lunedì 24 maggio 2021

Le storie di Molti Occhi (Zagor Più 1)

La collana “Maxi Zagor” saluta i lettori dopo vent’anni di presenza in edicola e viene sostituita da “Zagor Più”, nuovo formato (196 pagine) e nuova periodicità (trimestrale) ma formula immutata: a volte sarà presente un’unica storia lunga, al volte una serie di racconti brevi racchiusi da un’unica “cornice”, gli ormai famosi “Racconti di Darkwood”.

È proprio quest’ultimo format che viene presentato nel n. 1 con il titolo complessivo de “Le storie di Molti Occhi”.

Sotto la dinamica copertina di Alessandro Piccinelli troviamo quattro storie brevi narrate dal simpatico stregone dei Mohicani a un gruppo di giovanissimi pellerossa, finiti nei guai insieme a lui nel corso di una drammatica avventura.

Storie che parlano di come la scure di Zagor sia capitata nelle mani di un ragazzino, di uno scienziato pazzo che sperimenta un filtro di sua invenzione su una tribù indiana, di tre cavalieri fantasma in cerca di malvagi da punire, del segreto nascosto in una capanna in mezzo al bosco.

* * *

Davvero simpatica la “storia cornice” scritta da Moreno Burattini, dalla quale emerge da un lato tutta la preoccupazione (e la responsabilità di cui si sente investito) di Molti Occhi per la situazione di pericolo in cui lui e un gruppo di piccoli pellerossa si vengono a ritrovare all’improvviso e, dall’altro, la spontanea giocosità dei ragazzini molto ben evidenziata nella sua espressività dai disegni di Stefano Voltolini.

Molto bella la storia “Il tesoro di Kiutuky” sceneggiata dall’outsider Thomas Pistoia, nella quale spicca la sottotrama che narra di una delle scuri di Zagor ritrovata casualmente da un ragazzino Oneida il quale, pur conservandola gelosamente come una preziosa reliquia, è disposto a rinunciarvi con un gesto di adulta responsabilità per riconsegnarla allo Spirito con la Scure proprio nel momento di maggior bisogno. Di stampo classico i disegni di Luca Pozza e Luca Corda, davvero adatti a un’avventura come questa ambientata nella foresta e che vede contrapporsi pellerossa e soldati dell’esercito guidati da un ufficiale guerrafondaio.

La terza storia, “Il morbo”, sceneggiata da Tito Faraci, presenta una tematica e dei personaggi a mio parere forse un po’ troppo sopra le righe (ma nell’introduzione all’albo il curatore aveva effettivamente avvisato i lettori che trattavasi di un’avventura “insolita”); ho, invece, gradito molto gli “spigolosi” disegni di Walter Venturi che qui ha voluto discostarsi dal suo tratto consueto.

I guerrieri fantasma” di Nicola Venanzetti (secondo sceneggiatore zagoriano esordiente di questo volume) è una storia davvero inquietante, anche se Zagor non vi appare molto caratterizzato (ho avuto la sensazione di una sua “passività” di fronte allo svolgersi degli eventi); i bei disegni degli Esposito Bros sono dettagliati e ricchi di toni cupi, molto adatti alla vicenda narrata.

L’ultimo racconto, “La casa nella foresta” sceneggiato e disegnato da altri due esordienti zagoriani, Edoardo Rohl e Davide Perconti, è quello che mi ha entusiasmato di meno; una via di mezzo tra una storia di Dylan Dog, la favola di Hansel e Gretel e il film “Non aprite quella porta”. In ogni caso, si lascia piacevolmente leggere e la vignetta finale ha in sé qualcosa di malinconico.

* * *

In conclusione, giudizio sostanzialmente positivo – il mio – sul contenuto di questo primo numero di “Zagor Più”. Devo anche aggiungere che ho molto apprezzato (diversamente da quanto accadeva con i “Maxi Zagor”) che sia stata riportata in quarta di copertina la cover del n. 2 con il “prossimamente”, indice sia di una accurata programmazione della collana, sia di un’attenzione maggiore nei confronti dei lettori più fedeli.

 

giovedì 20 maggio 2021

A DOMANDA… MORENO RISPONDE (36)

Trentaseiesima puntata della rubrica

A domanda… Moreno risponde”!


Qui troverete ben due domande che concernono Supermike

ed altrettante su “La casa del terrore” ed il suo seguito.


Ma si parlerà anche di dottori e professori zagoriani,

dell'incontro con Tex,  di trasferte,

di lavori in corso e di tanto altro ancora.


Ringrazio come di consueto Moreno Burattini

per la sua grande disponibilità.

 

1 – Caro Moreno, nella storia in anteprima con Flash, appaiono i vecchi nemici di Zagor, morti, presunti morti od in altre dimensioni. Fra questi, Supermike è vivo e vegeto a meno che la storia non dovesse essere raccontata dopo il suo ormai prossimo ritorno. Zagor dice che sono, infatti, tutti morti e, quindi, finirà col morire anche il Supernemico?

La cura del team up fra Zagor e Flash esula dalle mie competenze, come indicato nel tamburino, per una mia precisa scelta: ho preferito, onestamente, che se ne occupassero sceneggiatori più esperti di me sul fumetto supereroistico americano. La sorte di Supermike al termine della futura (e ancora lontana) storia del suo ritorno non ha alcun rapporto con l’incontro fra lo Spirito con la Scure e il velocista della DC, essendo quest’ultimo avulso e scollegato dalla serie regolare. Ci sono tre ipotesi: o il team up avviene in una realtà diversa da quella della timeline zagoriana; o Zagor si è confuso di fronte alla visione dei suoi vecchi nemici; o si è trattato di una svista, come a volte capita, degli sceneggiatori.

2 – Gentile Moreno, che lei sappia, quanto è stato generalmente apprezzato il prologo dell’avventura fra Flash e Zagor?

Non ne ho idea: ho soltanto ricevuto alcuni riscontri (positivi) da parte di lettori che mi è capitato di incontrare o da cui ho ricevuto messaggi. Immagino che sia presto per esprimere un giudizio, trattandosi appunto soltanto di un antipasto, poco più di un trailer. I giudizi meglio darli a storia conclusa (ovviamente, per esprimersi con cognizione di causa bisognerebbe però anche conoscere bene Flash e il suo universo). Mi fido del parere di Marco Corbetta, il gestore del blog che ci ospita, assai competente in flashologia, il quale ha dedicato un paio di articoli al team up:

http://zagorealtro.blogspot.com/2021/04/flash-profilo-di-un-supereroe.html

http://zagorealtro.blogspot.com/2021/03/la-scure-e-il-fulmine-flash-zagor-n-0.html


3 – Caro Moreno, mi sembra chiaro il rimando dell’ultimo Speciale Zagor a “La casa del terrore”. Sinceramente mi sarei aspettato un cameo al presente della famiglia Landon. Ma va bene così, la storia è stata simpatica e godibile. Ciò non toglie che mi piacerebbe rivedere l’intera famiglia del primo episodio, suggerendoti da fan un loro ritorno.

L’intera famiglia Landon non si potrà mai rivedere, essendo morto David (il sedicente maggiordomo). Gli altri componenti, Buster e i suoi due figli Marta e Greg, si possono immaginare al fresco: magari ricompariranno in un’altra avventura, visto che “Ritorno alla casa del terrore” ha un finale che lascia aperto uno spiraglio. Mi fa piacere l’apprezzamento per una storia che mi ha dato parecchie soddisfazioni, non ultima quella di aver ricevuto i complimenti da gente che si è divertita con l’indagine di Bat Batterton, dicendomi che non rideva così da tempo.

4 – Caro Moreno, riprendo una mia precedente domanda per chiederti se hai da fare qualche esempio, secondo i tuoi gusti, di storie di Zagor a puntate che ti sarebbe piaciuto leggere tutte d’un fiato e di storie extra che avresti voluto leggere a puntate.

Io seguo le puntate una per una: quando ho un albo in mano, lo leggo. Non aspetto di avere la storia completa. Forse per motivi anagrafici apprezzo molto il fatto di restare in sospeso e di attendere la puntata successiva. La formula dell’à suivre mi ha regalato troppe emozioni da ragazzo (ricordo lo stacco fra “Il re delle aquile” e “Lo spettro”) perché me ne dimentichi. Quindi non c’è nessuna storia di Zagor pubblicata a puntate che avrei voluto leggere tutta d’un fiato. Immagino invece che certi Maxi, voluminosi com’erano, li avrei digeriti meglio divisi in sezioni.

5 – Caro Moreno, ecco una super proposta per dare uno scossone alla Zenith! Torna Supermike, sconfigge Zagor e la collana Zenith per 12 mesi diventa “SUPERMIKE”, che fa il re di Darkwood. Combina un po’ di casino ma fa anche cose buone. Dopo 12 mesi torna Zagor, storia epica, riprende il suo posto e la serie Zenith riprende ad essere “ZAGOR”... A quel punto la numerazione diventa distonica di 63 numeri anziché 51! Forte vero!? :- D

Forte. Però bisognerebbe vedere se dopo dodici mesi i lettori sono ancora lì.

6 – Egregio Dottor Burattini, volendole fare gli auguri di Pasqua i quali chissà quando potrà riceverli, intendo chiederle se, una volta avvenuto l’incontro fra Zagor e Tex i due potranno dirsi dello stesso Universo. La cosa strana, pur avendo visto Mefisto, Yama, un alieno, per certi versi El Morisco, streghe ecc., è che secondo questo incontro risulterebbero avvenute nell’universo Texiano (molto meno vario di diversi generi rispetto a Zagor) le apparizioni di Kandrax, Rakosi, Titan, Akkroniani, licantropi, le invenzioni di Verybad ecc. Quindi chiedo se la cosa non possa far storcere il naso, in quanto il Ranger non era ancora stato ufficialmente intaccato da questi team-up, e metterlo in coppia con Zagor, pur in un’avventura realistica come il seguito di “Fratelli di Sangue”, non crede che possa fargli più male che bene visto che Tex potrebbe andare a Darkwood affrontando mostri di varie specie? La mia paura è che si possa snaturare il prodotto, cosa ne pensa?

Grazie per gli auguri. Quando si fanno quelli di Pasqua, io di solito li allungo in auguri di “buona primavera” (sempre di rinascita si tratta), e dunque li ho ricevuti in tempo (e li contraccambio). I tempi di attesa per le risposte non dipendono solo dalla mia poca voglia di lavorare, ma anche dalla gran quantità di domande raccolte da Marco Corbetta, che creano una lunga “lista di attesa” (che però, piano piamo, scorre). Riguardo al problema da lei sollevato, credo che l’unica cosa che si debba chiedere a Mauro Boselli è quella di scrivere un team-up coerente al proprio interno, cioè che rispetti le caratteristiche dei due personaggi in una storia solida e conclusa in se stessa nella quale possano riconoscersi i lettori di entrambi. E su questo, conoscendo Mauro, non ho il minimo dubbio. Riguardo al resto, sappiamo che sarà Zagor a “far visita” a Tex, raggiungendolo nel Sud Ovest. Quindi, lo Spirito con la Scure lascia Darkwood, che rappresenta una sorta di bolla narrativa in cui sono lecite le più diverse contaminazioni fra i generi, e si mette in viaggio verso il più realistico West di Aquila della Notte. Se a Darkwood ci sono troppe “stranezze” (“ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quanti ne contempli la tua filosofia”, diceva Amleto) verranno lasciate là. Gli elementi maggiormente fantastici di molte storie di Zagor appartengono, salvo eccezioni, proprio alla dimensione darkwoodiana, che resta là dove si trova. Quindi, se anche il team up fra Zagor e Tex unificherà i due universi, non trasporterà Darkwood in Arizona.

7 – Ho notato che ultimamente Zagor ha gli occhi verdi sulle copertine. Per quanto ricordo, i suoi occhi erano blu per tutta la vita. Puoi spiegare questo cambiamento?

Nessun cambiamento. Gli occhi di Zagor sono grigio-azzurri. Il punto di riferimento è la colorazione di Gallieno Ferri di “Indian Circus”. Mi pare che tutta la Collezione Storica di Repubblica abbia proposto la giusta tonalità, e così succede negli albi a colori là dove, negli interni, si vedono dei primi piani. In copertina difficilmente le iridi sono così in evidenza da poter vedere bene. Nella copertina dell’albo del mese di aprile 2021, “I demoni delle nebbie”, dove gli occhi sono più evidenti, il colore è celeste. In altre, si vede che il colorista ha pensato di dare dei riflessi di foresta, chissà. Del resto, in copertina si sono visti anche colori innaturali di ben altro tipo (basterà pensare a quelli de “La carica suicida”). A volte i coloristi seguono l’estro.

8 – Ciao Moreno, puoi raccontarci la genesi del “Ritorno alla casa del terrore” e come hai fatto a far quadrare il cerchio fra gag comiche slegate dal vero contesto e la parte seria della storia?

Faccio notare che anche ne “La casa del terrore” c’erano due storie parallele: quella delle misteriose evasioni dalla prigione del forte e quella dei banditi nascosti nella villa degli Stanford che ordiscono la messinscena del fantasma di Priscilla. Alla fine, le due trame si riuniscono. Alla base di tutto c’è un soggetto per un albetto dedicato a Bat Batterton che doveva essere allegato a uno Speciale Zagor. Forse ricorderete che, tra il 1993 e il 1999, la Bonelli propose, insieme agli Speciali, degli spillati con brevi storie dedicate ai comprimari delle varie serie (per esempio, Flok per il Comandante Mark o Marvin per Nick Raider). In tutto, gli spillati zagoriani furono sei, di cui io ne ho scritti cinque. Per ognuna di queste short-stories servivano dei soggetti che Sergio Bonelli approvava, prima di procedere con la sceneggiatura. Quando toccò a Bat Batterton, io proposi (come sempre facevo) tre diverse trame. Sergio scelse quella de “Il bambino rapito” (Speciale Zagor n° 7). Le altre due proposte restarono dunque nel cassetto. Qualche tempo fa le ho ritrovate e mi è sembrato che lo spunto dell’indagine di Batterton sulla presunta infedeltà coniugale della moglie di mister O’Tell fosse divertente. Ho pensato al modo per poter sfruttare il vecchio soggetto in una storia che prevedesse il ritorno sulla scena di Bat in una storia zagoriana. Solo che nel soggetto originario Zagor non era previsto. Per farcelo stare, ho immaginato di spezzettare l’indagine in varie scenette che portassero avanti un racconto scollegato da quello di cui era protagonista lo Spirito con la Scure, con il quale però finisse per intrecciarsi. Ma, soprattutto, dovevano tornare indietro Bat e di Cico, una coppia comica davvero divertente da vedere: i due sono dei perfetti Gianni & Pinotto. Non tiro in ballo la comicità per caso. “La casa del terrore”, come ben sanno coloro che hanno letto il classico nolittiano, non è una storia di fantasmi (il fantasma non c’è), non è una storia horror (l’horror anzi viene messo in parodia): è un giallo venato di umorismo. Perciò, essendo Bat la perfetta parodia dell’investigatore dei gialli classici, ecco che riportarlo sulla scena con un “ritorno” alla Casa del Terrore mi è sembrata la scelta migliore. “E’ uno dei caratteristi che amo di più”, ha spiegato una volta Sergio Bonelli riguardo al suo buffo detective, “perché rappresenta la mia rivincita nei confronti degli investigatori alla Sherlock Holmes, che da un capello trovato nella vasca da bagno riescono a risalire all’assassino. Con Batterton volevo proprio mettere alla berlina questo tipo  di personaggio”. Riguardo al fatto che Nolitta avesse proprio l’intenzione di fare dell’umorismo scrivendo “La casa del Terrore” non c’è dubbio alcuno, basta leggere ciò che ha scritto in proposito dell’aspetto di Priscilla Stanford: “Io e Ferri ci siamo ispirati alla bella e sinistra Morticia della Famiglia Addams, che in TV aveva le fattezze di Carolyn Jones: si tratta di un omaggio ai fumetti di Charles Addams e alla sua particolare ricetta di comico e macabro”. Nessuna meraviglia, dunque, che anche nel mio “Ritorno” abbia scelto di inserire una ricca componente umoristica, nel rispetto delle scelte nolittiane.

9 – Caro Moreno, io capisco e sottoscrivo il voler rendere fruibile a tutti la storia in edicola, ma utilizzare sempre e solo flashbacks senza, invece, usare i soliti asterischi per rimandare alla storia a cui si fa riferimento con il racconto in uscita, non credi che renda molto più pesante la lettura?

Secondo me, anzi, rivedere e rievocare delle scene importanti, rinfrescando la memoria o facendo rivivere belle emozioni, è cosa buona e giusta, oltre che sacrosanto aiuto a chi non ha letto le vecchie storie a cui ci si ricollega. Bisogna convincersi che fra i lettori non ci siamo soltanto noi che abbiamo tutta la collezione e sappiamo tutte le storie a memoria, ma ci sono anche quelli che si sono persi dei pezzi, non hanno più gli albi in casa, non fanno la raccolta ma leggono quando capita. Immagino che il “completista” super-informato che proprio non sopporta il flashback possa, per gentilezza verso gli altri, soprassedere al proprio fastidio (magari saltando a piè pari le pagine delle rievocazioni). A me, personalmente, rivedere le vecchie scene provoca un piacere infinito (se sono belle: delle cose belle non ci si stanca mai). Poi, si sa, i pareri sono tanti. Tot capita tot sententiae, diceva Terenzio: per ogni testa, altrettanti giudizi.

10 – Nella storia “La nave fantasma” dove incontriamo di nuovo l’equipaggio della “Golden Baby”, non vediamo Hammendick. Si è ritirato o è morto a causa dell’età?

Magari in altre storie c’era Hammendick ma erano in licenza Gaston e Tarawa, chi lo sa. Non starei a preoccuparmi troppo. Gli equipaggi a bordo delle navi, oltre a essere eterogenei, sono anche soggetti al turn-over. Possiamo immaginarci qualsiasi cosa riguardo alla momentanea assenza di Hammendick (compresa una visita alla vecchia mamma o l’imbarco su una nave diversa per aiutare un amico), senza pensare al pensionamento o a una dipartita (anche se, volendo, si può pensare pure a quelle). Mi sarei preoccupato di più se fosse stato assente Fishleg.

11 – Ciao Moreno, ho recentemente visto su una famosa piattaforma streaming la serie TV “The Liberator”, tratta da una storia vera avvenuta durante la II guerra mondiale. La serie è stata realizzata con una innovativa tecnica di animazione, chiamata “Trioscope Enhanced Hybrid Animation”. La serie, a prescindere dal suo soggetto/sceneggiatura, mi è sembrata molto interessante per il suo impatto visivo e mi ha colpito molto per il fatto che ritengo sia una tecnica adatta per la trasposizione di un fumetto. Ti chiedo un parere in proposito (sempre che tu abbia avuto modo di vederla).

Non conoscevo la serie, che cercherò di recuperare. Grazie per il consiglio. Ho guardato un trailer su YouTube e mi è parsa una cosa bella. Sicuramente nelle mie corde, anche per l’argomento (a rischio di scandalizzare qualcuno, confesso la mia preferenza per la Storia e l’Avventura rispetto ai film e le serie con i supereroi, pur avendo apprezzato molte produzioni Marvel e DC). Il mio problema con la TV è che la guardo pochissimo rispetto a quanto dovrei e vorrei, per mancanza di tempo. Del resto devo rispondere anche alle domande.

12 – Caro Moreno, posto il fatto che il professor Rainer sia stato complementare ad una storia lunga ed il professor Leopold ad una breve, quale dei due pensa di aver utilizzato meglio? In un ipotetico incontro fra le due personalità, essendo come dice lei doppioni facenti lo stesso mestiere, chi avrebbe la meglio in campo puramente psicologico e cervellotico? Fra i due, chi le piacerebbe di più far tornare, e che le è rimasto più impresso nel cuore e nella mente, a prescindere dall’avventura in cui sono stati protagonisti?

Rainer è più avventuroso, pronto all’azione, Leopold ricorda invece un anziano professore. Considerando l’impiego in una storia di Zagor, scelgo il primo. Credo anche di aver potuto utilizzarlo meglio, ne “La montagna di fuoco”, avendo a disposizione lo spazio di un Maxi anziché un singolo albo Zenith. Su chi abbia la meglio in un confronto intellettuale, direi che Rainer potrebbe accettare di essere diretto, in eventuali sue ricerche sul campo, dai consigli che Leopold sarebbe in grado di dargli forte delle sue letture di tutte le pubblicazioni scientifiche. Tenendo sempre conto che, negli anni di Zagor, le scienze moderne cominciavano a muovere i primi passi. Si sottovaluta sempre l’arretratezza delle conoscenze scientifiche nei primi anni dell’Ottocento. Per fortuna nelle avventure dello Spirito con la Scure possiamo prenderci qualche libertà.

13 – Caro Moreno puoi anticiparci qualcosa riguardo delle tue future storie zagoriane e se stai scrivendo qualche storia lunga e complessa? Grazie!

Sono giunto proprio oggi a tavola 200 di una storia abbastanza lunga e complessa che occuperà (raggiungendo una lunghezza ancora maggiore) gli albi di dicembre, gennaio e febbraio. Non posso però dire di chi e di che cosa tratterà essendo quella del ritorno di un grande nemico. Sto poi portando avanti il racconto del ritorno di Supermike, arrivato più o meno poco dopo pagina 50. Ma l’avventura che, in realtà, non vedo l’ora di farvi leggere è quella che sta disegnando Anna Lazzarini, un color dedicato a una delle ragazze di Pleasant Point.

14 – A mio parere le trasferte lunghe esaltavano le potenzialità della collana Zagor (ho adorato la trasferta in Sudamerica) e renderle brevi, come hai detto in una risposta precedente in merito alla trasferta europea, a mio avviso sarebbe un gigantesco autogol. Spero ci ripensiate.

Sono d’accordo con te sulle trasferte, e in particolare su quella sudamericana. Tuttavia, è parere condiviso da noi in redazione che allontanare per un lungo periodo Zagor dagli scenari che gli sono consueti sia guardato con fastidio dalla parte più tradizionalista dei lettori, che mal digeriscono ogni uscita fuori dal seminato. Una volta le trasferte attiravano nuovi lettori, oggi sembra proprio che allontanino quelli che abbiamo. Alla ricerca di nuove soluzioni, avrai notato l’escamotage che mi sono inventato nel far svolger una trasferta nell’arco di tre Maxi distribuiti lungo il corso di un anno. Credo che potremo ripetere l’esperimento. In ogni caso ci sarà una trasferta europea che durerà cinque mesi, tra luglio e novembre.

15 – Caro Moreno, sono qui a scriverti in questo arioso e splendente pomeriggio in quanto vorrei riprendere una tua risposta riguardante il prezzo degli albi zagoriani, allargandola ai fumetti Bonelli in generale. Da aprile 2021 il costo degli albi della serie regolare, per la maggior parte, sono diventati non 4,20 euro bensì 4,40. Sono aumentati anche i volumi extra, non di 50 centesimi ma di 1 euro intero. È facile dire che basta non comprare questi albi ed il problema non si pone. C’è chi è “vittima” di collezionismo e completismo, ma quando la passione esiste ed essa comincia a vacillare per mancanza di fondi, la cosa mi perplime. Personalmente, non dubito che il fumetto sia in difficoltà, così come tutti i suoi lavoratori debbano, per l’appunto, lavorare. Ma la merce in vendita costa, sta pian piano diventando un prodotto d’élite e questo, mi si convenga, è un dato di fatto. Dover rinunciare a Zagor ed a ciò che più mi piace risulterebbe deleterio per me stesso, ma a lungo andare il troppo stroppia ed il filo rischia di spezzarsi. La mia è un’unica voce, ma vorrei farti presente, così come ai tuoi superiori, che posso capire le varie esigenze, però non è possibile, almeno per me, dover stare attento a far quadrare i conti per una cosa che adoro. E quando una cosa la si adora, non la si lascia, a meno di esigenze monetarie. Purtroppo la crisi vale per tutti e non solo per l’editoria, per cui chiedo comprensione per chi si trova attualmente in difficoltà e rispetto per chi non può più permettersi spese di questo genere. Un caro saluto ed arrivederci.

Credo di aver risposto più volte e dunque temo che dovrò ripetermi. E’ chiaro che non posso e non voglio fare i conti in tasca a nessuno, che i problemi economici li abbiamo tutti (non sono ricco neppure io), è chiaro che sarebbe bello che tutti potessero ricevere stipendi adeguati, è chiaro che se dipendesse da me i fumetti dovrebbero essere facilmente accessibili a tutti. Altrettanto chiaro è che non stabilisco io i prezzi (dunque non posso farci niente), ma lo fanno le leggi del mercato, in ragione dell’inflazione, dell’aumento delle materie prime, del calo delle vendite, della chiusura delle edicole, eccetera. Mi pare strano, però, sentir parlare di “prodotto d’élite” riguardo a un prodotto che costa quattro euro e quaranta. Cioè il prezzo di una birra (piccola) o di un gelato. Meno di un pacchetto di sigarette. Si tratta di scegliere, essendo costretti a fare i conti, fra un aperitivo e un salto in edicola. Ognuno ragionerà come crede (io, per esempio, rinuncio volentieri a una pizza per andare in libreria). Chi ha la passione per i mattoncini Lego spende di più, chi quella delle sneakers non ne parliamo. Se poi consideriamo gli abbonamenti per il calcio, in TV o allo stadio, ci si trova di fronte a esborsi ancora maggiori. Ognuno coltiverà la passione che più lo soddisfa, facendo delle scelte (la birra al posto dello Zagor, o viceversa), secondo le proprie possibilità. Io stesso seleziono i miei acquisti al Bonelli Store sulla base di ciò che mi consente il portafoglio, rammaricandomi di non potermi permettere tutto. Del resto, non posso permettermi tante altre cose e, come tutti, faccio le mie scelte in relazione al budget. Riguardo la “comprensione”, assicuro la mia, totale. Mi piacerebbe sentire qualcuno che dichiara anche di comprendere le ragioni delle Case editrici (tutte) alle prese con una crisi epocale (non solo economica, ma di trasformazione culturale e massmediologica), che mette a rischio la loro stessa sopravvivenza e il lavoro di decine e decine di persone.

16 – Caro Moreno, mi piacerebbe vedere qualche storia in più che attinga alla mitologia indiana; inoltre mi piacerebbe sapere, se possibile, come stanno andando le edizioni estere di Zagor. Grazie.

Di storie che hanno attinto al pozzo della mitologia indiana ne abbiamo avute parecchie e sicuramente ce ne saranno altre. I fumetti, come tutto ciò che è stampato su carta (ma direi lo stesso per tutto ciò che comporta dei “tempi di lettura” superiori ai dieci minuti, limite della soglia d’attenzione nella comunicazione contemporanea) non sono in splendida forma in nessun Paese del mondo. Direi anzi che in Italia siamo fra quelli messi meglio (con Francia e Giappone). Non ho i dati di vendita delle edizioni estere di Zagor, ma sicuramente sono inferiori a quelli italiani. Zagor resta comunque il leader tra i fumetti più venduti nei Paesi della ex-Yugoslavia.

17 – Quali sono le avventure di Zagor preferite dai suoi figli?

Direi gli albi di Cico. Anche se, ahimè, non credo abbiano letto tutte le altre. Ma gli albi di Cico, sì.

18 – Caro Moreno, una domanda bizzarra: Zagor cambierà mai la forma della sua scure?

Spero proprio di no. E’ assolutamente caratterizzante il personaggio, al pari del costume.

19 – Caro Moreno, voglio scriverti rimembrando una puntata della Signora in Giallo, “Trasfusione di Morte”, dove il suo miglior amico, il dottor Seth Hazlitt, ebbe a che fare con un giovane dottore, trovandosi in disaccordo sui metodi da intraprendere per svolgere al meglio la loro professione. Al termine della puntata i due riuscirono a convivere con le loro idee pur diverse. Mi chiedo dunque se persone come il Dottor Hogan (pur in pensione), non possa venire aiutato od aiutare il Dottor Sand. O ancora, perché lo stesso Hogan non possa venire chiamato in causa per aiutare il Dottor Metrevelic a trovare una cura “normale” per una malattia che però possiede delle sfumature vampiresche che fanno propendere per l’aiuto di Metrevelic? Scusandomi per la lista, posto appunto il fatto che sia in pensione, Hogan non può intervenire ed allora Sand chiede aiuto a Zagor che chiede aiuto a Metrevelic per un caso insolito, oppure che Metrevelic gli diventi mentore? Tante idee, forse troppe, ma cosa ne pensi?

Metrevelic, Sand e Hogan sono tre medici della saga zagoriana, caratterizzati in modo diverso. Aggiungerei alla lista l’ufficiale medico Perry. Ce n’è un altro, di cui tendiamo a dimenticarci il dottor Jim Galloway, protagonista di un breve racconto in cui, nell’albo “I padroni del fuoco” (da poco ristampato su Zagor Classic), viene rapito dai Fox che hanno bisogno di lui e decide, alla fine dell’avventura, di rimanere volontariamente tra loro. Sicuramente ci saranno state ulteriori figure, ma diciamo che queste sono le principali. Direi che Hogan è il meno caratterizzato: medico nel penitenziario di Hellgate, aiuta Zagor in alcune avventure che riguardano quel carcere. Viceversa Metrevelic e Sand sono stati caratterizzati più a fondo e si sono ritagliati ambiti di competenza: il primo viene chiamato in causa quando si ha che fare con casi misteriosi (vampiri, uomini lupo), il secondo si trova coinvolto in situazioni che, oltre alla componente “clinica”, tirano in ballo sentimenti, bontà di cuore, umanità. Personalmente terrei separati i rispettivi ambiti, per non creare sovrapposizioni.

20 – Caro Moreno, da amante nudo e crudo della storia “La prigione sul lago”, che ho trovato entusiasmante dall’inizio alla fine, sono qui per chiederti ufficialmente il ritorno di alcuni comprimari che, nel suddetto racconto, hanno raccolto le mie simpatie e le mie “antipatie”. Rick Rogers è uno dei classici tipi alla Winter Snake, al primo “Digging” Bill, che rappresentano una sorta di miscuglio fra amico e nemico, puntando però, alla fine, per una sorta di rispetto verso Zagor e, soprattutto, verso il proprio, anziano, compagno di avventure. Ora, è chiaro che la fuga di Rogers per non farsi picchiare sul finale possa far sì che un suo ritorno debba essere fatto “di nascosto” ma sono altresì certo di volerlo assolutamente rivedere in quanto questa figura da donnaiolo girovago l’ho adorata dall’inizio alla fine. E poi mi piacerebbe rivederlo ancora una volta alle prese con i pugni di Zagor, mentre mette in mostra la sua faccia da schiaffi. In più non posso non affermare che la banda di Tom Fasan sia composta da persone con una propria abilità criminale, ma che non tutte siano state ampliate. Una di queste, quella riguardante Poison Ivy, mi ispira la domanda di ritorno per scoprire tutte le magagne che si nascondono dietro la sua personalità sia per capire come possa approcciarsi di nuovo nel mondo zagoriano. Zagor stesso è a contatto con molte donne, sia positive che negative, e riesce a rimanerne affascinato o ad usare il pugno di ferro quando ci vuole. Visti i precedenti, ecco, faccio queste due richieste, che verranno riposte in un cassetto e forse mai più tirate fuori, cercando di far capire la mia divinazione per questa importante storia.

Rick Rogers è stato creato da Mignacco come avatar di Mister No sulle pagine di Zagor, giocando sulla lunga militanza dello sceneggiatore al servizio del pilota amazzonico. E’ sicuramente un personaggio da recuperare, al pari di Poison Ivy. Lo suggerirò a Luigi.

 

mercoledì 12 maggio 2021

I sette vikinghi (Zagor Gigante 668/670)

 L’arrivo di Re Guthrum e dei suoi vichinghi mette a soqquadro Pleasant Point. Il simpatico sovrano di Nuova Vinland è a Darkwood per chiedere l’aiuto di Zagor. Lui e i suoi guerrieri sono sulle tracce di un pericoloso assassino fuggito verso la regione dei grandi laghi: Starkad, un vichingo rinnegato. Zagor e Cico si uniscono alla compagnia per risalire il Green River, verso nord.

Giunti sulle coste del Lago Huron, trovano ad attenderli una regione insanguinata dalle incursioni di una spietata banda di predoni. Starkad si è infatti messo alla testa dei famigerati Salteaux Wendigo, i guerrieri che hanno voltato le spalle alle leggi del Grande Spirito e vivono solo per le razzie e i massacri.

Cico, Re Guthrum e i suoi guerrieri cadono nelle mani di Starkad, che vuole sacrificarli a Fenrir, il dio in forma di lupo delle leggende norrene. Zagor si mette alla ricerca del covo dei predoni per liberare i suoi compagni prima che sia tardi, ma il giovane Alrek ha avuto una visione e lo avverte… Comunque vada, qualcuno, tra loro, non tornerà a casa!

L’avventura è bella ed avvincente.

Dopo un prologo in cui viene mostrato il grado di efferatezza alla quale può arrivare il villain contro cui Zagor dovrà scontrarsi, la storia si fa più scanzonata… una gag di Cico con il temporaneo (e nerboruto) sostituto di Drunky Duck e il goliardico incontro con re Guthrum e i suoi sei vichinghi, la cui presentazione richiama alla mente quella dei nani fatta da Gandalf a Bilbo ne “Lo Hobbit” di J.R.R. Tolkien.

Poi la narrazione diviene più seria e ricca di tragicità: Guthrum e i suoi sono alla ricerca di Starkad, un apprendista stregone rinnegato che ha lasciato la loro comunità dopo aver ucciso il suo maestro ed essersi dedicato a rituali proibiti e sanguinari. Non bastassero questi presupposti, il viaggio dei nostri eroi si rivela tutt’altro che tranquillo visto che devono difendersi da una banda di malfattori che li vogliono rapinare ed uccidere. Poveretti: non hanno idea delle persone con cui hanno a che fare!

Jacopo Rauch è bravo nel mantenere sempre alta la tensione della storia. Giunti a Fort McDonald, un nuovo scempio si para davanti agli occhi di Zagor, Cico e i vichinghi: la guarnigione è stata completamente massacrata dai Salteaux Wendigo, una spietata banda di predoni indiani che si scoprirà sono ora guidati proprio da Starkad. Dopo varie vicissitudini, con l’aiuto degli indiani Sauk (che, dapprima mostratisi amici, si riveleranno poi dei voltafaccia, salvo redimersi e schierarsi definitivamente al loro fianco), Zagor e i sette vichinghi non tardano ad arrivare alla resa dei conti finale con gli avversari.

C’è di tutto in questo racconto: lealtà, amicizia, tradimento, slanci eroici, orrore, sacrificio, insomma tutto ciò che è in grado di rendere davvero epica un’avventura zagoriana.

Lo stile della narrazione è molto “nolittiano”, fatto di lunghi passaggi descrittivi inframmezzati a scene di azione e combattimento, il tutto avvolto da un’atmosfera veramente inquietante. Inoltre, pur essendo un’avventura “corale”, Zagor risalta pur sempre come l’eroe principale e risolutivo della storia.

Molto interessante il nuovo nemico zagoriano, Starkad, raffigurato con le sembianze del personaggio di Loki dei film della Marvel, interpretato dall’attore Ton Hiddleston, che sicuramente tornerà in futuro visto che cade nel lago “semplicemente” colpito alla testa dalla scure di Zagor.

Commovente il finale, con il sacrificio del giovane Alrek e la sua pira funebre che si allontana sulle acque del lago.

I disegni del dinamico duo Gianni Sedioli & Marco Verni si riconfermano come i più “ferriani” di tutta la serie, salvo ancora delle incertezze nel rappresentare il volto di Zagor in alcune vignette… Comunque, promossi a pieni voti. Così come anche la storia nel suo complesso!

 


lunedì 10 maggio 2021

A DOMANDA… MORENO RISPONDE (35)


Trentacinquesima puntata della rubrica

A domanda… Moreno risponde”!


In questa “puntata” troverete le immancabili

richieste di ritorno di alcuni luoghi e personaggi.


Ma si parlerà anche delle 10 migliori storie burattiniane,

di cartoni animati, della fine del mondo,

di sceneggiatori zagoriani e di tanto altro ancora.


Ringrazio come di consueto Moreno Burattini

per la sua grande disponibilità.

 

1 – Gentile Moreno, cosa pensi del personaggio di Jim Hamilton, alias Lacrosse, apparso nell’avventura “Tamburi nella notte” ed alla fine finito in galera? Dopo essersi battuto contro gli indiani, merita secondo te una seconda chance di essere rivisto, magari ravveduto a proposito della nefandezza compiuta ai danni del fratello del biondo co-protagonista di tale storia? Un saluto.

Ho un ottimo ricordo di quella drammatica avventura, scritta da Jacopo Rauch. Davvero una bella storia, anche grazie ai disegni di Massimo Pesce. Se Jacopo riterrà di dare una seconda chance a Lacrosse, ne sarò lieto.

2 – Caro Moreno, potresti, e vorresti, farci scoprire il primo soggetto che hai inviato alla Casa Editrice Bonelli e che ti fu bocciato?

Il primo soggetto che inviai alla Casa editrice, quello che poi avrebbe dato vita all’avventura “Pericolo mortale”, non fu del tutto bocciato, tant’è vero che poi la storia si fece. Ho raccontato più volte dell’incontro con Decio Canzio in cui il mai dimenticato né abbastanza rimpianto direttore mi fece un lungo elenco di note dolenti, circostanziando e argomentando riguardo a passaggi che non funzionavano e che rendevano la mia proposta, così com’era, impubblicabile. Però, alla fine della disamina, disse che vedeva in me delle potenzialità e che mi lasciava decidere se provare a riscrivere il soggetto, tenendo conto delle obiezioni da lui sollevate, o gettare la spugna. Mi parve che ci fossero i margini per una riscrittura e provai a correggere. La seconda versione venne approvata senza riserve. Per fare un esempio delle osservazioni, ricordo che la mia prima proposta prevedeva che i mostri si riconoscessero fra loro per l’odore, e dunque Zagor, per passare indenne in mezzo a loro, si spalmasse addosso il sangue di uno di essi. Decio disse che era sgradevole ricorrere a un escamotage basato sulla puzza. Così cambiai stratagemma: Zagor si salvava indossando la divisa di uno dei mostri morti (le creature mutanti erano soldati di un corpo speciale) che i suoi colleghi riconoscevano. A distanza di molti anni, ho poi visto che il trucco di farsi scambiare per uno zombi spalmandosi addosso frattaglie e interiora di un non morto è stato utilizzato da Rick Grimes e da altri (persino da Negan) in “The walking dead”. Nel corso della mia carriera, tuttavia, ci sono stati vari soggetti bocciati da Decio, da Sergio Bonelli e da Mauro Boselli (e tanti da me medesimo), ma non il primo.

3 – Caro Moreno, pur contando sulla privacy che ogni persona deve avere, ha mai notato in un suo collega, sceneggiatore o disegnatore, non solo di Casa Bonelli, un viso particolarmente adatto per un personaggio delle sue storie? Se sì, di quale o di quali autori si tratta?

Ricordo di aver suggerito ai Cassaro il volto di Maria Baitelli, nostra capo redattrice in anni passati (Maria oggi non c’è più) per quello di Julia Burgess, protagonista del “Libro del demonio” (poi la somiglianza non risultò particolarmente azzeccata); in un’altra occasione Giuseppe Prisco utilizzò il viso di Gianni Sedioli per realizzare quello di Jack Chairs, soprannominato Shadow, in “Un capestro per Gambit”. Non sfuggirà a nessuno il nesso fra il nome del personaggio e quello del disegnatore. Come a nessuno può sfuggire che il Sir Joe Goodwell, editore di libri umoristici che decide di cambiare genere in “Cico & Company” è Sergio Bonelli, il quale proprio con quell’albo chiudeva la serie dedicata al messicano (l’aspetto non corrisponde, ma il nome sì). Non escludo però che qualche disegnatore, di propria sponte, abbia ritratto un collega o un amico in qualche personaggio (è il caso di Barranco, a cui Mauro Laurenti diede il volto del collezionista zagoriano Giancarlo Orazi).

4 – Caro Moreno, ti scrivo perché mi è sempre rimasta la curiosità, che potrebbe rimanere tale, al riguardo del personaggio di Larsen, apparso nella storia “Il ritorno del mutante” e che ci fa capire di essere stato mandato in galera proprio dallo Spirito con la Scure. Tanti sono finiti in carcere a causa sua e, pur immaginando che non tutto può essere narrato, vorrei chiederti se Larsen era già apparso nella serie o quello fu il suo debutto ufficiale. Nel caso di quest’ultima ipotesi, hai mai preso in considerazione di mostrare l’avventura in cui è finito al fresco?

Rispondo senza controllare, ma sono abbastanza sicuro di aver inventato Larsen lì per lì, dato che nella storia che andava a cominciare, “Il ritorno del mutante”, non avrebbe avuto, tutto sommato, un gran ruolo. Quindi, non importava scomodare vecchie conoscenze, bastava ipotizzare che ci fosse un galeotto mandato in galera, uno fra i tanti, da Zagor. Non importa, credo, che si debba far la cronaca di tutta l’ “ordinaria amministrazione” dell’operato del nostro eroe: ci saranno anche banditi la cui cattura non ha comportato grandi imprese. Diciamo che gli episodi della saga raccontano solamente gli episodi importanti.

5 – Gentile Moreno, a fine 2021 verrà pubblicato il team up tra Zagor e Tex. Non ho idea riguardo al come verrà realizzato vista la differenza di ambientazione temporale tra i due personaggi. Ragionandoci sopra ho pensato alla possibilità di far interagire in un’avventura Zagor con un personaggio giovane del mondo di Tex. Perché non pensare ad una storia in cui Zagor, giusto per fare un esempio, in una delle sue peregrinazioni salva Lilyth, bambina, da un rapimento effettuato da razziatori bianchi a danno dei Navajos? A tempo debito lei saprà saldare questa riconoscenza nei confronti di un salvatore bianco, intervenendo nel salvare dal palo della tortura Tex...

Del team up fra Zagor e Tex si sta occupando Mauro Boselli, il quale si tiene abbottonato sul come e perché. So soltanto che si tratterà di un incontro fra un Tex giovane (dato che verrà raccontato in uno speciale della serie “Tex Willer”) e uno Zagor maturo e che avverrà in Texas. Essendo Mauro il burattinaio (e non Burattini il mauraio) delle vicende texiane, e avendo diritto di prelazione su ogni storia che riguardi Lilyth, dovrebbe sempre essere lui a occuparsi di cose del genere (magari Boselli ha già dei progetti sulla ragazza e sul suo inserimento nella serie del giovane Tex). Circa il suggerimento di usare Lilyth, mi piace l’idea che lei salvi Tex in ricordo di un bianco che in passato l'aveva salvata (complimenti), tuttavia noto due piccoli problemi (forse non tanto piccoli): Zagor non transita troppo spesso nelle terre dei Navajos (c’è andato una volta sola, e volendo farcelo tornare bisognerebbe quanto meno dargli una forte motivazione: non può passare di lì per caso), e l’uso di Lilyth, per come viene proposto, prevede solo lei bambina: come far capire che l’incontro con lo Spirito con la Scure sarebbe stato foriero di conseguenze riguardanti Tex in futuro? Come, cioè, far capire ai lettori (immaginando anche quelli non addentro in modo totale alle vicende) che quella bambina è destinata a essere la futura sposa di Tex, senza fare flashforward che coinvolgano il Ranger?

6 – Ciao Moreno, sarà possibile ripetere l’esperimento felice di avere realizzato una trasferta sui Maxi con epilogo sul mensile?

Possibile è possibile. Mi fa piacere che il primo esperimento sia stato apprezzato.

7 – Caro Moreno, credi che aver mandato in edicola a distanza di poco tempo (due anni) l’uno dall’altro i racconti “La progenie del male” ed “Il mondo perduto” abbia in qualche modo “bruciato” l’argomento, sul quale si basano entrambi, della seconda storia rispetto alla prima?

“La progenie del male” non è collegato con “Il mondo perduto”, a meno che io non abbia inteso male il racconto boselliano. Non mi pare di ricordare, cioè, che i dinosauri del Mato Grosso siano frutto delle radiazioni fuori uscite da un laboratorio atlantideo. Il racconto di Boselli è un remake del famoso romanzo di Arthur Conan Doyle, con lo stesso titolo, ambientato anch’esso in Sud America (anche se in Venezuela). Volendo fare un omaggio preciso e dichiarato, si è scelto di inserire quella storia nella trasferta sudamericana (di cui “La progenie del male” è il prologo). Non solo: ne “La progenie del male” non c’è neppure un dinosauro, nemmeno uno. C’è il ricordo, è  vero, del mostro dell’Abisso Verde, di cui si spiega l’origine (rimasta misteriosa dai tempi di Gianluigi Bonelli), ma quel mostro era stato ucciso negli anni Sessanta e si vede solo in un breve flashback. Le creature in cui Zagor si imbatte scendendo nell’Abisso non sono dinosauri: le radiazioni scaturite dai macchinari abbandonati della base di Atlantide che sorge sul fondo si sono limitati, se così si può dire, a ingigantire animali più piccoli che di solito dimorano nelle grotte: pipistrelli, serpi d’acqua e perfino pulci. Quindi, se ne “La progenie del male” non c’è alcun dinosauro, e se nel “Mondo Perduto” non c’è alcuna base atlantidea, qual sarebbe il collegamento fra le due storie e qual è l’argomento “bruciato”?

8 – Caro Moreno, quali sono le dieci storie, sceneggiate da lei per Zagor, che reputa le migliori?

Premesso che ogni scarrafone è bello a mamma sua, e che, per contro, riscriverei meglio tutte le storie che ho scritto, direi che l’elenco potrebbe essere questo (senza una classifica, in ordine sparso): La palude dei forzati, Le origini (tutti i sei episodi considerati come uno solo), L’uomo con il fucile, La morte sospesa, Il varco tra i millenni, L’uomo che sconfisse la morte, La lunga marcia, Uomini in guerra, Le donne guerriere, Cico Detective.

9 – Caro Moreno, quale era il suo cartone animato preferito? Ha mai preso spunto da esso per qualche sequenza sulla serie Zagor?

Sono cresciuto a pane e cartoni animati (oltre che a fumetti e romanzi di Verne e Salgari) e ho visto e rivisto milioni di volte i classici Disney (quelli disegnati a mano) di cui ero e sono innamorato (il mio film preferito: Gli Aristogatti). Non digerisco invece l’animazione con effetto tridimensionale e i personaggi che sembrano bambole di plastica dei film più recenti. Tuttavia immagino che la domanda riguardi le serie brevi trasmesse in TV. Escludendo i corti disneyani  (quelli con Pippo, Paperino, Topolino), che sul piccolo schermo dei miei tempi non passavano e li vedevo solo al cinema, il mio preferito tra i televisivi era (ed è) Wyle Coyote, che assolutamente ha ispirato qualche gag di Cico. Si vedevano poco, ma mi piacevano tanto, i cartoon di Tex Avery. Poi, fra i miei preferiti c’erano tutti i personaggi di Hanna & Barbera del Braccobaldo Show (in particolare il gorilla Magilla) più gli Antenati. Aggiungerei la Pantera Rosa e Mister Magoo. Dei giapponesi ho apprezzato solo Heidi (la guardavano le mie sorelle, e l’ho amata anch’io).

10 – Carissimo Moreno, pur avendo Zagor già avuto a che fare con un monaco tibetano, cosa ne diresti di fargli fare una capatina in Tibet, seguendo ovviamente una logica di avventura e di percorso?

Sarà sempre più difficile, in futuro, spostare Zagor da Darkwood (le trasferte non vengono premiate dagli ascolti e il pubblico, al novanta per cento tradizionalista, preferisce vedere lo Spirito con la Scure nel suo rassicurante scenario). Tuttavia ci sarà una trasferta europea di cinque mesi subito dopo il numero celebrativo del sessantennale, e ce ne sarà un’altra, breve ma sorprendente, nel corso del 2023. Troverei davvero problematico spedire il nostro eroe in Tibet (servirebbe un viaggio lunghissimo). Tuttavia, l’invenzione di Darkwood (di cui dobbiamo essere eternamente grati a Nolitta) ci consente di farci recapitare a domicilio tutte le avventure che vogliamo. A Darkwood abbiamo già visto vichinghi, samurai, arabi, druidi, thugs, maya, ninja, dayaki… perché mai negarci la visita di monaci tibetani?

11 – Caro Moreno, un albo della serie Zagor parla di Fine del Mondo. Un altro di una profezia che si rivela catastroficamente veritiera. La mia domanda verte sulla profezia Maya della fine del mondo 2012 che si è risolta, fortunatamente per tutti noi, in una bolla di sapone scoppiata senza lasciare strascichi in giro. Mi immagino che già nei primi anni dell’800 se ne potesse discutere, senza poter sapere gli effetti del futuro 21 Dicembre. Per cui, contando sul fatto che possa esserci un collegamento fra il presente e ciò che dovrebbe avvenire in futuro, pensa di poter fare in modo di porre in una storia tale argomento?

Già in una storia si parla della fine del mondo causata dagli avatar della mitologia indiana (accade nell’avventura con il ritorno di Dharma, “Il passato di Ramath”). Così come in Antartide Zagor impedisce una apocalisse planetaria bloccando la minaccia dello Shayogan. Compito degli eroi come il nostro è salvare la Terra, del resto. Non è che il Re di Darkwood può limitarsi ad arrestare il Larsen della risposta 4. Ci saranno sicuramente altre fini del mondo rimandate per merito dello Spirito con la Scure.

12 – Caro Moreno, spero tu possa essere d’accordo con me nel dire che esistono storie adatte per essere lette tutte d’un fiato ed altre ad episodi. Per fare un esempio, “Benvenuti a Heavenwood”, parere personale, avrebbe potuto offrire molto di più leggendola stile Maxi, Color o Speciale invece che attendere tre mesi. Certo che uno può leggerla tutta insieme una volta uscito l’albo finale ma non è proprio la stessa cosa, credo.

La programmazione deve tener conto di molte variabili. Per esempio, accontentare chi desidera (e sono in tanti) vedere storie western nella serie regolare. Oppure, chi desidera storie lunghe. Va garantita varietà di argomento. C’è poi da considerare il cambiamento, non da me sollecitato, del passaggio del Maxi a Zagor Più, con la conseguente diminuzione di pagine: mancando lo sbocco naturale del balenottero, per le storie di 282 pagine non ci sono altre collocazioni possibili che la Collana Zenith. Tutta la scorta di storie destinate ai Maxi passa inevitabilmente sulla serie regolare. Poi, volendo, si deve considerare il desiderio di Tito Faraci di esordire sulla serie regolare (e l’interesse che questo esordio ha suscitato al di fuori della cerchia degli zagoriani). Insomma, bisogna cercare la quadratura del cerchio. Spero di essere creduto se dico che ogni scelta è comunque soppesata nei pro e nei contro.

13 – Ciao Moreno, mi fa piacere poterti scrivere e porti una domanda riguardante Akenat. Ho letto in questo blog che ti chiedevano del suo passato ma mi piacerebbe anche rivederlo in un’avventura al presente. Hai qualche avventura in programmazione con lui o niente bolle in pentola?

Qualcosa bolle in pentola e proprio nella direzione da te indicata.

14 – Caro Moreno, ti posso chiedere, per ogni sceneggiatore che ha fatto la storia (e che la stanno facendo) di Zagor, escluso lei (Nolitta, Ferri nelle prime storie, Bonelli Senior, Sclavi, Toninelli, Boselli, Rauch, Perniola, Zamberletti) quale sia stato il miglior personaggio da loro creato? Escludo dalla lista Zagor e Cico, ovviamente.

Fra i tanti personaggi creati da Nolitta, io ho una predilezione per i caratteristi “buoni”, in particolare per “Digging” Bill.  Di Ferri sono indeciso fra Marcus e Olaf Botegosky, diciamo che scelgo il primo. Passando a Bonelli Senior, dico Yaska la strega. Di Sclavi ricordo con affetto Lupo Solitario, anche se tutti quelli del mondo di Golnor si contendono la citazione (e come dimenticare Devil Mask?). Di Toninelli, mi pare chiaro che il mio preferito sia Skull Randall, anche se “Beau” Wyndam potrebbe essere un altro nome da indicare. Nella folta schiera dei characters boselliani spicca Marie Laveau. Di Rauch mi piace ricordare Henrietta (Henry) Raven, ma a pari merito con Nayana. Di Perniola ricordo il musher Elvin Fishborne, anche perché immaginato con l’aspetto del nostro comune amico Elvezio Pesci, campione di sleddog. Giungendo a Zamberletti, direi Jacquelin, la protagonista de “Il segreto dei druidi”. All’elenco fornito nella domanda mancano, direi, Alfredo Castelli (con il Tessitore, indubbiamente), Giorgio Casanova (con Riannon, la ragazza selvaggia), Cesare Melloncelli (con Magic Bat), Alessandro Russo (con il professor Howenstein).



15 – Caro Moreno, dicendo che Mauro Boselli riesce a detenere più potere di lei all’interno della Casa Editrice Bonelli, e senza voler offendere nessuno, intendeva dire che il curatore di Tex è più importante del curatore di Zagor oppure che lo stesso Boselli, essendo un veterano dell’azienda, goda di infinita fiducia da parte dei piani alti? Ripeto di non voler offendere nessuno, è solo una curiosità.

Non credo di aver mai parlato di “potere” e sicuramente non porrei la questione in questi termini. Sicuramente Boselli è più anziano di me, sia anagraficamente (lui è del 1953, io del 1962) che per militanza aziendale (quando sono arrivato io, lui già era in redazione da molti anni). Poi, non va dimenticato che, come lui stesso ha più volte raccontato, ha fatto per anni da segretario personale di Gianluigi Bonelli e proprio in ragione di questa sua esperienza Sergio lo volle al suo fianco fra i redattori più fidati. Agli occhi di Bonelli io sono sempre stato un “novellino”, rispetto a Mauro che collaborava con lui da tempo, dimostrando peraltro notevoli doti quanto a cultura, creatività, capacità di scrittura e di gestione degli incarichi. A tutto questo si aggiunge la forte personalità di Boselli, in grado di battere i pugni sul tavolo quando ce n’è bisogno, sia davanti ai collaboratori che davanti ai direttori. La scelta di un curatore di Tex non poteva che cadere su di lui. Quando Mauro divenne curatore di Zagor, seppe di far accettare a Sergio, convincendolo, scelte che io non avrei mai creduto potessero passare. Meno male che ci fu lui, a far superare certi tabu e a fare da apripista. Io, oltre a essere meno bravo (sintetizziamo così) di Boselli, ho anche un carattere più remissivo e accomodante e tendo a obbedire agli ordini. Una volta scrissi una battuta, nel mio “cabaret bonelliano”, che suonava così: "Bonelli non sopporta gli sceneggiatori indisciplinati che fanno di testa loro. Li vorrebbe tutti obbedienti come Burattini". Un motto di spirito che dà il quadro della differenza caratteriale fra me e Mauro. Se vi state chiedendo che cosa sia il "cabaret bonelliano", guardate qui:

http://morenoburattini.blogspot.com/2010/07/cabaret-bonelliano.html

16 – Gentile Moreno, osservando attentamente i disegni di Giorgio Sommacal riguardanti Bat Batterton, ho potuto notare una grande somiglianza con l’attore Renzo Ozzano. Che il disegnatore, sotto sue disposizioni, abbia voluto rendergli omaggio?

Fermo restando che Renzo Ozzano meriterebbe ogni genere di omaggi, io ho chiesto a Giorgio Sommacal di rifarsi al Bat Batterton di Gallieno Ferri. Mi pare, semplicemente, che Batterton e Ozzano si somiglino molto.

17 – Un personaggio che a me piace molto, e che non vediamo da un po’, è “Guitar” Jim. Cosa ne pensa il nostro magnifico autore e curatore di farlo tornare? Avrei pensato persino ad un’avventura in cui interagisse con un altro storico comprimario, “Digging” Bill, magari alla ricerca di un favoloso tesoro tra mille pericoli, in cui i due coinvolgessero anche il nostro Zagor, comportandosi però anche un po’ da “simpatiche” canaglie quali in fondo sono! Moreno dici che ci si potrebbe pensare? Un caro saluto a te e a Baltorr.

“Guitar” Jim è uno di quei personaggi di cui non ci dimentichiamo mai e che periodicamente fanno ritorno. L’ultima volta che lo abbiamo visto è stato in un Color del 2015. Sarò protagonista di una storia breve prevista per il 2022, per una apparizione più corposa ci sarà da aspettare ancora.

18 – Caro Moreno, ho letto di una presunta separazione dei fratelli Di Vitto. Piacendomi insieme entrambi, la cosa creerà qualche problema in futuro o continueremo a leggere storie, disegnate separatamente, dei due fratelli?

Posso solo confermare che Stefano Di Vitto sta disegnando da solo l’ultima storia a lui affidata. Ne abbiamo comunque in archivio alcune altre che porteranno anche la firma di Domenico.

19 – Al termine della storia "Ritorno alla casa del terrore" rimane il finale aperto sulla sorte del tesoro... Perché non fare comunque un tentativo per recuperarlo, dato il bisogno di denaro di Alan Stanford? Forse l'operazione sarebbe costata più del risultato? Potrebbe essere interessante un ritorno sul posto, con conseguente esplorazione delle sue cavità sotterranee...

L’idea è appunto questa. Ne approfitto per sottolineare come “La casa del terrore” sia rimasta nella mente dei più come una storia del soprannaturale (ambientata com’è in una tetra dimora in cui compare un fantasma) anche se poi di soprannaturale si scopre non esserci niente, e da questo punto di vista, anzi, ce n’è di più nella mia (dato che il finale lascia la libertà di ipotizzare che uno spettro possa esserci davvero – mentre Nolitta lo escludeva).

20 – Egregio Moreno, essendo un appassionato della sua creatura Mortimer, nel suo ritorno del 2003 è apparsa maestosamente la cava di pietra dello Styx Creek. Alla fine dell’albo, nell’ultima grande vignetta appare in maniera nitida questa monumentale cava disegnata ottimamente, anche se poi Zagor ci resta giusto il tempo per liberare chi gli sta più a cuore. Sarebbe possibile venderla di nuovo protagonista, anche solo di qualche sequenza, di una nuova avventura narrata nei pressi di Kingston?

Perché no?