lunedì 10 gennaio 2022

A DOMANDA… MORENO RISPONDE (44)

A soli dieci giorni di distanza dalla precedente,

ecco a voi la quarantaquattresima puntata di

A domanda… Moreno risponde”!


Questa volta parleremo di Margie Coleman,

di Battista il collezionista, della trasferta europea

e di un possibile film su Zagor.

 

Ma anche della pensione di Moreno,

di Tea Bonelli, del nonno farmacista di Cico…

e di tanto altro ancora!!!


Ringraziando infinitamente Moreno

per la sua disponiblità,

vi lascio alla lettura!!!

1 – Alla fine della storia, “Kandrax, il Mago” Zagor riceve un bacio da Margie Coleman. Non sappiamo cosa sia successo tra loro, ma la volta successiva che si sono incontrati si comportano entrambi come normali amici. È successo qualcosa di più tra Zagor e Margie? Relazioni intime o storia d’amore? Sarebbe un po’ strano, dal momento che il professor George MacLeod, che dopo qualche tempo sposò Margie, era presente in quella stessa tenuta. George si è trasferito in Scozia con Margie e suo fratello Jim Coleman, forse Zagor era il motivo del loro trasferimento, George voleva tenere Margie lontana da lui per possibile amore? Durante l’ultimo conflitto con Kandrax non abbiamo visto questi personaggi, è previsto il loro ritorno?

In “Kandrax, il Mago”, Nolitta presenta Margie come sorella di Jim Coleman, un amico del professor MacLeod. Non ci viene detto, mi pare, che la ragazza fosse fidanzata con l’archeologo, all’epoca degli scavi a Stone Hill. Niente di strano, dunque, che ci possa essere un bacio con Zagor, anche come sfogo di tanta tensione - vista la drammatica vicenda di cui Margie è stata protagonista. La fanciulla in pericolo che bacia il suo salvatore è un classico. C’è stato qualcosa di più? Chissà. Non me ne meraviglierei, ma Nolitta non lo dice (ma del resto non dice nulla neppure di quel che è accaduto fra lo Spirito con la Scure e Frida la notte prima dell’ultimo attacco dei Kiowa, ne “La sabbia è rossa”).  Di sicuro dal bacio non è scaturita una storia d’amore romantica e appassionata: in seguito Zagor e Margie sono rimasti semplici amici, e lei ha sposato MacLeod, ma sono cose che succedono. Non è che un bacio (o anche qualcosa di più) impegni per la vita. I rapporti fra l’archeologo e Zagor sono rimasti ottimi, perciò non c’è neppure da immaginare che lui intenda tenere lontano la moglie dal Re di Darkwood: forse non sa neppure di quel bacio e in ogni caso non è che si può essere gelosi di tutti i baci dati dalle nostre mogli ad altri uomini prima di mettersi con noi (almeno, io non lo sono). Archivierei la storia come un momento di attrazione, che poi si è stemperata nella consapevolezza di entrambi di appartenere a due mondi diversi e di avere vite inconciliabili. Per il momento non è previsto il ritorno della bella Margie, ma probabilmente prima o poi la rivedremo.

2 – Caro Moreno, parlando di “altro”, cosa ci può dire a proposito di aneddoti, creazione e crescita di Battista il Collezionista, apparso sulla fanzine “Collezionare”?

Battista il Collezionista è un character  dalle grandi potenzialità sia umoristiche che avventurose, perché, essendo un collezionista costantemente a caccia di pezzi mancanti alle sue assurde collezioni, può essere di volta in volta spedito ovunque alla ricerca di qualunque cosa. Lo abbiamo visto cercare papiri a fumetti, francobolli fossili, monete eschimesi, cicche di Yanez, cartoline di Ulisse.  Iniziai a scriverne e disegnarne le avventure tutto da solo nel marzo del 1985, sul n° 1 della fanzine “Collezionare”. Solo in seguito mi sono reso conto che Sergio Toppi, nel 1984, aveva creato un suo Collezionista di cui il mio personaggio potrebbe sembrare la parodia (a parte la mania collezionistica, non ci sono altri punti di contatto, in ogni caso), ma quando venne in mente a me l’eroe con gli occhiali pensavo solo ai miei amici del “Club del Collezionista” di Campi Bisenzio, e a uno in particolare: Enrico Cecchi (che rimpiango perché ci ha lasciati troppo presto). Dopo i primi episodi che mi sono disegnato da solo,  storie successive di Battista sono state realizzate da autori come Francesco Bastianoni, Paolo Campinoti, Luciano Costarelli, Marcello Mangiantini e Giorgio Sommacal.  Ci sono state anche versione “apocrife” scritte da Filippo Pieri e disegnate da Umberto Fizialetti e Andrea Kant, rintracciabili on line. Insomma, non c’è male per un personaggio quasi sconosciuto, pressoché clandestino, pubblicato su riviste con pochissima diffusione (fatte salve le tre storie in cui è apparso contrapposto a Cattivik), ma citato in tutte le mie biografie come il mio punto di partenza.

In occasione del trentennale di Battista il Collezionista, nel 2015, ho scritto questo articolo sul mio blog “Freddo cane in questa palude”:

http://morenoburattini.blogspot.com/2015/03/battista-trentanni-dopo.html

Vi si possono trovare aneddoti e curiosità (e nel frattempo gli anni si avviano a essere trentasette). Rispetto a quanto si può leggere cliccando sul link poco sopra, c’è da aggiungere che nel marzo del 2017 ho sceneggiato altre quattro brevi avventure del mio eroe, alle prese con il collezionismo zagoriano, illustrate da Marcello Mangiantini e pubblicate in un albo supplemento della rivista “SCLS Magazine”.  Ne parlo qui:

http://morenoburattini.blogspot.com/2017/03/il-ritorno-di-battista.html

La stessa rivista, pochi mesi dopo (dicembre 2017), ha dedicato il suo n° 15 tutto al sottoscritto (è un numero monografico di oltre 200 pagine) e, fra le altre cose, sono state ristampate tutte le storie di Battista, scritte da me, comprese le tre comparse sul mensile “Cattivik” in cui il mio Collezionista fa da avversario al nero Genio del Male, e comprese le nuove disegnate da Mangiantini. Mancano solo quelle “apocrife” scritte da Filippo Pieri. Anche la copertina di questa pubblicazione è dedicata a Battista (ed è opera mia – per quanto me ne vergogni).

Ne parlo qui:

http://morenoburattini.blogspot.com/2018/01/tutto-battista-e-burattini.html

3 – Signor Moreno sono d’accordo con lei che alcune storie di Toninelli vadano rivalutate. Penso a “L’agguato del mutante”, “La palude dell’orrore”, “Il padrone del tempo”, “Sentieri selvaggi” e molte altre che non cito per non dilungarmi troppo. A mio modesto parere meriterebbero ognuna (a parte il mutante dai due cervelli e la palude dell’orrore che hanno già avuto un sequel) l’occasione di tornare come sequel o in alternativa di fare tornare certi personaggi o luoghi. Che ne pensa? Cordiali saluti da Matteo.

Oltre a scrivere due sequel de “L’agguato del mutante”, da lei citato, personalmente ho dato un seguito anche alle vicende di “Fuga nella prateria”, che secondo me è la storia migliore di Marcello Toninelli, così come ho riportato sulle scene Banack, l’indiano alleato di Zagor nella storia “Il battello degli uomini perduti”. Ci sono certamente altre avventure toninelliane meritevoli di essere riportate alla ribalta, e “Sentieri selvaggi” potrebbe essere una. Meno “Il padrone del tempo” che, secondo me, rientra in quel genere di racconti che conviene lasciare così come sono.

4Caro Moreno, quando arriverà alla pensione, le piacerebbe continuare, saltuariamente, a scrivere fumetti?

Definisco la mia esistenza “una vita passata a scrivere” (lo sto facendo anche in questo momento), perciò credo che anche andando in pensione (se mai ci arriverò) non smetterò. Se poi saranno facezie, racconti, saggi, articoli, diari o fumetti non lo so. Di sicuro mi libererò dall’ansia da prestazione causata dai commenti sui social, dalle consegne pressanti, dai dati di vendita e scriverò solo per piacere, se mi andrà (e se me lo chiederanno). Devo dire che, com’è inevitabile, i fumetti che mi piace leggere, e dunque scrivere, sono sempre di meno. Fatalmente il mondo (anche dei comics) va per la sua strada e prima o poi (se già non è successo) rimarrò indietro.

5 – Caro Moreno, qual è la sua classifica, da quella che secondo lei è riuscita meglio, delle storie di Mortimer?

La migliore storia di Mortimer, a mio parere, è quella con il Tessitore, “La trama del ragno”. Seguono la prima, “Colpo da maestro”; poi “Mortimer colpisce ancora”, quindi “Vendetta trasversale”, “Scacco matto” e ultima l’avventura ai Caraibi, “Tropico del Cancro”. Naturalmente ogni lettore avrà una classifica tutta sua.

6 – Caro Moreno, volendoti fare i complimenti per la trasferta europea, ho due domande da porti. La prima: a chi è venuta l’idea di trasportare Zagor in giro per il centro-Europa? La seconda: Londra è stata suggerita come tappa dallo sceneggiatore della saga vampiresca Jacopo Rauch oppure hai voluto tu mandare Zagor proprio lì? Insomma, come è nata la volontà di dirigerlo a Londra?

Giro volentieri i complimenti al sempre più bravo sceneggiatore Jacopo Rauch e ai validissimi disegnatori Raffaele Della Monica e Walter Venturi. Credo (cercando di ricordare brainstorming lontani) che Jacopo abbia proposto una resa dei conti fra Zagor e Rakosi ambientata in Transilvania fin dal momento in cui giunse a conclusione della sua precedente storia di vampiri, “Gli ussari della morte” (dove il Barone compare davvero poco, ma lo si vede far ritorno in Europa). Dato che l’idea mi stuzzicava parecchio, ho suggerito di ampliare il viaggio facendo compiere allo Spirito con la Scure un viaggio più lungo in giro per l’Europa, una vera e propria trasferta. Così, come facciamo sempre, parlandone e scambiandoci opinioni e suggerimenti, è venuta fuori Londra come prima tappa (impossibile dire, o almeno io non lo rammento, se l’idea sia stata mia o sua, per quanto mi riguarda sono d’accordo nel considerarla tutta farina del sacco di Rauch). Quel che è certo è che inizialmente il viaggio doveva comprendere più tappe e più avventure, comprese una a Istanbul e una nel Balcani. Accarezzavo perfino l’idea di far giungere Zagor e Cico fino a Samarcanda (e avevo cominciato a documentarmi in proposito). Per un po’ è rimasto sul tappeto il progetto di una seconda storia londinese, da ambientare prima del ritorno in America, in cui lo Spirito con la Scure incontrava Mary Shelley.  Poi si è deciso, nel corso di altre riunioni, per tutta una serie di motivi, di abbreviare la trasferta e riportare il nostro eroe a Darkwood dopo cinque albi. Tuttavia, c’è qualcosa nell’albo “La diabolica trappola” che potrebbe giustificare altre avventure europee. Infatti, tra pagina 34 e pagina 38, cinque belle tavole degli Esposito Bros mostrano Zagor e Cico in Italia, in viaggio tra Venezia e Genova passando per Milano. A Genova i nostri eroi si imbarcano per far ritorno in America. Racconta Zagor a Jenny: “Abbiamo attraversato l’Italia del nord, una terra abitata da gente simpatica, ma in grande fermento, in cui scoppiano spesso moti indipendentisti”. Questo ci permetterà, se mai un giorno lo volessimo, di proporre uno Zagor Più o una miniserie, o una storia retrospettiva inserita nella Zenith, con il racconto di una avventura italiana del nostro eroe (impegnato magari nel dare una mano a qualche ribelle risorgimentale). Non è una anticipazione, non c’è niente in programma (per il momento): è una possibilità che ho voluto creare, una porta lasciata aperta.

7 – Nel racconto “Il presagio”, Zagor ha una visione delle tombe di Metrevelic, Aline e Albert. Sulla tomba di Aline Parkman è scritto che la sua data di nascita è il 1797, e sulla tomba di Albert Parkman è scritto che la sua data di nascita è il 1795. Nella prima storia in cui vediamo Albert, suo padre dice che ha 20 anni, il che significherebbe che il primo incontro con Rakosi è avvenuto nel 1815, che è troppo presto secondo me. La data di morte è 1839. Albert e Alina secondo me non sembrano avere più di 40 anni e la distanza di più di 20 anni dal primo incontro con Rakosi mi sembra troppo grande. Me lo spieghi? E la data sulle tombe significa che questa storia è come se il viaggio di Zagor e Cico si sia svolto in Europa nel 1839?

Ho risposto a questa domanda in uno dei miei video apparsi sul mio canale YouTube. Ripeto comunque quanto già detto. Comincio con il lodare l’attenzione di chi è andato a controllare con la lente di ingrandimento le microscopiche date incise sulle tombe di Aline e di Albert Parkman. Davvero non ci possiamo permettere la minima distrazione senza venire immediatamente colti in fallo (beati gli autori di cinquant’anni fa a cui si perdonavano facilmente gli svarioni). Ammetto candidamente di non essermi accorto del problema fino alla segnalazione di qualcuno, nonostante le cinque letture che precedono la pubblicazione di ogni albo, e al pari mio le scritte sulle tombe sono sfuggite all’occhio, pur vigile, di chi oltre a me ha eseguito la revisione (altre tre diverse persone). Jacopo Rauch è caduto dalle nuvole: non è stato lui a chiedere che ci fossero quelle date incise sulle lapidi. Si è immediatamente costituito il buon Raffaele Della Monica, con il capo cosparso di cenere, ammettendo di aver agito di testa sua, senza rendersi conto che degli anni scritti un po’ per caso potessero sollevare del polverone (in fondo, se una storia è ambientata nei primi decenni dell’Ottocento, ci sta che in un cimitero delle lapidi rechino date di fine Settecento). Stabilito che il 1797 come data di nascita di Aline e il 1795 come quella di Albert sono anni sbagliati (per i motivi ben spiegati nella domanda), resta una considerazione finale: Albert e Aline, nell’universo zagoriano, sono ancora vivi. Non esistono le loro tombe. Quelle viste da Zagor fanno parte di una visione. Non sono lapidi reali. Tutto è deformato in chiave onirica. In una visione può accadere di tutto, anche di vedere date sbagliate su una tomba, dato che è “sbagliato” lo stesso fatto che quella tomba esista. Anzi, mi pare più strano che Zagor veda la tomba di un vivo, del fatto che rechi una data sbagliata.

8 – Caro Moreno, nel racconto “Cico archeologo” apprendiamo che Cico ha trascorso la sua infanzia insieme a suo nonno farmacista Gonzalez, vendendo “bibite” in Messico. Un giorno il nonno del farmacista scomparve e tutti credettero che fosse stato ucciso da una folla che lui aveva ingannato, e solo dopo alcuni anni quando lo incontrò Cico venne a sapere che suo nonno era stato rapito dagli indiani e tenuto nel loro villaggio. La fine della storia “Cico archeologo” e l’inizio della storia “Cico esploratore” ci mostrano che Cico e suo nonno si sono separati. Il nonno farmacista è tornato al suo vecchio mestiere e questo è l’ultima notizia che sappiamo di lui. Dopo che Cico ha lasciato il Messico, non si sono più visti. Cico dice a Zagor che suo nonno farmacista potrebbe essere ancora vivo e vegeto oggi, ma Cico non lo ha mai più incontrato, anche se è stato in Messico diverse volte. Nella serie attuale, il nonno farmacista sarebbe molto vecchio per quel tempo - sicuramente più di 80 anni, vicino ai 90, ma è ancora possibile che sia vivo. C’è la possibilità che Cico un giorno scopra che il suo anziano nonno è vivo e lo incontri di nuovo?

Più che “bibite”, il nonno farmacista vendeva intrugli spacciandoli per farmaci miracolosi alla maniera di Dulcamara (il ciarlatano dell’ “Elisir d’amore” di Donizetti). In effetti non si è mai saputo che fine abbia fatto e potrebbe tornare alla ribalta (a me piacerebbe rivederlo).

9 – In alcuni racconti di Zagor viene menzionata la Virginia Occidentale, fondata solo nel 1863, 20-30 anni dopo la trama dei racconti di Zagor. Tuttavia, in alcune storie sulle mappe vediamo lo stato della Virginia, ed è anche menzionato. Si sa che Zagor vive in un universo diverso dal nostro, che ultimamente è stato conosciuto come Bonelliverse e la mia domanda è: la Virginia Occidentale o semplicemente la Virginia fanno parte di Darkwood?

Darkwood è una vasta regione a cavallo di più stati. Al suo interno, per precisa scelta nolittiana, sono rappresentanti tutti gli scenari per ogni possibile avventura, in modo da averli tutti a portata di mano. Perciò ci sono foreste, ma anche paludi, deserti, praterie, laghi, fiumi, montagne, eccetera. È sbagliato circoscrivere Darkwood a una sola foresta collocata in una zona limitata, come la Sherwood di Robin Hood. Sergio Bonelli dichiara, sullo Speciale dedicato all’eroe dalla fanzine “Collezionare”: «Darkwood è stata una felice intuizione: dal momento che io volevo realizzare storie fantasiose non legate a precisi schemi storici e geografici come in Tex, mi sembrò giusto inventare un mondo fantastico e irreale, un po’ come succedeva con Flash Gordon negli Anni Trenta e un po’ come accade ancora oggi per Conan». Per certi aspetti, infatti, le atmosfere di Zagor si potrebbero proprio paragonare a quelle del Conan di Robert Erwin Howard. Il mondo zagoriano non appare, però, così scollegato dal reale come l’universo barbaro dell’eroe cimmero. Mentre però l’Era Hyboriana è collocata in un limbo irraggiungibile, il mondo di Zagor si sovrappone continuamente alla Storia, a cui si presta sempre molta attenzione ma da cui si è sempre pronti ad evadere. Le avventure dello Spirito con la Scure mescolano le carte, provocano corti circuiti, intersecano i piani, spostano continuamente i confini fra realtà e fantasia. Si direbbe che Darkwood sia a cavallo tra Pennsylvania, Ohio e West Virginia, anche se non ci sono confini ben definiti e ci si può spingere fino ai Grandi Laghi, o verso il Vermont. Riguardo al problema della Virginia Occidentale, è vero che uno stato con questo nome venne costituito soltanto nel 1863, ma per scissione dalla Virginia (che si divise in due). La Virginia fu la prima colonia inglese in Nord America, fondata addirittura alla fine del Cinquecento e chiamata così in onore della “Regina vergine”, Elisabetta I. Perciò, volendo giustificare il senso del toponimo “West Virginia” in certe mappe viste su Zagor, si può pensare che la dicitura indichi non il nome di uno Stato ma, letteralmente, l’aggettivo “occidentale” (come noi diciamo Italia settentrionale o Italia meridionale senza intendere che esistono due nazioni diverse).

10 – Caro Moreno, quando con TuttoZagor si venne a scoprire che Guido Nolitta era in realtà Sergio Bonelli, come prese la cosa? Si stupì? Si sentì preso un po’ in giro? Si arrabbiò?

Io in realtà venni a sapere che Guido Nolitta era Sergio Bonelli in un altro modo, e qualche anno prima rispetto a “TuttoZagor”. Ho raccontato la vicenda nel mio libro “Io e Zagor”. La riassumo di nuovo. Fin da ragazzo, leggevo le storie nolittiane e le trovavo bellissime. Non soltanto emozionanti e divertenti, ma anche insolite e ben documentate. Si capiva che lo sceneggiatore doveva essere un grande viaggiatore, ma anche dotato di grande cultura e grande capacità di affabulazione. Mi chiedevo che aspetto potesse avere, dove vivesse, di quanti volumi constasse la sua biblioteca. Gli invidiavo la straordinaria capacità di inventare storie e personaggi. Mi dicevo che avrei tanto voluto essere come lui, fare il suo mestiere. Già, ma chi era Guido Nolitta? Perché non gli si affidava una rubrica in cui intrattenere i lettori parlando di sé, delle sue letture, dei suoi viaggi? La mia curiosità crebbe a dismisura quando, nel 1975, uscì il primo numero di una serie dedicata a un altro suo personaggio. “Se ti piace Zagor, ti piacerà anche Mister No!”, diceva uno slogan coniato per pubblicizzare, sulle pagine dello Spirito con la Scure, la nuova collana. Ed era vero: mi piacque anche Mister No. Proprio su un numero di Mister No del 1983 comparve, inaspettatamente, un annuncio del direttore, Sergio Bonelli, che diceva più o meno così: “Sul n° 15 della fanzine La Striscia compare una intervista allo sceneggiatore Guido Nolitta, in cui l’autore rivela il suo vero nome”. Come, mi chiesi, rivela il suo vero nome? Dunque non si chiama così? E come si chiama? Bonelli indicava anche un indirizzo di Reggio Calabria dove scrivere, a un certo Stefano Mercuri, per richiedere una copia della rivista. Non sapevo, all’epoca, che di Mercuri sarei diventato grande amico e anche occasionale collaboratore. Ma soprattutto non sapevo che cosa era una fanzine. Scrissi, e dopo aver fatto un vaglia di duemila lire, ricevetti il fatidico numero de La Striscia. Non potete immaginare la mia sorpresa e la mia emozione nell’apprendere, nell’intervista a Nolitta che effettivamente vi era pubblicata, che sotto quel nome-de-plume si nascondeva l’editore stesso di Zagor e Mister No, appunto Sergio Bonelli. Sergio aveva deciso di firmarsi con uno pseudonimo per non farsi confondere con un altro Bonelli autore di fumetti, vale a dire il celebre Giovanni Luigi, suo padre, creatore di Tex. Scrissi subito una lettera a Sergio Bonelli, esprimendo tutta la mia ammirazione per il suo lavoro. Non passarono quindici giorni che mi giunse la sua risposta. Mi ringraziava per le belle parole e così mi descriveva la sua attività di autore di fumetti: “Mi sono quasi sempre impegnato nella sceneggiatura con grande divertimento personale e con grande rispetto verso coloro che avrebbero in seguito letto le mie storie, nelle quali riversavo non soltanto il frutto della enorme documentazione che avevo raccolto in tutti i paesi del mondo, ma anche le sensazioni delle mie esperienze di viaggiatore curioso e, tutto sommato, anche abbastanza avventuroso”. A Sergio deve essere piaciuta la reazione del pubblico alla rivelazione della vera identità di Guido Nolitta, tant’è vero che da quel momento in poi si è concesso senza più alcuna remora alle interviste e agli incontri con il pubblico. Di lì a poco, infatti, un’altra intervista compariva su un’altra fanzine, Popular Press, che immediatamente mi procurai.

11 – La prova che Zagor e Dampyr fanno parte dello stesso universo è che nella storia di Dampyr “I vampiri di Londra” incontriamo l’anziano Dexter Green del 1890 in un flashback, e il Globetrotters Club che conosciamo da Zagor è anche menzionato molte volte nella serie. Il padre di Dampyr, Draka, è una specie di vampiro ed è immortale, sappiamo che era vivo ai tempi di Zagor e anche in alcuni flashback nelle storie di Dampyr vediamo che era in America nella prima metà del 19° secolo. È possibile un incontro tra Zagor e Draka?

L’idea è nell’aria, nel senso che io e Boselli ne parliamo da tempo. Ho addirittura proposto un elenco di una decina di spunti per un incontro, e Mauro si è detto possibilista. Bisogna solo trovare il momento giusto, quello in cui scocca una scintilla e si dice: “partiamo”.

12 – Caro Moreno, leggendo e rileggendo “Un uomo in fuga", con numerosi flashbacks, mi è sorto il dubbio che la vicenda al presente fosse stata adattata inizialmente come storia breve per “I Racconti di Darkwood”. È così o è stata creata esclusivamente per il numero bis?

No. Avevo pensato a una storia breve di un solo albo come nel caso di “Creatura d’acqua”, da tener pronta nel caso in programmazione servisse riempire un mese per il ritardo di un’altra avventura. Poi è giunta la richiesta di preparare un numero “bis” autoconclusivo ed ecco che c’era “Un uomo in fuga” già in lavorazione. Che non si doveva trattare di uno dei “Racconti di Darkwood” è dimostrato da due particolari. Primo: la trama è troppo complessa per stare in sole quaranta tavole; secondo: ci sono troppi riferimenti alla serie regolare per una storia breve scollegata dalla continuity come ci si aspetta che sia, appunto, una di quella serie.

13 – Una richiesta particolare: sarà possibile in futuro fare un Color o uno Zagor Più che racconta la storia di un comprimario morto come Tawar, Doney, Samuelson, ecc.?

Direi proprio di sì. Del resto abbiamo già avuto una storia su “Wandering” Fitzy.

14 – Gentile Moreno, sono reduce dall’esperienza della lettura nei confronti dello Zagor Più sceneggiato da Antonio Zamberletti e disegnato da Alessandro Chiarolla, intitolato “La palude dei misteri”. Ti scrivo permettendomi di fare una riflessione a questo proposito. Innanzitutto complimenti al veterano illustratore che è sempre eccellente. La cosa che mi ha lasciato perplesso è il numero di sviste (sia di lettering che di continuity della trama) che ho trovato al suo interno. Per il lettering, si sa, purtroppo possono sempre capitare errori, ma non posso accettare che uno sceriffo, dal quale è stato poco prima per consegnare tre tangheri, si ripresenti a Zagor stile Mangas Coloradas con Tex e Carson nella storia con Geronimo. E non posso neanche accettare che, dopo aver messo fuori gioco quei tre tangheri nella palude, debba dire di dover ritrovare il bambino rapito quando lo aveva già ritrovato poche pagine prima. In più, mi è parso veramente grave il fatto che, essendo arrivati nella palude con una sola canoa Boone dica che Zagor e soci ne abbiano usate due per arrivarci, e le vediamo anche disegnate. Pazzesco a dir poco. Non vorrei davvero trovare altre storie dove, invece di godermi la trama, finisca col “giocare” a “Caccia all’errore”. Oltretutto mi è parso che le due vicende non si siano intrecciate così tanto, così da farmi propendere al fatto che la vicenda dei tre tangheri sia stata creata per allungare il brodo, forse perché, come storia breve presa a sé stante, non avrebbe riscosso molto successo (ma anche in 192 pagine è stata alquanto superflua). Detto questo, spero di non essere stato troppo duro e di poter essere coinvolto da una vicenda e non da ciò che viene errato in maniera così palese, concorda?

Per rispondere punto per punto dovrei poter consultare quell’albo, ma nel momento in cui scrivo, in un luogo lontano dalla redazione e dalla mia collezione, non ne ho la possibilità. Dovrei affidarmi alla memoria (per esempio mi pare di ricordare che lo sceriffo di cui si parla abbia un vice, ed è probabilmente a quest’ultimo che i tre tangheri sono stati consegnati). Nel dubbio se rimandare questa risposta a quando avrò potuto rileggere “La palude dei misteri”, magari spostandola nella prossima puntata della rubrica, o rispondere subito accettando le critiche, preferisco questa seconda strada - anche per non dare l’idea di non voler rispondere a una domanda scomoda. Perciò, pur convinto che ad alcune obiezioni si possano dare delle ragionevoli spiegazioni, prendo per buone tutte le rimostranze ripromettendo di fare il possibile per evitare che certe pecche (direi che si tratti di particolari che non inficiano l’ossatura del racconto), se ci sono, non si ripetano. Va detto però che mandare in edicola un fumetto seriale comporta un lavoro senza sosta (dico sempre che siamo un aereo che fa rifornimento in volo, senza atterrare mai) e quando si ha a che fare con grandi numeri (quasi tremila pagine da mandare in edicola ogni anno) può succedere che qualche albo presenti qualche pecca. Non credo che gli svarioni siano la regola. A volte accadono, con storie un po’ problematiche. Purtroppo “La palude dei misteri”, per vari motivi, ha avuto un parto travagliato. Mi dispiace, lo sforzo per aggiustare tutto è costante, talvolta defatigante, ma talora non basta.

15 – Caro Moreno, anche grazie a questo blog ho scoperto una nuova avventura scritta da Lorenzo Bartoli che si trova in programmazione. Ci può dire i possibili tempi di conclusione e, dunque, di vedersi fra le mani la sua ultima storia?

L’ultima storia di Lorenzo Bartoli piano piano viene portata avanti, rallentata dal fatto che il testo, a causa dei problemi di salute dello sceneggiatore (quelli che avrebbero portato alla sua prematura scomparsa), pur completo, non era definitivo. Probabilmente entro un paio di anni uscirà.

16 – Moreno, hai mai pensato a una storia ambientata in Irlanda che racconti la storia di Mike Wilding, le origini della famiglia, etc.? In fondo potremmo scoprire tante cose interessanti, a meno che tu lo stia già pensando nell’ambito del seguito dei Seguaci di Cromm…

Una storia ambientata in Irlanda mi piacerebbe molto scriverla o farla scrivere, comunque leggerla. Tuttavia non vorrei tirare in ballo di nuovo Mike Wilding, che è un personaggio particolare, legato a una vicenda particolare. Però, qualche parente della madre di Zagor…

17 – Immaginiamo di vedere le prima sequenze dell’agognato film su Zagor con attori veri, un film che ci auguriamo che abbia lo stesso successo di “Avengers” (se Stan Lee ha coronato il suo sogno vedendo dal vivo i suoi Vendicatori, perché non dovrebbe coronarlo anche il suo autore attuale e noi con lui?). Che cosa immagina Moreno Burattini come prima scena? Cico e Zagor (quest’ultimo coperto da  alcune frasche perché inquadrato dall’alto e quindi non visibile in viso) che percorrono insieme un sentiero e col messicano che si lamenta del percorso? Una scure che rotea nell’aria seguita dal grido di Zagor? Zagor che di prepotenza si cala da un albero per abbattere un nemico? Insomma, come immagina Burattini l’entrata in scena di Zagor in una maniera che farebbe impazzire i suoi fans al cinema? Tutto qui. Grazie.

Aiuto. Potrei rispondere che la scena ce l’ho già in mente, super-spettacolare, ma non la rivelo per non sciupare la sorpresa nel caso il film si faccia davvero. In realtà proverò a immaginare qualcosa. Premetto che sono del parere che i film debbano scriverli e dirigerli gente del mestiere. Cioè, sceneggiatori e registi che sappiano il fatto loro. Così come i fumetti è meglio se li fanno i fumettisti, così i film lasciamoli ai cinematografari (non mi propongo come sceneggiatore cinematografico, al massimo sono buono a scrivere per il teatro - dove ho una piccola esperienza). Ciò detto, niente camminata di Zagor e Cico. Scena con gli avversari di Zagor che camminano in fila indiana nella foresta. Ombre dovunque, vegetazione folta, magari notte o penombra con pioggia. Fruscii che mettono in allarme i cattivi. Qualcosa si muove velocissimo fra le frasche e le fronde. Ma cos’è? Chi c’è? Uno di loro viene ghermito da qualcuno o qualcosa, scompare nella penombra. I nervi cedono, si spara alle ombre. Ma le ombre colpiscono a uno a uno i membri della comitiva. Ritmo serrato. L’ultimo dei cattivi fugge, rimasto solo. Cerca riparo da qualche parte. Si crede al sicuro. Ma eccogli comparire davanti Zagor, illuminato da un fulmine.

18 – Caro Moreno, mi ha particolarmente incuriosito l’incontro (o gli incontri) avvenuti con Tea Bonelli. Potrebbe raccontarci, se non sono cose troppo personali, qualche aneddoto riguardante essi?

Ho incontrato una sola volta Tea Bonelli, in redazione. Una signora anziana, gentilissima. Si era forse nel 1991, all’epoca delle mie prime visite in Via Buonarroti, quando andavo a portare di persona, ogni due o tre mesi, le mie sceneggiature. Mi vide nel corridoio, si presentò, e mi chiese chi fossi, con un gran sorriso, perché non mi conosceva. Le dissi che ero un nuovo collaboratore e che mi occupavo di Zagor. “Zagor!”, fece lei, e aggiunse: “Metticela tutta, perché mio figlio Sergio ci tiene tantissimo!”

19 – Che Darkwood sia una regione immaginaria siamo tutti d’accordo. Tuttavia ci sono alcuni aspetti che mi lasciano perplesso: le varie tribù indiane hanno il consiglio dei capi, ma si è mai visto il “comandante in capo” dell’esercito a Darkwood? Mi sembra improbabile che i vari Fort Pitt, Fort Henry, eccetera, siano tutti indipendenti fra loro e agiscano senza un coordinamento centrale. Allo stesso tempo, si è mai visto un “governatore” di Darkwood? Va bene che siamo nella frontiera, ma siamo comunque ad est ed è difficile credere che non esista un’autorità statale in zona. A mio avviso, sarebbe interessante vedere Zagor (che di fatto è un’autorità non ufficiale a Darkwood) incontrarsi/scontrarsi con il governatore o con l’ufficiale in capo, magari su un problema che riguarda le nazioni indiane in modo che si rimanga sempre nell’ambito avventuroso evitando di scadere troppo nel politico.

Un coordinamento centrale dei militari di stanza a Darkwood senza dubbio ci sarà. Non è detto che il comando supremo sia proprio in uno dei forti che si vedono di solito nelle avventure di Zagor, magari tutti prendono ordini da un generale con sede in qualche città più a Est. Purtroppo, o per fortuna, le caratteristiche della serie hanno finito per sedimentarsi un po’ alla volta, storia dopo storia, senza un progetto iniziale preciso, in anni in cui si faceva meno caso a questo tipo di cose. A Nolitta in una certa storia serviva un forte e un certo militare al comando, e lo inventava senza troppi patemi d’animo: l’avventura prima di tutto. Come erano organizzate le gerarchie, chi lo sa.  Scontri con papaveri più o meno alti Zagor li ha sempre avuti, militari e politici. Ci sono anche ufficiali (generali e colonnelli) suoi amici. Magari in una storia futura (quando tireremo di nuovo in ballo l’esercito) inseriremo qualche accenno alla struttura di comando. Non credo però che spiegare in dettaglio l’organigramma gerarchico sia fondamentale. Appunto, l’avventura prima di tutto.

20 – Caro Moreno, nelle storie “La scure incantata”/”L’astronave degli esseri perduti” e “L’ombra di Za-Te-Nay” di Martin Mystère incontriamo una persona di nome Za-Te-Nay che viveva su un’isola in una palude nell’Illinois intorno al 1857, rappresentando la giustizia con la sua ascia, proprio come Zagor a Darkwood decenni prima. Tutto quello che sappiamo del passato di Za-Te-Nay è che era conosciuto per la sua rettitudine anche prima di venire in Illinois e conoscere la tribù Cherokee. Za-Te-Nay ha incontrato il messicano colonnello Pancho Martinez, fisicamente identico a Cico. Pancho veniva dal Messico, dove vendeva un elisir “magico” come il nonno di Cico, era in prigione e faceva molte occupazioni, ma la sua occupazione principale era l’agente segreto della base “Altrove”. Za-Te-Nay è quasi un copia di Zagor e non sappiamo quale sia il suo legame con Zagor, e anche Pancho è una copia fisica di Cico, sebbene sia molto più intelligente di lui. Dopo la “morte” di Za-Te-Nay intorno al 1857, il colonnello Pancho Martinez divenne il suo “biografo” personale e scrisse Dime Novels su di lui che sopravvisse fino al 21° secolo. È ovvio che loro due non sono Zagor e Cico dell’universo di Martin Mystère. Vorrei quindi chiederti: chi sono Za-Te-Nay e il colonnello Pancho Martinez? Come spieghi che i due hanno quasi preso i ruoli di Zagor e Cico, che al momento sono intorno al 1860 in Texas? Za-Te-Nay ha rubato l’identità di Zagor e le sue esperienze? Inoltre, sappiamo che Cico è unico: l’agente messicano della base “Altrove” sta cercando di imitarlo? Vedremo un giorno un incontro tra questi quattro personaggi? Grazie!

Secondo me la figura di Za-Te-Nay è solo un omaggio che il Buon Vecchio Zio Alfy  ha voluto tributare a Zagor. Nella puntata n° 16 di questa rubrica me l’ero cavata rispondendo così: “Za-Te-Nay fa parte dell’universo di Martin Mystère e se ci sono spiegazioni da dare, le darà Alfredo Castelli”. Credo che tutto possa rimanere nell’ambito del “divertissement”, e farei fatica a trovare il modo di far incontrare Za-Te-Nay e il colonnello Pancho Martinez con lo Spirito con la Scure.  Vero è che tutto si può spiegare con gli universi paralleli (ce ne può essere uno con cui esiste Za-Te-Nay e ha finito per cortocircuitare con il nostro) ma, appunto, lasciamo agli autori di Martin Mystère il compito di dare un senso logico e compiuto alla faccenda. A me pare divertente l’idea alla base di tutto, e mi sta bene così.

 

lunedì 3 gennaio 2022

Alessandro Piccinelli: il copertinista di Darkwood (6)

Domanda:

dopo avere chiuso il 2021 con le 

domande/risposte di Moreno Burattini,

come iniziare in modo eccellente

il nuovo anno zagoriano?

Risposta:

pubblicare una nuova puntata

della rubrica dedicata alle cover alternative

di Alessandro Piccinelli!!!

 

In questo “sesto episodio”

andremo ad ammirare

i bozzetti di altre quattro cover

di albi pubblicati nel corso del 2020.


Zagor 662 (Zenith 713) del settembre 2020

Creatura d’acqua

Zagor nelle spire di un avversario sfuggente e inafferrabile.

Quello presentato è il quarto bozzetto

preparato da Alessandro Piccinelli.


Maxi Zagor 40 del settembre 2020

Sezione Omega

Torna Christopher, il ragazzo dotato di terribili poteri paranormali!

Quello presentato è il secondo bozzetto

preparato da Alessandro Piccinelli.


Zagor 664 (Zenith 715) del novembre 2020

La sindrome di Beelzebul

Zagor contro un’inarrestabile epidemia di zombi!

Quello presentato è il secondo bozzetto

preparato da Alessandro Piccinelli.



Color Zagor 12 del dicembre 2020

La missione di Drunky Duck

Zagor alle prese con gli intrighi e i pericoli

nascosti dietro una misteriosa missiva cifrata.

Qui potete ammirare addirittura tre bozzetti.


Arrivederci alla prossima puntata!!!