venerdì 29 ottobre 2021

Il presagio – Le notti di Londra (Zagor Gigante 672-673)

Un tetro castello apparso tra le nebbie della palude; un cimitero le cui lapidi riportano scolpiti i nomi di alcuni dei più cari amici di Zagor; una minacciosa figura avvolta da un mantello. Queste sinistre visioni e una preoccupante lettera giunta dall’Europa convincono Zagor della necessità di far visita al dottor Metrevelic. Il barone Rakosi è tornato?

Zagor troverà la risposta a Bergville, il villaggio sui Monti Superstizione dove lui e il barone si affrontarono tanti anni or sono e dove il vampiro ha deciso di lanciargli il suo nuovo guanto di sfida…

Successivamente, Zagor e Cico giungono a Londra in cerca di Frida. L’ombra del barone Rakosi incombe su di lei. Intanto il capitano Manfred Moor, promesso sposo della stessa Frida, è scomparso e un assassino terrorizza la città lasciando dietro di sé una scia di giovani donne uccise... e senza una sola goccia di sangue in corpo!

* * *

In attesa dell’albo di novembre che chiuderà la pentalogia vampirica zagoriana iniziata quest’estate, cominciamo ad analizzare la prima parte della saga, pubblicata sui numeri 723/672 e 724/673 della collana.

Intanto diamo qualche numero... Con la presente avventura assistiamo al quinto ritorno del barone vampiro Bela Rakosi, il secondo (ma da me preferito) nemico ancestrale di Zagor, dopo il professor Hellingen; se a queste storie aggiungiamo anche le due che vedevano coinvolta Ylenia Varga, arriviamo a un totale di sette in tutta la saga zagoriana che vedono il nostro eroe affrontare questi terribili succhiasangue non-morti.

Inizialmente Zagor si trova a Darkwood, impegnato con Tonka e i suoi Mohawk a cacciare un enorme orso assassino. L’inseguimento dell’animale li porta ad entrare nella sacra Palude delle Nebbie, dove Zagor, per colpa delle esalazioni mefitiche, ha la visione di un castello e di un cimitero con delle lapidi che portano i nomi del dottor Metrevelic, di Aline e Albert Parkman (personaggi coinvolti abitualmente nelle sue avventure contro il barone Rakosi) e di Frida Lang (suo primo amore mai dimenticato). Le visioni proseguono con un attacco di pipistrelli e con l’apparizione di un’ombra che sembra proprio quella di Rakosi. Il tutto gli costa quasi la vita: attaccato dall’orso assassino (che mi ha ricordato quello presente nel film della Disney “Brave”), viene salvato dall’intervento dei Mohawk con i quali riesce infine ad ucciderlo.

Quella sera, ripresosi dalle ferite, Zagor riceve una lettera proprio da Frida Lang, che lo informa che il fidanzato Manfred, già a suo tempo vittima della vampira Ylenia Varga, ha cominciato ad avere incubi terribili, a non sopportare più la luce del giorno e a veder sparire la sua immagine riflessa nello specchio. La sinistra coincidenza di questa lettera con le visioni avute nella palude porta Zagor a pensare a un coinvolgimento del barone Rakosi. Quindi, lui e Cico partono per Fairmont (luogo del loro primo scontro col vampiro) alla ricerca del dottor Metrevelic, il quale però ha raggiunto la figlia Aline e il genero Albert Parkman a Bergville (la cittadina della loro seconda avventura con Rakosi); pertanto anche i nostri due eroi vi si recano.

Zagor informa il dottore del suo timore di un ritorno di Rakosi, che potrebbe aver steso il suo malefico influsso su Manfred. La conferma di ciò arriva proprio durante una festa di fidanzamento che si sta svolgendo a Bergville, quando il vampiro prende possesso del corpo di Aline e lancia la sua sfida a Zagor! Quando Aline si riprende, rivela di avere visto Frida Lang nella città di Londra. Su consiglio di Metrevelic, all’alba del giorno dopo Zagor e Cico lasciano Bergville con l’intenzione di raggiungere la capitale inglese.

Giunti a Londra a bordo di una nave, i due amici vengono “contattati” da una banda di ragazzini denominata “Gli Irregolari dell’East End” (che richiamano alla memoria “Gli Irregolari di Baker Street” di Sherlock Holmes), al servizio del colonnello Korasi (lontano discendente di Rakosi e ora suo acerrimo nemico, già alleato di Zagor in passato), che li conducono in una lussuosa villa dove vengono accolti dal colonnello e da Frida Lang.

Zagor e Cico vengono aggiornati sulla situazione: Korasi sospetta che il suo malefico avo sia effettivamente a Londra, dato che alcuni mesi prima era giunta da New York la nave mercantile “Demetra” con l’equipaggio sterminato da un misterioso “diavolo”; pochi giorni dopo sono state trovate diverse donne morte dissanguate e il capitano Moor ha cominciato a manifestare i sintomi riferiti da Frida nella sua lettera. La circostanza, poi, che nel frattempo Manfred sia fuggito dalla villa, sarebbe spiegata dal fatto che Rakosi sarebbe entrato in contatto con lui grazie al legame vampirico con Ylenia Varga. Quindi, trovando Manfred confidano di scovare anche Rakosi.

Nella loro ricerca, i nostri vengono affiancati dal sergente Greg Streadle di Scotland Yard (il cui nome richiama l’ispettore Greg Lestrade sempre dei racconti di Sherlock Holmes), che li guida ad una vecchia nave usata un tempo come prigione, la “Sulphur”. Ma è una trappola: ad aspettarli trovano il boss della malavita Barnabas Reed, vampirizzato da Rakosi, e i suoi non-morti, col risultato che Zagor e compagni vengono fatti prigionieri. Grazie all’intervento degli “Irregolari dell’East End” lo Spirito con la Scure e gli altri riescono a liberarsi e a uccidere tutti i vampiri. Prima di morire definitivamente, Reed rivela che Rakosi è già tornato nel suo castello in Ungheria e che, nonostante tutto, ha vinto.

Il significato di questa parole diviene presto chiaro: nel frattempo Manfred Moor ha fatto irruzione nella villa dove si trova Frida, l’ha vampirizzata e si è imbarcato per raggiungere il suo “padrone” Rakosi!

 * * *

Si concludono così questi primi due albi dell’avventura in Europa, scritti da Jacopo Rauch e disegnati da Raffaele Della Monica, ormai divenuto il “disegnatore ufficiale” delle storie zagoriane con i vampiri.

La storia è frizzante, senza inutili tempi morti, e riesce a dare il giusto peso a tutti i personaggi, principali e comprimari, presentando il barone Rakosi come una minaccia incombente ma lontana, in attesa nel suo tetro castello pronto per lo scontro finale con Zagor.

Appassionante la caccia all’orso assassino del primo albo ed inquietante la trama inerente la presenza di Rakosi, basata soprattutto su visioni e richiami a vicende avvenute “fuori campo” (le aggressioni alle donne di Londra, l’arrivo del mercantile “Demetra”, la vampirizzazione di Barnabas Reed, molto somigliante al Tom Cruise del film “Intervista col vampiro”).

Molto ben descritta anche la tensione amorosa tra Frida e Zagor, che sembrano sempre irresistibilmente attratti l’uno dall’altra ma inevitabilmente separati dalla “presenza” del fidanzato Manfred.

Pregevoli anche i rimandi all’opera di Bram Stoker, “Dracula”, laddove vediamo i nostri eroi organizzarsi per la caccia del vampiro tra le vie di Londra, la vampirizzazione di Frida che richiama quella di Mina Murray, la “Demetra” che ha lo stesso nome dell’imbarcazione con cui Dracula giunge a Londra… Numerosi anche i già evidenziati riferimenti ai racconti di Sherlock Holmes ad opera di Arthur Conan Doyle.

Molto belli i disegni di Della Monica, dal consueto tratto pulito, sia nella prima parte ambientata tra le foreste e i paesaggi americani, sia nella seconda dove ci vengono mostrati dei suggestivi scorci architettonici di Londra, contrapposti alla sue fumose strade e quartieri malfamati.

 

venerdì 1 ottobre 2021

A DOMANDA… MORENO RISPONDE (41)

Superato il “giro di boa” delle 800 domande/risposte

ecco a voi la quarantunesima puntata della rubrica

A domanda… Moreno risponde”!


Si parlerà ancora della figura di Mike Wilding,

del “Bonelliverse” e del logo di Zagor.

Ma anche di Ade Capone, di Giovanni Luigi Bonelli,

delle donne di Zagor e Cico, e delle inevitabili

e ricorrenti richieste di “ritorni”…

e naturalmente di tanto altro!


Ringraziamo Moreno Burattini

per la sua grande disponibilità.


1 – Caro Moreno, quali o quale disegnatori/e ti hanno mai chiesto una specifica storia sulla quale lavorare, dopo averne letto il soggetto?

A volte chiedo ai disegnatori, con il dovuto anticipo, che tipo di storia gli piacerebbe disegnare una volta terminata quella che stanno finendo, e cerco di accontentare i loro desideri (per amicizia, ma anche perché un autore messo a suo agio facendogli fare ciò che gli piace dà risultati migliori). Altre volte mi limito ad  anticipare all’illustratore i miei piani su di lui chiedendo se è d’accordo (e nel caso, se proprio storce la bocca, cambio proposito). Altre volte ancora faccio scegliere fra due progetti diversi. Ma esiste anche il caso in cui, magari di fronte a collaboratori che non si fanno troppi problemi, attribuisco una storia, quella che è, senza tanti discorsi.

2 – Ciao Moreno, accidenti, sono già 37 le serie di domande che ti sono state poste e, nel mio piccolo, vorrei contribuirvi semplicemente ricordando un personaggio storico della serie, Wakopa, che ovviamente non potrà mai tornare essendo morto nella classica avventura che lo vede fra i protagonisti. Ma la sua gente, mi piacerebbe rivederla in scena ricordando quei tragici momenti, pur sapendo di dover andare a toccare un capolavoro. Pensi che possa esserci un preambolo per un seguito?

La figura di Wakopa, indimenticabile protagonista de “La rabbia degli Osages”, è rimasta nel mio cuore come in quello di tutti, credo. Senza alcuna intenzione di fare un sequel del classico nolittiano, ho riportato sulla scena gli Osages nel Maxi “I mandriani”(n° 39, 2019), rievocando in una scena, se non ricordo male, proprio la morte di Wakopa. A parte questo, credo che sia meglio non tornare sull’argomento, essendo il racconto di Nolitta e Donatelli perfetto così.

3 – Caro Moreno, se da Zagor e le sue origini abbiamo carpito che Mike Wilding non era l’assassino che credevamo, secondo lei che senso ha che Patrick Wilding debba comunque continuare ad essere il giustiziere di Darkwood se, in fondo, scopre che suo padre è innocente?

Lo stesso Nolitta ha descritto Mike Wilding come un uomo buono: un padre amorevole, un marito premuroso, un amico degli indiani con cui faceva commerci facendo addirittura in modo che suo figlio ne imparasse gli idiomi. Quindi, se è stato un assassino non lo è stato fino in fondo e a tempo pieno, quanto meno (o avrebbe coltivato in Patrick l’odio verso i pellerossa). Lo stesso Nolitta dice che non è stato condannato (non è andato in prigione, è stato solo cacciato dall’esercito). Si tratta dunque di un personaggio ambiguo e, appunto per questo, più interessante. Ciò detto, “Le origini” non lo assolve affatto: non ha saputo tenere a bada i suoi uomini, dimostrandosi inetto e incapace di comando (e dunque colpevole), e ha partecipato comunque alla strage degli Abenaki, che è stata sua responsabilità. In ogni caso, il giovane Wilding non decide di diventare un giustiziere (o un pacificatore) per espiare le colpe del padre (che pure esistono) ma le proprie (ha commesso una strage per una vendetta che non si è rivelata catartica, ha provocato la morte di “Wandering” Fitzy). Spiegando di nuovo queste cose, che avrei giudicato chiare e lampanti, mi convinco sempre più di quanto sia difficile scrivere senza venire fraintesi, e leggere senza fraintendere.

4Gentile Moreno, quali sono i più bei ricordi legati al suo collega Ade Capone?

Potrei scriverne a lungo, ma l’ho già fatto. C’è un capitolo dedicato a Capone nel mio libro “Io e Zagor” (Cut-Up Publishing). Basterà però cliccare sul link che segue per leggere un post pubblicato sul mio blog “Freddo cane in questa palude” in cui ricordo il mio amico Ade.

http://morenoburattini.blogspot.com/2015/02/ade-capone-sempre-quattro-passi-avanti.html

5 – Caro Moreno, ti voglio chiedere se il primo, vero avversario di Zagor, Kanoxen (perché Regan lo trovo inferiore), sia veramente morto oppure se tu abbia in mente di ritirarlo fuori dalle sabbie mobili, un po’ come fatto nella visione di Zagor nel numero 500, ma stavolta in carne ed ossa.

Mi pare davvero difficile resuscitare Kanoxen senza ricorrere alla magia. È possibile invece farlo tornare in storie raccontate in flashback, come accade nello Speciale “Darkwood Anno Zero” e nell’albo “La grotta sacra” della miniserie “Zagor: le origini”. Un breve racconto inedito e retrospettivo legato alla figura di Kanoxen è contenuto anche nel Magazine dedicato ai 60 anni dello Spirito con la Scure che uscirà a novembre.

6 – Caro Moreno, sono un frequentatore di forum e, siccome tu lo sei stato in ambito zagoriano, a parte Baltorr tieni ancora contatti con alcuni degli utenti che lo hanno frequentato o lo stanno ancora frequentando? In più, sempre leggendo nei forum, esiste una discussione dove si narra che lo Zagor attuale non sia il vero Zagor. Ti chiedo quale possa essere il “vero” Zagor, nonostante le varie interpretazioni date dai vari sceneggiatori nel corso degli anni.

Ho smesso di frequentare i forum dopo che hanno cominciato a imperversare gli irriducibili della polemica, ma a livello personale se mi capita di incontrare i singoli frequentatori dei bei tempi in cui il clima era più sereno sono lietissimo di rivederli. Di alcuni ho i numeri di telefono e capita di scambiarci messaggi. Sono stati anni belli, quelli in cui i social non erano avvelenati come adesso, e ne ho nostalgia. Non ho la minima idea di come si sia andata sviluppando la discussione, di cui mi parli, sul “vero” Zagor. Detta così, mi sembra un dibattito folle, come tanti altri, che lascio volentieri ai cultori del genere. Se può essere utile, ho espresso comunque il mio punto di vista in questo articolo: http://morenoburattini.blogspot.com/2014/11/nostalgia-canaglia.html

7 – Gentile Moreno, pur sapendo di star parlando di personaggi immaginari, quali sono le diverse caratteristiche caratteriali delle varie Virginia, Blondie, Frida Lang, Margie Coleman, Gambit, Marie Laveau, Denise Lafitte e Jenny?

Direi che si tratta di personaggi femminili molto ben caratterizzati e diversificati, e tutto si può dire fuorché siano stereotipi tutti uguali, anche se poi ci sono rimandi a tipologie letterarie e cinematografiche. Nessuna di queste fanciulle è una bambola sciocca né una trepidante donzella in pericolo e indifesa, e anche se sono, per lo più, di bell’aspetto, hanno una forte personalità e non si limitano dunque alle sembianze. Blondie è una banditessa dal passato travagliato, segnata dalle esperienze e convinta che non ci sia per lei alcuna redenzione possibile, ma con un suo codice d’onore. Marie Laveau, introdotta nella serie come “mambo” (una sacerdotessa vudu) si è poi scoperta legata allo sciamanesimo femminile ed è entrata a far parte delle Amazzoni (una quantità di suggestioni su cui si potrebbe parlare per ore). Gambit, spirito libero e avventuriera, è l’emblema della donna autosufficiente che basta a se stessa. Virginia, donna di mare, incarna il romanticismo dell’avventura al di là dai canoni che vorrebbero le mogli dei marinai in attesa nei porti. Denise Lafitte è addirittura la figlia di un pirata (peraltro, personaggio storico), indomabile. Margie Coleman è donna di cultura, legata al mondo dell’archeologia. L’austriaca Frida Lang ha visto aumentare avventura dopo avventura il suo spessore (dopo un esordio in cui la si proponeva come dolce e romantica, nobildonna europea innamorata dell’uomo di frontiera americano) e la storia attualmente in corso di pubblicazione (quella dello scontro finale fra Zagor e il vampiro) ne è la dimostrazione. Di Jenny torneremo a parlare dopo un paio di storie che devono ancora uscire. Mi fa piacere sottolineare come sia lei, la meno appariscente delle tre ragazze di Pleasant Point, quella che… (non aggiungo altro).

8 – Caro Moreno, amando alla follia un personaggio come Virginia, e sapendo essere in lavorazione un Color con lei protagonista, le chiedo, se può rispondere, a quale stadio di lavorazione è e se potremo vederlo in edicola prima del 2022.

Purtroppo no. Ci sarà da aspettare il 2023.

9 – Caro Moreno, come valuta complessivamente il lavoro di Alessandro Piccinelli come copertinista della serie Zagor?

Straordinario. Ogni mese ho la conferma del suo talento.

10 – Caro Moreno, sulla scia del ritorno del Going-Going, cosa ne penserebbe del ritorno sulle scene del Pisum Alatum?

Il pisum alatum è già tornato in “Cico Esploratore”. Escluderei che possa ritornare nella serie regolare (anche se vale il detto “mai dire mai”). Se però ci saranno altri albi di Cico, chissà.

11 – Caro Moreno, Cico ha avuto in tutto tre spasimanti nella lunga saga di Zagor (credo), ovvero Patty la battelliera, la figlia del Custode della Tradizione e l’attrice Pamina. Scartando ovviamente la figlia del Custode che ha preferito altri gusti, credi che possa venire narrato un casuale ma turbolento incontro fra Patty e Pamina con Cico a fare da paciere, essendo l’oggetto del contendere del loro diverbio (e pur sapendo essere state create da sceneggiatori differenti)?

In realtà non sappiamo se Cico abbia avuto fidanzate prima dell’incontro con Zagor, visto che gli Speciali Cico potrebbero farci scoprire altri aspetti inediti del suo passato (fra i progetti nel cassetto ho appunto uno Speciale intitolato “Cico si sposa”). Poi, magari Cico fa il rubacuori fra le squaw dei villaggi di Darkwood quando non è inquadrato dalle nostre vignette. Partiamo comunque dal presupposto che Cico è un personaggio sostanzialmente umoristico, con caratteristiche ben precise e un ruolo ben determinato: perciò, difficilmente lo vedremo in scene troppo romantiche e men che mai passionali o erotiche. Le “storie d’amore” del messicano devono per forza di cose avere aspetti da commedia. Né Pamina né Patty mi sembrano comunque fanciulle desiderose di farsi impalmare e condurre vita domestica con il pancione (entrambi viaggiatrici come sono). Però un incontro-scontro fra le due potrebbe essere divertente.

12 – Caro Moreno, ti voglio chiedere una cosa riguardante il Capitano Sarmiento di “Fantasmi!”. Egli decide di suicidarsi predicando il fatto che il suo posto, ormai, era destinato ad essere fuori dal mondo reale, ovvero in quello fittizio creato per lui ad hoc dal Custode della Tradizione, dichiarando praticamente di non poter vivere al di fuori dello stesso. Per cui ti chiedo se, anche in virtù del fatto che gli altri abitanti dell’isola non si sono posti problemi nel cercare un legame con quelli di Tampa Town, non sia stata una mossa inutile perché, pur immedesimatosi in un ruolo, avrebbe comunque potuto trovare un’altra soluzione piuttosto che lasciarsi morire. Credi che possa avere sbagliato e che avrebbe potuto concedersi una seconda possibilità?

Anche Sarmiento mi pare uno di quei personaggi che sarebbe meglio non far tornare, dato che le storie di cui sono stati protagonisti costituiscono un “unicum”. Peraltro, riportarlo sulla scena significherebbe cercare di dare spiegazioni su molti particolari di “Fantasmi!”, avventura decisamente sopra le righe. Però, come spesso mi capita di ripetere, di fronte a una buona idea sono disposto anche a discuterne.

13 – Ciao a Moreno e un grande grazie a Baltorr che ci tiene sempre informati. Avrei una domanda: ho riletto da poco la storia “Il battello degli uomini perduti” e mi sono piaciuti molto i componenti del barcone, una ciurma variegata e bene caratterizza. Ci sarà la possibilità di rivederli tutti insieme in una nuova avventura? Grazie per la vostra disponibilità e continuate così. Viva Zagor!

Concordo sull’apprezzamento per la ciurma del “battello degli uomini perduti”. Ricordo il grosso Owen, lo scaltro Kaplan e l’italiano Oscar Pronzini. Credo che si debbano recuperare molte cose delle storie scritte da Marcello Toninelli. Del resto, abbiamo già cominciato a farlo con Banack, che fece la sua prima apparizione proprio nella storia con la River Patrol.

14 – Caro Moreno, con tutti questi team-ups e riferimenti da una testata all’altra, credi che si stia venendo a creare un Bonelliverse?

Credo di sì. Spero tuttavia che non si raggiunga mai il livello di cross-over tipico della Marvel o della DC. Troveremo, mi auguro, una via tutta nostra in cui saranno rispettati i rispettivi ambiti di ogni serie e di ogni personaggio. Mi pare, infatti, che la direzione sia proprio questa: interazioni tra gli eroi, ma limitate.

15 – Caro Moreno, capita a volte di scrivere soggetti e di concederli o di vederli richiesti da altri autori dopo averli letti? Il Color su Fishleg ne è un esempio, ma è una pratica che succede spesso?

Tendenzialmente lo sceneggiatore è anche l’autore del soggetto. A volte capita, però, di dover distinguere i due ruoli. Ricordo bene come andò nel caso del Color sul passato di Fishleg. Venne dato l’OK alla realizzazione di un albo a colori, il primo di una nuova serie, che avrebbe dovuto uscire però nel giro di pochi mesi. Serviva non solo un disegnatore veloce e libero da altri impegni (che venne individuato in Walter Venturi, chiamato alla sua prima prova zagoriana), ma anche una sceneggiatura scritta al volo per l’occasione. Siccome in quel periodo già stavo gestendo parecchie storie contemporaneamente, mi era impossibile aggiungerne un’altra – nonostante avessi già in mente un soggetto, dato che ci pensavo da tempo. Quindi, ho passato il plot a Jacopo Rauch, collega e amico più che fidato, certo che lui avrebbe saputo sceneggiare quella trama senza bisogno di venire troppo corretto o troppo controllato, quindi con rapidità. A volte aggiustare il lavoro di uno sceneggiatore inesperto è più faticoso che scriversi la sceneggiatura da soli, in ogni caso serve quel tempo a disposizione che spesso non c’è, anche con le migliori intenzioni. Io stesso ho sceneggiato soggetti di Mauro Boselli (“La strega della sierra”) o di Maurizio Colombo (“La leggenda di ‘Wandering’ Firzy”) dato che questi colleghi erano troppo indaffarati su altri fronti per occuparsene. In altri casi abbiamo accettato e comprato soggetti proposti da autori che non volevano o non avevano la necessaria esperienza per affrontare da soli il duro compito della sceneggiatura. Per sceneggiare serve un grosso bagaglio di know-how, per cui è sempre meglio lasciarlo fare a professionisti.

16 – Gentile Moreno, qual era il suo rapporto con Giovanni Luigi Bonelli? Ha qualche aneddoto su di lui?

Non ho mai incontrato di persona Giovanni Luigi Bonelli (mentre la signora Tea, sì). Gli aneddoti che conosco, tutti divertenti, sono quelli che si raccontano di solito. Mi è capitato però di giungere in redazione, per puro caso (all’epoca vivevo ancora in Toscana), nel gennaio del 2001, il giorno della sua morte. C’era un bel po’ di trambusto, inevitabilmente, e telefonavano i giornalisti di tutte le testate per avere notizie e dichiarazioni. Si presentò il caso de “Il Giornale” che chiedeva se c’era qualcuno della Bonelli disposto a scrivere addirittura un articolo al volo. Dato che ero lì, mi fu chiesto se volessi farlo io. Risposi: “se mi date una tastiera e un computer, ci provo”. Mi sedetti a una scrivania e cominciai a buttar giù qualcosa, improvvisando e senza avere il tempo di fare ricerche in archivio. Mentre digitavo sui tasti, venivo sollecitato a fare in fretta da quelli del “Giornale” che aspettavano il pezzo per impaginarlo. Lo inviai. Il giorno dopo sono andato in edicola ed ero, con quell’articolo, in prima pagina. Ricordo poi il funerale di G.L. con il cappello da cowboy sulla bara.

17 – Caro Moreno, credi che, nonostante siano tornati recentemente e a breve distanza dalla loro prima apparizione, i Servi di Cromm possano diventare protagonisti di una trilogia zagoriana?

Diciamo che non lo escludo. Bisogna aspettare l’illuminazione di una nuova idea. Non accadrà in tempi brevissimi, però.

18 – Caro Moreno, ti scrivo qui per chiederti se si sia voluto citare la fine fatta da Robert De Niro in “Cape Fear-Il Promontorio della Paura” con la storia “Alla ricerca di Zagor”, dove l’antagonista Schneider torna dalle acque decisamente ustionato.

Mi ci fai pensare tu adesso. Se c’è una citazione, non è voluta.

19 – Ciao da Sergio “Harry Gordon”, zagoriano doc da 50 anni. Avrei la seguente domanda per Moreno, una curiosità che mi è venuta in questo periodo di festeggiamenti per i 60 anni: si sa chi è l’autore del Logo di Zagor che si perpetua da 60 anni? Sai qualche aneddoto o la storia? Di solito si fa rifermento a agenzie di pubblicità, però nel caso specifico chissà come è venuto fuori un logo così di successo? La stessa domanda la farei per Tex , Mister No e in generale per tutti i personaggi Bonelli. Grazie!

Bella domanda. I loghi bonelliani dal 1975 in poi sono stati curati da Luigi Corteggi (almeno fino a quando il buon Cortez non è andato in pensione). Prima del 1975 il grafico era Raffaele Cormio, ma non saprei dire se già nel 1961 fosse in forza alla Bonelli.

20 – Caro Moreno, spesso e volentieri vediamo cattivi redimersi e tornare buoni, ma il percorso inverso, per quanto riguarda i comprimari di Zagor, sarebbe auspicabile? Un Robson, un Akenat, un Rochas, per esempio, che per forza di cose cambiano sponda e diventano efferati nemici. Cosa ne pensa?

No, non mi piacerebbe. A meno di follia e filtri diabolici (uno dei quali in una storia fa diventare cattivo persino Cico). Credo troppo nell’amicizia e sarebbe davvero una brutta botta vedere Rochas diventare cattivo (per fare un esempio). Vero è che sarebbe anche un clamoroso colpo di scena, cosa a cui mirano tutti gli sceneggiatori, ma non sarebbe nelle mie corde.

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