venerdì 31 dicembre 2021

A DOMANDA… MORENO RISPONDE (43)

Quale modo migliore per chiudere il 2021 zagoriano

che quello di leggere le risposte di Moreno Burattini

alle vostre domande?

Ecco quindi a voi la quarantatreesima puntata di

A domanda… Moreno risponde”!

Si parlerà di haters, cavalli, copertine,

ballons e lettering, Kinowa, Hellingen…

e di tanto altro ancora!!!

Grazie a Moreno per la sua disponiblità

e buon anno nuovo zagoriano

a tutti voi!!!

1 – Gentile Moreno, qual è per lei il significato universale di haters?

Quando leggo di haters che odiano Bebe Vio o Liliana Segre, donne che hanno certamente più meriti del sottoscritto, mi chiedo come sia possibile che esistano ceffi del genere e non mi meraviglio più di averne qualcuno anch’io attaccato agli zebedei. Quanto al significato, che dire? E’ un fenomeno connaturato con i social, che permettono a tutti di poter sfogare impunemente le proprie frustrazioni. Gente che odia preventivamente, a prescindere, trovando nell’attaccare gli altri (al riparo di uno schermo) l’unica ragione di vita, conducendone evidentemente una insoddisfacente. Mi sono segnato il commento di un lettore riguardo gli haters: “Questi esisteranno sempre a prescindere dalle storie, a loro interessa criticare tutto, offendendo anche a livello personale”. Gli attacchi degli odiatori esulano dal novero dei lettori critici ma che sanno riconoscere anche i meriti e che argomentano in maniera razionale le loro ragioni. Gli haters non criticano, perseguitano e trovano nel vomitare odio soddisfazioni negate loro altrove. Purtroppo il fenomeno è diffusissimo, la mia personale esperienza è nulla in confronto a ciò che si vede ovunque in giro sui social (ed è uno dei motivi per cui, personalmente, reputo i social un disastro per la civiltà).

2 – Caro Moreno, è dal 2007 che Lina Buffolente non è più tra noi. Famosa anche per aver illustrato Il Piccolo Ranger, pensi che il suo tratto si sarebbe potuto sposare bene con Zagor?

Sono stato lieto e onorato di aver potuto collaborare con Lina Buffolente scrivendo per lei alcune sceneggiature de “Il Comandante Mark”. La ricordo come una persona deliziosa. Certamente, ai tempi (quelli in cui poteva esprimersi al meglio) avrebbe saputo confrontarsi con Zagor così come aveva fatto con il Piccolo Ranger o, ancora prima, con Liberty Kid.

3 – Caro Moreno, gli animali fantasiosi come il Going-Going ed il Pisum Alatum, balene, volpi, ecc. sono stati parti integranti delle storie di Zagor. Purtroppo, pur essendocene stati, i cavalli non sono stati mai troppo protagonisti. È quindi lecito chiedere di poter ammirare una storia avente come protagonista un equino?

I cavalli sono stati di recente protagonisti del secondo albo della miniserie “Zagor: Darkwood Novels”, intitolato “Il vento della prateria” e ottimamente disegnato da Anna Lazzarini (che aveva appunto chiesto una storia con questi magnifici quadrupedi). Il motivo per cui i cavalli si vedono di rado sugli albi dello Spirito con la Scure è che si tratta per lo più di storie di foreste e di paludi, scenari in cui gli equini si muovono con difficoltà. Però appena si esce dalla boscaglia anche Zagor si rivela un eccellente cavallerizzo (e anche Cico se la cava).

4Caro Moreno, permettimi di “offendere” l’albo bis di Zagor non tanto per la storia in sé, quanto per la difficile collocazione da potergli trovare in un’ipotetica libreria. È al di fuori della serie regolare, ma è numerato (essendo un bis del numero “Il presagio”), per cui mi verrebbe da metterlo dopo di esso, ma così andrei a tagliare in due la storia a Londra. Nella posta dell’albo bis ammetti che è un albo fuori serie, quindi, da collezionista sfegatato, consigli di metterlo in uno scompartimento a parte, oppure dopo “Il presagio” e prima de “Le notti di Londra”?

Faccio fatica a comprendere il problema, mi sembra una questione di facile soluzione. Io personalmente ho collocato il bis secondo la numerazione, e cioè dopo il 723 (trattandosi di un 723bis) e prima del 724. Trovandoci di fronte di una fila di costoline tutte uguali non si percepisce il “taglio” della storia londinese, che una volta letta e archiviata non ha niente, sul dorso, che la distingue dalle altre (bisogna proprio pensarci intensamente, per poter elaborare l’obiezione: “l’avventura a Londra viene interrotta dal bis”). Però, se proprio questa collocazione dà fastidio, basterà mettere il “bis” altrove. Per esempio, tra gli extra e i fuori serie, tra gli albi con la variant cover, tra gli spillati (accanto allo Zagor con Jovanotti o al numero Zero del team up con Flash). Se anche questa soluzione non convince, mettiamolo sopra la fila disteso in orizzontale. Nascondiamolo dietro.

5 – Gentile signor Moreno ho una domanda che mi frulla in testa da un po’. Il lavoro da copertinista di Alessandro Piccinelli credo non sia affatto semplice, anche perché disegna più di una copertina per numero. A questo proposito mi chiedevo: chi sceglie la versione definitiva? Ne discutete insieme o decide lei in base alla storia?

Si parte da un confronto fra me e Piccinelli, per capire se ci sono indicazioni particolari di partenza. Per esempio, per l’albo 723bis, di cui parlavamo poco sopra, mi sono raccomandato che nulla dovesse far pensare al ritorno dell’alieno Change. Poi Alessandro sfoglia tutte le tavole dell’albo e sceglie due o tre situazioni che, secondo lui, si prestano a offrire lo spunto. A questo punto, lui schizza quattro, cinque, sei bozzetti. Me li invia. Io li mostro al nostro direttore Michele Masiero e insieme valutiamo i pro e i contro di ognuno, scegliendone uno. A volte il bozzetto scelto va bene così com’è, altre volte suggeriamo a Piccinelli alcune modifiche. Il disegnatore realizza la cover a china che, a questo punto, viene passata a Roberto Piere grafico di redazione che la colora. Anche la colorazione, naturalmente, è oggetto di discussioni redazionali.

6 – Le sei storie della miniserie “Cico a spasso nel tempo” sono fantastiche. Vediamo Cico viaggiare nel tempo, dalla preistoria al 20° secolo, incontrando molti personaggi storici. La mia domanda è: quello che Cico ha vissuto fa parte dell’universo di Zagor, quello in cui sono ospitate tutte le storie? E se sì, vedremo mai Zagor e Cico parlare del suo viaggio nel tempo. Ti chiedo anche: l’incontro di Zagor con Jovanotti fa parte dell’universo di Zagor? Zagor e Cico hanno davvero vissuto quell’incontro?

L’incontro con Jovanotti è un “sogno” di Lorenzo Cherubini e appartiene quindi all’universo del cantautore – non a quello di Zagor. Si potrebbe invece discutere degli eventi narrati in “Cico a spasso nel tempo” (condivido: sei storie fantastiche). Sono del parere che l’incontro con l’archeologo Mac Leod possa essere “davvero” avvenuto, e Cico aver “davvero” subito l’influsso di una qualche magia maya (sulle pagine di Zagor, del resto, questo tipo di cose hanno diritto di cittadinanza). Poi, magari, Cico si è “sognato” le sei disavventure (vissute in una sorta di delirio), di cui ha perso la memoria come capita ai sogni quado ci si risveglia. Però, è solo un’opinione buttata lì – che non fa testo.

7 – Zagor e Washington Irving potrebbero incontrarsi presto?

Ho dei progetti in mente. Uno l’ho persino proposto come soggetto per la storia apparsa su “La Lettura”, ma si è preferita la storia “Attacco Notturno”, che era la seconda alternativa. In ogni caso, diciamo che mi piacerebbe molto inserire anche Washington Irving nella saga dello Spirito con la Scure.

8 – Gentile Moreno, gli strumenti elettronici sono utilizzati oggi anche per disegnare e per scrivere i balloons. Le chiedo: ciò ha cambiato il modo di produrre le tavole? E i disegnatori e gli addetti al lettering si sono velocizzati o rallentati, pur mantenendo la solita qualità?

Le tavole sono realizzate nel solito modo: disegnatori concepiscono ogni vignetta tenendo conto del testo che ci dovrà essere scritto, e questo qualunque mezzo usino, manuale o digitale (ma anche chi usa il digitale sostanzialmente stringe sempre fra le dita un pennello, sia pur elettronico). Quel che è cambiato è il lavoro dei letteristi, che ricevono tavole digitali (quelle realizzate su carta vengono scansionate). Il loro particolare talento resta immutato: devono saper posizionare ogni balloon nel punto migliore, senza sciupare l’equilibrio dei disegni e, soprattutto, senza coprirli. Il poter contare su più maneggevoli strumenti grafici elettronici (sposta, ridimensiona, riscrivi, riduci ingrandisci, arrotonda) permette a chi fa il lettering di velocizzare il lavoro. La qualità, dato il font bonelliano che è stato ricavato da una scrittura a mano, mi sembra migliorata – e uniformata.

9 – Abbiamo visto il fiume Darkwood River per la prima volta nella storia “Piccoli assassini”. Perché non l’abbiamo mai più visto, se scorre nel cuore della foresta di Darkwood di cui porta il nome? Lo vedremo o almeno ne sentiremo parlare ancora?

Immagino che in una regione molto vasta come Darkwood scorrano innumerevoli fiumi. Peraltro, l’idrografia di Pennsylvania, Ohio, Virginia, Vermont e Maine è realmente molto ricca e la tendenza a una maggiore documentazione che caratterizza le sceneggiature dei tempi più recenti porta gli autori dei testi a preferire corsi d’acqua scelti sulla cartina geografica (dunque esistenti). Va detto che il fiume più gettonato è immaginario: il Pleasant River. In ogni caso non c’è nessun motivo particolare  per cui il Darkwood River sia stato “dimenticato”: mi riprometto di usare questo nome alla prima occasione.

Sergio Bonelli a Riminicomix 2011

10 – Caro Moreno, non so se sia corretto chiedertelo, e non so neanche se tu voglia rispondere ai seguenti quesiti, ma provo a proporteli: qual è stata l’ultima conversazione avuta con Sergio Bonelli prima della sua prematura scomparsa? E qual è l’ultimo ricordo che hai di lui?

Ricordo molto bene l’occasione, il 26 o il 27 luglio 2011. Eravamo appena tornati entrambi da Rimini dove, in occasione della kermesse Riminicomix, avevamo festeggiato il cinquantennale di Zagor. Sergio era rimasto impressionato e commosso dal bagno di folla che gli era stato tributato, e felice per il concerto di Graziano Romani (il cantautore si era esibito con la sua band interpretando dal vivo tutti i brani del suo disco “Zagor King of Darkwood”). Ci siamo scambiati dei commenti sugli eventi riminesi: Bonelli sembrava colpito dall’amore e dall’entusiasmo dei lettori attorno a Zagor. Tutti e due, io e lui, stavamo per partire per le vacanze estive. Mi disse che sarebbe andato in Francia, e ci demmo appuntamento a settembre. Non l’ho più rivisto.

11 – Caro Moreno, voglio chiederti di illuminarmi a proposito della storia “Sangue Kiowa”. Se non erro avrebbe dovuto essere un Color per poi finire sulla serie regolare. La mia domanda verte sul fatto se sia stata spostata a causa dell’aggiunta dell’ultima pagina che rimanda ad un finale aperto, oppure se sia stata spostata per qualche altro motivo, a prescindere dalla sua conclusione?

“Sangue Kiowa” doveva essere un Color incentrato sulla figura di Winter Snake (i Color propongono sempre un comprimario accanto a Zagor). Ritenevo la lunghezza di 126 tavole congrua con i tempi lunghi di realizzazione di Joevito Nuccio. Procedendo con la sceneggiatura, Jacopo Rauch si rese conto che la vicenda si prestava e venire ampliata, quindi propose di darle un seguito. Quindi si decise di inserire il racconto nella serie regolare, in modo da poter procedere poi con una seconda storia che ne fosse il continuo. Storia che è attualmente in lavorazione (ma Joevito si conferma lentissimo).

12 – Caro Moreno, ho sempre amato la tensione cupa di alcune storie e la storia di come Patrick Wilding divenne Zagor. Un personaggio creato da Andrea Lavezzolo, Kinowa, pur essendo apparso negli anni successivi a quelli in cui si svolgono gli eventi dello Spirito con la Scure, ha in parte subito la sua sorte, per poi prendersela solo con gli indiani dietro una maschera demoniaca. Credi che un personaggio del genere possa entrare in contatto con uno Zagor più adulto oppure è sempre bene non creare un ennesimo Team-Up fra personaggi di due serie differenti?

Kinowa è un personaggio problematico da gestire, a partire dal fatto che a rigor di logica uno scotennatore di indiani dovrebbe essere affrontato da Zagor come un nemico. Sembrano poi molto diversi gli scenari (quella su cui si muove Sam Boyle non sembra la Vecchia Frontiera che fa da sfondo alle avventure dello Spirito con la Scure), gli anni, le filosofie, la documentazione… sinceramente il problema della diversità delle Casa editrici e dell’eventuale gestione dei diritti mi sembra l’intoppo minore.

13 – Caro Moreno, qual è stata la storia per la quale ci è voluto più tempo di gestazione (da soggetto ad uscita in edicola) e quale quella con meno tempo (escludendo le storie brevi)?

Ci sono storie rimaste incomplete riprese dopo anni, come “L’ombra sul sole”, l’ultima di Donatelli (per limitarci alle mie, ma lo stesso è accaduto con altre). Fra le più “veloci” direi quelle della miniserie “Zagor Darkwood Novels”.

14 – Caro Moreno, credi che aver rivelato le idee “naziste” di Hellingen possa aver portato critiche trattandosi di un argomento talmente rischioso e spinoso da doverle fare i complimenti per il coraggio, ma non essendo particolarmente adatto per un fumetto come Zagor?

L’aggettivo “naziste” per le idee di Hellingen lo attribuiamo noi a posteriori, essendo le storie di Zagor ambientate cento anni prima del regime hitleriano. Perciò, si tratta casomai di una ideologia suprematista non dissimile da quelle che hanno attraversato i secoli fin dai tempi dell’antica Grecia. A Sparta, per esempio, vigeva una politica eugenetica nei confronti dei più gracili e dei deformi, come racconta Plutarco. A metà Ottocento, il medico statunitense William Goodell sosteneva teorie del genere. L’inglese Francis Galton coniò il termine “eugenetica” non molto tempo dopo. Insomma, Hitler non si inventò niente e trovò il suo armamentario ideologico già sedimentato. Riguardo a Hellingen, peraltro, non mi sono inventato nulla: mi sono limitato a trarre le logiche conseguenze da quanto detto da Guido Nolitta in “Sulle orme di Titan”. Infatti, quando il mad doctor parla per la prima volta con Zagor legato per i polsi alla parete del suo laboratorio, non si scaglia contro di lui promettendogli una morte fra mille tormenti ma, al contrario, apprezzandone le doti fisiche e di combattente, gli propone di arruolarsi fra i suoi uomini! E gli dice così: “Ho bisogno di uomini che sappiano imporsi, che sappiano comandare e farsi rispettare… uomini come voi! In poche parole vi sto chiedendo di unirvi a noi. Avrete il privilegio di essere uno dei miei uomini di fiducia e di marciare alla testa del mio esercito di automi che, da questa piccola isola, si propagheranno per tutta la nazione e poi per tutto il continente!”. Poco prima, riferendosi alla tribù degli Ottawa, aveva definito i pellerossa “quel branco di selvaggi che vive sulla riva del lago”.

15 – Caro Moreno, tornerà a scrivere Tex per diverse storie, una col maestro Torricelli. Possiamo sapere se sarà un’avventura a tinte horror, un western classico oppure un giallo? Oppure se non fosse uno di questi tre, di quale tipo di storia si tratterà?

La mia storia affidata a Torricelli sarà il sequel di una avventura classica di Tex iscrivibile nel filone “fantastico” di Giovanni Luigi Bonelli.

16 – Caro Moreno, parlando della storia “Nodo scorsoio”, da te definita la meno bella in assoluto fra le avventure di Zagor, ti interesserebbe farne un sequel, tentando però la strada di, ovviamente, renderlo più interessante dell’originale?

Direi proprio di no, intendo dimenticarmene.

17 – Caro Moreno, crede che nel sequel del sequel de “La casa del terrore” possano esserci dei collegamenti fra la caccia alle streghe con protagonista Priscilla Stanford e quella che ha visto protagonisti gli abitanti di New Salem?

Diciamo che tutte e due le storie (quella della “Casa del Terrore” di Nolitta e quella della “Notte del diluvio” di Capone) fanno riferimento ai fatti storici  accaduti a partire dal 1692 a Salem (decine di vittime, per lo più uccise per impiccagione, non arse vive come nel Vecchio Continente). New Salem, con le sue architetture, sembra in effetti una cittadina del New England. Bonelli colloca invece tenebrosa casa degli Stanford nello stato dell’Indiana (Lafayette e il fiume Wabash sono lì), mentre Salem è in Massachuttes. Troppa distanza per ipotizzare un collegamento.

18 – Nei primi racconti di Zagor e in quelli successivi di Ferri e Bonelli, Fort Henry era un forte di cacciatori guidato dal trapper Patrick McCourt. Fort Henry divenne presto una fortificazione militare e Pat scomparve. Lo abbiamo visto solo dopo tanti anni nello speciale “Darkwood Anno Zero”. Ho due domande su Patrick McCourt: 1. In alcune storie, Pat è ritratto come un trapper più anziano con una folta barba grigia, e in altre come un soldato più giovane con baffi sottili. Un tale cambiamento è quasi impossibile per una persona, e soprattutto un cambiamento nell’occupazione e l’intero stato della fortificazione. Come spieghi questo? 2. È un mistero cosa sia successo a Pat dopo che Fort Henry è passato sotto la giurisdizione dell’esercito. Non è mai stato nemmeno menzionato... Scopriremo mai il suo destino?

Riguardo a Pat, nella rubrica “Buoni e cattivi” sullo Zagor di Repubblica n° 4 scrivevo così: “La figura di Pat, il capo dei cacciatori di Fort Henry (un avamposto che funge da base operativa di un gruppo di trappers e non è un forte militare), creerebbe qualche problema al puntiglioso estensore di un eventuale dizionario dei personaggi zagoriani. Che si tratti di un amico dello Spirito con la Scure è chiaro, e in effetti Fort Henry compare già nelle prime pagine della saga dell’eroe di Darkwood, proprio nell’avventura d’esordio. E lì, sul numero uno della serie, è possibile vedere un capo dei trappers chiamato appunto Pat, che sembra una vecchia conoscenza di Zagor. Però, l’aspetto è abbastanza diverso da quello che ritorna in questo volume: che si tratti dello stesso uomo, però, sembra chiaro. Nei primi anni Sessanta, la lavorazione dei fumetti era più artigianale e i ritmi di produzione assai più veloci di quelli odierni: Gallieno Ferri era costretto a disegnare il corrispondente di cinquanta tavole in un mese. In condizioni del genere, a qualunque Pat può capitare di cambiare i connotati”. Potrebbe essere che ci siano più Pat (nome molto comune, è anche quello di Zagor) e perfino più Patrick McCourt (non ricordavo che avesse un cognome).

19 – La storia francese del 1963 “Il sakem senza piume” fa parte della continuità della serie?

Direi proprio di no.

20 – Caro Moreno, qual è il motivo per cui il racconto “Il Re di Cuenca Verde” non è stato pubblicato? Dal momento che probabilmente non raggiungerà mai i lettori, potresti dirci qual è la trama di quella storia?

La trama riguarda Cico, sosia di un regnante sudamericano (come “Topolino Sosia di Re Sorcio”, ovvero “The Monarch of Medioka”). Sui motivi per cui la storia non venne pubblicata, andrebbero chiesti a Sergio Bonelli che la accantonò. Posso solo immaginare che non fosse soddisfatto del risultato.

 

martedì 28 dicembre 2021

Zagor e l’agguato notturno (La Lettura 19.12.2021)

Ogni domenica, gli acquirenti del Corriere della Sera possono comprare anche il supplemento settimanale “La Lettura”, nato originariamente nel 1901 e tornato a nuova vita nel 2011. In ogni inserto vi sono sempre alcune pagine dedicate a delle “graphic novel” ed il numero del 19 dicembre è per noi particolarmente importante poiché ha presentato una storia inedita a colori di Zagor.

Il titolo dell’avventura è “Zagor e l’attacco notturno”, quattro pagine di grande formato realizzate per l’occasione da Moreno Burattini alla sceneggiatura e da Michele Rubini ai disegni.

Coloro che non l’avessero trovata in edicola possono vederne le pagine riprodotte qui sotto, oppure potranno leggerla tra qualche giorno in formato digitale sul sito internet della rivista, nella sezione etichettata genericamente “graphic novel”.

Il racconto è molto divertente e narra di come i sogni avventurosi di un bambino possono diventare realtà!

Inoltre, ha comunque una sua “importanza” trattandosi dell’ultima storia zagoriana pubblicata in questo anno 2021, sessantesimo genetliaco editoriale dello Spirito con la Scure.

Mi è sembrato, quindi, giusto segnalarla anche su questo blog.


A voi tutti do appuntamento tra qualche giorno su queste pagine per la nuova serie di domande e risposte con Moreno Burattini, con la quale anche noi chiuderemo questa fantastica annata zagoriana!

 

giovedì 23 dicembre 2021

IL RITORNO DI LAPALETTE (Color Zagor 14)

Il Conte di Lapalette, ladro gentiluomo vecchio amico di Zagor, penetra nella villa del misterioso dottor Warren, a Chicago, e scopre un segreto mortale, incrociando la sua strada con quella di Zagor giunto in città sulle tracce di alcune ragazze indiane rapite.

Altre ragazze, del resto, sono scomparse nei mesi precedenti fra i bassifondi cittadini.

Warren ha al suo servizio una banda di criminali che cercano di fermare lo Spirito con la Scure alla ricerca della verità, in un susseguirsi di scontri e inseguimenti.

La tradizione dei Color Zagor prevede che ogni albo sia dedicato a un co-protgonista della saga: questa volta è il turno del conte di Lapalette, gentleman cambrioleur sui generis, incontrato da Zagor per la prima volta nella città di Chicago nel corso dell’avventura I ricattatori/Solo contro tutti (Zenith 86/87-Zagor 35/36).

Era, quindi, inevitabile che le loro strade si incontrassero nuovamente quando lo Spirito con la Scure si trova costretto a recarsi nella medesima città sulle tracce dei rapitori di alcune  ragazze pellerossa. Il mandante si scopre essere il giovane dottor Warren che, mediante esperimenti effettuati su giovani donne (prostitute cittadine e squaw indiane), vuole riportare in vita la moglie defunta, custodita in una cilindro di vetro ricolmo di un misterioso liquido conservante.

L’avventura in sé è piacevole e scorrevole, non presentando difficoltà di lettura. I ruoli dei personaggi sono ben delineati, il mistero dietro la scomparsa delle ragazze è presto svelato e il catastrofico finale arriva dopo una movimentata serie di inseguimenti, agguati, pestaggi e sparatorie.

Il villain di turno è ben caratterizzato, con il suo dramma interiore (esternato in molti soliloqui mentali) che lo ha portato dall’essere un medico che salvava la vita alle persone a folle uccisore di ragazze pur di ottenere un risultato impossibile: la resurrezione dell’amata consorte.

Insomma, lo sceneggiatore Francesco Testi si riconferma un buon storyteller e raggiunge abbondantemente la sufficienza.

I disegni di Alessandro Chiarolla risentono forse un po’ dell’età dell’autore e dell’inusuale (per lui) ambientazione urbana, ma i colori della GFB Comics, a mio parere, li impreziosiscono. Belle le figure femminili e molto ben reso il finale catastrofico.

In conclusione, voglio proporvi una vignetta dell’albo:

Non appena l’ho vista mi è tornato alla mente uno dei supercriminali della DC Comics: Mister Freeze.

Questi era uno studioso di criogenia che, durante un incidente, divenne impossibilitato a sopportare le temperature sopra lo zero, motivo per cui indossò un’apposita tuta che gli permise di mantenersi a un temperatura per lui non letale. Egli era sposato con Nora, una dolce e bellissima donna che contrasse una terribile quanto rara malattia terminale; non potendo accettare di perderla, sfruttando i suoi studi criogenici, Mister Freeze la ibernò nel ghiaccio, dedicando la sua vita al crimine nella speranza di trovare abbastanza fondi da permettersi una cura per la moglie.

Ora guardate queste due vignette di Mister Freeze e della moglie e ditemi se non notate una certa somiglianza con quella postata più sopra…


Il mondo della DC Comics, dopo Joker, Flash e la Justice League, fa ancora una volta capolino (anche se in maniera solo referenziale) nelle storie di Casa Bonelli…

 


martedì 21 dicembre 2021

Zagor contro Hellingen: una conversazione con Marco Andrea Corbetta

Carissimi amici zagoriani,

nei giorni scorsi è apparso sul sito internet

Inside Art un bell’articolo a firma

Massimo Canorro

dedicato al terzo volume brossurato

della Sergio Bonelli Editore che ripropone

la storia “Terrore dal Sesto Pianeta”.

Il volume fa parte di una collana che sta ristampando

tutte le avventure di Zagor contro Hellingen

(in precedenza, rispettivamente a maggio e luglio,

sono già stati pubblicati “Sulle orma di Titan”

        con le prime due avventure in ordine cronologico –

e “Ora Zero”).

Massimo Canorro è giornalista freelance

e collaboratore di Inside Art,

testata per la quale si occupa di fumetti/graphic novel,

volumi illustrati e mostre dedicate alla nona arte.

All’inizio di dicembre

mi ha contattato proponendomi un’intervista

nell’ambito proprio dell’articolo che avrebbe dedicato

al volume su Zagor, Hellingen e gli Akkroniani.


 Il risultato di questa nostra “collaborazione”

lo potete trovare a questo link:

https://insideart.eu/2021/12/18/zagor/


Spero che possiate apprezzarne il contenuto

e che vi divertiate a leggere l’intervista

tanto quanto mi sono divertito io nel rilasciarla.

Ciao!

 

giovedì 16 dicembre 2021

BANDERA! (SPECIALE TEX WILLER INCONTRA ZAGOR)

Nelle selvagge Texas Hills del Texas, nel cuore della Comancherìa, nonostante le buone intenzioni dell’agente indiano Bob Neighbors, è in corso una sorda guerriglia tra i Comanche di Peta Nocona e Buffalo Hump e i Texas Rangers guidati da Rip Ford.

Quando la moglie di Peta Nocona, madre del giovane Quanah Parker, viene rapita dai texani, il ranger rinnegato Adam Crane chiama in aiuto il suo fratello di sangue, giunto in Texas per vendicare un amico. Ancora una volta dalla parte degli indiani, che rischiano di perdere le loro terre, Za-gor-te-nay si oppone disperatamente all’inevitabile corso della Storia. Ma, affrontando per errore un giovane ranger che si rivela essere invece un fuorilegge in fuga, Zagor scopre in lui un nuovo, imprevisto alleato...

Forse non tutto è perduto per i Comanche se, al fianco dello Spirito con la Scure, ora si batterà anche Tex Willer!

Dopo decenni nel corso dei quali gli amanti del fumetto d’avventura bonelliano sembravano aver messo una pietra sopra alla possibilità di vedere un incontro tra Tex e Zagor, ecco finalmente uscire in edicola il volume “Tex Willer incontra Zagor: Bandera!”.

La circostanza che ha reso possibile questo team-up è data dal fatto che, da tre anni a questa parte, viene pubblicata una serie intitolata “Tex Willer”, che narra le vicende di un giovane Tex, all’epoca in cui era ancora un fuorilegge. La serie pubblica anche degli speciali annuali, dei quali il presente albo è il terzo.

Tutti sappiamo che le avventure di Zagor si svolgono negli anni ’30 del XIX secolo mentre quelle del giovane Tex negli anni ’60. Pertanto, senza stravolgere la credibilità storica, lo sceneggiatore Mauro Boselli è riuscito a far incontrare i due personaggi in un periodo e in un’ambientazione in cui è verosimile che entrambi potessero effettivamente interagire.

La trama “fittizia” (uno Zagor cinquantenne arriva in Texas per vendicare la vigliacca uccisione del suo fratello di sangue Lupo Grigio) è il completamento di due avventure zagoriane recentemente ripubblicate nella collana “Le Grandi Storie Bonelli” e va ad intersecarsi con avvenimenti e personaggi reali, in particolare il rapimento di Cynthia Ann Parker/Nautdah (un’indiana bianca, moglie del capo comanche Peta Nocona e madre di Quanah Parker) avvenuto nel 1860 ad opera dei Texas Rangers che la restituirono alla sua originaria famiglia americana.

Nel frattempo, il giovane Tex conosce l’altro “fratello di sangue” di Zagor, il ranger rinnegato Adam Crane, che chiede aiuto allo Spirito con la Scure per rintracciare la madre di Quanah. I due eroi sono così destinati ad incontrarsi, e collaboreranno nelle ricerche sia dell’assassino di Lupo Grigio che di Nautdah. Il tutto complicato dal fatto che i Comanche stanno per essere allontanati dal Texas e condotti nel territorio indiano dell’Oklahoma per volontà non solo del Governo ma anche di molti mascalzoni locali.

Tuttavia, mentre l’uccisore di Lupo Bianco farà la fine che si merita, l’avventura si chiude con un nulla di fatto per quanto riguarda il ritrovamento di Cynthia/Nautdah, circostanza che lascia intendere un prosieguo della vicenda in futuro.

Personalmente ho apprezzato la storia, non foss’altro per il fatto di aver visto realizzato uno dei sogni della mia gioventù: l’incontro tra Zagor e Tex!

Come già scritto, la vicenda è verosimile e ineccepibile dal punto di vista storico; come suo solito, Mauro Boselli mette parecchia carne la fuoco (tanti personaggi, principali e secondari, e tante vicende che si intersecano tra loro che possono creare qualche iniziale problema di “orientamento” al lettore) ma la “cucina” da “cuoco esperto” ed il risultato è sicuramente positivo.

Ho apprezzato, in particolare, il modo in cui lo sceneggiatore è riuscito a rappresentare e gestire uno Zagor “maturo”, e quindi più riflessivo e ponderatore (vedasi la lettera che lascia la giovane Tex), quasi crepuscolare, senza però fargli perdere quella furia battagliera e quel senso di giustizia che da sempre lo contraddistinguono.

Inoltre, leggendo questo racconto, il lettore zagoriano non può fare a meno di chiedersi quale possa essere stata la sorte di tutti gli altri personaggi (primo fra tutti Cico, il compagno di mille avventure) che da sempre circondano lo Spirito con la Scure. Chissà se in futuro ci verrà mai rivelata…

Davvero eccellenti i disegni di Alessandro Piccinelli, che rappresenta splendidamente tutti i personaggi, le concitate scene d’azione e i bellissimi paesaggi del sud-ovest americano.

In rete ho letto anche diverse critiche negative portate alla storia, ma una la ritengo particolarmente interessante: l’ha scritta il mio amico Massimo (Walter Maddenbrook del Forum spiritoconlascure.it) e – se vogliamo – può essere in parte condivisibile.

Ve la ripropongo: “[omissis] Però quello che pesa maggiormente - ed è proprio il peccato sommo nei team up - è la mancanza di EPICA. Ci si aspettava infatti un pretesto adeguato che giustificasse l’unione delle forze tra i due più importanti personaggi della SBE, dato che si tratta di un incontro auspicato, rimandato e dunque pensato per 50 anni! Ora non dico un’alleanza Mefisto-Hellingen, ma nemmeno una trita vicenda di rapimento e/o di ricerca di un assassino. Insomma, questa è una banale vicenda western come se ne sono viste migliaia, e sinceramente rappresenta uno sfondo troppo povero per lo storico incontro che dovrebbe reggere! Che poi, a dire il vero, l’idea di mischiarla con fatti storici come Cynthia Ann Parker, il figlio Quanah e soprattutto la riscossa e fine dei Comanche, avrebbe invece potuto conferire alla grande quell’alone di dramma necessario, ma le maledette 128 pagine strozzano sul nascere qualunque possibilità in questo senso [omissis]”.

Personalmente ritengo che il “pretesto adeguato” per il team-up Boselli lo abbia comunque trovato… Certo che uno scontro Tex/Zagor/Mefisto/Hellingen, per quanto improbabile e paradossale, a me non sarebbe spiaciuto leggerlo… eheheh…

Concludo osservando che, sempre sul Forum spiritoconlascure.it Mauro Boselli è intervenuto scrivendo: “Ho in mente un seguito, per ora, e uno soltanto. Magari me ne verrà in mente un altro, ma sempre inserito nel ciclo. Si vedrà”.

Allora sarà davvero interessante scoprire come Boselli porterà vanti la vicenda in questo (ormai sicuro) sequel, dato che la missione che si è prefissato Zagor, quella di aiutare Quanah Parker nel ritrovare la madre e la sorella, storicamente è destinata a fallire: mi risulta, infatti, che la sorella morì di malattia nel 1863 mentre la madre, dopo aver cercato di scappare più e più volte dai parenti americani ai quali era stata forzosamente restituita, morì in solitudine nel 1870, all’età di appena 43 anni…

Staremo a vedere!

giovedì 9 dicembre 2021

SHORT STORIES (Zagor Più 3 e Zagor 60 Magazine)

Nella seconda metà di novembre, a pochi giorni di distanza l’una dall’altra sono uscite in edicola due pubblicazioni zagoriane che hanno una comune caratteristica: presentano entrambe delle storie molto brevi.

Si tratta dello Zagor Più n. 3 e dello Zagor 60 Magazine.

Questa loro peculiarità mi ha spinto a farne una recensione “collettiva”.

 

Lo Zagor Più (collana che, ricordo, ha ormai sostituito il Maxi Zagor) presenta in questo terzo numero il format ormai famoso, noto come “I racconti di Darkwood”: una serie di brevi avventure racchiuse da una storia “cornice” che funge da incipit, raccordo e chiusura. Il titolo complessivo di questo albo è “Il raduno dei trappers”.

Sotto una dinamica copertina di Alessandro Piccinelli troviamo quattro storie brevi narrate nel corso del tradizionale rendez-vous di primavera del trappers di Darkwood a Rupert, un contadino che ha deciso di convertirsi alla vita dei mountain-men e che per la prima volta partecipa al raduno. Protagonista principale delle avventure è, naturalmente, lo Spirito con la Scure.

Tutti i racconti sono accomunati dal fatto che presentano elementi, veri o supposti, di carattere soprannaturale.

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Il mostro del plenilunio” è sceneggiata dall’inossidabile Luigi Mignacco e disegnata dal fuoriclasse Walter Trono (già visto all’opera sui lidi zagoriani in uno degli albi della miniserie “Le Origini”): il titolo già suggerisce quale possa essere l’argomento della storia e quindi nulla aggiungo, se non che l’amaro finale non mi ha pienamente soddisfatto (insomma, mi è parso troppo frettoloso, anche se – mi rendo conto – una tale critica può essere considerata ingenerosa per un racconto di sole 40 pagine).

Molto bella la storia “Un Canto di Natale” (la mia preferita delle quattro) sceneggiata dall’outsider Luca Laca Montagliani, nella quale ritornano l’ambientazione e i personaggi della nolittiana “Natale calibro ‘45” e che presenta un’avversario davvero particolare (la donna-cervo) che nel finale sa anche commuovere, davvero in pieno spirito natalizio. Molto belli i disegni di Arturo Lozzi (della scuderia di Dampyr), che ben si adattano a un’avventura come questa che si rifà ad uno dei tanti miti degli indiani d’America.

La terza storia (raccontata in prima persona da Zagor, nel frattempo sopraggiunto al raduno), “Lo squadrone maledetto”, sceneggiata da Marcello Bondi per i disegni di Antonella Vicari (nuovo ingresso femminile nello staff zagoriano), è un’avventura western-horror che ci mostra un’intero squadrone di cavalleria soggiogato da… ragni giganti!!! La lettura fa tornare alla mente gli storici “abitanti della boscaglia” dell’albo n. 10 della serie, i ragni di Bosco Atro del romanzo “Lo Hobbit”, nonché tanti B-Movies (ma non solo) dedicati a questa ributtante minaccia.  

L’ultimo racconto, “La miniera dei fantasmi” è scritto da Diego Paolucci (già in passato sceneggiatore di Zagor) e pone lo Spirito con la Scure di fronte al mistero della presenza di fantasmi (veri o presunti) all’interno della miniera di mister Wesker. I retroscena che Zagor scoprirà e l’epilogo della vicenda saranno davvero tristi… Ai disegni abbiamo Luca Dell’Uomo, autore d’eccezione che ha firmato alcuni classici episodi di Dylan Dog. Il suo tratto è molto lontano dai classici canoni zagoriani (e già mi immagino la critiche che si saranno levate da parte dei lettori di vecchia data) ma c’è da dire una cosa: se vogliamo davvero differenziare le uscite “speciali” dello Spirito con la Scure dalla collana regolare, allora ben vengano anche queste “sperimentazioni”! D’altro canto, “I racconti di Darwood” sono nati proprio con questo fine: porre sceneggiatori e disegnatori non zagoriani alla prova con il personaggio, proponendo ai lettori delle interpretazioni insolite “tanto nella sostanza quanto nella forma”, come ha scritto Moreno Burattini nell’introduzione del volume.

I lettori di vecchia data non potranno, invece, non aver apprezzato la divertente “storia cornice” scritta da Moreno Burattini, che presenta il classico raduno dei trappers di Darkwood con la presenza di “Doc” Lester, Pablo Rochas e Jim Baker, al termine della quale Rupert decide che quel genere di vita non fa per lui e preferisce andarsene a fare il sarto in qualche ridente cittadina! I disegni sono dell’ormai collaudato Stefano Voltolini, anch’essi – come la storia – di stampo veramente classico.

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Veramente un’ottimo prodotto editoriale lo Zagor 60 Magazine, nato per celebrare una volta di più il sessantesimo anniversario del personaggio e impreziosito da una copertina di Alessandro Piccinelli che mostra (una volta tanto) uno Zagor e un Cico sorridenti.

Curato da Graziano Frediani, il volume presenta degli interessantissimi articoli redazionali a opera dello stesso Frediani (“Che eroe, ragazzi!”, una panoramica sull’eroe di Darkwood con il contributo delle bellissime illustrazioni di Aldo Di Gennaro che rappresentano alcuni momenti-chiave della saga zagoriana), Fabio Genovesi e Paolo Bacilieri (“Un viaggio magnifico”, la rievocazione della sensazione di sfenata libertà provata da ragazzino tra le pagine degli albi di Zagor) e Luca Barbieri (“Lo Spirito dai Mille Volti”, un ottimo approfondimento sugli sceneggiatori che si sono avvicendati sulla collana e sulle caratteristiche che hanno saputo evidenziare nel personaggio).

Tre i racconti presentati.

Il primo, “La palude di Mo-Hi-La”, ad opera di Moreno Burattini e Arturo Lozzi (disegnatore anche di uno dei racconti dello Zagor Più n. 3 uscito alcuni giorni prima), è un rifacimento/approfondimento della storia già apparsa sull’album delle figurine del 2016, qui narrata con un taglio più maturo. Vi si narra della sconfitta da parte di Zagor del mostro che infestava la palude al centro della foresta di Darkwood che poi diverrà la casa dello Spirito con la Scure.

Il secondo, “Il bracciale di pelle”, sceneggiato da Jacopo Rauch e illustrato da Walter Venturi, ci riporta i primordi della prima avventura presentata ai lettori nel 1961 e va sia ad approfondire i motivi per i quali Zagor si trovava sulle tracce di Reagan il rinnegato, sia a svelare il “mistero” del famoso bracciale di pelle indossato dallo Spirito con la Scure in quell’episodio che poi scompariva definitivamente. È molto interessante vedere come Rauch sia riuscito a rimediare narrativamente a quella che, con tutta probabilità, era stata una “svista” dei “padri fondatori” di Zagor.

L’ultimo racconto presentato, è un classico dei classici intramontabili, vale a dire “L’Avvoltoio” di Guido Nolitta e Gallieno Ferri, questa volta presentato a colori e preceduto da un ottimo approfondimento sempre ad opera (credo, perché l’articolo non è firmato) di Graziano Frediani.

Insomma, questo bellissimo Zagor 60 Magazine non può davvero mancare nella collezione di qualunque appassionato zagoriano!