Qui davanti a noi la galleria finisce in un crepaccio! E il suolo è viscido! Meglio avvicinarsi con cautela per guardare di sotto!

SAPAW - !

Vignetta 2

Kiab e Sapaw di spalle si affacciano all’abisso davanti a loro, ma essendo noi lettori dietro, ancora non vediamo quello che vedono loro.

KIAB - Guarda! E’ da qui che giunge la luce verdastra di cui vedevamo il chiarore!

SAPAW - Woah! Ma è incredibile!

Vignetta 3\4\5\6

Doppia striscia.

Vignettone spettacolare e panoramico ispirato alla vignetta 4 di pagina 72 del TuttoZagor n. 13 “L’abisso verde”. Se guardi quella vignetta di Ferri capisci subito come sia facile e suggestivo “ingrandirla” (cambiando inquadratura, o anche lasciando la stessa) in modo da ricreare la stessa suggestione del formato a striscia nel quale uscì quella storia originariamente, potendo sfruttare le potenzialità del formato più grande di cui disponiamo oggi. I due giovani pellerossa si affacciano a guardare verso il fondo.

SAPAW – E’ un vero e proprio abisso! Un ABISSO VERDE!
 

10 commenti:

  1. Carissimo Baltorr,siamo tutti ansiosi di conoscere le interessantissime anticipazioni sulla prossima annata zagoriana.Vuoi farci aspettare ancora a lungo?Gia'che ci siamo,cosa sai dirci del prossimo ritorno di Hellingen? A presto...

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    1. L'articolo sulle anticipazioni 2018 (frutto di voci di corridoio più che di dati certi in mio possesso, ma meglio che niente...) conto di postarlo la settimana prossima, approfittando del fatto che la lunga storia del ritorno di Cain prenderà due numeri della CSAC e quindi salterò una settimana la puntuale recensione.
      Hellingen tornerà... eccome se tornerà, ma temo non prima di un paio di anni... Moreno comunque non ha ancora scritto nulla, tranquillo...

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  2. Che dire di questa storia (progenie del male) caro Baltorr?
    Ti confesso che mi ha lasciato non poco perplesso per la tematica e lo sviluppo narrativo: se il "buco" spazio temporale inventato da Nolitta mi sembrava plausibile (ma neanche tanto, poi, questo mi è sembrato molto inverosimile.
    Il guaio è che il "peggio" - a mio sommesso parere - deve ancora venire: non mi riferisco solo al ritorno di Cain e dei negromanti con annessi zombie ma all'inizio della trasferta sudamericana. Di essa è avvincente e ed originale la ragione (il tradimento di Dexter?) con Zagor che non si rassegna a perdere un amico che gli fa un torto (quante volte è capitato anche a noi) e per i singoli episodi che la caretterizzano, tra tutti i gangaceiros; il mondo perduto; il maremoto in Cile, gli indigeni della terra del fuoco; la mummia delle Ande.
    Meno altri (Zagor e le amazzoni sono un po' sopra le righe) ma soprattutto la conclusione, con la scoperta di Atlandide o di ciò che rimane di essa...
    meno male che si salva l'amicizia..
    Dì un po' Baltorr, ma la vedremo a colori la fine della trasferta?
    Vi abbraccio.
    Giovanni21

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    1. Caro Giovanni, io sono abbastanza convinto che vedremo la fine della trasferta a colori... però non con questa tranche di storie di Repubblica. Ormai è abbastanza ufficiale che per ora si chiuderà con il 212, salvo riprendere più avanti quando il lasso temporale esistente tra le storie in edicola e questa si sarà ampliato...

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    2. Ti ringrazio per la solerte risposta.
      Mi spiace chiudere con il 212... comunque attendiamo gli sviluppi...
      giovanni21

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  3. dimenticavo: ad ottobre, di solito, usciva un libro del Nostro. Nulla di questo nell'ottobre 2017?
    Ci sai dire qualcosa o dobbiamo attendere le voci di corridoio?
    Non tenerci in sospeso... Ciao Baltorr, passo e chiudo!
    giovanni21

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    1. Libri in uscita non mi risultano, anche perché sono da poco uscite sul sito della Bonelli le informazioni sulle novità di Lucca (cofanetto raccoglitore della miniserie di Cico e DVD "Noi, Zagor") e non si parla di altri volumi...

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  4. A proposito di "cofanetto raccoglitore"della miniserie di Cico.....non potevano darlo in omaggio in edicola con l'ultima uscita? La Bonelli aveva paura di andare in fallimento?

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  5. Paolucci... l' ennesima meteora zagoriana!?! XD

    "La sua funzione di “collegamento” è ancora più significativa in quanto mette ordine nel passato zagoriano con agganci filologicamente raffinati a molteplici storie del nostro eroe: dalla remota L’abisso verde, alle più recenti Darkwood Anno Zero, Le sette città di Cibola e Il mistero dell’unicorno."

    Questa cosa devo ammettere che mi perplime. Andare a riprendere avventure vecchissime come "L' abisso verde" e "Gli adoratori del sole" lo trovo un azzardo visto che sono veramente figlie di altri tempi! Così come far tornare "L' arciere rosso". Poi questo creare collegamenti stile Asimov negli anni 80 (sic!) non è che mi convinca.

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