venerdì 29 dicembre 2023

LA PERLA MISTERIOSA (ZAGOR COLOR 18)

Zagor e Cico giungono a Port Whale dopo aver ricevuto una lettera in cui il capitano Fishleg, in viaggio per mare, chiede loro di vigilare su sua nipote Virginia, che sembra essersi cacciata nei guai… e in effetti, la ragazza si trova coinvolta nella caccia a una perla dai riflessi color sangue, da cui dipende il destino di un regno nelle lontane regioni del Sud Est Asiatico, e su cui in parecchi vogliono mettere le mani… dayaki inviati dal raja di Sarawak, nomadi gitani, una principessa malese, un gigantesco cinese, un misterioso avventuriero inglese…

Ultima recensione zagoriana del 2023: l’universo salgariano confluisce in quello zagoriano!

In questo Zagor Color il già collaudato duo Samuel Marolla e Paolo Bisi (Hellgate brucia!, Spettri per “Digging” Bill e Zombi a Darkwood) ci propongono una bella storia avventurosa in cui lo Spirito con la Scure, giunto in aiuto di Virginia (la nipote del capitano Fishleg) per recuperare un gioiello chiamato “La Perla Sanguinosa”, incrocia la sua strada con colui che diverrà il braccio destro di Sandokan: Yanez De Gomera!

Inoltre la storia è colma di altri “richiami” salgariani: Mompracem, Sarawak, Labuan, Sandokan stesso che compare in penombra nell’ultima striscia… c’è persino una tigre coprotagonista! Insomma, una manna per gli appassionati del ciclo della Tigre della Malesia ma anche per il “normale” lettore di storie di pura avventura.

Inseguimenti, agguati, colpi di scena si susseguono tenendo il lettore incollato alle pagine dell’albo, ricco di dialoghi e situazioni brillanti. Divertentissimo anche Cico che torna a travestirsi un paio di volte come era uso di Nolitta.

A parte qualche volto di Zagor non sempre riuscitissimo (a mio parere), molto bravo si dimostra Paolo Bisi sia nel disegnare i personaggi sia nell’illustrare le scene più interessanti della storia (ad esempio l’atmosfera notturna a Port Whale, l’incendio sulla nave del sultano, l’accampamento dei gitani).

Al netto della mia recensione, ritengo invece particolarmente interessante lo scambio di chiarimenti, in merito a questa storia, che ha avuto luogo sul Forum www.spiritoconlascure.it tra alcuni utenti e lo sceneggiatore Samuel Marolla. Talmente interessante che voglio proporvelo qui di seguito…

Il forumista Wakopa pone questa osservazione: “Effettivamente posticcio e fastidioso il pippone femminista con tanto di citazione storica; questo credo che attenga più che ad un contagio da parte del curatore, proprio ad un’attitudine dell'autore ad inserire forzatamente linguaggi e temi correnti, che suonano davvero fastidiosi in un fumetto vintage ambientato nell’800. Ma con le critiche mi fermo qui, perché la storia è davvero bella, sicuramente una delle migliori del 2023.

Samuel Marolla risponde: “Devo discolpare invece la cura editoriale. Il pippone è mio. Volevo proprio una Virginia femminista antelitteram e, avendo lei studiato, ci sta che conosca invece le citazioni della Wollstonecraft (peraltro madre della più famosa Mary Shelley, autrice di Frankenstein). Si tratta naturalmente ANCHE di una strizzata d’occhio ai tempi moderni. Secondo me ci sta, nel rapporto tempestoso che ho voluto creare fra lei e Zagor in quest’albo. La cura editoriale invece mi ha censurato un epiteto salgariano, il CANE IDROFOBO che Yanez usava spesso per insultare i nemici”.

In merito allo stesso argomento il forumista MarioCX osserva: “Mi sia consentito dire che francamente questi atteggiamenti delle "personagge"(*) bonelliane li trovo troppo ossequiosi verso ideologie che girano di questi tempi laddove tutti si genuflettono acriticamente alle peggio stupidaggini e tuoni e fulmini a chi esce dal coro con la più pacata e timida obiezione. Probabilmente non avrei mai dovuto fare questo post perché adesso verrò accusato di ogni nefandezza "patriarcale" o peggio, ma tant'è. Dite un po' quello che volete. (*) Si leggono ogni dove termini come "ministre", "avvocate", "notaie" perché non si potrebbe usare "personagge"? Il più è capire o meno se ci vuole la "i", un dilemma che non mi leverà il sonno. Ah! Trent’anni fa invece la moda lessicale vietava con stizza e rabbia la declinazione al femminile, il diktat era di nominare solo la carica e quindi una donna era "ministro", "avvocato" "notaio"”.

Samuel Marolla ha risposto: “Guarda, Mario, io sono molto critico sulla deriva woke americana (che ormai da tempo sfiora, persino peggiorando se stessa, anche l'Italia). Però allo stesso tempo ritengo che gli estremismi woke non debbano ottenere l’effetto opposto, cioè quello di non valorizzare una nuova sensibilità di oggi molto diffusa da parte del pubblico, e, in questo caso, quella di vedere personaggi femminili (oppure minoranze etniche o di orientamento sessuale) maggiormente rappresentati nel fumetto moderno. È anche per questo che - salvo smentita - credo di aver inserito, per primo, dei personaggi gay in Zagor. Forse è stato poco notato, ma si tratta di una coppia di uomini che sfugge dall'assedio zombi in "Zombi a Darkwood". Non è questione di piegarsi a una moda sbagliata, bensì di includere appunto anche sensibilità di persone che finora erano state poco rappresentate. Inoltre, Virginia è Virginia. È una ragazza intelligente, intraprendente (beffa Zagor al loro primo incontro), colta, energica, e con un carattere forte; ricordiamoci che è stata LEI a trascinare Zagor su quella famosa scialuppa per appoliparselo... Quindi non trovo in alcun modo dissonante, a livello narrativo, l’esplorare maggiormente il carattere effervescente di Virginia soprattutto considerando che il Color è a lei dedicato. Avendo studiato in un collegio ed essendo una ragazza molto sveglia, non è così strano che si sia interessata dei diritti delle donne, tema che appunto è nato ben 50 anni prima delle vicende narrate. Io la vedo così, indipendentemente da mode del momento (che non mi interessano granché)”.

E ancora…

Ripeto: sono contrario all’ideologia woke, che sta creando disastri clamorosi. L’ideologia woke è un estremismo e, come tutti gli estremismi, fa danni. Ma questa ideologia va tenuta concettualmente ben distinta dalla moderna sensibilità narrativa (sia dei fruitori che, in conseguenza, degli autori) che, secondo me molto giustamente, tende a essere inclusiva nei confronti di gruppi o categorie di persone storicamente marginalizzate (o mal rappresentate) nei prodotti di entertainment, fumetto compreso. Ribadisco anche che Virginia non è mai stata una damigella in pericolo che sta chiusa in casa a fare l’uncinetto aspettando l’eroico salvatore. Ha studiato, è intelligente, è sveglia, ha viaggiato molto e ha amici di ogni etnia; quindi si presume che conosca il mondo, e che conosca le eventuali tendenze culturali dell’epoca. Il manifesto per i diritti delle donne della Wollstonecraft è di 50 anni prima, e intorno al 1870 alcuni stati americani avevano già allargato il voto alle donne, quindi evidentemente se ne parlava. Pertanto è non solo possibile ma è anzi probabile che un personaggio come Virginia conoscesse queste tendenze e ne fosse favorevole”.

Il forumista Carlo Monni interviene, poi, per contestare alcuni errori: “Mi perdoni Marolla, ma qui vorrei sottolineare alcuni errori storici, geografici e non solo presenti nella sua storia, che peraltro ho apprezzato molto: 1) Sarawak non è un'isola, ma uno Stato costiero del Borneo oggi appartenente alla Federazione della Malaysia e confina via terra con il Sabah, altro Stato malese, e con il Brunei. 2) James Brooke non ha affatto sobillato le rivolte interne al Sarawak, ma ha anzi aiutato il suo governatore, zio del Sultano del Brunei e fu quindi nominato nuovo governatore di Sarawak e nel 1844 Sarawak fu resa indipendente dal Brunei e Brooke elevato a Rajah come ricompensa per aver rimesso sul trono il legittimo Sultano detronizzato da un colpo di stato. Qui è difficile stabilire la verità perché le fonti discordano: secondo alcune di esse si trattò di un atto volontario del sovrano mentre secondo altre fu imposto da Brooke con la forza. 3) A quanto pare, né Brooke né i suoi successori furono dei tiranni, non nel senso tradizionale del termine almeno: governarono in maniera paternalistica, ma rispettando i diritti delle tribù native e servendosi di un Consiglio di Capi come organo consultivo. L'ultimo erede al trono di Sarawak, Anthony Brooke, si oppose senza successo alla cessione di Sarawak al Regno Unito come colonia nel 1946. 4) James Brooke fu nominato Cavaliere Comandante dell' Ordine del Bagno nel 1847 e poté quindi fregiarsi del prefisso Sir davanti al nome. Il 1847 è un po' troppo avanti per la cronologia di Zagor, ma non facciamo i sofisti. 5) Il titolo di Lord prima del cognome si usa solo per i Pari del Regno. Per i Cavalieri si usa sempre e solo Sir davanti al nome proprio. Quindi, niente Lord Brooke, ma Sir James o semplicemente Brooke”.

Samuel Marolla replica prontamente: “1) come ho già evidenziato, la definizione di "isola" per Sarawak è stata inserita in post editing, non è mia. 2) 3) 4) 5) se la prenda con Salgari, non con me. Io mi sono limitato a inserire personaggi, vicende, trascorsi, contesti salgariani. James Brooke è il super villain della saga di Sandokan, e Zagor, opera di finzione (a meno che lei non mi dica che Darkwood esiste veramente), qui incontra appunto l'opera di finzione salgariana, non i libri di storia. Non siamo nella vita vera. "That's the fiction baby!" (semicit)”.

Il forumista Carlo Monni pertanto risponde: “Che tu avessi ripreso da Salgari era evidentissimo ed in Salgari abbondano le contraddizioni cronologiche si sa. Se la cosa mi desse fastidio non sarei stato un suo avido lettore tradizione di famiglia peraltro, fin da bambino e non sarei nemmeno un affezionato lettore di Zagor da più di 57 anni. La cosa che mi ha dato veramente da pensare è la citazione di Brooke come Sir James che daterebbe la tua storia al 1847, un po' troppo in là secondo me. La saga di Sandokan inizia ufficialmente nel 1849, anno di ambientazione de "Le Tigri di Mompracem", e non ci sono problemi, ma per Zagor il periodo è un po' troppo in avanti. La prendo come una licenza poetica. Ciò che mi preme comunque dirti è che hai fatto un gran bel lavoro. Sono contento che tu abbia inserito Sandokan nel mondo zagoriano e ti dico che sarei molto deluso se la cosa non avesse un seguito”.

L’ultima parola la lasciamo a Samuel Marolla: “Tutto chiaro e non discuto sui dettagli, non sono un saggista né uno storico. La sintesi del mio pensiero è un po' grossolana: diciamo che come autore, alla coerenza storico-geografica al 100% prediligo molto di più far galoppare la fantasia, pur rimanendo in un CONTESTO storico-geografico corretto e documentato. Evidentemente sono salgariano dentro”.

Chiudo osservando da parte mia: che bello sarebbe se tutte le critiche/osservazioni alle storie zagoriane da parte degli appassionati e le repliche degli autori si svolgessero in questo modo pacato e civile…

Buon Anno Nuovo a tutti!!!

 


giovedì 21 dicembre 2023

PRESAGI DI GUERRA (SPECIALE TEX WILLER INCONTRA ZAGOR)

Alla vigilia della grande scorreria dei Comanche che minaccia il Texas, Tex e Zagor tornano ad agire all’unisono per tentare di sventare in extremis la minaccia e salvare la madre di Quanah Parker dai sicari del perfido colonnello Baylor… Stavolta al loro fianco ci saranno i pards di mille avventure…

Mauro Boselli e Alessandro Piccinelli avevano promesso ai lettori che Tex Willer e lo Spirito con la Scure sarebbero tornati a cavalcare assieme. Anzi, l’aveva promesso proprio Zagor a Tex, nel finale di Bandera!, uscito due anni fa, di cui questo Presagi di guerra costituisce il seguito.

Ci troviamo nuovamente in Texas, dalle parti del Territorio Comanche e, ancora una volta, come suggerisce il titolo, spirano venti di guerra. È trascorso qualche anno (da indizi raccolti nel corso della narrazione sembrerebbe trattarsi del 1867) e sono cambiate molte cose, rispetto al primo episodio. C’è stata nel frattempo la Guerra di Secessione e Tex non è più un fuorilegge, bensì il ranger che tutti conosciamo.

Quanah Parker, sebbene ancor giovane, è ora un rispettato capo comanche, e si appresta a lanciare contro il Texas la storica Grande Scorreria.

La guerra imminente, però, non è ancora scoppiata e Tex e Zagor cercano di impedirla, da un lato tenendo a bada i coloni dissuadendoli da azioni avventate, dall’altro cercando di ricondurre la madre Cynthia/Nautdah a suo figlio Quanah per mitigarne l’aggressività. In ciò devono battersi contro il destino, i provocatori e i guerrafondai.

Al fianco dei due eroi, stavolta, ci sono anche le loro “spalle”, un giovane Kit Carson e il maturo, e ora anche marito e padre di famiglia, Cico.

Che dire di questa storia? Dopo l’entusiasmo del primo episodio, non foss’altro per il fatto di aver visto realizzato uno dei sogni della mia gioventù (Zagor e Tex in un’unica avventura), devo dire che questo secondo incontro tra i due eroi mi ha lasciato un po’ più tiepido.

Mi è piaciuto molto l’incipit, dove vengono mostrati Carson e Cico che insieme sbaragliano la banda di Gleason, oltre alla sorpresa di ritrovare il messicano sposato con Pamina e padre di quattro figli: tutto molto simpatico e toccante.

Poi però la storia, peraltro di piacevole lettura, prosegue su binari più canonici, tipici della scrittura boselliana: robusta sceneggiatura, dialoghi efficaci, agganci a vicende storiche realmente accadute, rimandi ad avventure precedenti, tantissimi comprimari e un finale (un po’ troppo affrettato) con delle belle didascalie, amare e crepuscolari. Ma ho avuto l’impressione che Zagor sia stato lasciato un po’ in disparte, laddove Tex e Kit Carson sono invece “pieni” protagonisti (d’altra parte, è anche vero che l’albo in questione fa parte della collana Tex Willer Speciale…).

Rimangono poi diversi aspetti irrisolti (volutamente?). Come ci è ricapitato Zagor da quelle parti dopo l’avventura precedente, cosa ha fatto nel frattempo, ha partecipato anche lui alla Guerra Civile Americana? Come è finito Cico ad abitare in una zona di guerra, tanto più che in “Bandera!” sembrava non essere in Texas? Come si sono incontrati lui e Kit Carson? Nulla ci viene esplicitamente detto.

Inoltre, devo osservare che non mi ha entusiasmato leggere di uno Zagor palesemente e definitivamente “sconfitto” nella sua battaglia in favore dei pellerossa (del nord-est come del sud-ovest) – sebbene storicamente e realisticamente plausibile. E Cico, in futuro, lo avrei visto meglio come colui che (sposato, sì, con Pamina e padre di una numerosa nidiata di figlioli) rileva e gestisce il locale di Pleasant Point a Darkwood, e non una “cantina” nel Texas…

Notevoli i disegni di Alessandro Piccinelli, bravissimo in tutto e per tutto, nelle scene dinamiche, nei primi piani, nei particolari dell’abbigliamento dei personaggi (persino nel distinguere le varie tribù indiane presenti nell’accampamento comanche). Forse avrebbe dovuto “invecchiare” un po’ di più Cico, che invece appare come suo solito…

Ci sarà in futuro una terza avventura con Zagor e Tex nuovamente fianco a fianco? Sul punto, Mauro Boselli ha risposto con uno degli intercalari texiani più celebri e filosofici... Quién sabe?

Staremo a vedere…

 


giovedì 14 dicembre 2023

Pranzo natalizio Forum SCLS (13.12.2023)

Anche quest’anno, in occasione

delle prossime festività natalizie,

il Forum spiritoconlascure.it

ha organizzato non una “pizzata”

ma un vero e proprio pranzo

in compagnia di autori e disegnatori zagoriani.

Dal canto mio, da bravo fotoreporter,

ho immortalato qualche momento della giornata.

Ecco quindi a voi qualche foto dell’evento

e qualche sketch realizzato dai alcuni dei disegnatori presenti...


Spazio alle immagini!


Quest’anno eravamo davvero tanti,

quasi una cinquantina di persone (46 per la precisione).

Qui potete vedere i partecipanti

prima all’esterno della redazione

e poi in cammino verso il ristorante


 
Qui siamo all’interno del locale,

il cui pranzo è stato preceduto da un

“discorso alla nazione” di Moreno Burattini




Quelli che seguono sono i selfies che ho fatto

con vari autori e disegnatori:

con Stafano Voltolini

con Luca Corda

con Luca Barbieri

con Giuseppe Candita

con Stefano Fantelli

con Oscar Scalco

con Anna Lazzarini

con Giovanni Freghieri

con Marco Verni

con Moreno Burattini

con Marcello Mangiantini

Ecco alcuni sketch eseguiti

sul registro dei raduni del Forum SCLS:

Stefano Voltolini


Marcello Mangiantini


Moreno Burattini


Marco Verni


Anna Lazzarini


Giovanni Freghieri


Dopo il pranzo alcuni forumisti

hanno fatto visita alla redazione…



Qui sotto vi mostro le foto "carpite" delle cianografie

del prossimo numero della Collana Zenith:


Appeso al muro della stanza di Moreno

Campeggiava, tra gli altri, questo bel disegno

di Marco Verni per i 25 anni di sceneggiature

zagoriane del curatore della testata:

E a proposito di “detrattori”,

gustatevi infine questo brevissimo e simpatico filmato:

 

E con questo è tutto!

Alla prossima!

 



venerdì 1 dicembre 2023

Ritorno a Paradise Gate (Zagor Più n. 10)

James Hilton, lo sceriffo di Paradise Gate, deve affrontare lo spietato meticcio Lansa e la sua banda di criminali, giunti a portare l’Inferno fino ai cancelli del Paradiso… e per l’uomo dalla stella di latta sarebbe la fine se lo Spirito con la Scure non giungesse di nuovo in suo aiuto, per affrontare al suo fianco i fantasmi di un passato creduto sepolto per sempre!

L’ultimo albo del 2023 (uscito alla fine di agosto) che non avevo ancora avuto il tempo di recensire è questo n. 10 della collana Zagor Più (qui nella sua versione “storia unica”).

Uno come me, che ha ufficialmente iniziato la sua collezione di Zagor proprio con l’albo “Lo strano Mister Smith” dove, a pag. 32, cominciava la storia “Paradise Gate” di Nolitta/Donatelli, ha avuto un po’ di timori vedendo pubblicizzata, in quarta di copertina del precedente Zagor Più, il titolo di questo albo: “Ritorno a Paradise Gate”. Sarei rimasto deluso o contento dalla sua lettura, memore del fatto che proprio la sua storia antesignana mi aveva fatto definitivamente innamorare di Zagor?

Ebbene, posso dire che tutto sommato non sono rimasto deluso: si tratta di una bella storia western, scritta da Francesco Testi e disegnata dal decano Alessandro Chiarolla.

Ritornano sia lo sceriffo James Hilton sia l’ex-sindaco Wilson “King” Mac Kay, che nella parte iniziale del racconto trama di nascosto, deciso a vendicarsi della sconfitta (e dell’umiliazione) subita in passato da Zagor e Hilton. La sua longa manus si chiama Lansa, uno spietato meticcio che a capo della sua banda di criminali rapisce la compagna dello sceriffo (la bella pittrice Amber) e mette a ferro e fuoco, letteralmente, la cittadina di Paradise Gate.

È molto bravo Testi, a mio parere, nel tratteggiare la personalità di tutti i carachters coinvolti nella vicenda, sia buoni che cattivi.

Da segnalare due momenti significativi della storia: Zagor e Hilton prigionieri nella miniera e la resa dei conti a Purgatory City, con una serie di duelli ben congeniati sotto la pioggia battente. Il tutto, poi, ha come sfondo la romantica storia d’amore tra Hilton e Amber, la quale nasconde un segreto che verrà svelato solo alla fine.

Insomma, una storia scritta bene, senza lungaggini, con molta azione e personaggi ben caratterizzati.

Alessandro Chiarolla, dal canto suo, riesce ancora a dare il meglio di sé, soprattutto nella scene d’azione e in quella sotto la pioggia. Sì, è vero, in alcune vignette si percepisce un’incertezza del tratto, e il viso di Mac Kay probabilmente è stato corretto in redazione, ma all’età di 80 anni compiuti gli si può anche perdonare qualche imperfezione.



giovedì 30 novembre 2023

Jacopo Rauch ci porta in trasferta con Zagor

Tra gli albi zagoriani di cui ultimamente è mancata la mia recensione su questo blog, vi sono anche quelli – tutti sceneggiati da Jacopo Rauch – che hanno visto il nostro Zagor prima unirsi al “figlio” del mitico Manetola nella Palude di Okefenokee in Georgia e quindi imbarcarsi con lui alla volta della nolittiana isola di Britannia (disegni dei fratelli Di Vitto); poi abbiamo assistito all’incontro dello Spirito con la Scure con il Capitano Nemo (disegni di Della Monica); infine, tornato sul continente americano, l’eroe di Darkwood si è trovato coinvolto in un’avventura di pirati al fianco di Digging Bill e dell’ex-pirata John Connor (disegni di Venturi).

Ebbene, in merito a questa breve trasferta caraibica ho avuto occasione di leggere nelle scorse settimane un bellissimo articolo dell’amico Cristian Di Clemente pubblicato sul blog “Siamo Agorà” (cui contribuiscono molti autori di uBC Fumetti). Dopo una premessa e una precisa dissertazione sulle grandi trasferte di Zagor, l’autore dell’articolo ha analizzato le tre avventure “rauchiane” apparse sulla Collana Zenith da aprile a ottobre di quest’anno con una serie di considerazioni che mi trovano totalmente d’accordo. Talmente d’accordo che – anziché scrivere una mia recensione – ritengo opportuno sottoporre alla vostra attenzione proprio la disamina fatta da Cristian (che ringrazio sentitamente per l’autorizzazione concessami), che trovate qui di seguito.

In ogni caso, vi consiglio di leggere anche l’articolo completo che potete trovare qui:

https://www.siamoagorà.com/fumetti/zagor-trasferte/

Per aggiungere qualcosa di “mio”, al termine troverete alcuna foto da me scattate alle pagine delle sceneggiature delle prime due avventure, che potrete confrontare con il risultato finale pubblicato sugli albi.

La prima storia (“La leggenda di Manetola”, n.693-696) è purtroppo la sola a concedersi un certo spazio, occupando quasi metà della trasferta, anche perché raccoglie la sfida di fare tornare Zagor e Cico nei luoghi di uno dei “testi sacri” nolittiani, a cui si accosta con grande rispetto per il racconto originale: quel “Libertà o morte” (n.89-92) in cui il popolo dei Seminoles, guidato da Manetola (grande amico di Zagor) andava incontro a un tragico destino sull’isola di Britannia, l’epilogo più sofferto di una storia di Zagor e per il nostro eroe un’esperienza drammatica probabilmente seconda soltanto alla morte dei genitori. Il pretesto è dato dalla comparsa di Chaka, sedicente figlio del condottiero che, a sua volta, ha imbracciato le armi per spingere i Seminoles alla rivolta, ma il cui vero obiettivo è tornare sull’isola per liberare gli ultimi superstiti della tribù di Manetola. La storia si prende tutto il suo tempo per introdurre i vari elementi, in perfetto stile nolittiano, dando così spazio ai dubbi di Zagor sulla propria missione, al suo senso di colpa per essere sopravvissuto all’amico Manetola e al confronto e scontro generazionale con Chaka, a cui darà un’importante lezione di leadership. Ma non solo: c’è anche la grande amicizia che lega Zagor a Cico, e quanto il pancione sia una presenza imprescindibile della serie al fianco del protagonista, capace non solo di strappare un sorriso per tenere alto il morale della squadra ma anche di veri atti di eroismo, salvando a modo suo la situazione quando tutto sembra perduto.

Se la prima storia della trilogia trae la sua forza da una visione complementare dei grandi classici della serie e dallo scavare a fondo nell’essenza dei due grandi amici Zagor e Cico, la seconda (“L’isola degli spettri”, n.696-698) rilancia la capacità della testata di trovare nuovi spunti narrativi nel tempo, facendola in questo caso attingere alla grande tradizione avventurosa letteraria. Zagor incontra così il Capitano Nemo (!), proprio quello originale di Jules Verne, che si rivela una figura perfettamente a suo agio con le caratteristiche della serie. Il tutto avviene grazie alle macroscopiche incongruenze cronologiche contenute nei due celebri romanzi di Verne, che consentono di presentare un tormentato Nemo all’inizio della sua avventura per i sette mari a bordo del Nautilus, compatibile con quello che ne “L’isola Misteriosa” (romanzo ambientato negli anni della guerra civile americana, vale a dire circa tre decenni dopo l’epoca delle storie di Zagor) era un uomo anziano. Un “difetto” della storia è che è troppo breve (due albi appena): l’episodio rappresenta infatti l’atto iniziale di una trilogia, sparpagliata nel tempo e scritta da autori differenti, e non propone pertanto una trama particolarmente epica o grandiosa. Resta comunque una storia godibile: la parte che precede la scoperta del Nautilus, con la crescente suspense che accompagna gli eventi misteriosi che si succedono, è zagoriana sino al midollo e anche l’incontro e lo scontro di vedute dei “due straordinari personaggi”, come recita una bella didascalia, non tradisce le attese. Da sottolineare infatti, in questa trasferta caraibica, il felice utilizzo di quei riquadri narrativi caduti in disuso ma che, insieme ai disegni, possono produrre un risultato combinato superiore alle singole parti… anche in questi tempi di veloce fruizione dei contenuti.

Nel terzo episodio della trilogia (“La Maledizione degli Incas”, n.698-699) la lunghezza scende sotto i due albi, comunque densi di avvenimenti e in cui l’esotismo dell’avventura aumenta grazie a una caccia a un tesoro maledetto. E se si parla di tesori non può mancare Digging Bill, il più avventuroso e ricorrente dei buffi comprimari nolittiani (anche nelle grandi trasferte passate), che con Cico dà vita a gustosi battibecchi, ma in generale tutti i protagonisti buoni, cattivi ed ambigui (come quella simpatica canaglia dell’ex-pirata John Connor, a cui sarò sempre affezionato per avere propiziato il magnifico ciclo africano) sono egregiamente calati nella propria parte.Tra i plus dell’episodio vanno segnalati anche la circolarità tra incipit ed epilogo, che richiamano tutto il fascino, anche macabro, dell’epopea della filibusta.