martedì 28 febbraio 2023

A DOMANDA… MORENO RISPONDE (53)

Stavolta vi abbiamo fatto aspettare

quasi tre mesi, ma gli impegni redazionali

di Moreno Burattini a cavallo tra l’anno

passato e quello nuovo gli hanno impedito

di poter rispondere alle vostre domande

con la consueta celerità.

Ma anche questa volta

ce l’abbiamo fatta ed eccoci a voi

con un nuovo appuntamento

della rubrica

A domanda… Moreno risponde”!


Si parlerà di cosa farà Moreno

una volta andato in pensione,

di personaggi come Ignacio Vargas,

Marco Medina, Liberty Sam,

Samuel Toby e “El Machetero”.


Ma anche del “ritorno” del fiume Tallapoosa,

della proposta di nuovi mostri da far

affrontare allo Spirito con la Scure,

di ristampe e di speciali semestrali…

e di molto altro ancora!


Da ultimo, segnalando che ben tre domande/risposte

sono dedicate alla storia di Jenny,

ringrazio come di consueto Moreno

per il tempo che ci dedica e per la sua disponibilità

e non mi resta che lasciarvi alla lettura!

1 – Caro Moreno, ti piacerebbe scrivere un romanzo tutto tuo, senza attinenze con Zagor?

Certamente sì. Mi rendo conto però che si tratterebbe di un’impresa molto faticosa, a volerla condurre in porto in modo da non sembrare un dilettante allo sbaraglio. Il che significa ponderare bene trama e personaggi, limare il linguaggio, studiare il ritmo e i colpi di scena, non percorrere sentieri troppo facili e troppo battuti. Serve soprattutto molto tempo, cosa di cui non dispongo finché, oltre a sceneggiare fumetti, devo lavorare anche in redazione. Mi propongo però di provarci appena andrò in pensione. Cercherò di non sfigurare e lasciare un buon ricordo.

Arturo Lozzi

2 – Caro Moreno, la tua prossima storia sul Sasquatch disegnata da Arturo Lozzi sarà breve, media o lunga?

Non sarà breve, poi bisogna intendersi su cosa si intende per “media” e “lunga”. Per il momento é progettata sulla misura di 188 tavole (due albi della serie regolare). Poi bisognerà vedere se Arturo manterrà il passo, se mi verranno in mente complicazioni della trama con scene da aggiungere, se qualche imprevisto ci complicherà la vita e così via.

3 – Caro Moreno, il territorio dell’Oklahoma è sicuramente famoso per la corsa agli appezzamenti di terre che però è successiva al periodo in cui si svolgono le avventure dello Zagor che noi tutti conosciamo. Ma, se non ricordo male, è diventato famoso, nella storia numero 100 della serie mensile, in quanto come Governatore di quel territorio si trovi ad essere Ignacio Vargas. Ex complice sanguinario di Marco Medina, secondo quest’ultimo ed i nostri eroi è riuscito a far carriera in politica grazie a loschi intrallazzi. Riusciremo quindi mai a vedere in un albo di Zagor le fattezze di questo governatore ed il possibile decadimento del suo impero a causa delle rivelazioni sul suo passato da parte di Medina?

Sul n° 100 di Zagor, “Il mio amico ‘Guitar’ Jim”, Guido Nolitta immagina (e lo spiega nel finale del racconto) che Ignacio Vargas e Marco Medina fossero stati in passato una coppia di rapinatori di banche in Arizona. Il primo aveva il grilletto facile e non esitava a uccidere, per cui il secondo, ladro sì ma non assassino, dopo avergli fatto da complice per un po’, decise di far perdere le proprie tracce rompendo il sodalizio e ritirandosi in una fattoria nei pressi di Galveston (in Texas). Passano gli anni e Vargas, grazie ai soldi incamerati alla sua attività criminale che gli hanno permesso di costruirsi un’aurea di rispettabilità, e a chissà quali intrallazzi, è riuscito addirittura a farsi eleggere governatore dell’Oklahoma. Però, avendo scoperto dove vive Medina, non volendo correre il rischio di lasciare in giro testimoni dei suoi trascorsi, spedisce dei killer da Oklahoma City che raggiungono la costa del Golfo del Messico, con l’ordine di assassinare l’ex compare. Zagor salva Medina e questi promette di recarsi in Oklahoma e denunciare Vargas, in modo che dalla poltrona di governatore si ritrovi catapultato sul palco di una forca (accettando anche di pagare il proprio debito con la giustizia trascorrendo qualche anno in prigione). Il fatto che non si siano narrati altri sviluppi della faccenda vuol dire, secondo me, che Medina ha fatto quel che si era proposto di fare e dunque a Oklahoma City hanno eletto un nuovo governatore (non sarebbe da Zagor non accertarsi che le cose siano andate per il verso giusto, dato peraltro che avrebbe facilmente potuto informarsi, trattandosi di una carica importante). C’è solo un problema: erano altri tempi (per la precisione, il 1973) quelli in cui Guido Nolitta poteva serenamente parlare di un governatore dell’Oklahoma e di una città chiamata Oklahoma City negli anni in cui si intendono solitamente ambientate le avventure di Zagor, cioè tra il 1830 e il 1840. La data di fondazione di Oklahoma City è fissata al 22 aprile 1889, e lo stato dell’Oklahoma è stato costituito nel 1907. In precedenza esisteva un Territorio dell’Oklahoma istituito nel 1890, e prima ancora una regione utilizzata per la deportazione dei nativi (dopo essere stato acquisito dai francesi, con la Louisiana) nel 1803.

4 – Caro Moreno, è noto ai più che la sua avventura preferita di Zagor sia rappresentata da “Odissea Americana”. Al termine di quell’avventura, viene proposto, forse senza alcun seguito, il progetto di un militare dell’esercito di rifare il medesimo viaggio svolto dai nostri eroi. Non ci è dato sapere se, successivamente, ciò sia avvenuto. Andare a toccare una storia “intoccabile” come questa sarebbe, probabilmente, pura follia ma la questione degli scimmioni, che avranno eletto un nuovo capo, oppure delle allucinazioni prodotte dalla nebbia violacea (con James Moreland che potrebbe essere sì affogato ma non ce ne viene data la certezza), meritano secondo lei di essere riveduti in una nuova storia?

Ho sempre sognato di leggere, se non addirittura di scrivere io stesso, un sequel di “Odissea Americana”. Ho anche buttato giù un soggetto che però prevedeva un viaggio di Homerus Bannington in un luogo diverso rispetto al fiume Tallapoosa, ma poi non sono andato avanti pensando che ogni confronto con il capolavoro di Nolitta sarebbe stato impietoso per me. Tuttavia, poco tempo fa, un altro sceneggiatore ha presentato una proposta convincente ed è stato messo all’opera (così il confronto lo subirà lui, con mio grande sollievo) e si tratta appunto di far tornare Zagor su un battello simile all’ “Athena” in navigazione sullo stesso fiume, in un tratto diverso. Non anticipo nulla, essendo la storia appena agli inizi.

5 – Caro Moreno, di serial killers, pazzi, invasati e chi più ne ha più ne metta, Zagor ne ha incontrati a bizzeffe durante le sue avventure. Ce n’è uno, in particolare, che a differenza di altri non è però deceduto. Ai nostri occhi appare prima come Jason Raven e poi col suo vero nome, Samuel Toby. Sto parlando dell’uomo preda di attacchi isterici di follia dovuti a ricordi messicani, terribili ricordi messicani, del passato. Ha dato luogo ad una delle più belle avventure dello Spirito con la Scure, quella che vide il debutto di Kandrax, quindi è stato utilizzato come espediente per far arrivare Cico, ferito, e Zagor a Stone-Hill. Ma chi è “El Machetero”, che era riuscito a ridurre il suo cervello in pappa? Cosa sappiamo di questo bandido messicano che è stato nominato solo in qualche vignetta? È possibile che in una eventuale trasferta (e ce ne saranno poche) o in una trasferta del “Machetero” a Darkwood, sempre che non sia stato catturato e ucciso, possa essere venuto a sapere della persona che conosce il suo volto, essendo scampato alla sua furia, e che voglia quindi concludere il suo sporco lavoro? Stavolta Zagor potrebbe porre fine alla malattia mentale di Toby con uno shock tale (ad esempio quello visto ne “L’abbazia del mistero”), da farlo tornare normale e diventare un alleato formidabile di Zagor senza più i suoi scatti d’ira o, perlomeno, che essi possano venire in qualche modo mirati verso i malvagi e non verso quelli che intendono aiutarlo?

La saga di Zagor offre tanti di quegli spunti che, in effetti, da ogni storia se ne potrebbero trarre dieci altre basandosi su personaggi secondari o su comparse, o su situazioni appena accennate su cui si potrebbero ricamare chissà quali approfondimenti. La figura di Samuel Toby, a suo modo protagonista dell’albo “Follia omicida” (1976), si presterebbe a venire di nuovo tirata in ballo per permetterci di scoprire qualcosa di più sul misterioso “Machetero” che lo ha fatto impazzire. Però, come hai detto tu, Toby è servito a Guido Nolitta solo come espediente narrativo per coinvolgere Zagor e Cico nell’avventura a Stone-Hill, giustificando il loro prolungato soggiorno in prossimità degli scavi dell’archeologo Mac Leod (che lo Spirito con la Scure non avrebbe avuto motivo di seguire, in effetti, se non fosse per la convalescenza del suo fido compagno d’avventure). Personalmente ho sempre considerato i raptus omicidi di Toby come qualcosa di buffo, quasi un supplemento di gag dopo quella, esilarante, della strada fangosa con cui si apre il racconto, una trovata umoristica nolittiana, sempre pronto a mescolare dramma e comicità a spese del solito Cico (e dei suoi degni compari Bat Batterton e “Digging” Bill). Sì, è vero che il folle ricercato ha vissuto un dramma, a cui si accenna soltanto, che lo ha fatto impazzire, ma è altrettanto vero che la scena delle aggressioni al messicano scatenate dal soltanto dal sentirlo dire “caramba y carambita” è una sequenza che trasforma la tragedia in farsa. Perciò, non so se sia il caso di costruire su una trovata tutto sommato comica una nuova storia drammatica, tenuto conto che del “Machetero” si è soltanto fatto il nome (che fa anch’esso sorridere) e che tirarlo di nuovo in ballo come avversario davvero cattivo sarebbe più difficile, ripensando alle circostanze in cui lo si è sentito rammentare la prima volta. Per di più, se il povero Toby ha subito davvero lutti e violenze in grado di “mandargli il cervello in pappa”, come dici tu, scoprire l’accaduto e assistervi in flashback rovinerebbe l’effetto tragicomico della gag di Nolitta.

6 – Caro Moreno, qual è la prima storia di Tex che ha letto e quale la prima di Dampyr? Di quest’ultima serie, qual è la prima delle avventure che ha letto ad averla “folgorata”?

Facendo uno sforzo nel ricordare letture fatte al tempo delle elementari, direi che la prima storia di Tex che ho letto sia stata quella de “Il signore dell’abisso” (che inizia sul n° 101 e che ha offerto lo spunto anche al film con Giuliano Gemma). Però più o meno nello stesso periodo rammento di aver divorato “Diablero” e “Il figlio di Mefisto”. Mi sono sempre piaciute le rare avventure di Tex con elementi magici e misteriosi. Dampyr ho cominciato a leggerlo dal n° 1, apprezzandolo fin dall’inizio, anche se poi la prima storia che davvero mi ha “folgorato” (come dice lei) è stata “Lo schermo demoniaco”, il n° 18, di cui fui anche il correttore di bozze avendo cominciato proprio in quel periodo a lavorare in redazione.

7 – Gentile Moreno, prima di essere il curatore della testata Zagor era (ed è rimasto) un fan dello Spirito con la Scure. Ha sicuramente inviato tanti suggerimenti a Guido Nolitta alias Sergio Bonelli, nonché parlato di cosa le sia piaciuto di più e cosa di meno. Oggi lei si trova al posto di Nolitta e quindi riceve suggerimenti, apprezzamenti e critiche. Avrà sicuramente inteso come si dovesse trovare Nolitta scegliendo di rispondere alle domande dei lettori, ma con internet di mezzo crede che rimanere a contatto con i lettori possa essere diventato meno difficoltoso in ambito di possibilità dei mezzi comunicazione, ma sicuramente più difficoltoso, addirittura soffocante, quando taluni decidono di farsi prendere la mano e di non lasciare stare i vari autori, tartassandoli, non essendo per forza haters ma al limite delle persone ossessionate dal personaggio e quindi da chi lo scrive e disegna?

Sergio Bonelli riceveva un gran numero di lettere su carta (io stesso gliene ho scritte diverse) e  riteneva suo preciso dovere rispondere sempre a tutti (ha risposto più volte anche a me). Aveva una sua segretaria che decifrava le calligrafia con cui lui vergava a mano le cose da dire, e quando queste eran state battute a macchina, rileggeva (talvolta correggeva) e firmava. Ovviamente, oggi neppure lui, se fosse ancora fra noi e usasse il computer, riuscirebbe a rispondere ai messaggi che gli arriverebbero via mail, via social, via messaggerie dei forum o via whatsapp. Peraltro, le critiche o i consigli che giungevano recapitate dal postino, al di là del fatto che potessero essere giusti o meno, erano (evidentemente) più ponderati di quelli scritti su Internet: il lettore doveva scrivere su carta, compilare l’indirizzo su una busta, affrancare, andare a spedire. Oggi, chiunque può dire qualunque cosa e inviare con un click. Non dico che non sia giusto, dico soltanto che i commenti, così potendo fare, diventano talmente numerosi che è impossibile leggerli tutti (se si deve anche lavorare) ed è molto difficile stabilire quali siano i giudizi sensati e quali frutto di raptus. Personalmente, ho risolto il problema limitando al massimo il tempo dedicato a leggere i commenti in Rete, limitandomi a seguire alcuni recensori più competenti o valutando quei post che mi vengono segnalati dagli amici. Cerco anche di seguire l’esempio di Sergio rispondendo a quante più mail possibili, anche se spesso mi ritrovo con più di cento messaggi a cui dare riscontro (magari in attesa da tempo). Il fatto che non segua le discussioni sul Web non significa che mi sottraggo al confronto con i lettori. Questa stessa risposta dimostra appunto il contrario.

8 – Caro Moreno, con tutte le domande che ti vengono fatte, con tutto l’amore per il personaggio di Zagor, credi che, basandoti sull’affluenza in questo blog e sui vari Social Media, Zagor possa avere una vita così lunga da “campare” ancora per 50 anni? Me lo auguro fortemente, ma con l’avvento della tecnologia ed il costo della carta a prezzi esorbitanti, e non essendo il personaggio di punta della Casa Editrice Bonelli, rischia di chiudere prima di altre serie o rimarrà a galla insieme al solo Tex negli anni a venire?

La vitalità di Zagor è testimoniata non soltanto dal blog che ospita questa fortunata rubrica, ma anche dal numero di frequentatori di forum, gruppi Facebook, siti di informazione e di discussione, così come da quanti parlano dello Spirito con la Scure sui vari social, piattaforme, canali. Ma anche gli incontri con il pubblico sono sempre affollati. Certo, ci sono lettori entusiasti e altri che esprimono opinioni critiche (anche perché il criticare fa più scena), ma mi pare che l’interesse, a dispetto dei tempi non favorevoli per gli eroi di carta, sia sempre alto. Zagor “camperà” altri 50 anni? Chi lo sa? Di sicuro essere arrivati a festeggiare (accadrà a giugno) il sessantaduesimo compleanno mi sembra un risultato già di per sé più che esaltante, considerando quanti altri personaggi anche più recenti ci siamo lasciati per strada. In ogni caso, non c’è alcun segnale visibile, per quanto mi sforzi di guardare l’orizzonte, di una chiusura. Poi, sarà quel che sarà. Zagor non è il personaggio di punta della Bonelli? È vero, essendoci davanti almeno Tex, e considerando che Dylan Dog probabilmente vende di più, ma non c’è una gara: se si guarda al numero di tavole pubblicate, alle uscite delle varie serie parallele, ai volumi in libreria, mi pare che anche lo Spirito con la Scure contribuisca efficacemente al risultato complessivo della produzione a fumetti bonelliana (anche se oggi non ci sono soltanto i fumetti). Non mi pare neppure che si tratti di “stare a galla”, credo che per ora stiamo procedendo sulla rotta dell’avventura con l’entusiasmo di sempre. Certo, ci sono gli iceberg da evitare e uno di questi è senza dubbio l’incredibile aumento dei costi della carta (che colpisce non solo noi ma tutta l’editoria): si parla dell’80 per cento di esborso in più su base annua (cito dati solo sentiti dire). Le Case editrici dovranno fare i loro conti, c’è perfino chi ha smesso di uscire in edicola. Noi ci siano e ci saremo confidando sui nostri lettori. Intanto, però, è stata varata la piattaforma Bonelli Digital Classic, una app che permette di leggere i nostri fumetti su schermo anziché su supporto cartaceo: è un altro modo per guardare con fiducia il futuro.

9 – Gentile Moreno, abbiamo già avuto a che fare con almeno un mutaforma nella serie di Zagor, ma permettimi di suggerirti, dal basso della mia conoscenza della saga zagoriana in confronto alla tua e agli altri autori, che forse non è stato considerato un mutaforma del calibro dell’Aswang. L’Aswang è un insieme di diverse creature che possono, appunto, trasformarsi dall’una all’altra. Tale mito è nato nelle Filippine, quindi ovviamente non vicino a Darkwood, ma con tutto ciò che è avvenuto nella Foresta di cui sopra, e con le persone che arrivano professando diversi culti e tradizioni, pensi di poter cavare qualcosa da una leggenda di questo tipo?

L’Aswang delle Filippine (una sorta di serpente-mannaro che di giorno si presenta sotto le sembianze di una donna molto bella salvo poi trasformarsi di notte in una vampira succhiasangue) è parente delle lamie o delle empuse della mitologia greca. Come tutti i mostri delle leggende è sicuramente affascinante. Accetto il suggerimento, e chissà che (se non scritta da me, da qualcun altro) una storia venga fuori. Con buona pace di chi non vuole mostri a Darkwood.

10 – A parte lo Zagor Classic, dedicato alle strisce, non c’è attualmente una ristampa “organica” di Zagor. Non credi, Moreno, che sia arrivato il momento di riportare in edicola (magari in un mensile a colori) quel ciclo ormai leggendario iniziato con “L’esploratore scomparso”?

Credo che una ristampa cronologica a partire da metà serie (tu proponi da “L’esploratore scomparso” in poi) non avrebbe un grosso appeal in un momento in cui l’edicola è avara di soddisfazioni per le nuove iniziative e le proposte zagoriane sono già tante. Non dimentichiamoci peraltro che non è poi così lontana nel tempo la ristampa “organica” della Collezione Storica a Colori di Repubblica, che ha riproposto proprio a colori il “ciclo leggendario” che a te piacerebbe rileggere. In ogni caso, le strategie editoriali e di marketing toccano ai nostri direttori che hanno già sperimentato, per esempio, la riedizione in sette volumi della saga di Hellingen, perciò chissà che non venga loro in mente di fare altrettanto con la seconda Odissea Americana. Personalmente credo però che sia più fattibile vedere “L’esploratore scomparso” in uno dei balenotteri de “Le Grandi Storie Bonelli” o in un volume da libreria, come è successo con “L’uomo con il fucile” e “La palude dei forzati”. Il fatto che si siano iniziati a ristampare anche classici non nolittiani lascia pensare che sarebbe possibile.

11 – Caro Moreno, ti scrivo per la serie “Dove andremo a finire?”. Con l’intenzione di leggermi un bell’albo in vacanza, sono finito con lo sfogliare “La fratellanza infernale” e mi sono bloccato. Mi sono bloccato a causa di questi riti magici, una formuletta e via, capaci di resuscitare un morto (e bisogna essere perlomeno resuscitati per poterla attuare). Fra tutte le possibili idee, proprio la più bambinesca è stata scelta. Come mai? Cosa è successo all’autore Antonio Zamberletti? Avrei tanto voluto, ma non sono riuscito ad andare avanti. Ed è raro per me non riuscire a concludere la lettura di un fumetto. Senza voler essere maleducato, dico solo che quando è troppo è troppo.

Ognuno ha i propri gusti e fra i diritti del lettore elencati da Daniel Pennac c’è anche quello di non finire un libro che si è iniziato, se a un certo punto non lo si trova di nostro gradimento. Nel caso della “Fratellanza Infernale” mi è capitato anche di sentire pareri positivi. Quello di questo youtber, per esempio: https://youtu.be/oc1lcw05WJE. Ascoltando il commentatore, ci si rende conto meglio dell’importanza che potrebbero avere in futuro due nuovi personaggi inseriti nella serie da Zamberletti. In ogni caso, un fumetto seriale prevede l’alternanza di storie una dopo l’altra: si spera sempre che per una che (a qualcuno) non piace ne segue un’altra che invece riscuote apprezzamento (ma che sarà disprezzata da qualcun altro). Riguardo le formule magiche, mi pare che nei racconti di magia siano previste. Perfino Nolitta, in “Zombi!”, fa ricorso a qualcosa del genere. Poi, se a qualcuno non piacciono le storie di magia, questo è un altro discorso.

12 – La collana a striscia prevista per la libreria quest’estate è scomparsa dalla programmazione. Siamo autorizzati a sperare che si tratti di una buona notizia? Nel senso che, visto il successo dell’anastatica di Tex con la tua storia inedita allegata, magari...

La collana a striscia è stata via via rimandata perché destinata alla fumetteria, e si sono accavallate molte altre proposte destinate a percorrere la stessa via distributiva, per cui si è trattato (da parte dei direttori) di scegliere a chi e a che cosa dare la precedenza. Ma prima o poi usciremo con la terza serie inedita. Riguardo invece a una eventuale ristampa anastatica delle strisce degli anni Sessanta, non azzardo previsioni ma senza dubbio è qualcosa di fattibile.

13 – Caro Moreno, vorrei farti una domanda, se mi è permesso, riguardante la storia “Lo squadrone maledetto” apparsa in un recente Zagor Più (anche perché una collana recente come quella su Zagor non c’è). Sono apparsi i ragni giganti, visti anche in molte altre avventure non solo di carta, ma con un’intelligenza propria. Ho trovato forse un po’ stra-abusato il fatto di riuscire a trasmettere i propri pensieri alle persone che vengono punte da loro, per farsi portare da mangiare. Mi ha saputo di già visto, ma essendo una razza aliena mi piacerebbe vedere approfondita l’origine di questa mutazione genetica oppure della loro origine aliena. Purtroppo ho letto da molte parti che non è stata apprezzata, mentre io apprezzo il fatto di aver visto provare uno sceneggiatore a trattare un tema del genere in poche pagine, e mi piacerebbe vederne il seguito spalmato in più pagine. Non so se sarà possibile, ma da parte mia voglio comunque fare i complimenti a sceneggiatore e disegnatore per quello che ho letto e per quel pizzico che mi fa fremere dal volerne leggere il seguito. Grazie a tutti voi.

Il concetto di “deja vu” (o “stra-abusato”) è difficile da applicare alle storie di una saga sessantennale come quella dello Spirito con la Scure, nel senso che qualcosa di già visto ogni tanto tornerà inevitabilmente alla ribalta (gli sceneggiatori sono chiamati appunto per questo a mescolare quanto più possibile le carte). Del resto, però, il ripetersi di certe situazioni a volte è persino apprezzato dai lettori (a quelli di Tex o di Diabolik, per esempio, fa piacere ritrovare le stesse atmosfere, gli stessi siparietti, lo stesso modus operandi dei personaggi). Sarebbe impossibile, peraltro, pubblicare ininterrottamente per decenni storie che in qualche punto non assomiglino a qualcosa che si è già verificato non dico nella stessa saga ma neppure in qualche film o qualche serie TV. Quando poi ci sono dei nemici come il Vampiro, Kandrax o l’Uomo Lupo i lettori chiedono a gran voce che ritornino, e se tornano cambiando troppo il tipo di storia di cui li si è resi protagonisti, c’è chi si lamenta. Ora, nel caso di Zagor non mi vengono in mente altre storie con i ragni che prendono possesso delle menti di chi mordono per obbligare le vittime a procurare loro del cibo. Non ricordo se la creatura adorata dai cavernicoli della storia “Il mostro a tre teste” (che aveva appunto l’aspetto di un ragno) avesse lo stesso potere di controllo mentale, tuttavia, ecco, si tratterebbe di un solo precedente, molto vecchio; forse qualcuno ne potrà indicare un altro e arriveremmo a due in sessanta anni. In ogni caso, mi pare di capire  che “Lo squadrone maledetto” tutto sommato ti sia piaciuto, e tanto basta. Però si tratta di una storia di sole 40 tavole inserita in una collana fuori serie rispetto alla Zenith, perciò non so se sia il caso di farne un sequel: in genere, “I Racconti di Darkwood” hanno il loro principale pregio proprio nella loro folgorante brevità e immediatezza.

14 – Gentile Moreno, ho appena finito di leggere la storia riguardante Jenny degli albi di agosto e settembre 2022. Non voglio fare spoiler, e proprio per questo so che questa domanda ti arriverà più in là nel tempo rispetto all’uscita in edicola della seconda parte della suddetta avventura. In questi momenti bui, terribili sotto tanti punti di vista, mi è capitato poche volte di lasciarmi coinvolgere in maniera tale da farmi addirittura emozionare per il finale. Mi sono chiesto anche che, se avessi iniziato a leggere Zagor con la storia di agosto 2022, avrei potuto emozionarmi allo stesso modo di quanto sia riuscito a fare seguendo la sottotrama che ci ha accompagnato per mesi durante gli albi mensili. Ed è proprio l’emozione che mi ha spinto a scriverti. La stessa emozione per i disegni di Anna Lazzarini che hanno saputo tratteggiare bene i momenti di intensità sia amorosa che di azione. E non posso che applaudire lei per questa scelta, per questo susseguirsi di colpi di scena, che ammetto di essermi goduto pagina dopo pagina, vignetta dopo vignetta. Vorrei segnalare il fatto che, nelle Zagor Darkwood Novels, Ellie May e Sara risposero a Roger Hodgson di non sapere che fine potesse avere fatto Jenny. Invece, forse volendo mentire, sanno eccome dove sia finita. E proprio lì dove è finita, in ricordo di una certa promessa fatta da Zagor, sarebbe proprio l’ideale, pur in tutta la sua tristezza e malinconia, vedere narrati i fatti accaduti col passaggio di Zagor e Cico in Italia. Dopo avere accennato, con qualche parola, alla loro traversata, Jenny chiese allo Spirito con la Scure di sentirsi narrare quegli eventi. E, riuscendo a trovare il giusto momento per un lungo “dialogo” fra entrambi, potrebbe davvero essere l’occasione giusta per rimembrare quegli accadimenti e per ricordare questa recente avventura che ha davvero colpito al cuore questo zagoriano che ti sta scrivendo e che ti invita, credo al pari di altri, a continuare così. Scusandomi per le lungaggini, auguro uno splendido prosieguo a questa collana che fa appassionare da più di sessant’anni a questa parte.

Grazie per le belle parole riservate alla storia di Jenny, a me e soprattutto ad Anna Lazzarini.  La ragazza con le lentiggini ha fatto innamorare davvero tutti, noi autori per primi. Complimenti per aver notato l’indizio contenuto nella miniserie “Zagor Darkwood Novels”. Riguardo a quanto è avvenuto in Italia durante i viaggio di ritorno dopo lo scontro con Rakosi in Transilvania, l’intenzione è appunto quella di raccontarlo, resta da stabilire come, quando e dove.

15 – Caro Moreno, ti scrivo per dirti che ho apprezzato veramente tanto che possa esserci un secondo Speciale di Zagor nel corso del 2022, e che per festeggiarlo venga ristampata una storia apparsa sulle strisce di tempi recenti che alcuni appassionati sicuramente non posseggono, più altre storie brevi. La domanda è, perciò, riguardante la seconda collana a strisce che non verrà ristampata, chiedendoti quindi se vedrà la luce in edicola nel corso del 2023 e se la nuova serie a strisce che sarebbe dovuta uscire nel 2022 finirà con l’intraprendere, fra qualche anno, lo stesso percorso?

Nel corso del 2023 ci saranno, come avvenuto nel 2022, due Speciali Zagor. Il secondo, previsto per settembre, ripetendo la formula dell’anno passato presenterà la storia della seconda serie a striscia, uscita nel 2019 e denominata “Collana Scure”, intitolata “I monti della solitudine” (testi di Jacopo Rauch, disegni di Raffaele Della Monica e Stefano Di Vitto), più una selezione di episodi brevi usciti su pubblicazioni non bonelliane in occasione di eventi, fiere e manifestazioni (quel tipo di racconti definiti di solito come “introvabili”). Tutto questo materiale non è ma uscito in edicola. La “Collana Scure”, per limitarci a parlare di quella, ebbe soltanto distribuzione libraria (uscì in fumetteria). Non so che cosa accadrà nel 2024. Se nel 2023 effettivamente uscirà la terza serie inedita a striscia, potrebbe venire ristampata quella, con l’aggiunta di altro materiale “introvabile”. Altrimenti potremmo tornare a un solo Speciale l’anno. Decideranno nei piani alti. Come dico sempre, non lavoro nella plancia di comando ma nella sala macchine.

16 – Caro Moreno, quali sono le sostanziali differenze fra il ritorno di Liberty Sam scritto da Lei e pubblicato sulla serie regolare e quello mai pubblicato scritto da Ade Capone?

Le sembrerà strano, ma davvero non lo so. Non ho mai letto la storia di Ade, che non è mai uscita dal nostro archivio nascosta chissà dove. Quando scrissi il racconto del ritorno di Liberty Sam, dopo aver presentato un soggetto che Bonelli approvò, non sapevo neppure che ci fosse un’avventura basata sul medesimo spunto sceneggiata da Capone (lo scoprii soltanto dopo).

17 – Buonasera, leggo Zagor da 40 anni, ho tutti i numeri, qualche ristampa nei primi 100, il resto tutti originali. Ogni tanto penso di smettere, ma Zagor è per me come una specie di fratello, che vedo una volta al mese. Fare morire Jenny è una scelta che non approvo, poi in un modo così veloce, come se la sua figura fosse di poca importanza. Rischiare la morte era già un pretesto sufficiente per giustificare l’impossibilità di in legame tra lei e Zagor. Forse in futuro, viste le tante risorse del mondo zagoriano, si potrebbe trovare un modo di fare risorgere Jenny a nuova vita. Un saluto.

In realtà, non sono stato io a decidere che Zagor non debba avere una compagna. Lo ha stabilito Guido Nolitta creando il personaggio. Io mi sono soltanto limitato a spiegare (meglio) il perché di questa scelta. Quando lo Spirito con la Scure convince Frida, al termine della famosa “marcia della disperazione”, che uno come lui non può legarsi a qualcuno finché porterà avanti la missione che si è scelto, propone delle argomentazioni che segnano chiaramente la via da seguire per i futuri sceneggiatori. Nolitta voleva che il suo Zagor rimanesse single, perché se uno come lui avesse una compagna, questa si troverebbe in costante pericolo e prima o poi finirebbe uccisa. Cosa che puntualmente succede a Jenny, e non per mano di un supernemico, come Hellingen o Kandrax, ma per colpa di quattro balordi (nella realtà è così che accade). Faccio notare che nella storia “Una ragazza in pericolo” Zagor prima dice di “no” a Jenny spiegandole a malincuore i motivi che lo costringono a rifiutare un legame (tornando però alla capanna sconvolto per una rinuncia che evidentemente gli brucia), poi, rientrando verso Pleasant Point dopo aver sconfitto i trafficanti di armi, crede di poter tornare sui suoi passi, arrendendosi a un sentimento che non riesce più a sopire. Questo lo rende un personaggio molto umano, secondo me (e inserisce nella saga sfumature psicologiche alquanto inedite). Ma alla fine il dramma si compie, perché se un eroe si dipinge come umano, si deve essere disposti anche a vederlo soffrire. La storia di Jenny ha colpito molto i lettori e a mio avviso questo dimostra come noi autori (io e Anna Lazzarini) tutto sommato abbiamo fatto un buon lavoro, che non ha lasciato indifferente nessuno. Le storie si raccontano per emozionare, e le emozioni pare proprio che ci siano state. Poi ci sono quelli che scrivono un giorno sì e un giorno no su Internet che sono un autore ormai “bollito”, e ci sta pure, dopo tanti anni di lavoro, però prima della definitiva cottura mi è riuscito almeno di scrivere qualcosa che ha colpito nel segno.

18 – Gentile Moreno, a leggere di Jenny per mesi e mesi fino ad arrivare al culmine del racconto mi fatto venire voglia di rileggere la storia della sua prima apparizione, insieme alle altre due sue amiche. La cosa che salta all’occhio è che non viene spiegato, visto che ognuna delle tre avrà sicuramente storie diverse, il come ed il perché siano arrivate a Pleasant Point. Inoltre, lo stesso Peabody appare dal nulla, e manca quindi un pezzo importante del passaggio di proprietà fra lui ed il vecchio gestore. Una cosa negativa, da aggiungere, è che la serie di Zagor, non solo per Jenny, sta ultimamente mettendo alla berlina maltrattamenti su maltrattamenti alle donne. Per il sottoscritto, chiarisco subito, fa parte di un fumetto e quindi di un racconto di fantasia ma purtroppo c’è chi questi fumetti li prende così sul serio da imitarli. Chiedo dunque se questa serie di percosse non finisca col prendere forma materiale, con imitazioni di vario genere da parte di persone che rischiano di sentirsi istigate da questi comportamenti. Ripeto, non sarà il caso di molti, ma qualche testa calda potrebbe pur esserci, tanto da rendere reale una cosa che dovrebbe invece rimanere soltanto nella propria immaginazione di lettore?

Come Jenny sia arrivata a Pleasant Point verrà raccontato in un Color previsto verso la fine del 2023. Può essere che ci siano altre sue apparizioni in storie retrospettive. Riguardo al fatto che Zagor stia “mettendo alla berlina” i maltrattamenti contro le donne, resto allibito ed esterrefatto! Alla berlina quando? Come? Dove? Casomai i maltrattamenti vengono denunciati e i responsabili puniti. Rappresentare la realtà delle violenze contro le donne serve appunto a dimostrare come queste violenze esistono, senza compiacimento alcuno, per sollevare indignazione nei lettori e suscitare repulsione verso chi di questi atti si macchia. Del resto si mostrano le violenze contro i pellerossa con lo stesso scopo. E questo non vale, naturalmente, soltanto per Zagor o per i fumetti ma anche per il cinema o la TV. Se io mostro una rapina e la punizione dei rapinatori, forse istigo qualcuno a rapinare? Direi esattamente il contrario. Anzi, è tacere sui maltrattamenti che subiscono le donne, non mostrandoli, è fare il gioco dei maltrattatori, che contano appunto sul complice silenzio.

19 – Caro Moreno, sono ormai venti anni che seguo con attenzione le avventure dello Spirito con la Scure, al pari di Tex. E proprio dopo venti anni, più o meno negli stessi mesi, riappaiono storie riguardanti Mefisto e la famiglia Dowler, entrambe del 2002. Con tutto ciò che è aumentato, dalla carta alle bollette ai beni di prima necessità, forse è veramente arrivato il momento di finire di acquistare fumetti. Non lo dico per mancanza di passione, ma per impossibilità reale di non poter andare avanti così, con tante uscite, tante belle storie, ma anche tanta, tanta spesa da fare. E se l’avventura di Mefisto chiude con il numero di Ottobre, e quella dei Dowler ai primi di Novembre, sembra quasi essere fatto apposta (e so che non lo è), che la chiusura di un cerchio sia proprio messa lì per, purtroppo, approfittarne. E se per “Il covo del male” sono riuscito a passare... se di fronte alla famosa “Casa sulla scogliera” non sono riuscito a naufragare... che possa essere l’anno 2022 a farmi completamente fermare?

L’acquisto dei fumetti è una scelta. Se si ritiene che arricchiscano la nostra vita, si fa il possibile per acquistarli, se si reputa che ci giovi di più uno spritz, si opta che quello. Il prezzo di uno Zagor è inferiore a quello di un aperitivo (almeno dove vivo io), e in generale le avventure del nostro eroe sono uno fra i divertimenti più a buon mercato. Io capisco le difficoltà di tutti, perché sono anche le mie: vorrei comprare tanti libri, andare a tanti concerti, fare tanti viaggi, e devo decidere, facendo bene i conti, che cosa posso permettermi e che cosa no. Dovendo dare un consiglio a chi ritiene di aver esaurito il budget, direi di fare un pensierino all’app Bonelli Digital Classic, che permette di leggere tutti gli albi di Zagor (e di Tex, Mister No, Martin Mystére…) a un prezzo molto basso.

20 – Caro Moreno, nella storia in tre parti cominciata con “Il terrore dal mare” e che ha visto il debutto nella serie di Zagor di Andrew Cain, ci sono due questioni che da anni mi sembrano essere irrisolte. Innanzitutto, gli Agenti di Altrove che appaiono all’interno della stessa porgono a Zagor delle armi provenienti dal futuro, ma come ne siano venuti in possesso loro e cosa ne faccia poi Zagor alla fine della storia non sono mai riuscito a capirlo (forse dovrei chiederlo al curatore ed allo sceneggiatore di quel tempo, ma forse hai una tua teoria al riguardo). La stessa cosa si potrebbe dire dei due ragazzini che sono alfine salvati da Zagor. Cosa accade a loro? Perché ci sono delle domande rimaste senza risposta? Non sono forse state ritenute importanti?

Sulle domande rimaste senza risposta si basano molte storie scritte in seguito appunto per spiegare le questioni in sospeso. Come si sa, io sono un assoluto cultore dei racconti che offrono queste spiegazioni, ne ho scritti tanti e spesso, anzi, vengo criticato aspramente perché, mi si dice, non serve andare a giustificare proprio tutto, non c’è bisogno di narrare i retroscena, è bello che certe cose rimangano in sospeso, basta con i flashback (per quanto possa sembrare bizzarro, ci sono alcuni che, per motivi misteriosi, non sopportano i flashback). Ciò premesso, posso anticipare che è in lavorazione un sequel del “Terrore dal mare”. Non so dire, allo stato dell’arte, se il ritorno di Andrew Cain servirà a risolvere i dubbi che hai sollevato. Lo vedremo.

 

 


lunedì 27 febbraio 2023

Il mondo di Zagor a “Il Mosaico”

Giovedì 16 febbraio sono stato invitato dall’associazione culturale Il Mosaico di Besana in Brianza a tenere una lezione sul nostro personaggio preferito, lezione che ho voluto intitolare “Il mondo di Zagor”.


Davanti a una platea di circa quaranta persone ho suddiviso il mio intervento in due parti: “Nascita di un eroe” e “Uno splendido sessantenne”.

Nella prima parte, coadiuvato da una serie di immagini tratte dalla storia “Zagor racconta…” ho narrato la nascita “letteraria” del personaggio: la sua famiglia, l’infanzia, l’attacco alla capanna sul Clear Water, il giuramento sulle tombe dei genitori, la crescita di Patrick Wilding insieme a Wandering Fitzy, il massacro degli Abenaki, la morte di Salomon Kinsky e Wandering Fitzy, l’incontro con i Sullivan, la “nascita” di Za-gor-te-nay, lo Spirito con la Scure, il suo incontro con Cico.












Nella seconda parte ho invece parlato di come è stato concepito il personaggio dai suoi creatori, Guido Nolitta/Sergo Bonelli e Gallieno Ferri, della sua vita editoriale (idealmente suddivisa in quattro epoche (L’età dell’oro, L’età del bronzo, Il rinascimento e Il consolidamento) presentando moltissime fotografie sia di sceneggiatori e disegnatori, sia dei comprimari della saga, nonché le diverse pubblicazioni da edicola e da libreria che hanno ospitato Zagor.







Numerose sono state le domande del pubblico, che ha dimostrato di aver gradito la mia presentazione e che a gran voce mi ha chiesto per l’anno prossimo un’altra “lezione” sul fumetto. In proposito ci stiamo già organizzando…

 


lunedì 20 febbraio 2023

Il passato di Rochas (Zagor Gigante 689/691)

Al tradizionale rendez-vous dei trappers ci sono proprio tutti, compresi Zagor e Cico. Manca soltanto uno degli amici più cari dello Spirito con la Scure: Pablo Rochas! Che fine ha fatto? Zagor lo va a cercare e scopre che la sua capanna è stata data alle fiamme. Possibile che sia di Rochas il cadavere carbonizzato che trova fra le travi annerite dal fuoco? E chi sono i misteriosi miliziani della fantomatica “Black Legion”? Le indagini del nostro eroe portano a scoprire un tragico segreto nascosto del passato di Pablo…

Mentre gli uomini della Black Legion continuano a dargli la caccia, Pablo Rochas prosegue il racconto del suo drammatico passato spiegando come, da arruolato fra i legionari, ne divenne un implacabile nemico. Zagor scopre così perché i suoi ex commilitoni lo vogliono morto, dopo che lui, anni prima, gettando la divisa della legione che pure per un breve periodo aveva indossato, si era trovato a combattere contro di loro, e quale terribile segreto il trapper abbia sempre tenuto nascosto.

La "Black Legion" ha però altri piani, oltre che vendicarsi di Rochas: attaccare e distruggere un villaggio indiano, compito per il quale sono stati ingaggiati da chi ha interesse a liberare la foresta dai pellerossa. Zagor scopre il progetto dei miliziani e cerca di fermarli, non esitando a penetrare di notte, da solo, nel campo nemico.

Ha visto finalmente la luce delle edicole questa storia incentrata sul passato di uno dei comprimari più amati dagli zagoriani, il trapper Pablo Rochas, “in cantiere” dal 2017, dapprima prevista con una lunghezza di 160 tavole (quindi destinata a un albo della serie Speciale), poi divenute 282 (quindi con destinazione o uno dei “vecchi” Maxi o tre albi della serie regolare, come definitivamente avvenuto).

Il soggetto richiama alla mente la classica avventura contro i Lupi Neri: anche in questo caso la minaccia è rappresentata da un corpo paramilitare, la Black Legion, che, oltre a minacciare la vita di Pablo Rochas nell’attuazione di una vendetta per le sue azioni passate, mette in pericolo anche le popolazioni indiane della zona avendo avuto l’incarico da parte di un possidente terriero di distruggere un villaggio dei Piedi Neri.

La sceneggiatura di Moreno Burattini risulta precisa e lineare, soprattutto se la storia viene letta dall’inizio alla fine, continuativamente (mentre, forse, un lettura mese per mese può apparire un poco discontinua, dati i tanti richiami narrativi inerenti il passato di Rochas). Sì, perché qui siamo di fronte a una vera e propria “narrazione nella narrazione”: da un lato la storia in presa diretta di Zagor dapprima impegnato alla ricerca e al soccorso del trapper di origini basche e poi alla risoluzione della minaccia della Black Legion, dall’altro la storia del giovane Rochas che affonda le radici nel passato antecedente al suo divenire uno dei trappers di Darkwood. Un passato (ben narrato e ben costruito, a mio parere) così drammatico e doloroso che aveva sino ad ora impedito al basco di narrarlo anche ai suoi più intimi amici… ma anche un passato che rende più tridimensionale il suo protagonista.

Oltre a ciò, sono molto ben delineati anche i personaggi che compongono la Black Legion (dai vari ufficiali al sergente istruttore) e la tribù indiana presso la quale trova accoglienza il giovane Pablo (antesignano del protagonista del film “Balla coi lupi”) e il cui massacro ricorda molto quello degli Abenaki di nolittiana memoria.

Burattini sa anche utilizzare molto bene gli elementi del cosiddetto engagement zagoriano, laddove si sofferma su concetti di denuncia sociale come la problematica dell’immigrazione e dello sfruttamento del lavoro, le ingiustizie nei confronti dei pellerossa, la condanna della guerra e della violenza.

Sempre in merito alla sceneggiatura, segnalo alcune curiosità: nella prima vignetta di pag. 64 del primo albo della trilogia è inequivocabilmente ritratto tra i passanti bostoniani un giovane Edgar Alla Poe; alle pagg. 22 e 23 del secondo albo viene spiegato da quale fatto ha origine la “storica” sfida a pugni in faccia tra Zagor e Rochas; a pag. 12 del secondo albo, il dialogo tra l’agricoltore Rupert e Zagor in merito alle virtù rilassanti del tabacco (stroncate da una divertente frase ad effetto dello Spirito con la Scure – ma qui è Moreno Burattini che “parla”, se lo conosco bene!) trova conferma nella circostanza che Zagor stesso finge solamente di fumare una sigaretta per dare meno nell’occhio nel campo nemico (pagg. 47-52 del terzo albo).

Da ultimo, prima che qualcuno lo faccia notare, evidenzio la pressoché totale assenza di Cico. Tuttavia, secondo me, la narrazione non ne risente. Dopotutto, la vicenda è incentrata su Rochas, il suo passato e le conseguenze che si ripercuotono nel presente. La storia, semplicemente, non richiedeva la presenza sdrammatizzante del nostro amato messicano.


Ai disegni troviamo il romano Oliviero Gramaccioni, notoriamente poco amato dai lettori zagoriani. Già in passate recensioni ho avuto occasione di scrivere che non condivido questo pensiero, pur non ritenendolo uno dei disegnatori più abili della serie… Dico solo che, anche in questa storia, il suo stile appare a volte discontinuo: a splash-pages molto belle e coinvolgenti (una su tutte, la pagina 13 del terzo albo), a paesaggi e campi lunghi molto dettagliati (ad es. le pagine 54 e 69 del primo albo; le pagine 26, 30, 55 e 56 del secondo albo; le pagine 8 e 30 del terzo albo), si contrappongono altre vignette poco riuscite (come quella col volto di Zagor a pag. 12 del primo albo e a pag. 43 del terzo albo, ed altri primi piani qua e là). Inoltre, devo dire che apprezzo il suo stile “linea chiara”.