mercoledì 25 febbraio 2015

Zagor Collezione Storica a Colori: L'armata delle tenebre (ZCSC159)




          Il centocinquantanovesimo numero, che troverete in edicola domani, contiene la conclusione dell'avventura di Zagor con il ritorno di Cain, nonché la prima parte della storia “Madame Laveau!”.


IL RITORNO DI CAIN

Alla ricerca di Jacques, Zagor, Cico e Digging Bill si addentrano nel misterioso continente africano. Incontrano mercanti di schiavi, un arcano feticcio dotato di oscuri poteri, un amico creduto morto... E scoprono che Jacques è stato rapito dai terribili negromanti di Kush, che vivono in una città-cimitero e hanno il potere di risvegliare i morti.
Al confine estremo del Djouf giace, sull'immensa pietraia calcinata dal sole, la necropoli di Achron, ed è là che, in tempi remoti, il re kushita Thaylas portò lo scettro della regina di Atlantide, Tin- Hinan. La ricerca del disperso Lassalle si intreccia con quella della mummia di Thaylas, che ancora impugna il prezioso scettro sotto la cui autorità la principessa Marada vuol riunire le tribù Tuareg. Ma nella città dei morti il pericolo ha l'aspetto orribile dei ghoul, i mangiatori di cadaveri, mentre la confortante luce del sole mostra a Zagor e Cain che lo sceicco Azim, con i suoi cavalieri del deserto, non è una minaccia meno temibile.
Non c'è termine agli orrori che si parano davanti a Zagor, a Cain e ai Tuareg della principessa Marada. Scampati miracolosamente alla furia dei ghoul, il loro riposo nella fortezza di Gebel Shaat è di breve durata; alle mura premono orde di morti viventi, un'armata spettrale composta dai cadaveri di tutti i soldati le cui ossa, secolo dopo secolo, hanno biancheggiato al sole implacabile del Djouf. Sono due sacerdoti kushiti a guidarli, ed è loro che bisogna colpire!

Con questa avventura ha inizio la cosiddetta “trasferta africana” di Zagor e Cico.
Il viaggio in terra d’Africa è stato più breve della precedente odissea (solo otto albi della serie regolare) e vede alternarsi nella narrazione Boselli e Burattini. A mio parere, se gli autori avessero scritto una più lunga serie di avventure ambientate nel Continente Nero questa trasferta sarebbe rimasta più facilmente nel cuore dei lettori e avrebbe dato meno l’impressione di un’occasione non del tutto pienamente sfruttata…
Comunque sia, questa prima storia la ritengo, personalmente, un capolavoro di Mauro Boselli e Stefano Andreucci. In essa si respira l’atmosfera del deserto africano, dei Tuareg, delle antiche città perdute con i loro segreti celati nelle tenebre, dei negromanti e dei loro riti innominabili... Vecchie leggende, oscure maledizioni, demoni acquattati nel buio… Un mondo ostile, tetro, minaccioso… Magia, mistero, avventura… Sembra di leggere un racconto di R. E. Howard o un romanzo di E. R. Burroughs.
Dopo un bel prologo, lungo quasi tenta pagine, che lega questa storia a Il terrore dal mare, Zagor è il vero protagonista della prima parte, dove è presente una massiccia dose di azione, mentre nella seconda parte predomina una struttura ricca di dialoghi e informazioni, che tuttavia mai annoiano. Lo Spirito con la Scure è a tratti quasi una silenziosa comparsa, ma è giusto sia così: Cain il vendicatore, l’uccisore di mostri, è il vero signore di questi esotici luoghi, lui sa quali sono le decisioni migliori da prendere. Poi ecco che la figura di Zagor torna ad emergere (quando convince Cain a risparmiare la vita dello sceicco Azim) e da lì in poi i due personaggi ricoprono alla pari il ruolo di protagonista, con l’eroe di Darkwood che ha l’onore della “soluzione finale”.
I disegni di Andreucci lasciano senza fiato. In questa storia raggiunge a mio parere l’apice del suo talento sia nella resa dei personaggi, sia nella scelta delle “inquadrature” sempre azzeccate e mai banali, sia soprattutto nei bellissimi paesaggi. Ogni vignetta è un opera d’arte unica nel suo genere.
Insomma, in definitiva una storia magnifica arricchita da altrettanti magnifici disegni.

giovedì 19 febbraio 2015

Zagor Collezione Storica a Colori: Africa! (ZCSC158)


Il centocinquantottesimo numero in edicola oggi contiene la conclusione dell'avventura di Zagor alla ricerca del tesoro di Jean Lafitte, nonché la prima parte della storia “Il ritorno di Cain”.


IL TESORO DI JEAN LAFITTE

        Il tesoro di Jean Lafitte fa gola a molti: a Digging Bill, che si è alleato con il pirata John Connor e insieme a lui ha fatto fuggire un ex complice di Lafitte; al pirata Barbe-en-Feu e ai suoi accoliti; alla misteriosa Denise, della quale si è innamorato il giovane Jacques Lassalle. Intanto, dietro le quinte, lo stesso Lafitte prepara il suo ritorno in scena!
        Barbe-en-Feu rapisce Digging Bill e Jacques con l'intento di scoprire se sanno dove si trovi il tesoro di Jean Lafitte. Per liberarli, Zagor deve penetrare nell'inaccessibile covo del pirata, nel cuore di canneti paludosi dove il pericolo è in agguato a ogni passo.
        La Pride, la nave di Lafitte, fa rotta verso l'Africa. Obiettivo: la cupa Isola dello Scheletro. È qui che si svolgerà la battaglia finale per il possesso del tesoro tra Barbe-en-Feu e Lafitte. Ma un'altra minaccia incombe su Zagor e i suoi amici: Jacques, nei suoi sogni, inizia a essere perseguitato da Marie Laveau, la bellissima strega vudù!


         Questa del tesoro di Jean Lafitte è un’altra ottima storia di Moreno Burattini, l’avventura dalla quale prende il via la nuova trasferta africana ed in cui compare un Digging Bill ossessionato e divertente, squisitamente nolittiano. Ecco: nolittiano è il giusto aggettivo da usare per lo stile letterario di Burattini. Egli si dimostra, infatti, a mio parere, il miglior interprete della tradizione zagoriana, tanto che nelle sue storie i personaggi agiscono e parlano come li avrebbe fatti agire e parlare Guido Nolitta.
Questo splendido ed avvincente intreccio piratesco, che si ricollega agli eventi della storia Vendetta Vudu, presenta da un lato diversi nuovi personaggi ben caratterizzati quali Jean Lafitte, sua intrigante figlia Denise ed il malvagio Barb-En-Feu, e dall’altro comprimari già conosciuti (Jacques Lassalle e John Connor) che vengono qui approfonditi e mostrati sotto nuova luce. Accurata, senza mai essere noiosa, è anche la ricostruzione storica della vicende che fanno da sfondo all’avventura.
La vicenda è molto “classica”: la caccia al tesoro, l’isola non segnata sulle mappe, lo scheletro che indica la direzione… Si respira a pieni polmoni l’aria della tipica avventura marinaresca, con richiami più o meno evidenti ai classici del genere, uno tra tutti L’isola del tesoro di R. L. Stevenson.
Coinvolgente la soluzione narrativa dal ritmo serrato con cui nel finale vengono seguite a fasi alterne le due esplosioni: quella progettata da Zagor e Jacques Lassalle ai danni della nave di Barbe-en-feu per salvare la Pride con a bordo Cico e Denise; e quella scatenata da Jean Lafitte contro Barbe-en-feu stesso ed i suoi uomini, molto meno gradita da Digging Bill!!!
Belli i disegni di Chiarolla che dà il meglio di sé nelle ambientazioni di mare (rese magistralmente), nella rappresentazione decisamente sexy di Denise Lafitte, ed in genere nella caratterizzazione dei vari personaggi.
Per concludere, riporto un intervento postato da Moreno Burattini nel gennaio 2004 sul Forum SCLS a proposito di questa storia:
Riguardo al Tesoro di Jean Lafitte, mi piace sottolineare che vi compaiono dei nuovi personaggi molto particolari che poi sono stati utilizzati anche da Boselli, poi di nuovo da me, e che torneranno di nuovo molto presto. Si tratta di Jean Lafitte e di sua figlia Denise. Dico che sono molto particolari perché si tratta di personaggi storici.
Soprattutto Jean Lafitte è davvero un mito. Un personaggio su cui si potrebbe scrivere per chilometri. Il modo con cui tenne in scacco le autorità americane e messicane giocando anche sulla loro rivalità e sul fatto che nelle terre di frontiera del Sud non c’era ancora controllo del territorio, è assolutamente affascinante. E poi c’è il mistero della sua scomparsa a bordo della mitica nave nera, la Pride, quando l’esercito statunitense gli diede l'ultimatum perché sloggiasse da Galveston.
Però, la storia di Jean Lafitte la sanno tutti (e comunque è raccontata, in perfetta aderenza alla realtà, in alcune pagine del racconto zagoriano). Quello che non tutti sanno è che anche Denise è un personaggio storico. Lafitte aveva davvero una figlia di nome Denise Jeanette. Di lei, però, si sa pochissimo. Io l’ho trasformata in una sorta di Geena Davis com’era nel film Corsari (e alcuni spunti di quella pellicola sono finiti nella mia sceneggiatura). Anche Barbe-en-feu è un personaggio storico.
Vi faccio leggere la mia descrizione data a Chiarolla quando gli ho spiegato come doveva essere Denise nella vignetta della sua prima apparizione (nuda!).

Vignetta 3
Piano americano / campo cortissimo.
Jacques siede sul letto con lo sguardo basso, nascondendo la testa fra le mani (messe ai lati del volto con le dita sulle tempie). È sudato, sconvolto. Accanto a lui si alza la ragazza, che si copre un po’ con il lenzuolo (facciamola pure sexy, mettiamo pure in evidenza la linea dei seni purché non si vedano i capezzoli - tutto sommato siamo ancora sulle pagine di Zagor e non su Dylan Dog o Legs Weaver). La ragazza, Denise, è un personaggio nuovo, mai visto prima, che dunque va inventato. Però è anche lei un personaggio storico, di cui non esistono ritratti (almeno io non ne ho trovati), ma di cui c’è una interessante descrizione fatta da un certo McKenny, ufficiale della marina degli Stati Uniti, che incontrò Denise il 2 marzo 1821 a bordo della goletta Pride di suo padre Jean Lafitte. Sì, perché Denise (vero nome: Denise Jeanette) era la figlia di Jean Lafitte. Nel 1839, sulla rivista United States Magazine and Democracy Review, McKenny descriveva così la ragazza: “Comparve una giovane donna. Uno dei più radiosi esempi di bruna che si possano sognare. Una figura incantevole, di forme piene e voluttuose, lineamenti di grande bellezza, occhi neri dallo sguardo languido, e la capigliatura più nera e lussureggiante che si sia mai arricciolata sulla terra. Insomma, tutto quanto occorreva per indurre una squadra di giovanotti sentimentali, quali eravamo, alla poesia o al suicidio”. Dunque, disegnando Denise cercheremo di attenerci a questa descrizione: ragazza bianca ma dalla pelle bruna, quasi da dare l’impressione di avere a che fare con una mulatta; formosa e prosperosa; capelli lunghi, neri, riccioli; aria seducente e languida, conturbante e sensuale, insomma erotica. Denise, coprendosi appena un po’ con il lenzuolo, alza il busto, svegliata di sorpresa dal grido di Jacques, e lo guarda preoccupata.

Adesso andate a vedere cosa ha disegnato Chiarolla”.

sabato 14 febbraio 2015

Ade Capone, un ricordo (1958-2015)




Il 4 Febbraio 2015 è scomparso improvvisamente un altro autore zagoriano: Ade Capone.

Era nato il 26 dicembre 1958 a Piacenza e cominciò ad occuparsi di fumetti nel 1980, lavorando per le riviste Boy Music, Intrepido, Skorpio, e realizzando in cinque anni circa duecento storie autoconclusive.
Successivamente era entrato nello staff della Sergio Bonelli Editore collaborando alle serie di Mister No (con una storia pubblicata nel 1986) e Martin Mystère (con una storia pubblicata nel 1992) ma soprattutto a quella di Zagor (con sette avventure pubblicate tra il 1987 e il 1993).



Piacenza 2007

Lucca 2007

Lucca 2007, a tavola con i Forumisti

Lucca 2007, con Raul Calovini

Nel 1991 ha pubblicato sulla rivista L’Eternauta la serie fantascientifica Kor One, e l’anno successivo iniziò a lavorare per la Star Comics ad una nuova serie di sua creazione: Lazarus Ledd.
Il successo di quest’ultimo personaggio lo indusse a creare una nuova etichetta editoriale distribuita nel solo circuito delle librerie specializzate, la Liberty, con la quale proporre altre sue iniziative: Erinni, Il Potere e la Gloria, Requiem, Gli Anni d’Oro, I Pagliacci e altre ancora.

Milano 2008, con Paolo Bisi

Milano 2008. Marco Verni, Gallieno Ferri, Moreno BUrattini, Gianni Sedioli, Paolo Bisi e Ade Capone

Milano 2008

Lucca 2008

Lucca 2008, con Raul Calovini

Lucca 2008, con Carlo Monni

Lucca 2008

Dopo aver lavorato a lungo per Star Comics (con le miniserie Morgan e Trigger), tornò a sceneggiare per Zagor vedendo pubblicate altre cinque avventure tra il 2007 e il 2013. Rimane da pubblicare una sua ultima storia zagoriana, disegnata da Paolo Bisi e dal titolo di lavorazione Iron-Wolves, che vedrà prossimamente la luce nella collana Zagor Color.
Negli ultimi anni si era dedicato soprattutto all’attività di autore televisivo, lavorando a programmi come Mistero, Il Bivio, Buddy, Quello che le donne non dicono, Real C.S.I. e gli Invincibili.
Dal 2013 dirigeva la rivista Mistero Magazine, edita da Fivestore (RTI-Mediaset).

Milano 2009, con Graziano Romani alle spalle

Milano 2009

Milano 2009, con Jacopo Rauch

Ade Capone è sicuramente stato uno dei più “schivi” autori zagoriani che io abbia conosciuto.
Tuttavia, quando lo incontravi alle varie fiere del fumetto era sempre disponibile a scambiare due parole sul suo lavoro e le sue passioni e a volte ti sorprendeva con “regali” inaspettati (come quella volta che a Piacenza omaggiò gli appassionati zagoriani di una stampa che aveva fatto eseguire appositamente dal suo amico Michele Cropera raffigurante Zagor e Dampyr).


Se poi avevi l’occasione di trascorrerci più tempo insieme (magari con le gambe sotto un tavolo e un buon piatto davanti), allora riuscivi anche a scoprire l’uomo dietro l’autore. E allora si arrivava a parlare di tutto, anche di cose un po’ strane e particolari… Come quella volta che, parlando di fede e religione, e scherzando sul suo nome di battesimo (Adelino, lo stesso del nonno) mi aveva a chiesto se sapessi quando fosse il suo onomastico. Glielo scrissi via mail qualche giorno dopo, ed egli mi ringraziò della cortesia…
Sant’Adelino di Celles, abate, si festeggia il 3 febbraio.
Il 4 febbraio di quest’anno Ade lo ha raggiunto in cielo, ed ora staranno sicuramente scherzando insieme sul loro comune patronimico…

Milano 2009


mercoledì 11 febbraio 2015

Zagor Collezione Storica a Colori: Lo spettro del pirata (ZCSC157)




         Da informazioni giunte dal gruppo Repubblica/L'Espresso, vi informo che la Collezione Storica a Colori continuerà le pubblicazioni con ulteriori 12 numeri dopo il 164. Sono anche in colorazione gli albi della collana Zagor Special che verranno pubblicati solo dopo l'eventuale stop della serie regolare, stop che però non è ancora previsto perché le vendite vanno BENE!         

         Intanto, il centocinquantasettesimo numero, che troverete in edicola domani, contiene la storia completa “Fuga per la libertà”, nonché la prima parte della storia “Il tesoro di Jean Laffitte”.


FUGA PER LA LIBERTÀ

Nel Sud degli Stati Uniti, Zagor e Cico salvano dai suoi inseguitori uno schiavo nero, Toby, fuggito da una piantagione. L'intenzione di Toby è di raggiungere il battello fluviale di un certo Baxter, su cui si sono già imbarcate sua moglie e sua figlia, e che dovrebbe portare gli schiavi fuggiaschi nelle terre libere del Nord...
Sfuggire agli uomini di mister Lee, il padrone di Toby, in una terra dove gli uomini neri sono considerati come animali, è una durissima impresa. Zagor, Cico e Toby ci riescono: ma si troveranno di fronte a un'agghiacciante sorpresa, quando avranno raggiunto la fatidica barca di Baxter!

 Questa Fuga per la libertà (con gli ultimi disegni del compianto Michele Pepe) è un’appassionante, drammatica e realistica avventura che aiuta il lettore a riflettere sul significato di parole oggi forse troppo inflazionate come “schiavitù” e “giustizia”.
All’epoca della sua uscita sulla serie mensile (anno 2000) suscitò delle polemiche per il modo con cui Zagor sconfigge (o trucida deliberatamente, secondo alcuni) gli schiavisti. A mio parere lo Spirito con la Scure aveva ben poca scelta, considerato il contesto storico nel quale l’avventura si svolge: è evidente che non poteva, ammesso di riuscire a catturare vivi i negrieri, assicurarli alla giustizia (che – come tale all’epoca dei fatti – li avrebbe quasi sicuramente assolti). Purtroppo la violenza e l’ingiustizia ne generano altrettante, in una spirale di odio e sangue. L’unica cosa “in più” che un personaggio come Zagor avrebbe potuto fare era – forse – spendere una parola di cordoglio sulla loro atroce fine, ma per il resto ritengo non avesse altra via d’uscita.
Così Moreno Burattini ha commentato, in un suo intervento del marzo 2004 sul Forum SCLS, questa sua sceneggiatura:
Qualcuno ha scritto che bisogna ammettere che il comportamento di Zagor nel finale di questa storia è stato il più duro dell’intera collana.
 Secondo me non bisogna ammetterlo perché, a mio parere, c’è un precedente assai più clamoroso. Nell’albo Il fiore che uccide, classico nolittiano, e sottolineo “nolittiano”, Zagor fa crollare una diga che sovrasta un villaggio e nell’inondazione che segue muoiono non solo i feroci guerrieri invasati dalla droga (il rimando è chiaramente alla Setta degli Assassini di storica e mediorientale memoria), ma anche donne e bambini. La scelta narrativa è sicuramente giustificata, forte e d’impatto, ma direi che è questo il comportamento di Zagor più duro dell’intera collana.
Nell’albo scritto da Toninelli La vendetta di Mano Nera, Zagor mette in atto una trappola esplosiva simile a quella di Catene (guarda caso il disegnatore è lo stesso, Michele Pepe): fa saltare in aria una locomotiva dopo averci attirato attorno gli indiani contro cui combatteva.
Nel n. 2 di Ken Parker, eroe buonista e politicamente corretto quant’altri mai, e da me molto amato, Lungo Fucile uccide i cattivi responsabili della morte dei suoi amici facendo saltare in aria il loro ufficio con un barile di polvere da sparo.
Nel finale di Catene, Zagor uccide solo cattivi sicuramente colpevoli, e di quel tipo di cattivi particolarmente infami (tant’è vero che l’ispirazione è tratta dalla Storia Universale dell’Infamia di Borges). Cattivi che se lui avesse condotto in tribunale forse l’avrebbero fatta franca, e che se avesse affrontato uno per uno (rinunciando a proteggere gli schiavi appena liberati?) avrebbero nel frattempo continuato a far soffrire e morire centinaia di neri nella loro mefitica miniera di zolfo. Sinceramente non vedo lo scandalo, anche perché non si può pretendere di applicare le nostre idee sulla giustizia di uomini nel terzo millennio alla realtà storica, molto più dura e spiccia, della frontiera americana dell’inizio dell’Ottocento.
Vorrei adesso evitare di ribadire che io, personalmente, sono di idee liberali e ipergarantiste, decisamente a favore del rispetto dei diritti umani, ma lo faccio a scanso di equivoci. Proprio in questi giorni sto coltivando con Mauro Laurenti il progetto di una storia a fumetti in volume che racconti la vicenda di Francesco Ferrucci, una cosa tipo “Il mestiere delle armi” di Olmi: Ferrucci è un paladino della libertà repubblicana in epoca di despoti e di signori, imperatori e papi, sicuramente un “buono”. Eppure, dovendo combattere con pochi mezzi e poche armi contro eserciti sterminati armati di tutto punto, si comportava da guerrigliero e dimostrava estrema crudeltà. Il nostro racconto comincerà con un tamburino mandato da Fabrizio Maramaldo al Ferrucci recante un ultimatum. La risposta sprezzante di Ferrucci, assediato a Volterra con pochi contadini a difesa della città e fuori l’esercito imperiale ad assediarla, fu di far impiccare il ragazzo gettandolo fuori dalle mura con un cappio al collo. Una vera bastardata. In teoria, ambasciator non porta pena. Ma servì. Alla fine vinse il Ferrucci (almeno a Volterra). E oggi ci sono vie dedicate al Ferrucci (citato anche nell’inno d’Italia) e non a Maramaldo (che anzi è nome divenuto sinonimo di vigliacco)”.

mercoledì 4 febbraio 2015

Zagor Collezione Storica a Colori: Fiamme di guerra (ZCSC156)





          Il centocinquantaseiesimo numero, che troverete in edicola domani, contiene la maggior parte dell'avventura di Zagor con i Texas Rangers e i Comanche, nonché la prima parte della storia “Fuga per la libertà”.


FRATELLI DI SANGUE

Il Texas è in fiamme! I Rangers del colonnello Austin hanno massacrato a tradimento alcuni capi comanche. Lupo Grigio, leader dei Quahadi, vuole unire contro i bianchi tutte le nazioni comanche. E il ranger Adam Crane è sempre più diviso tra la fedeltà al suo Corpo e l'amicizia verso il suo fratello di sangue Lupo Grigio...
Zagor, Cico e Adam Crane cercano di impedire che scoppi la guerra fra i Rangers del Texas e i Comanche: ma un muro d'odio separa ormai i due popoli. I Penateka Comanche fanno scorrerie nelle fattorie dei bianchi e persino Rose Manley, la bionda ragazza di Adam, disprezza i musi rossi!
Anche gli uomini del generale Vicente si inseriscono nella guerra scoppiata fra i Rangers e i comancheros, desiderosi di impossessarsi dell'oro dei monti Wichita. Accordatisi con i Penateka Comanche, riveleranno ben presto le loro vere mire...
Quando l'odio offusca le menti, le parole di pace possono suonare come un segno di debolezza o, peggio, di tradimento, cosa che Adam Crane non tarda a scoprire sulla sua pelle. I Rangers del Texas e i volontari guidati dal fanatico Burnette hanno una sola idea in testa: sterminare tutti i Comanche. Sul fronte opposto, Lupo Grigio, Zagor e quel che resta delle comancherías superstiti, lottano per sopravvivere. Nel mezzo, Adam Crane, che ha ancora qualche remora ad abbandonare i suoi compagni d'arme. Ma gli eventi precipitano. E indicano al valoroso Ranger la via da tenere.


 Zagor torna in Texas in una storia lunga, complessa, emozionante e straziante (seguito di un’altra avventura boselliana, Comancheros) e si trova alle prese con una delle vicende più difficili della sua carriera di mediatore fra bianchi e indiani.
Zagor si trova a dover scegliere da che parte stare e, nonostante il colore della sua pelle, nonostante il non venire accettato dai Comanches come uno di loro, decide di parteggiare per loro. Troppo forti le loro ragioni per scegliere diversamente, troppo deboli le loro speranze di vittoria per lasciarli soli. Scelta resa ancora più dolorosa dalle presenza, nelle fila dei rangers, di parecchi suoi amici fra cui Adam Crane.
I personaggi principali sono tutti ben caratterizzati: Zagor dibattuto nella sua scelta, Lupo Grigio deciso nei suoi intendimenti nonostante sia conscio di andare verso una probabile sconfitta, Adam Crane sospeso fra l’attaccamento alla sua divisa e l’amore per la sua donna ed il rispetto per una cultura diversa dalla sua che gli appare sempre più dalla parte del giusto, Cico pienamente partecipe dell’avventura ma sempre pronto a sdrammatizzarla.
Decisamente buoni i disegni di Marcello, che sanno conferire la giusta atmosfera sia agli eventi narrati che ai personaggi.
Se vogliamo trovare dei "difetti" nella storia, questi sono il fatto che lo sceneggiatore sembra mostrare un eroe in preda degli eventi e poco incisivo nel ruolo di risolutore del conflitto tra bianchi e pellerossa, a scapito della centralità di personaggi come Adam Crane e Lupo Grigio, ed anche il finale “positivo”, nel quale si arriva ad una pace tra Comanches e bianchi che nella realtà storica non ci sarà.
In proposito, riporto un intervento dello stesso Mauro Boselli fatto sul forum zagoriano SCLS nel Luglio 2006:
So anch’io che non è perfetta, ma è una storia complessa e orchestrata. Secondo me, una storia che tiene assieme tanti fili narrativi può non piacere o essere giudicata macchinosa, ma non si può definire un completo fallimento. Altrimenti si sgonfierebbe subito e i fili si attorciglierebbero malamente e visibilmente. Ma ciò non accade. Alcuni, e io sono tra questi, hanno il dubbio che il finale “positivo” tolga forza alla vicenda e la sgonfi sul finale. Ma dopo attenta riflessione, cambiai il finale da tragico in “falsamente consolatorio”, proprio perché ci stava meglio. In quella storia di momenti tragici ce n’erano già altri, come il massacro dei rangers buoni, per esempio, e un finale negativo l’avrebbe resa, come storia di Zagor, del tutto intollerabile. In effetti contavo di scrivere la TERZA parte, un dì, ma penso ormai che non avrò più il tempo di farlo”.