mercoledì 27 maggio 2015

Zagor Collezione Storica a Colori: L’astronave perduta (ZCSC172)




Il centosettantaduesimo numero, che troverete in edicola domani, contiene la conclusione dell’avventura di Zagor e le compagnie di pellicce, la storia completa “Il fuoco dal cielo”, nonché le prime pagine della storia “La trama del ragno”.


MINACCIA ALIENA

Una scia di fuoco solca il cielo e qualcosa si schianta al suolo nella foresta di Darkwood!
Tre sventurati trappers scoprono che si tratta di un’astronave dalla quale esce un orribile mostro che ne uccide due, mentre il sopravvissuto, Randy, fugge a cercare aiuto.
Zagor e Cico si recano sul luogo del disastro e rinvengono i cadaveri dei trappers e quello di un altro alieno. Incontrano poi un indiano Onondaga morente che rivela loro di essere stato attaccato da un mostro insieme a suo fratello. Zagor deve catturare l’alieno sopravvissuto prima che mieta altre vittime.
Nel frattempo anche Randy si mette sulle tracce del mostro insieme ad altri trappers, mentre Hays, uno spietato tagliagole, uccide i Matheson per derubarli, facendo attribuire gli omicidi all’alieno.
La scure di Zagor si scontra con le armi avveniristiche della creatura aliena in un duello davvero impari, ma senza alternative. Tuttavia Warzak (questo il nome del mostro) riesce a comunicare mentalmente con lo Spirito con la Scure e gli spiega che le sue intenzioni sono pacifiche.
A quel punto Zagor e l’extraterrestre devono nascondersi sia dai trappers che dagli indiani, per riuscire a tornare all’astronave ed inviare un messaggio di soccorso...

Una storia dal ritmo incalzante, dove la presenza di un essere “diverso” scatena reazioni aprioristicamente violente negli esseri umani, bianchi e indiani, che trovano addirittura un motivo per allearsi (laddove invece, probabilmente, si sarebbero combattuti a vicenda) proprio per affrontare quella che ritengono una minaccia comune.
Il comportamento di Zagor, invece, che è disponibile ad “ascoltare” le ragioni dell’altro, chiunque esso sia, alieno o essere umano, e poi si dà da fare per aiutarlo, è perfettamente in linea con il personaggio.
Il messaggio di tolleranza nei confronti del “diverso” voluto esplicitamente da Burattini è perfettamente centrato e davvero lodevole.
Molto bravo Chiarolla, sopratutto nel rappresentare l’alieno sia con la corazza ispirata a Predator sia nel volto modellato su quello dell’extraterrestre del film Il mio nemico.

Infine, vi riporto due interventi scritti in merito da Moreno Burattini sul forum SCLS nel 2003, il primo decisamente corposo, l’altro più sintetico:
Alcune cose riguardo alla doppia storia “Fuoco dal Cielo” e “Minaccia aliena”, inserita peraltro in programmazione all’ultimo minuto e terminata da Chiarolla in extremis per la consegna in stampa (davvero un’impresa!).
Innanzitutto, non voleva essere una storia sugli alieni intesi come Visitors o Predators, né una storia di fantascienza che portasse sulle pagine di Zagor gli elementi dell’Invasione Aliena, o del Contatto con l’Impero Galattico. Nelle mie intenzioni era una storia su un “diverso” ritenuto ostile con cui poi si scopre di poter stringere amicizia se solo si trova un modo per comunicare. Diciamo dunque che doveva trattarsi di una storia contro la “diffidenza” verso l’Altro. Il che mi sembra rientrare perfettamente nella filosofia zagoriana. Credo anch’io che alieni, astronavi, invasioni, e predators avrebbero potuto essere sfruttati meglio, e forse un giorno lo faremo (sto pensando perfino a un ritorno di Warzak), ma questa volta, in questa storia, mi serviva un solo alieno, che rappresentasse l’Altro, appunto, il “diverso”.
Alcune delle critiche (tutte legittime, per carità, e in gran parte fondate) mi hanno rimproverato una mancanza di logicità nel comportamento dell’alieno che, se fondamentalmente buono, non avrebbe dovuto uccidere nessuno né cercare di inseguire di là dal crepaccio Zagor in fuga. Però, mettetevi nei panni di un alieno (non so se sia facile farlo) traumatizzato e shockato da un naufragio su un pianeta sconosciuto, fuggito dall’astronave dove ha lasciato il cadavere del suo compagno morto nell’impatto. Un alieno svenuto senza sapere se l’atmosfera del pianeta su cui si trova è respirabile oppure no, se ci sono agenti patogeni in grado di ucciderlo, e che si risveglia circondato da creature a lui sconosciute. Creature di cui ignora le intenzioni e le capacità offensive, e che gli sparano contro, rompendogli l’armatura (e dunque mettendolo a contatto con gas o microbi alieni per lui), senza che lui sappia se quelle armi con cui gli provocano quei danni alla corazza possono fare ancora più danni oppure no. In quel contesto di buio, di fumo, di fuoco, di dolore, di angoscia, di stress, di paura, di terrore addirittura, le reazioni dell’alieno, istintive al termine di un risveglio dopo una lunga incoscienza e quindi perdurando un
po’ di confusione mentale, sono comprensibili anche da un punto di vista umano. Warzak non vuole uccidere nessuno per il gusto di uccidere, ma uccide per difendersi, perché ha paura. E insegue Zagor al di là del crepaccio per evitare che avvisi i trappers che lui ha visto alla capanna, e che teme (la gravità terrestre lo sta spossando, non ha più neppure molte forze). Posso sempre giustificarmi, comunque, dicendo che l’alieno agisce secondo una logica aliena e dunque imponderabile. E con questa spiegazione mi salvo in corner comunque.
Un’altra obiezione riguarda le armi: perché l’alieno ha solo una lama retrattile su un braccio e non armi più fantascientifiche come raggi laser? La risposta potrebbe essere semplicissima: non lo so, è un alieno. Gli alieni si armeranno come vogliono. Sarebbe più difficile spiegare perché un poliziotto terrestre non ha la pistola ma un machete. Però, in realtà, al di là delle battute, ci sono due spiegazioni. Viene detto che l’alieno si è infilato la tuta protettiva prima del naufragio, mentre l’astronave precipitava. Si può immaginare che una tuta di emergenza non sia una tuta da combattimento, ma protettiva, con pochi accessori adatti a cavarsela su un pianeta sconosciuto. La lama può servire a tagliare liane, vegetazione, a farsi largo in una giungla. E funziona anche in caso di mancanza di energia. Un raggio laser necessita di carica. Ed ecco la seconda spiegazione: forse il raggio laser c’è, ma si è guastato nell’impatto. Funziona solo la lama. Che è quella che Warzak usa.
Infine, l’aspetto di Warzak troppo simile a quello del Mostro della Laguna Nera. In realtà, l’aspetto di Warzak è simile (ma solo un po’) a quello dell'alieno del film “Il mio nemico”, che mi ha fornito lo spunto iniziale della storia.

Sempre in quell’occasione, alla domanda specifica se fosse possibile che ci fosse qualche collegamento tra l’astronave ispezionata da Zagor in questa avventura e quella che viene visitata da Za-Te-Nay nell’albo L’astronave degli esseri perduti della serie di Martin Mystère, Moreno Burattini ha risposto:
È possibilissimo, anch’io ci ho pensato e ho inviato a Chiarolla l’albo di Martin Mystère perché si ispirasse a quello nel fare gli interni della sua astronave”.

mercoledì 20 maggio 2015

Zagor Collezione Storica a Colori: Esperimento nel terrore (ZCSC171)




        Il centosettantunesimo numero, che troverete in edicola domani, contiene la conclusione dell’avventura di Zagor contro gli insetti assassini, nonché la prima parte della storia “L’avamposto dei trappers”.


INSETTI ASSASSINI

La tranquilla vallata del St. Clair, abitata soprattutto da pacifici contadini, viene improvvisamente devastata dall’assalto di feroci sciami di insetti (cavallette, termiti e scorpioni), mai visti prima in quella regione. Da dove vengono questi insetti assassini? Chi manipola le azioni di animali mai così letali ed aggressivi e, soprattutto, mai così coordinati? E come possono essere fermati? In cerca di risposte, Zagor giunge a Fort Jericho, dove fa qualche scoperta piuttosto interessante.
Dopo aver scoperto che il bieco colonnello Truscott usa per esperimenti criminali sui civili la nuova invenzione del professor Verybad (a cui è stato concesso di sperimentare i macchinari di Hellingen entrati in possesso dall’esercito dopo l’avventura con gli Akkroniani), Zagor fugge da Fort Jericho, deciso a raggiungere lo scienziato per convincerlo a distruggere il micidiale apparecchio.
Ma Truscott non esita a usare contro lo stesso Zagor la macchina, un casco cibernetico, che è in grado di comandare insetti, aracnidi e altri piccoli invertebrati, trasformandoli in armi letali.

L’idea degli insetti assassini, che forse può sembrare un po’ datata, è comunque sempre affascinante (basti pensare alla numerosa filmografia che vede l’umanità fronteggiare di volta in volta aracnidi e vermi giganti, piovre, grizzly, orche, etc.).
La storia nel suo complesso è divertente. Geniale è l’éscamotage di far sfruttare ai militari la tecnologia di Hellingen recuperata da Skylab, e ancora una volta Burattini riesce a recuperare il professor Verybad nella versione originale di Nolitta (già lo aveva fatto ottimamente nell’avventura Dimensione allucinante), dopo le cadute di tono che il personaggio aveva avuto - a mio parere - sotto la gestione Toninelli. Lo sceneggiatore sembra voler incarnare in Verybad l’idea della scienza e della tecnologia che giustamente progrediscono, ma che acquistano valenza positiva o negativa non in se stesse ma solo nell’applicazione pratica che l’uomo ne fa...
Forse la gestione del personaggio di Cico non è propriamente esaltante: nella prima parte compare in forma smagliante, con una serie di battute spassose, nella seconda, invece, viene messo  da parte e passa quasi tutto il tempo chiuso in prigione.
La storia, comunque, ha il suo vero punto di forza nella mission impossible di Zagor contro gli insetti, con lunghe sequenze dinamiche ed avvincenti; il ritmo veloce e ben calibrato la rende perfettamente godibile.
I disegni di Cassaro sono, nel loro complesso, buoni.

* * *


L’AVAMPOSTO DEI TRAPPERS

Può un celebre capolavoro del teatro elisabettiano prendere vita nella rude America dei cacciatori di pellicce e trasformare in tragica realtà le cupe e sanguinarie vicende immaginate da un poeta? Zagor e Cico non possono saperlo, ma i pericoli che incombono sul capo del vecchio McKean (capo della Compagnia Americana delle Pellicce in perenne contrasto con la concorrente inglese Compagnia della Baia di Hudson) sembrano riproporre i nefasti di un antico assassinio, quello consumato ai danni del re Duncan di Scozia nelle stanze del maniero di lord e lady Macbeth.
Il braccio destro di McKean, Taylor (che ne vuole usurpare la carica), si allea con gli inglesi e fa massacrare i trappers di Bill Eyck, l’altro loro socio. Zagor dà loro man forte e li segue a Fort Wolf.
Nel frattempo Bill si vendica di Taylor e lo uccide; poi, desideroso a sua volta di guidare lui solo la Compagnia Americana delle Pellicce, elimina anche McKean e cerca di far ricadere la colpa sui Delaware di Wabuno. Si allea quindi con i rivali inglesi al soldo del colonnello Starkley che attaccano i Delaware massacrando donne e bambini, scatenando così l’inarrestabile ira di Zagor. Nella trama trovano il giusto posto anche il figlio di McKean, Michael, di ritorno dall’Inghilterra, e Milton, ambiguo fratello di Wabuno.
Sul meschino e ambizioso Bill Eyck pende, inoltre, la profezia di Faccia Falsa, un misterioso sciamano irochese che cela la sua identità dietro una inquietante maschera lignea: “l’uccisione di McKean non gli porterà fortuna!”.

Esordio dello sceneggiatore romano Ottavio De Angelis, già autore di una storia per Nick Raider, che qui scrive la sua unica avventura per Zagor.
Storia dotata di una trama molto articolata, dal ritmo frenetico e denso di eventi, ricca di segreti e misteri, vuole coniugare, in un contesto zagoriano, la guerra tra due compagnie di commercianti di pellicce ed il Macbeth di Shakespeare, esplicitamente citato: una scelta di grande suggestione, sicuramente fuori dal comune e per certi versi coraggiosa.
Parecchi personaggi, tutti molto bene caratterizzati, presentano sfaccettature contrastanti: lo sciamano Faccia Falsa/Milton, che prima salva il figlio di Mc Kean e poi lo vende come marinaio; Taylor, il quale, pur essendo socio fondatore della Compagnia Americana delle pellicce, la tradisce sobillando gli indiani; Bill Eyck, che prima salva i suoi compagni dimostrando valore e coraggio, poi, spinto dalla moglie, uccide McKean che lo ha appena generosamente ricompensato; il colonnello Starkley, tanto cortese con un avventore sconosciuto incontrato in una locanda, quanto spietato verso gli indiani.
Paradossalmente, in questa numerosa compagine di personaggi, quello che spicca di meno è forse proprio Zagor, che sembra non influire granché sul susseguirsi degli eventi…
Infine, anche se di primo acchito può apparire improbabile quanto inverosimile, assolutamente degna di nota è l’azione risolutiva, con  un assalto al forte in canoa sicuramente originale!
Buoni come sempre i disegni di Della Monica.

mercoledì 13 maggio 2015

Zagor Collezione Storica a Colori: I tre assassini (ZCSC170)




Il centosettantesimo numero, che troverete in edicola domani, contiene la conclusione dell’avventura di Zagor con Helena e Jatir, nonché la prima parte della storia “Insetti assassini”.


LA SCORTA MOHAWK

Il giovane Marcus e la bella Helena, accompagnati dall’agile servitore Jatir, si presentano come nobili europei e, del resto, lo sfarzo della carrozza sulla quale viaggiano attraverso i boschi di Darkwood li conferma come persone di alto lignaggio. Ma, si sa, le apparenze a volte ingannano e Zagor non completamente convinto dei loro racconti.
In ogni caso, poiché i tre sono diretti in Quebec, Zagor chiede aiuto a Tonka perché fornisca loro una scorta che li accompagni fino al limitare della foresta, all’inizio delle Dry Lands, e per sorvegliare le loro reali intenzioni.
Qualche giorno dopo, preoccupato dal mancato ritorno dei guerrieri Mohawk, Zagor si mette sulle loro tracce e li ritrova impiccati e torturati.
Il maggiore Kroeber e il tenente Pessoa, giunti fin dal lontano Brasile per seguire le tracce dei sedicenti aristocratici, non hanno dubbi: a uccidere i Mohawk sono stati i tre fuggitivi, tre feroci banditi colpevoli di aver rubato un ingente tesoro. Ma è proprio questa la verità?
Chi sono veramente Marcus, Helena e Jatir? Davvero stanno fuggendo dal Brasile dopo aver rubato dell’oro appartenente al Coronel Cranio? Gli uomini armati al comando del maggiore Kroeber e del tenente Pessoa seguono, implacabili, la loro pista e, nell’inevitabile battaglia, rischia di andarci di mezzo la pacifica missione di San Bartolomeo retta da Padre Jacques.
Grazie all’intervento di Zagor, però, la resa dei conti si sposta tra le impervie gole del Labirinto del Diavolo, una ragione desertica vicina a Darkwood.

Prima storia zagoriana scritta da Luigi Mignacco, sceneggiatore proveniente dalla pagine di Mister No. Che infatti porta a Darkwood personaggi e atmosfere tipiche del Brasile che forniscono un tocco di esotismo di nolittiana memoria.
L’avventura, ricca di guerre, tradimenti e massacri, non è affatto banale e lo sceneggiatore è abile nel gestire la moltitudine di personaggi coinvolti, nonostante i soli due albi originali a disposizione. In particolare colpisce la caratterizzazione del “trio del Sertao”, ma anche quella dei nemici, spietati e singolari (il colonnello Kroeber, il tenente Pessoa, l’Indio, Botafogo, Bandeirante, etc.), ed il bel ruolo dato ai Mohawk.
In particolare alcune scene sono molto epiche, bella quella con i ricordi di Helena e molto cruenta la scena dell’albero degli impiccati. Anche le due scene in flashback non stonano nell’economia del racconto.
Anche il personaggio di Zagor, visto come l’eroe che deve difendere la sua terra da questa “invasione sudamericana” con tutta la sua potenza e la sua determinazione, è gestito al meglio. Cico forse un po’ troppo comprimario, ma sempre divertente.
La prima parte della storia è particolarmente fluida e avvincente, la seconda forse un po’ meno, con le azioni si susseguono vertiginosamente fino alla resa dei conti finale.
Molto bravo Massimo Pesce che ha creato una Helena straordinariamente sexy ed ha curato in modo particolare anche dettagli apparentemente insignificanti (sontuosi e magnifici gli abbigliamenti dei coprotagonisti).

giovedì 7 maggio 2015

Zagor Collezione Storica a Colori: Il laboratorio segreto (ZCSC169)




        Il centosessantanovesimo numero in edicola oggi contiene la conclusione dell’avventura di Zagor e il mistero della Sorgente della Roccia Nera, la storia completa “Il sudario verde”, nonché le prime pagine della storia “La scorta Mohawk”.


IL SUDARIO VERDE

Muddy Waters è un piccolo porto fluviale di Darkwood, ai margini di una vasta palude, in larga parte inesplorata, battezzata con il poco invitante nome di Green Shroud “Sudario Verde”.
Qui, Zagor e Cico si aggregano alla spedizione organizzata da Dorothy Sanders, una giovane donna intenzionata a scoprire a quale sorte sia andato incontro suo fratello Leonard, assistente di un geniale scienziato, il professor Howenstein. Del gruppo fanno parte due guide, Olson e Demas, il dott. Lambert, lì giunto proprio per sostituire Leonard, e Slater, il braccio destro del professore che sta scortando un carico di animali esotici.
Il gruppo giunge a Nuova Genesi, il laboratorio che Howenstein ha installato nella palude di Green Shroud, e viene accolto da Byron, assistente gobbo del professore, che mostra loro la tomba di Leonard (che si rivelerà, tuttavia, finta).
Nel frattempo, un terribile e misterioso predatore uccide in modo bestiale una delle due guide, che viene “curata” da Howenstein e trasformata in una creatura animalesca simile ad altre che esistono in quel luogo.
Infatti la natura degli esperimenti che il professore conduce a Nuova Genesi è piuttosto oscura e Zagor non impiega molto a scoprire quale sia il terribile segreto che si nasconde nel laboratorio della palude: Howenstein vuole di restituire agli esseri umani le caratteristiche fisiche che, a suo dire, sarebbero state perse nel corso del processo evolutivo, estraendo alcune sostanze dalle ghiandole degli animali, con la conseguenza che gli uomini si trasformano in creature mostruose.
Non è nemmeno il caso di dire che – naturalmente – pagherà cara questa sua offesa alle leggi divine o, comunque, della natura!

Seconda e ultima avventura scritta da Alessandro Russo per la serie regolare di Zagor (la prima fu Il giorno del riscatto, del 1992), che concluderà la sua collaborazione col personaggio con la storia pubblicata sull’Almanacco dell’Avventura uscito nel 2003.
Ispirato ad un noto classico della letteratura fantascientifica, L’Isola del dottor Moreau di H. G. Wells, questo racconto da brivido è affidato agli esperti disegni di Gallieno Ferri ed affronta lo spinoso tema della sfida delle leggi della natura da parte di scienziati senza scrupoli. Una storia, insomma, che unisce divertimento ad intelligenti riflessioni…
È una storia con una trama forse fin troppo lineare, che come ambientazione richiama passate avventure nolittiane come I sei della Blue Star e Odissea americana pur non avendo lo stesso potere di coinvolgimento del lettore, ma che lo trascina in un crescendo via via sempre più inquietante (le apparizioni in penombra dei mostri, l’atmosfera di mistero e terroreche circonda il laboratorio, il susseguirsi di azioni e cambi di scena).
In effetti il professore, pazzo e monomaniacale, sembra un po’ troppo stereotipato e nel finale tutti sembrano avere la loro “giusta” punizione e la loro “meritata” vendetta, ma Zagor non sembra incidere moltissimo sugli avvenimenti. Fortunatamente nell’ultima pagina, lo sceneggiatore concede all’eroe di tirare le somme morali di tutta la vicenda e lo fa piuttosto bene.

lunedì 4 maggio 2015

BESANA FUMETTO - Prima edizione: Il Fumetto nel Mondo



La Pro Loco di Besana in Brianza in occasione della festa di
C’era una volta la Brianza,… c’è ancora!”
organizza nei giorni 9 e 10 maggio la prima edizione della mostra

“Besana Fumetto”
Il Fumetto nel Mondo

Organizzata con la preziosa collaborazione del Sig. Graziano Chinaglia della “FUMETTERIA COMICS WORLD” di Cantù, la mostra sarà dedicata ad una rassegna di fumetti nel mondo.

La mostra si terrà nelle sale espositive di Villa Filippini in Besana in Brianza
(ingressi da Piazza Umberto I° e Via Viarana 14).
Una sala sarà dedicata al fumetto italiano, una a quello franco-belga, una al fumetto americano, per finire con una dedicata al fumetto giapponese.

La mostra si avvarrà della presenza degli studenti della “SCUOLA DEL FUMETTO” di Milano, che per l’occasione faranno dimostrazioni pratiche di disegno, prove e laboratori dal vivo con l’intento di mostrare come funziona la Scuola.

L’inaugurazione avrà luogo sabato 9 maggio alle ore 10.30.

La mostra resterà aperta nei giorni 9 e 10 maggio
dalle ore 10 alle ore12.30 e dalle ore 14.00 alle ore 19.00.