mercoledì 28 maggio 2014

Zagor Collezione Storica a Colori: Assedio al trading post (ZCSC120)




Il centoventesimo numero, che troverete in edicola domani, contiene la conclusione dell'avventura di Zagor contro gli Shoshone, nonché la prima parte della storia "Caccia al lupo".


LE BELVE DEL BLACK RIVER

I predoni Shoshone di Dente di Lupo e Macchia Rossa infestano la regione del Black River, mentre Zagor si trova a guidare un gruppo di persone verso il trading post oltre il Pine Wood. Nel gruppo c’è un ricco mercante con la sua bella e giovane moglie Lisa: una vecchia conoscenza del trapper Doc Lester (con cui ha già avuto a che fare in passato), una donna molto pericolosa...
Infatti, mentre il trading post di Pine Wood è assediato dai predoni Shoshone,  il nuovo marito di Lisa muore (come già era accaduto al precedente), e il colpevole sembra essere Jan, il suo nuovo spasimante.
La lotta contro gli Shoshone è disperata. Ma Zagor uccide in combattimento il loro capo Macchia Rossa e i predoni si ritirano. Lisa, però, sta di nuovo flirtando con Doc: riuscirà stavolta il trapper a resistere al fascino della donna che gli ha sconvolto la vita? E quali sono gli oscuri segreti di quella “femme fatale”?

          Siamo senza dubbio alla presenza di una buona storia toninelliana, intensa e ben congegnata, che presenta, ben amalgamati, drammatici scontri, inseguimenti, intrighi, pause riflessive, scene d’azione e gag di Cico.
Lo sceneggiatore, una volta tanto, ha inserito nell’avventura due elementi nuovi: il bello e “doloroso” flashback sul passato di Doc Lester, uno degli importanti comprimari storici della serie, e Lisa, personaggio femminile completamente negativo e, come tale, abbastanza anomalo sulle pagine di Zagor.
Gli unici difetti - se vogliamo chiamarli così - possiamo riscontrarli nella soluzione dell’enigma (decisamente prevedibile) e nel duello di Zagor con Macchia Rossa, dove l’eroe sembra perdere il suo carisma e diventare troppo vulnerabile, risolvendo, poi, la situazione solamente con un colpo di genio e di… fortuna!
Donatelli ai disegni, ancora una volta ha dato il meglio di sé.

mercoledì 21 maggio 2014

Zagor Collezione Storica a Colori: Terrore sui Monti Blacksteep (ZCSC119)




Il centodiciannovesimo numero, che troverete in edicola domani, contiene la maggior parte della storia di Zagor e la minaccia della sindrome di Beelzebul, nonché la prima parte della storia “Le belve del Black River”.


PERICOLO MORTALE


           Regna la paura nella selvaggia regione dei Monti Blacksteep! Una spedizione scientifica viene scortata nella zona da un reparto dell’esercito creato appositamente, i Green Jackets, e alcuni mountain-men sono ritrovati orrendamente massacrati… Cosa sta succedendo?
In realtà, una droga sintetizzata da un gruppo di scienziati dell’esercito, che  avrebbe dovuto aumentare l’aggressività dei militari, li ha invece resi belve assetate di sangue e prive di ragione, colpite dagli effetti devastanti della Sindrome di Beelzebul.
Col risultato che Zagor, Cico, il professor Grimm e pochi altri devono combattere contro un intero reparto di Green Jackets, trasformati in mostri!

Arriva Moreno Burattini a sceneggiare Zagor e... si torna alle origini!
Burattini era già conosciuto nell’ambiente zagoriano per essere stato uno dei due autori dello Zagor Speciale Collezionare (sino ad allora la principale opera critica sull’universo zagoriano). Il suo nome era quindi una garanzia, così come lo era il fatto che fosse fumettisticamente cresciuto leggendo le stesse storie che avevano fatto innamorare del personaggio tanti appassionati.
L’episodio si apre con una lunga e spassosa gag del messicano (Cico rubacuori) e prosegue in un’avventura appassionante, ricca di tensione e di riferimenti nolittiani (il sesto senso dell’eroe, l’abuso della scienza che genera mostri, la lunga attesa che precede la comparsa del nemico, il comportamento ottuso di certi militari)... tutto fornisce la sensazione che sia finalmente arrivato qualcuno in grado di riportare la collana ai fasti nolittiani.
Siamo, infatti, in presenza di una storia molto bella che, all’epoca, fu una piacevolissima sorpresa per i lettori e che, ancor oggi, mantiene intatto il suo fascino; bellissima, poi, la trovata della spettacolare trappola finale, in cui Zagor, sfruttando la sua intelligenza, spazza via quanto di più negativo il suo personaggio era diventato negli ultimi anni.
Insomma, un’ottima prova d’esordio dello sceneggiatore toscano, supportato eccellentemente dai disegni di Gallieno Ferri.
          A questo punto mi sembra giusto lasciare la parola proprio a Moreno Burattini che, in due suoi interventi del marzo 2004 sul Forum SCLS, ha così descritto le sue prime fatiche di sceneggiatore zagoriano:
Le prime tre storie, ma soprattutto la prima e L’abbazia del mistero sono ancora storie scritte da “lettore”: volevo inserire tutti quegli elementi nolittiani che mi piacevano e che mi sembravano mancare nelle sceneggiature di Toninelli. Mi illudevo di sapere e potere essere il clone di Nolitta, di riuscire a fare dei falsi quasi perfetti. E soprattutto scrivevo con la mentalità da “esterno”. Ma Renato Queirolo mi ha sottoposto a una dura scuola da sergente dei marines, imponendomi ritmi diversi da quelli lenti che avevo copiando Nolitta, forse perché lui veniva dalle riviste e non aveva Nolitta nel sangue come ce l’avevo io, e comunque devo ammettere che certe lungaggini aveva ragione nel volerle castigare. Temo di aver sofferto molto, dopo i primi entusiasmi, e immagino che si veda: le mie due o tre storie iniziali sono brillanti, poi ho avuto uno sbandamento e c’è voluto un po’ perché rientrassi in carreggiata, con nuove consapevolezze”.
Ero appena arrivato e senza alcuna esperienza, non potevo certo contestare quel che Renato mi rimproverava, a volte in maniera anche molto dura. Feci molta fatica ad adeguarmi, per non dire che ci soffrii. Arrivavo a Zagor credendo che per fare meglio di Toninelli bastava essere nolittiani e io avevo Nolitta nel cuore. Non era proprio così, scoprii. Non potevo fare quello che volevo (del resto, oggi direi: ci mancherebbe altro). Renato aveva la sua ricetta per risollevare le sorti di Zagor che sembravano segnate, e me la inculcò. Certo, alla fine scrivevo sempre io, ma quanta fatica! All’epoca non ero soddisfatto, mi sembrava di non riconoscermi in certe storie che uscivano con il mio nome (come Nodo scorsoio), ma oggi devo riconoscere che Renato mi ha insegnato molto, quasi quanto Boselli. Dico sempre che mi sento come il cadetto dei marines che, dopo il giuramento da ufficiale, si sente grato verso il sergente addestratore che gli ha fatto sputare sangue durante l’addestramento”.
            Un ultimo appunto.
Nel mese di giugno del 1991, contemporaneamente a questa avventura della serie regolare, uscì in edicola anche Cico trapper, il primo di una lunga serie di Speciali Cico sceneggiati da Burattini e disegnati da Gamba che confermano il fatto che questo nuovo scrittore era assolutamente a suo agio anche con la comicità.

mercoledì 14 maggio 2014

Zagor Collezione Storica a Colori: Diablar! (ZCSC118)




Il centodiciottesimo numero, che troverete in edicola domani, contiene la conclusione dell'avventura di Zagor contro Diablar, nonché le prime pagine della storia "Cico rubacuori".


LA FORESTA ALLAGATA

Al campo dei Delaware di Corvan (dove Zagor e Cico sono andati per assistere al matrimonio della figlia di Corvan, Teila, con il valoroso Gotam), arriva un vecchio indiano, Diablar, che profetizza immani sventure per la foresta. Nessuno gli crede: ma, quella notte stessa, scoppia una violentissima tempesta che porta morte e desolazione: le frane ostruiscono i torrenti e tutta Darkwood viene allagata!
Ma non è finita qui! Il malvagio Diablar riceve un grande potere da uno strano stregone e riesce a evocare creature mostruose e incubi viventi. Molti indiani diventano suoi seguaci: ora è lui che viene considerato il nuovo Signore di Darkwood! Per fermarlo, Zagor, aiutato dallo stregone Montag, deve addirittura mettersi in contatto con gli spettri dei suoi amici morti e raggiungere un tempietto dove si trovano delle misteriose polveri…

Siamo in presenza di una storia, a mio parere, altalenante...
Nella prima parte, che riesce davvero a coinvolgere il lettore, troviamo una situazione di iniziale serenità, caratterizzata dalle scene di vita quotidiana al villaggio Delaware; poi giungono i sinistri presagi di Diablar che cominciano a rendere più tesa l’atmosfera; quindi, la minaccia naturale che si avvicina lentamente e lascia presagire la catastrofe, che arriva, immane, dopo una settimana di pioggia: un’alluvione che devasta tutto e tutti, lasciando solo desolazione.
Nella seconda parte, che è quella che più mi lascia perplesso, apprendiamo che con il diluvio Diablar non c’entra nulla, eppure proprio in questo momento costui diventa un nemico potentissimo, che dà vita ad incubi e visioni orripilanti e arriva addirittura a soppiantare l’autorità e l’ascendente che Zagor ha sulle popolazioni di Darkwood... La storia devia troppo bruscamente verso il magico e l’horror, senza che il tutto appaia molto plausibile: la soluzione narrativa di uno Zagor che per fermare il malefico Diablar deve entrare in contatto con gli spiriti dei suoi amici morti e recarsi al santuario delle misteriose polveri indicatogli dallo stregone Montag non convince pienamente.
Inoltre, il fatto di non aver utilizzato le tribù storiche di Darkwood può, sì, aver lasciato allo sceneggiatore Ade Capone (come da lui stesso affermato sul Forum SCLS) maggiore libertà narrativa, ma crea nel lettore un senso di straniamento, che gli fa domandare: “In un’avventura in cui tutta Darkwood viene colpita da un’alluvione catastrofica, che fine hanno fatto Tonka, Molti Occhi, e tutti gli altri personaggi conosciuti?”.
Da ultimo, vi è da dire che i disegni del duo Torricelli/Pepe non sono un buon connubio, e questo non aiuta di certo a supportare la trama della vicenda...

sabato 10 maggio 2014

RENATO POLESE 1924 - 2014


RENATO POLESE 1924 - 2014




È morto ieri, 9 maggio 2014, all'età di novanta anni, il disegnatore Renato Polese.

Qui di seguito riporto la sua biografia, così come redatta dall'amico Sefano Bidetti per il portfolio dei 50 anni zagoriani.

Quando nel 1991 fu pubblicata la storia di Zagor disegnata da Renato Polese, il disegnatore non solo aveva già ampiamente raggiunto la sua maturità artistica, ma soprattutto aveva già alle sue spalle una grandissima esperienza.

 
Nato a Roma il 27 aprile 1924, aveva debuttato come disegnatore alla fine degli anni '40 sulle pagine de Il Vittorioso, lavorando anche per alcune pubblicazioni inglesi. Fin dal 1967 cominciò a collaborare con la Bonelli quando questa casa editrice si chiamava ancora Editoriale Cepim, disegnando alcuni episodi della Storia del West, presumibilmente per iniziativa dello stesso Gino D'Antonio. Sempre per Sergio Bonelli disegnò L’Uomo di Pechino, uno dei volumi della bellissima serie Un Uomo un’Avventura (1977), a suo tempo fortemente voluta proprio dallo stesso Sergio Bonelli, alcuni albi della Collana Rodeo (1977-78) e di Bella & Bronco (1984).


A questa collaborazione con la casa editrice milanese dal 1970 affiancò l'impegno con Il Giornalino delle Edizioni Paoline, con numerosissime storie e serie, tra le quali in particolare Babe Ford (1970), Pony Express (1971), Mister Charade (1971), e Sherif (1978), tre riduzioni dai romanzi di Jules Verne operate da Raul Traverso (Viaggio al centro della Terra, 1978; Le tribolazioni di un cinese in Cina, 1980; 20.000 leghe sotto i mari, 1981), Gli angeli del West (1978), Amadeus! (1992), Moby Dick (1992, riduzione del romanzo di Melville scritta da Giuseppe Ramello), PGF-Pier Giorgio Frassati (1993), Il fantasma di Canterville (1993, testo di Paola Ferrarini), Cheyenne (1998), La figlia del capitano (1998, testo di Toni Pagot da Puskin), e poi altri titoli come Pony Express, Mitty (altra serie scritta da Paola Ferrarini), Ronin, Susanna (su testi di Gino D'Antonio), Yelo III e Marti Silente (altro lavoro su testi di Giuseppe Ramello).



Venne a quel punto coinvolto dalla Sergio Bonelli Editore nelle fasi iniziali della nuova serie ideata da Nizzi, il poliziesco Nick Raider, per la quale la sua prima storia è del 1989, su testi di Gino D’Antonio. Al contempo, Polese rientrò anche nel gruppo di autori impegnato su Mister No, realizzando nel 1998 due storie consecutive scritte da Stefano Marzorati. Ha poi disegnato, oltre a Zagor, alcune storie di Ken Parker. Più di recente (nel 2006) ha eseguito i disegni del romanzo a fumetti Il legionario, su testi di Stefano Piani e, nello stesso anno, anche un paio di avventure de il Comandante Mark per la IF Edizioni.


La quantità e varietà di lavori effettuati nel corso della sua lunga carriera stanno a indicare la capacità di Polese di adattarsi a contesti diversi, dal western al poliziesco, dall'avventura alla fantascienza. Il suo stile può essere definito fortemente realistico e di immediata decifrazione; il tratto privilegia nettamente il contrasto netto tra i bianchi e i neri rispetto al chiaroscuro, in una suddivisione delle vignette semplice, senza esagerati artifici e di immediata leggibilità.


Mi permetto di aggiungere qui un mio ricordo personale.

Conobbi Renato Polese la serata del 4 ottobre 2008, in occasione del Raduno Autunnale del Forum SCLS il 4 ottobre 2008 a Roma. Tutte le foto che vedete a corredo di questo articolo sono state scattate da me proprio in quell'occasione.

Polese era in compagnia della moglie e della figlia, unitamente al suo pupillo Alessandro Chiarolla (anch'esso accompagnato da figlia e moglie).

Renato Polese e Signora
Renato Polese e Signora

Le figlie di Chiarolla e di Polese
Moreno Burattini, Giancarlo Orazi, Alessandro Chiarolla, Renato Polese

Non appena mi avvicinai a lui per chiedergli un disegno per l'albo dei raduni, mi chiese che cosa volevo che mi facesse. Naturalmente gli risposi: "Zagor!". Ma egli mi fissò per un lungo momento negli occhi e mi disse: "No. Faccio te!".
E fu così che, da allora, sul Registro dei Raduni appare un mio ritratto, naturalmente appena abbozzato, ad opera di Renato Polese...


So long, Renato...



mercoledì 7 maggio 2014

Zagor Collezione Storica a Colori: Appuntamento con la morte (ZCSC117)




Il centodiciassettesimo numero, che troverete in edicola domani, contiene la conclusione dell'avventura di Zagor con Akenat, la storia completa "Il grande buio", nonché la prima parte della storia “L'indiano errante”.


IL FIUME DELLE NEBBIE


           I Wyandot sono furenti: quattro criminali hanno rubato i gioielli di alcune delle loro donne e le hanno assassinate. E poiché sono convinti che la colpa del fattaccio sia da attribuire al trapper Doc Lester, spetta a Zagor evitare che lo uccidano e promette al capo Akenat di trovare i veri assassini.
           I quattro fuggitivi vengono puntualmente raggiunti, ma nessuno sopravvive per poterlo consegnare ai Wyandot; fortunatamente Akenat ha seguito di nascosto Zagor, e dopo averlo aiutato nell’ultimo scontro si convince dell’innocenza di Doc e lo lascia libero.
       
            In confronto alle due precedenti belle avventure, devo dire che questa storia toninelliana ha invece una trama abbastanza ordinaria, presenta un approfondimento psicologico dei personaggi soltanto abbozzato e uno Zagor che per salvarsi la pelle, anche quando gli avversari sono delle mezze cartucce, deve sempre attendere che qualcuno venga in suo aiuto...
            Abbiamo, tuttavia, anche alcuni pregi: il barbaro eccidio iniziale, descritto con inusitato realismo; il recupero del personaggio sclaviano di Akenat, che molto astutamente prende in ostaggio Doc Lester ben sapendo che non è colpevole ma solo per assicurarsi l’aiuto dello Spirito con la Scure; i disegni di Michele Pepe, potenti, energici ed eleganti.

* * *


IL GRANDE BUIO


Soltanto Moose Nussbaum, un ciarlatano noto come Doctor Miracle, può scagionare Stu Finkelman, un trapper amico di Zagor, accusato di un delitto che non ha commesso.
Sembra facile per Zagor trovare il Doctor Miracle, ma la sua si rivela un’impresa quasi impossibile: a causa di un colpo alla testa, lo Spirito con la Scure è diventato cieco!
          Finalmente Zagor e Cico trovano il Doctor Miracle, ma devono aiutarlo a sfuggire ai predoni indiani Adirondack (convinti che l’elisir del ciarlatano renda immortali) e ai loro alleati bianchi. Zagor è cieco, ma il suo istinto e il suo udito estremamente sensibile lo rendono, comunque, un osso duro per qualunque criminale!


Storia drammatica e decisamente originale, che miscela elementi usuali (la banda di indiani ribelli; il losco traffico organizzato dai rinnegati bianchi) ad un’ottima trovata (la cecità temporanea dello Spirito con la Scure). Il tutto nel contesto di una frontiera selvaggia e incontaminata, splendidamente illustrata dal pennello del grande Donatelli.
Particolarmente efficace è la scena finale del duello che vede opposti Zagor e Scurlock, pistolero professionista al soldo del miglior offerente: una sequenza drammatica, dal taglio quasi cinematografico; molto ben tratteggiato anche il personaggio del Doctor Miracle.
Forse l’unica pecca della storia è che Zagor, mentre all’inizio sembra effettivamente angosciato per la sua cecità, si adatta poi un po’ troppo velocemente alla sua nuova condizione... Ciò sembra poco plausibile, così come il fatto che alla fine tutto torna alla normalità con un’altra botta in testa...
Comunque sia, a Toninelli questa volta va il merito di aver presentato un eroe che, seppure cieco, rimane sempre invincibile!
Un’ultima annotazione di carattere “storico”.
Nella rubrica della posta dell’albo gigante n. 306 (Il grande buio), Sergio Bonelli annunciava l’addio di Marcello Toninelli alle sceneggiature di Zagor, dopo un decennio quasi ininterrotto.
          Pur cercando di mantenersi inizialmente fedele alle caratteristiche nolittiane, Toninelli aveva successivamente gestito Zagor secondo schemi abbastanza personali, nel tentativo di renderlo un eroe più moderno e realistico (anche dal punto di vista storico) ed aveva limitato notevolmente le potenzialità umoristiche di un personaggio come Cico.
      D’altra parte Nolitta/Bonelli aveva creato e sviluppato Zagor con uno stile talmente inconfondibile che chiunque avesse tentato di porvi mano avrebbe avuto non pochi problemi a gestirlo al meglio. Bisogna, tuttavia, riconoscere che, con il "capitano" Marcello Toninelli al timone, la serie è riuscita a  navigare con piglio sicuro nel procelloso mare fumettistico di quegli anni.

giovedì 1 maggio 2014

Zagor Collezione Storica a Colori: La collera dei Kainah (ZCSC116)


Il centosedicesimo numero in edicola oggi contiene la conclusione dell'avventura contro Testa di Morto, la storia completa "Sentieri selvaggi", nonché la prima parte della storia “Ore disperate.


SENTIERI SELVAGGI


“Big” Maldon, detto “il Re della Frontiera”, ha fatto parte dei leggendari Rangers di Rogers e, negli ultimi trent’anni, ha partecipato a tutte le guerre combattute in piene regioni selvagge. È una specie di eroe. Ma adesso ha costruito Maldontown, una avamposto nel territorio dei bellicosi indiani Kainah. Che, inferociti per l’invasione, scatenano un bagno di sangue!
Zagor si reca a Maldontown, per evitare che muoia Martin, il giovane figlio di Kaminsy, un pioniere ucciso da “Scar”, uno degli uomini di “Big” Maldon, che uccide e deruba la gente di Maldontown all’insaputa del capo.
Sembra impossibile riuscire a sfuggire all’ira dei Kainah che assediano Maldontown, ma “Big” Maldon si rivela, oltre che testardo ed egocentrico, anche un uomo generoso capace di sacrificarsi per gli altri...

          Questa storia (inizialmente prevista per uno Speciale, come aveva rivelato Toninelli in un’intervista nello Speciale Collezionare Zagor del 1990, notizia dallo stesso riconfermata nel suo recente volumetto Zagor 1982-1993 Un senese a Darkwood) è molto gradevole, ben calibrata e ben inserita nel filone dei “trappers”, descrivendo realisticamente uno spaccato della dura vita di frontiera della prima metà dell’800, con personaggi e ambientazioni caratteristiche.
           Belle le figure dei comprimari: il leggendario Maldon, che all’inizio è cattivo, poi si scopre vigliacco (quando sta per essere ucciso) ed infine si redime offrendo la sua vita per fermare la tribù dei Kainah; il giovane e ingenuo Martin Kaminsky, che diventa adulto in mezzo a una serie di tragici avvenimenti (tra i quali la morte del padre e la smitizzazione della figura leggendaria di Maldon) e che trova in Zagor il suo punto di riferimento; la carogna “Scar”, il vero elemento negativo della storia, che conclude la sua esistenza legato al palo della tortura in un finale sorprendente ed inusuale.