Cari amici
zagoriani,
inauguriano il decimo anno di vita
di questo mio blog
con la ventinovesima
puntata della rubrica
“A domanda… Moreno risponde”,
ormai diventata
un appuntamento imprescindibile
dato il gran numero di domande che continuano ad arrivare!
Ringraziamo come
di consueto Moreno Burattini
e andiamo ad iniziare…
1 – Egregio Signor Moreno, non crede che aver abolito qualche veto
messo su ritorni di personaggi, come Hellingen o Supermike, o su particolari
situazioni possa avere avuto un effetto negativo rispetto ai lati positivi che
sarebbero potuti fuoriuscire? Cioè, intendo dire, non sarebbe stato meglio non
toccare ciò che sarebbe dovuto rimanere al di fuori della saga per volere di Sergio Bonelli?
Quando si
parla di un “veto” post da Sergio
Bonelli su qualcosa, bisogna capire che non si tratta, com’è chiaro, di una
imprescindibile legge della fisica o di un tabu che sarebbe sacrilego mettere
in discussione. Si tratta di indicazioni contingenti, legate a una certa
situazione, funzionali a un “sic stantibus rebus”. Le decisioni e gli indirizzi
presi da Sergio durante gli anni in
cui era al timone si basavano sulla situazione esistente in quel periodo. Una
situazione che, per esempio, poteva permettergli di comportarsi da “editore
puro” (impegnato solo in campo editoriale), di occuparsi unicamente (o quasi)
dell’edicola lasciando ad altri i volumi da libreria, e così via. Oggi, come
soltanto i ciechi o quelli in malafede possono non vedere, queste strade non
sono più percorribili. Tempo diversi impongono scelte diverse. Altrimenti,
un “no” detto trenta anni fa deve valere ancora oggi? Sergio era aperto alla sperimentazione (ha inventato “Un uomo e
un’avventura” e le miniserie, per esempio). A volte diceva a lungo dei “no”
categorici (“non faremo mai lo Zagorone”, “non faremo mai un team up”, “non tornerà
mai Mefisto”) e poi il mutare dei tempi e dei pareri lo convinceva a
trasformare quei “no” in “sì”. Era anche sensibile ai “desiderata” dei lettori,
per cui “a grande richiesta” accettava di fare quel che inizialmente aveva
preferito non fare. Nel caso dei ritorni dei personaggi, se qualche antico veto
è stato rimosso (lei cita Hellingen, Supermike non lo si è ancora rivisto) è
stato appunto per accontentare il pubblico. Peraltro, se dovessi cercare una
spiegazione al perché Sergio, molti
anni fa, aveva preferito dirsi contrario a un ritorno di Hellingen, riterrei di
trovarla nel timore di deludere chi aveva visto il mad doctor protagonista di storie
di taglio diversi rispetto alle sue (era accaduto con le saghe ideate dai due
pezzi da novanta Sclavi e Boselli). Ma di fronte al progetto (il
mio) di riportare lo scienziato pazzo nell’alveo nolittiano (come è accaduto,
con il ritorno del personaggio alle sue origini), il veto veniva logicamente a
cadere. Peraltro, Hellingen è richiesto dai lettori perché è un personaggio di
grande spessore: poterlo usare arricchisce la serie. Non farlo, sarebbe come
avere una Ferrari e tenerla in garage. Infine, sono sempre molto diffidente e
infastidito verso chi ritiene di potersi fare interprete, portavoce ed esegeta
di Bonelli, dato che lui non c’è
più. Una delle frasi più antipatiche da dire e da sentire dire, per quanto
capisca che a volte possa sfuggire di bocca, è “Sergio Bonelli non l’avrebbe mai fatto”. Sergio non è più tra noi dal settembre del 2011 e nessuno può
pretendere di sapere che cosa farebbe o non farebbe se fosse vivo, e comunque
arrogarsi il diritto di rappresentarlo. Se c’è qualcuno che può dire qualcosa,
sarebbe in ogni caso qualcuno della famiglia, o qualcuno della Casa editrice
che ha lavorato al suo fianco per anni. E non c’è un solo “ritorno” che non sia
stato approvato da Davide Bonelli o
dalla dirigenza, a cui io faccio le mie proposte che possono venire accolte o
non accolte. Sull’argomento di quelli che si arrogano il diritto di
interpretare ciò che Sergio farebbe
o non farebbe se fosse ancora fra noi, tre anni ho scritto questo articolo:
http://morenoburattini.blogspot.com/2018/04/quelli-che-tutto-sanno.html
2 – Caro Moreno, ti scrivo per poterti chiedere l’utilizzo, se già
non è stato fatto in passato, della musica Gospel, la quale affonda le proprie
radici nel 1700, e che è diventata parte integrante dei culti religiosi delle
persone di colore. Saresti disposto ed ammirato da tale argomento tanto da
prenderlo come spunto per una futura storia?
Confesso
la mia ignoranza sul Gospel (come su tante altre cose) e vedrei delle
difficoltà a trattare l’argomento in un fumetto, privo com’è di sonoro. Ci
sono, voglio dire, tematiche che si prestano meglio o peggio di altre ad essere
affrontate fumettisticamente. Immagino, certo, che in un passaggio di una
storia (che dovrebbe comunque essere avventurosa) ci possa essere un
personaggio che canta (abbiamo “Guitar” Jim che suona e Guedé Danseur che
balla), ma da qui a fare una avventura tutta incentrata sul Gospel la vedo
dura. Immagino che se qualcuno mi iniziasse all’argomento potrei facilmente
innamorarmene, questo sì.
3 – Caro Moreno, quali sono gli insegnamenti che Decio Canzio ti ha dato dall’inizio
alla fine della vostra collaborazione sulle pagine di Zagor?
Devo a Decio tanto quanto devo a Sergio. L’ho spiegato qui:
http://morenoburattini.blogspot.com/2013/01/decio-il-grande.html
Gli
volevo molto bene, ho imparato da lui il mestiere, la cura, la dedizione,
l’attenzione. Nell’articolo che ho linkato, che invito a leggere, c’è riassunto
un po’ tutto. Ricordo un ulteriore aneddoto. Canzio leggeva tutte le storie e ne commentava con lucide,
sintetiche e ficcanti annotazioni ogni passaggio. Quando trovava un errore
particolarmente insidioso scriveva “mi devi una pizza”. Una volta notò un
particolare trascurabile, su cui si poteva anche sorvolare (la storia filava lo
stesso). Correggerlo avrebbe reso più elegante un certo passaggio, ma
comportava fatica e il tempo a disposizione era poco. Si poteva o non poteva
fare. Lui mi disse: “vinciamo la pigrizia”. Feci la correzione e da allora non mi
sono mai tirato indietro nel cesellare i particolari, vincendo sempre la
pigrizia.
4 – Vorrei chiedere a Burattini
se uscirà una storia più lunga di “Incubi”.
Ne
dubito. Però, mai dire mai. Ho il rimpianto, con la storia sugli aztechi, “Piramide
di sangue”, 470 pagine, di non aver tentato un allungo battendo Sclavi.
5 – Ciao Moreno, ti scrivo per sapere se, durante la programmazione
della trasferta sudamericana, ci siano stati dei cambiamenti di storie aggiunte
prima o dopo della collocazione originale? Se sì, di quali si tratta e se la
trasferta stessa si sia conclusa secondo i tempi previsti o se alcune storie
sono uscite successivamente alla stessa?
Ricordo
che ci sono stati degli allungamenti, tipo aver previsto qualche storia in più
rispetto il programma di massima stabilito all’inizio (la prima avventura messa
in cantiere, ricordo fu quella di Mignacco
e Della Monica ambientata a Bahia,
ma già si sapeva che prima Zagor avrebbe dovuto arrivare in Brasile in qualche
modo, e quindi progettammo un itinerario). Durante la lavorazione pensai di
deviare verso il Cile, perché la storia del terremoto e dell’incontro con
Darwin mi venne in mente proprio leggendo il suo “Diario di un naturalista”,
insieme a tanti altri libri letti sul Sud America, così come la lettura di
“Questa creatura delle tenebre” di Harry Thompson mi ispirò la storia su Jemmy
Button ambientata in Terra del Fuoco. Abbiamo inoltre “adattato” all’Atlantico
meridionale la storia “Il signore dell’isola” di Colombo/Giusfredi e Ferri.

6 – Caro Moreno, vorrei chiederti di citare nella serie regolare od
in uno degli extra di Zagor l’incontro che quest’ultimo ha avuto con Jovanotti,
non facendolo quindi apparire come un sogno del cantante bensì come reale
avvenimento della saga. Lo ritieni fattibile?
Secondo
me, sarebbe sbagliato.
7 – Caro Moreno, dopo aver provato ad evitare di chiedertelo, mi
piacerebbe rivedere sulla serie Zagor nientemeno che Daniele Nicolai. Spero che averlo come sceneggiatore possa essere
un pregio, giusto?
Purtroppo
non ho mai avuto il piacere di conoscere Daniele
Nicolai, non so praticamente nulla di lui, non mi risulta che abbia mai
fatto proposte da quando io lavoro in Bonelli (cioè da trent’anni). Non so in
quali circostanze abbia iniziato la sua collaborazione, né so perché si sia
interrotta. Certo, gli invidio la facilità con cui, da nuovo arrivato, gli fu
consentito di mettere le mani su Kandrax. Ancora non c’erano i veti di Sergio, evidentemente! Spero mi abbia
perdonato per aver cercato di mettere ordine nelle vicende di Robert Gray. Sul
sito Bonelli si legge la breve nota biografica che riporto di seguito. “Romano, nato il 25 ottobre 1946, Nicolai frequenta un corso di sceneggiatura tenuto da Rodolfo Torti
e Roberto Dal Prà. Scrive alcune storie autonome per i settimanali Eura, quindi
sceneggia Gli angeli del West e Ricky per Il Giornalino. Per la Sergio Bonelli Editore scrive alcuni episodi
di Zagor”.

8 – Nel terzo Zagorone mi è sembrato che il Dottor O’Connor sia
apparso solo per venire ucciso, in quanti gli altri protagonisti servivano vivi
per le scene finali. I suoi scopi non si sono capiti, ovvero se ha accompagnato
la signora Spencer per prendersi una fetta del suo patrimonio, magari
sposandola. In poche parole, ti chiedo se la sua presenza non sia invece stata
superflua, in quanto non ha aggiunto niente alla trama...ed ha tolto la vita a
lui?
Rileggendo,
mi pare che la funzione di O’Connor sia stata quella di aver reso credibile il
viaggio fino a Darkwood dell’anziana madre di Aurora. Una donna di una
certa età, sempre vissuta in città, che si avventura da sola nelle terre di
frontiera, non era plausibile a meno di un avere un accompagnatore. In più,
O’Connor ha dimostrato, pagando con la vita la sua amicizia con Elizabeth
Spencer, quanto fosse grave la minaccia di Cassell e dei suoi alleati Cayuga, e
come la resa dei conti finale sia stata effettivamente drammatica.
9 – Ciao Moreno, voglio proporti un’idea: cosa ne diresti di far
tornare lo Zagor attuale sulle rive del Clear Water, facendogli avere a che
fare con i nuovi proprietari della capanna, nel frattempo ricostruita, che è
stata in passato sua e dei suoi genitori?
La
capanna sul Clear Water, protagonista peraltro del terzo Zagorone di cui si
parlava nella domanda e nella risposta precedenti (il nostro eroe ci è già
tornato, in quel luogo), non è un bene immobile che ha bisogno di nuovi
proprietari. E’ un rudere di tronchi anneriti, e chi avesse avuto bisogno di
una dimora del genere se la sarebbe costruita nuova. Non c’erano certo atti di
proprietà. E poi, meglio se il luogo dove sorgeva la capanna resti un luogo
simbolo, non subisca trasformazioni.
10 – Ciao Moreno, ti chiedo se il Poe che assomiglia all’originale,
pur non essendolo, apparso in Magico Vento, suo amico per la pelle, possa
considerarsi un parente stretto di quello apparso in Zagor. Quindi vorrei
sapere se possa apparire da infante nella serie, preso sotto le cure dello
scrittore?
Il Poe di
Magico Vento si chiama così solo come soprannome, dovuto alla somiglianza con
lo scrittore. Il suo vero nome è Willie Richards. Non credo che la somiglianza
sia dovuta a un legame di sangue con l’autore del “Corvo”, ma se così fosse
dovrebbe essere Gianfranco Manfredi
a stabilirlo. Dato che le vicende di Ned Ellis (appunto Magico Vento) sono
ambientate negli anni Settanta del Diciannovesimo secolo, si può immaginare che
Richards sia nato negli anni Trenta. Potrebbe aver incontrato, certo, il vero
Poe (1809-1849). Ma come fare a immaginare un tipo problematico come Edgar
Allan Poe prendersi cura di un bambino? Lui che riusciva a malapena a prendersi
cura di se stesso? E che utilità potrebbe avere ai fini delle avventure di
Zagor? Insomma, mi sembrerebbe una ipotesi più difficile da giustificare, che
altro.
11 – Se non fossi diventato sceneggiatore fumettistico, che lavoro
pensi che svolgeresti oggi?
Considerando
che ho fatto per dieci anni l’esattore autostradale, forse avrei fatto un
minimo di carriera in qualche ufficio della Società Autostrade. Ne parlo qui:
http://morenoburattini.blogspot.com/2011/12/il-casellante.html
12 – Ciao Moreno, vorrei sapere se hai intenzione di far scoprire
il vero nome di Mortimer, che non si sa se sia il nome, il cognome od il nome
d’arte. Grazie.
Sì, ne ho
intenzione.

13 – Caro Moreno, mi fa piacere scriverti in questo Blog per
domandarti una cosa. Sono uno zagoriano di vecchia data, che non è molto
tecnologico, e per questo comprende le difficoltà nell’ambientarsi su internet.
Ho continuato a seguire per anni ed anni la serie, che continuo ancora oggi, ma
nella mia memoria è sempre rimasta impressa l’avventura che Zagor ha affrontata
alla Capanna del Pino Solitario. In particolar modo, per quanto non eccezionale,
il giallo che si trova all’interno di quella storia mi fece rimanere comunque
col fiato sospeso quando lo lessi. Il personaggio di Vincent Hobel, proprio
lui, mi torna sempre in mente quando ricordo con piacere quella storia, che
vado sempre a rileggere, insieme ad altre. Sfortunatamente, o fortunatamente in
quanto non si tratta certo di un super nemico a differenza di altri, non è mai
più riapparso. Per questo ti chiedo se tu possa fare in modo, nelle vesti di
curatore della testata, di far ritornare il cugino degli Hobel con tanta, tanta
voglia di vendetta. Non so cosa ne potrai dire di ciò, ovvero della richiesta
che ti ho appena fatto, ma spero di poterne ricevere risposta al più presto.
“Agguato
all’alba” è davvero un giallo ben congegnato da Marcello Toninelli. Rispondendo alle domande in questa rubrica mi
rendo conto di come siano tanti i lettori affezionati a certe storie ritenute
“minori”, che hanno lasciato il segno. Questo per evidenziare come non ci sia
soltanto Nolitta e i venti,
straordinari anni della sua gestione del personaggio. Zagor vola di liana in
liana da sessanta anni e ce ne sono ben quaranta in cui le storie sono state
scritte da autori diversi. Mi appunto l’idea, grazie.

14 – Gentilissimo Moreno, buon pomeriggio. Mi trovo qui, di fronte
al mio PC ed intenzionato a scriverti per far rivivere delle sensazioni che
secondo me sono state lasciate in secondo piano, almeno per quanto riguarda la
serie regolare. Cico Felipe Cayetano Lopez Martinez y Gonzales ha sempre avuto
diletto (o quasi) per truffette e buongustaggine. Ma, dopo essere stato tanti
anni al fianco di Zagor, più di una volta ha avuto paura di perdere la sua
amicizia per colpa di una donna. A parte Pamina e, forse, un iniziale
infatuamento da parte di Virginia nella sua prima apparizione, ricordo che solo
un’altra donna ebbe per lui un incredibile adorazione. Sto ovviamente parlando
della figlia del Custode della Tradizione della storia “Fantasmi!”. Zagor
rimase di stucco quando il messicano venne preferito a lui. Tutto ciò ebbe poi
fine con la donna che si mise col fabbro dopo l’apertura fra i due “mondi” così
vicini. Ora, Cico ci rimase molto male, ma ti chiedo se sia possibile rivederlo
alle prese con la stessa donna e con il marito fabbro con dovuti pargoli nel
frattempo nati. Capisco che possa essere una richiesta stramba, però dico il
vero quando penso che rivedersi, a distanza di anni, potrebbe portare Cico a
diventare ancora molto più geloso della prima volta, pensando a come sarebbe
potuta essere la sua vita se fosse rimasto insieme a lei e non continuandola
con Zagor. Cosa ne pensi? Ti piacerebbe, e vorresti, riportare Cico e Zagor
alle prese, comiche, di quella situazione, all’interno naturalmente di una
storia più ampia e drammatica, facendone quindi solo un simpatico contorno?
Vale la
risposta alla domanda precedente. La serie di Zagor è una miniera di spunti
anche extra-nolittiani.
15 – Ciao Moreno! Pensi che un romanzo o una raccolta di racconti
brevi dedicati a Zagor e il suo mondo potrebbe essere una iniziativa editoriale
fattibile? Intendo una volta ogni tanto (un romanzo su un giovane Zagor esiste
già in effetti). Un’operazione similare a quella di Martin Mystère e Dragonero.
Buon lavoro!
Innanzitutto
i romanzi con protagonista Zagor sono due. Uno, quello di Morosinotto con Pat Wildig adolescente, a cui ti riferisci. Però
c’è anche il mio “Le mura di Jericho”, di cui parlo qui:
http://morenoburattini.blogspot.com/2011/05/le-mura-di-jericho.html
Questo
romanzo è stato ristampato in una antologia contenente altri due racconti
brevi, di cui parlo qui:
http://morenoburattini.blogspot.com/2016/01/la-capanna-nella-palude-e-altri-racconti.html
A questi
racconti si deve aggiungere quello intitolato “Cavalli bradi”, uno dei 26 miei
“racconti inquieti” contenuti nell’antologia a mia firma “Dall’altra parte”, di
cui parlo qui:
http://utilisputidiriflessione.blogspot.com/2016/07/dallaltra-parte.html
C’è
infine il racconto “Disgelo” apparso a puntate in appendice alla seconda
miniserie a strisce “Zagor Collana Darkwood”.
Ciò detto,
sarebbe bello pubblicare una volta all’anno un romanzo in prosa di Zagor. Giro
la proposta ai piani alti: purtroppo o per fortuna (direi: per fortuna) non
tocca a me decidere.
16 – Molti chiedono una serie parallela sugli anni giovanili di
Zagor, io invece sarei più propenso ad una serie che porti avanti lo Spirito
con la Scure di una ventina d’anni, inserito in un contesto storico diverso e
magari con comprimari differenti. Tu quale scenario preferiresti? Io temo che
uno Zagor giovane, che per non smentire quanto si è visto sulla serie regolare
dovrebbe necessariamente vivere storie realistiche (non avendo ancora visto
mostri, vampiri, scienziati pazzi, extraterrestri, etc...), rischierebbe di
diventare un clone di Tex e sarebbe poco interessante.
Sono
d’accordo con te. Fermo restando che non disdegnerei neppure la prima
eventualità.
17 – Ciao Moreno, ti chiedo da quanto tempo vi conoscete tu e
Baltorr ed un aneddoto che vi ha coinvolti personalmente entrambi, insieme
(pizza alle fragole a parte).
Conosco
Marco da quando il forum SCLS ha iniziato a organizzare raduni e pizzate, e lui
si è proposto come fotografo ufficiale degli eventi. In questo articolo, lui
rammenta una sua partecipazione a un incontro di Cartoomics in cui c’ero anche
io, quindi si parla del 2001:
http://zagorealtro.blogspot.com/2012/01/ricordi-ritrovati_11.html
Aneddoti
ce ne potrebbero essere tanti, ma vorrei precisare che, pur essendo legato a
Marco da amicizia ventennale non siamo compagni di merende, nel senso che lui è
molto libero nei suoi giudizi, e io non ho mai cercato di pilotare le sue
iniziative nel forum o sul blog. Direi che la cosa più carina riguarda un
bastone, dalla foggia antica e sicuramente un pezzo di antiquariato, con il
pomello a forma di testa di cane, che apparteneva a qualche anziano congiunto
di Marco. Senza dubbio non senza averci pensato a lungo, Baltorr a un certo
punto ha deciso che quel cimelio di famiglia doveva essere mio, perché è del
tutto simile al bastone di Mortimer. Solo che non è animato. Lo tengo in
redazione accanto alla mia scrivania.

18 – Caro Moreno, sono un lettore al quale piace la vena
fantascientifica-horror che, talvolta, viene immessa all’interno delle varie
storie zagoriane. Ti scrivo per proporti, da amante cinematografico dello
stesso, di far apparire un blob a Darkwood. Fra i mostri e le creature apparse
nei film, è uno dei tuoi preferiti? Il come possa arrivarci nella foresta, o
nei dintorni della stessa, sarebbe appannaggio degli sceneggiatori, ma ti
piacerebbe poterlo utilizzare?
Il blob
in effetti ci manca. Certo che mi piacerebbe.
19 – Caro Moreno, ti scrivo a proposito dell’oro nero, più
comunemente chiamato petrolio. In un’avventura di Zagor, nella quale è presente
anche Craig Turner, è stato trattato quest’argomento. A fine storia è successo
che lo stesso giornalista si è rifiutato di stilare un articolo sulla
situazione di Merrywell, per non far arrivare numerose persone in cerca di ricchezza.
Ti chiedo se lo stesso petrolio non possa tornare sulle scene di Zagor in
quanto è molto difficile, per non dire impossibile come viene detto nella
suddetta storia, che si possa soffocare del tutto l’informazione a proposito di
esso. Pensi che possa essercene la possibilità o il petrolio continuerà a
venire estratto senza che Zagor ne possa più essere protagonista?
Quello
del petrolio è un argomento problematico, perché all’epoca di Zagor non ce n’era
certo uno sfruttamento degno di nota (si parla del 1850 come inizio delle
estrazioni industriali negli Stati Uniti), perché è brutto da disegnare e
perché non è adatto alle storie “di foresta”. Tuttavia, se verranno proposte
storie con spunti interessanti, compatibili con la realtà storica, potremmo farne
altre.

20 – Signor Moreno, buon pomeriggio, in questa domenica soleggiata
ho deciso di scriverLe a proposito dei cosiddetti “detrattori”. Capisco
perfettamente che le critiche debbano essere perlopiù costruttive ma a volte,
dica pure se mi sbaglio, vengono additati tali soltanto chi non apprezza le
scelte di chi manda avanti la serie, non prendendo in considerazione il fatto
che non è sempre bello dire che ad una persona piace tutto di tutto. Quindi Le
chiedo, cortesemente, se non sia stato troppo frettoloso nel fare di tutta
l’erba un fascio, criticando chi ha voluto dire la sua a differenza di chi non
dice niente e, passivamente, si fa passare addosso tutto ciò che gli viene
proposto, senza farsene un’idea. Oppure facendosela, ma in fondo fregandosene di
tirarla fuori e di far sì di dire la propria opinione, lasciando ad altri
l'arduo compito. Sono a conoscenza del fatto che da molto tempo ha lasciato i
forum per non dover incappare nelle frequenti contrapposizioni con alcuni
utenti che non hanno fatto niente per nascondere la propria, diversa idea
rispetto all’andamento della serie. Ma vorrei tanto sapere da Lei se una
critica, costruttiva o meno, basata su un’opinione che possa essere differente
da quella del curatore della serie, debba venire per forza emessa da un
“detrattore” che potrebbe anche non essere, e che magari critica per il
semplice motivo di voler vedere di nuovo Zagor agli antichi fasti, con le
dovute innovazioni, ma senza snaturare del tutto il personaggio?
Ho
abbandonato la frequentazione dei forum dopo anni e anni di risposte date in un
“filo diretto” gestito per lunghissimo tempo. Quando ho cominciato, c’era un
clima sereno e credo di essermi dimostrato disponibilissimo al confronto,
favorendolo in ogni modo. Poi, come dappertutto su Internet, si sono scatenati
gli haters (è stato persino realizzato un berretto di cui parlo qui: http://morenoburattini.blogspot.com/2020/05/un-po-di-sana-polemica.html).
Alla fine, passavo ore e ore cercando di
rispondere, con argomenti sempre del tutto ignorati dai detrattori, a polemiche
pretestuose, perdendo non solo il mio tempo, ma anche la mia serenità. Purtroppo,
il tono delle critiche virava sempre più verso l’insulto (dei detrattori a me),
e considerato il fatto che non sono mai riuscito a convincere nessuno per
quanto bene argomentata fosse la mia replica e per quanto ripetessi cento volte
la spiegazione, sempre più forte è stata la voglia di gettare la spugna. In
fondo il mio mestiere è scrivere storie di Zagor, non dare spago ai troll e
agli haters. A differenza di quelli che conducono crociate ad personam, di cui sono stato e sono vittima, ho una vita, un
lavoro, una famiglia, un amore. Poi è accaduto un fatto molto grave: a casa di
alcuni forumisti che, bontà loro, esprimevano giudizi positivi sulle mie
storie, sono giunte mail spedite dalla mia casella di posta elettronica, il cui
testo diceva più o meno: “non mi leccate il sedere così platealmente, se no se ne
accorgono che siamo d’accordo”. Qualche hater, insomma, ha addirittura
hackerato il mio account postale. Beh, basta così. Tanti saluti e baci. Non per
questo ho smesso di essere disponibile al confronto, dato che ho partecipato a
decine e decine di incontri con il pubblico ovunque (caso strano, i detrattori
anonimi, leoni da tastiera, svaniscono nei confronti faccia a faccia) e adesso
stiamo conversando in questo spazio (è la ventinovesima serie di venti domande
a cui rispondo, se le par poco).
Ormai non
leggo più nulla di quanto scritto su Internet a commento delle storie, perché
altrimenti mi bloccherei su ogni vignetta pensando a come certuni potrebbero
commentarla; devo lavorare, non posso perder tempo con gli odiatori di
professione. Però, ogni tanto alcuni amici mi mandano uno screenshot con un
commento particolarmente stupidino e mi vien fatto di scherzarci su. Di solito
il commentatore si indigna e si inalbera, perché il bello degli haters è che si
sentono in diritto di dire qualunque cosa, però pretendono anche che non gli si
risponda se no si offendono. Ecco, direi che il motivo che mi spinge ogni tanto
a tornare a dire la mia è il tentativo di non farle passare tutte lisce a certa
gente.
Personalmente
cerco sempre di rispondere a chiunque mi si rivolga, soprattutto se in modo
garbato, sia per lettera che via Internet. Mi faccio persino passare tutte le
telefonate che giungono in redazione da parte di lettori che chiedono di me.
Partecipo spessissimo a incontri con il pubblico e accetto ogni invito
recandomi anche nelle località più sperdute. Vado di frequente persino nelle
scuole a parlare di fumetti alle singole classi. Nei miei spazi in Rete
interagisco facilmente con gli interlocutori che mi contattano. Tutto sono
fuorché un autore chiuso nella sua torre eburnea. Questa disponibilità mi viene
talvolta riconosciuta come uno dei miei meriti, e ringrazio chi ha la bontà di
accreditarmene qualcuno. Tuttavia non si tratta di un atteggiamento di
facciata, ma di un modo di essere sincero, che si può riscontrare anche nella
mia vita privata. Sono pieno di difetti, ma almeno sorrido sempre a chi mi sta
attorno.
Riguardo
allo “snaturamento” del personaggio non so di che cosa stia parlando. Zagor non
è stato in alcun modo snaturato. Da trent’anni mi do da fare, tutti i giorni
della mia vita, perché non ci sia alcun snaturamento. Al di là dei fisiologici
adattamenti al linguaggio dei tempi Zagor è molto più simile al se stesso degli
“antichi fasti” rispetto a quanto lo sia, per esempio, L’Uomo Ragno di adesso
in confronto a quello delle origini. Ma potremmo dire lo stesso di Tex, per
esempio. Gli adattamenti sono del resto quelli che si vedono nei film al
cinema, nel taglio della narrazione nei romanzi, nel modo in cui si porgono le
notizie al telegiornale, e di cui lei si sarà reso conto, immagino e spero. Non
c’è niente, nella comunicazione del 2020, uguale a quella del 1960, del 1970,
del 1980. Ma perché, poi, si parla di “antichi fasti” e non di quelli del presente?
Si è accorto che ne 2020 Zagor è stata la seconda serie bonelliana per numero
di tavole e di albi inediti pubblicati? Sa che nel 2021 festeggeremo i sessanta
anni del nostro eroe, a differenza di tanti altri che hanno chiuso i battenti?
Crede sia stato facile arrivare a questi risultati? Segue gli incontri con il
pubblico, la vita delle associazioni di zagoriani, le pubblicazioni e le
iniziative degli appassionati? Sa in quanti
paesi del mondo vivono lettori del nostro eroe? E tutto questo in anni
difficilissimi, dovendo affrontare una crisi del mercato editoriale che mai si
era vista ai tempi “antichi”. Tutto questo dopo che negli anni Novanta (trenta
anni fa era ancora tempo di “antichi fasti”?) Bonelli stesso credeva che l’eroe avrebbe avuto vita breve. E
invece è cominciato il “rinascimento zagoriano” (ne ha mai sentito parlare?).
Se poi per qualcuno è “snaturamento” tutto ciò che è identico ai propri ricordi
dell’infanzia perduta e vagheggiata, allora è snaturata l’intera edicola,
l’intera produzione letteraria, l’intera industria cinematografica e
televisiva. A tutti, evidentemente, è permessa una evoluzione, tranne che a
Zagor? Che deve restare uguale agli anni Sessanta o Settanta? Ci sono, in
verità, eroi sempre uguali a se stessi, anche nelle copertine: quelli morti,
che vengono soltanto ristampati.