martedì 29 dicembre 2020

A DOMANDA… MORENO RISPONDE (28)

Il clima decisamente invernale

che avvolge la natura circostante

(come potete vedere dalla foto sopra)

non ci ha impedito di lavorare

sulla ventottesima puntata di

A domanda… Moreno risponde

e di pubblicarla qui di seguito.


Vi informo che nel frattempo

con le vostre domande

è già stata completata la serie 29

e più di metà della serie 30.


Ringraziamo Moreno Burattini

e non indugiamo oltre…


1 – Gentilissimo Moreno, alcune anticipazioni lette sui forum dicono che sei al lavoro su una storia della regolare di Tex con disegni di Rubini.  Da lettore di Tex ho sempre pensato che sia un personaggio difficile da sceneggiare, con tanti paletti, e che oltre ai malfattori tenda ad uccidere anche gli autori. Senza ovviamente spoilerare, ti volevo chiedere come dovremmo aspettarci il “Tex di Burattini”? Un Tex infallibile, granitico, con pochi dubbi come era solito sceneggiarlo GL Bonelli, oppure un Tex più umano e con meno certezze (più “zagoriano” come dicono alcuni detrattori) come invece lo tratteggiava Nolitta? Grazie per tutta la tua disponibilità verso noi lettori!

Tex è estremamente difficile da sceneggiare, perché per ogni gesto, ogni movimento, ogni parola ti devi chiedere se davvero lui farebbe o direbbe così, come i lettori si aspettano, o se lo stai facendo stonare. Per fortuna c’è un custode dell’ortodossia ed è Mauro Boselli. Dovendo passare sotto le sue grinfie, mi sento guidato (devo dire che, per fortuna, ci passo sempre quasi indenne). Il mio Tex preferito è quello di Nolitta, ma del resto io sono un nolittiano: tuttavia, nessuno si è mai potuto prendere le libertà che Sergio Bonelli si concedeva. Non di certo io. Cerco di non calcare la mano sull’infallibilità, ma neppure di dare adito a dubbi al riguardo: il mio Tex fa le cose giuste in modo spontaneo. Ho aggiunto un minimo di ironia. Punto a una storia gradevole da leggere (secondo la mia forma mentis) e so di essere chiamato al servizio dell’eroe, non a fornirne la mia interpretazione. Anche se, inevitabilmente, la calligrafia si riconoscerà.

2 – Riferendomi alla domanda n. 17, pubblicata sulla 26esima serie, vorrei fare una testimonianza che mi riguarda. Sono praticamente nato (1962) insieme a Zagor, da ragazzo lo leggevo e lo collezionavo, era il mio personaggio preferito, poi verso i 18/20 anni ho regalato la collezione e mi sono dedicato ad altri interessi. Nel 2014 mi è stato diagnosticato un tumore e nel 2015 mi sono operato; oggi sto bene ma la malattia ha lasciato una conseguenza molto importante. Praticamente ho rivisto le mie priorità. Ho ripreso a leggere fumetti e sopratutto Zagor, ho recuperato quasi tutti gli albi e lo seguo con più amore di prima. Zagor non mi ha salvato la vita, ma sicuramente mi ha aiutato a non entrare in una brutta depressione conseguente all’intervento. Grazie Zagor, Cico e tutto il mondo Zagoriano per la compagnia che mi avete e continuate a farmi, ma sopratutto grazie a Moreno Burattini che riesce a trasmettermi il suo amore per il personaggio. Grazie di cuore.

Mi permetto di riportare qui di seguito, per maggior chiarezza, la risposta alla domanda n° 17 della 26° serie (serie rintracciabile qui), a cui si fa riferimento. Grazie per questa ulteriore  testimonianza, e mille auguri.

Adnan Mehmedovic, di Sarajevo, che ho conosciuto grazie a un incontro svoltosi di recente per via telematica  in collegamento con la Bosnia Erzegovina (nei Balcani, lo Spirito con la Scure gode di una incredibile popolarità). Adnan  ha raccontato, a me in privato e quindi in pubblico, un toccante aneddoto riguardo gli anni della guerra nella ex-Yugoslavia, quando lui era bambino: avendo pochi minuti per scegliere cosa portare via dalla casa che doveva abbandonare, prese con sé i fumetti di Zagor, che poi gli fecero grande compagnia nel tempo che trascorse da profugo. Adnan mi ha detto che gli albi dello Spirito con la Scure hanno aiutato tanti come lui a superare e sopportare quel periodo terribile.

3 – Caro Moreno, ti voglio chiedere se ci sia stata una discrepanza per quanto riguarda l’inizio e la fine della serie Darkwood Novels. Mi riferisco al fatto di far dire al personaggio misterioso di avere avuto come maestra la sola madre mentre sul finale viene annunciato che il padre adottivo l’ha voluta far studiare a scuola. A meno che la madre non fosse un’insegnante, puoi chiarire questo dubbio?

Il dubbio nasce da che cosa si intende per “maestra”. Terence, il padre adottivo, non è vissuto a lungo ed era, appunto, un padre adottivo che non ha preteso di dettar legge, dato che la bambina era figlia di una nativa americana di cui ha voluto rispettare l’identità. Quindi non ha trasformato Fiore della Notte in una bianca, ha accettato la sua etnicità (non tanto quella del sangue, che al cinquanta per cento è bianco, quanto quella dello spirito). Dunque Terence ha voluto dare una istruzione alla bambina, perché le fosse utile nella vita, ma la “guida” di quella vita è stata la madre, “maestra” secondo l’espressione latina “magistra vitae”.

4Gentile Moreno, ho letto la tua risposta riguardante Kandrax e le varie interpretazioni di Kandrax che sono avvenute negli anni (quattro in tutto, da diversi sceneggiatori). Chiaramente, ogni sceneggiatore vede un personaggio e lo sceneggia come più gli sembra giusto ma non ti sembra che, invece di modificarlo leggermente, mantenendolo quindi come quello della prima avventura in cui apparve e che, secondo te, i lettori non dovrebbero invece aspettarsi, sia stato completamente stravolto, mettendo nel mezzo non solo i suoi poteri mentali ma addirittura altre realtà che hanno reso il personaggio non solo diversificato, ma forse anche “rovinato”? Mi spiego chiedendoti se sia stato il caso di farlo utilizzare a diverse persone (che poi di fatto non sono più nello staff o non lo saranno mai in pianta stabile) che, in fondo, non hanno saputo rendere omaggio a chi lo ha creato, bensì lo hanno portato da tutt’altra parte di dove era all’inizio. Ecco spiegato il mio concetto di stravolgimento, che in alcuni casi può essere positivo, ma osare troppo a volte si rischia di uscire dai binari, non trovi?

I personaggi (anche i cattivi) si evolvono nel tempo. Basterà pensare a Mefisto, un villain che potrebbe avere qualche punto di contatto con Kandrax. Quando compare è poco più che un prestigiatore da avanspettacolo, con il tempo acquista poteri strabilianti. Lo stesso vale per i grandi nemici dei supereroi, dal primo nemico dell’Uomo Ragno, l’Avvoltoio, a quasi tutti villain della Marvel in generale,  Si potrebbero fare decine e decine di esempi (persino riguardanti il Re delle Aquile o Hellingen). O un nemico muore subito e definitivamente, o ogni sceneggiatore che lo prenderà in consegna cercherà di renderlo più cattivo e più potente, perché se il “livello” resta lo stesso, si è già visto che l’eroe riesce a batterlo. Deve costituire un pericolo maggiore. Nel caso di Kandrax, c’è un altro aspetto di cui tener conto: è un druido, uno stregone. Se nella prima storia dimostra dei poteri mentali, nulla ci dice che non ne abbia altri, o che non possa attingere al grande pozzo della mitologia celtica, un incredibile calderone di leggende, di personaggi, di divinità. Nolitta ci ha mostrato un aspetto dei suoi poteri (due, se si considera la capacità di finire in “animazione sospesa”), ma dove sta scritto che non ne abbia altri, da buon druido che si rispetti? Perché rinunciare alle suggestioni dei miti celtici? Perché privarsi delle sfide sempre più difficili in cui possiamo vedere impegnato Zagor? È molto più bello, invece,  per  il lettore, venire sorpreso da prospettive nuove. C’è perfino un aspetto di arricchimento culturale: la contaminazione tra Kanrax e le leggende dei guerrieri del ramo rosso operata da Boselli ha nobilitato la saga zagoriana, alzandone il livello. Mi sembrerebbe molto riduttivo dover tarpare le ali a uno stregone, dicendogli: tu hai solo dei blandi poteri mentali, e non puoi apprenderne o manifestarne altri. Si finirebbe per ripetere sempre la stessa solfa. Capisco che un lettore molto tradizionalista che vuol recuperare le emozioni dell’infanzia perduta voglia rivivere sempre la medesima storia, però c’è anche da tenere di conto il pubblico non altrettanto nostalgico, magari curioso di vedere succedere qualcosa di diverso, desideroso di lasciarsi meravigliare dalle trovate di uno sceneggiatore che cerca di non riscaldare la stessa minestra. Perciò, non credo che un mago in grado di poter contare su una tradizione millenaria di magie possa essere “rovinato” se fa il suo lavoro di cattivo aumentando sempre il livello di difficoltà del suo scontro con Zagor.  Finché Kandrax fa il mago, e la sua magia è riconducibile a quella dei druidi, non c’è nessuna “rovina”, il personaggio è rispettato. Sarebbe tradirlo riducendolo a un ipnotizzatore: ma come, c’è un druido a disposizione e lo si vuol solo far dire “a me gli occhi”? Poi, è evidente che la proposta di uno sceneggiatore può piacere o non piacere, i gusti sono personali. Ma non mi pare che Kandrax sia uscito dal seminato delle sue potenzialità, già tutte in nuce nella proposta nolittiana: che fosse un druido lo ha stabilito Sergio Bonelli, gli altri sceneggiatori ne hanno solo tratto le conseguenze.

5 – Egregio Moreno, Le vorrei chiedere se sia possibile che il boss de “La Montagna di Fuoco” dopo aver saputo dello scoppio di una parte del vulcano, abbia issato bandiera bianca sul voler mettere le mani su quei diamanti che, come dice Zagor, non dovrebbero esistere più. Non ce ne sono, seguendo la sua teoria, oppure dopo il conseguente raffreddamento non ve ne è in quantità sufficiente da mobilitare altri suoi scagnozzi per arraffarli?

Immagino che il cataclisma dell’esplosione del vulcano abbia sconquassato a tal punto la zona da rendere problematiche le ricerche di diamanti, dato lo stravolgimento del terreno e le colate laviche che lo hanno ricoperto. I diamanti che si potevano trovare seguendo certe regole e criteri chissà dove saranno finiti: probabilmente il caos ha tolto anche agli esperti i punti di riferimento per trovarli. Non sono un geologo e dovrei chiedere lumi. Tuttavia, ricercare diamanti non è di per sé una attività illecita: lo diventa, per esempio, se si è disposti a uccidere pur di trovarli, o far violenze a una tribù indiana, o mettere a rischio la pace di una regione. Queste minacce sono state sventate ne “La montagna di fuoco”: se una nuova storia sul Saskatoon dovesse riproporre le situazioni già viste, meglio soprassedere e cercare idee nuove. Per la cronaca, sul vulcano Zagor è tornato grazie a Luigi Mignacco nella storia “L’orda infernale”.

6 – Caro Moreno, ne “La Sorgente Misteriosa” viene dato atto che si tratti di un meteorite ciò che scollega un’intera tribù indiana del passato da quelle del presente. Non vi è davvero un modo per farli invecchiare normalmente senza che dopo un po’ di tempo non si tramutino in cenere? Per loro, forse, sarebbe meglio rimanere dall’ “altra parte” ma, se un pezzo anche minimo di quel meteorite potesse riuscire a riaprire quel varco fra le due Darkwood, ciò potrebbe dare adito ad un loro ritorno? E poi, che tribù indiana era?

Non credo (almeno, non lo ricordo) che alla tribù indiana de “La sorgente misteriosa” sia stata data una etnia. Si trattava peraltro di un gruppo che era rimasto isolato fuori dal tempo da moltissimi anni, per cui potrebbe persino non essere identificabile con i ceppi pellerossa dell’epoca di Zagor. Mi fa piacere che quella storia solletichi ancora curiosità. Certo, un escamotage per riaprire il varco si potrebbe trovare, servirebbe però uno spunto un po’ più interessante, che aggiunga nuove suggestioni e non ripeta quanto si è già visto. Magari dei banditi potrebbero trovare nella dimensione fuori dal tempo il covo perfetto per le loro malefatte…

7 – Caro Moreno, mi scuso per non essere stato limpido nella mia domanda su Hellgate. Lo paragonavo a Fort Stanton per il fatto che potrebbe essere stato, come l’avamposto, costruito sopra linee di forza come quelle che studiava Carmody nel Maxi. Voler parlare di demoni e mostri l’ho voluto intendere come possibile varco per il quale, attraverso la prigione, potessero scatenarsi forze soprannaturali, e non che di queste ce ne sia la presenza nel balenottero. Detto ciò, cosa pensa di questa idea?

Le linee di forza su cui era stato costruito Fort Stanton sono, per quanto se ne sa (nei presupposti de “Il forte abbandonato”), del tutto immaginarie, frutto delle folli convinzioni del comandante (per quanto facciano riferimento a teorie arcane realmente diffuse). Sia la storia con Fort Stanton che quelle con Hellgate sono storie “realistiche”. Di solito tendo a separare personaggi e luoghi zagoriani al centro di intrecci realistici da quelli contaminabili con il fantastico. Per esempio, escludo che “Guitar” Jim possa avere a che fare con dei maghi o degli stregoni, o che venga rapito dagli UFO. Viceversa, quando c’è di mezzo il dottor Metrevelic è probabile che ci sia in agguato qualche mostro. Hellgate lo vedo come appartenente alla prima categoria, luoghi reali e drammatici.

8 – Gentile Moreno, quando vidi apparire quella bellissima donna disegnata da Massimo Pesce e che di nome fa Henry Raven, ne rimasi folgorato. Pesce è stato spesso scelto perché sa rappresentare le donne in maniera magistrale (Gambit e la compagna di Takeda, tra le altre) ma il possibile flirt che sarebbe potuto scaturire con Zagor spero che possa essere stato soltanto rimandato. La vedrei addirittura bene a prendere il posto dell’agente Raven di altrove, avendo già un cognome di grido anche se non so se debba cambiarlo (e poi hanno già una donna al loro servizio). Abituata a comandare come è, forse prendere ordini da altri non farebbe per lei, in ogni modo; ma auspico un suo ritorno che possa far nuova luce su un possibile rapporto romantico fra lei e lo Spirito con la Scure. Pensa che possa accadere?

Credo che Jacopo Rauch, da me sollecitato in questo senso, abbia in mente un ritorno di Henry Raven. Vedremo che cosa tirerà fuori dal suo cilindro.

9 – Caro Moreno, ti ringrazio per la tua signorilità e la disponibilità al confronto con noi zagoriani. Avrei alcune considerazioni da fare in merito a “Le Origini” e alle “Darkwood Novels”.

ORIGINI: Personalmente avrei preferito non sapere che il padre di Zagor è stato torturato prima di morire e mi ha stupito il “revisionismo” sulla figura di Mike Wilding, trasformato da “il più feroce carnefice bianco” in un uomo debole vittima delle circostanze, che lungi dal riabilitarla la depotenzia drasticamente. Da un lato si cerca un taglio narrativo più moderno, dall’altro si compie una clamorosa marcia indietro sull’elemento caratterizzante l’intera serie: la colpa atavica di Zagor. Il rapporto padre-figlio era già stato magistralmente risolto da Boselli, il quale aveva pure, lo dico scherzosamente, abbuonato venti vittime al giovane tenente. La versione delle “Origini” può coesistere con quella di Nolitta-Boselli, ribadita da Burattini e Giusfredi, solo considerando Salomon Kinsky un bugiardo. Ma perché il predicatore dovrebbe mentire parlando di un ordine di fucilazione di metà tribù, trasformato poi in ordine di decimazione, dato da Mike Wilding per ritorsione? Perché inventare particolari inesistenti? Inoltre accettando questa ipotesi, avremmo la conseguenza che alcune delle più belle pagine dell’intera serie (il commovente incontro del numero 400) non raccontino di magia indiana ma di psicanalisi, essendo frutto dell’inconscio di Zagor: esito invero paradossale per un fumetto fantastico. Sulla scorta di queste considerazioni, onde evitare una micidiale confusione filologica, a mio avviso le “Origini” sono da ritenersi alternative e non complementari allo Zagor ufficiale, in modo da ripristinare anche la sua sincerità, elemento non secondario: se così non fosse dovremmo dubitare dalla sua parola ogniqualvolta rievochi episodi del suo passato con conseguenze sull’identificazione lettore eroe. In tale ottica il mio giudizio è positivo ed è meritorio il tentativo di rendere organiche le vicende del passato di Zagor, sebbene creando una biografia parallela a quella ufficiale. Ho apprezzato la sceneggiatura: commovente la scena in cui Pat chiede scusa a Fitzy. Bene pure i disegni e la colorazione.

DARKWOOD NOVELS. Non hanno incontrato il mio favore. Secondo me l’omosessualità va bene su Ken Parker, Dylan Dog o altri fumetti, non sulle serie classiche come Zagor o Tex. Se uno compra Zagor perché deve trovarci Ken Parker? Io ho delle riserve perfino sul pur ottimo Tex di Berardi. Ken Parker è un fumetto realistico e d’autore, l’esatto contrario di Zagor. Perché Zagor deve andare a incartarsi con la realtà? Io sono un estimatore di Berardi e della sua insuperata capacità di rendere vivi personaggi di carta, come in “Diritto e rovescio”, ma in Ken Parker si parla anche di lotte operaie e di delocalizzazione (“Sciopero”), temi che non sono tanto di moda e che lo Zagor simil-Ken Parker si guarda bene dallo sfiorare, e forse è meglio così. In conclusione questo Zagor, secondo me non è né carne né pesce.

Attendo un tuo parere su queste mie osservazioni. Saluti da un estimatore pungolante.

Riguardo al primo punto, respingo con forza, e basandomi sull’evidenza dei fatti, l’idea del revisionismo riguardo alla figura del padre di Zagor. Anzi, rivendico la perfetta attinenza della mia versione dei fatti con quanto raccontato da Nolitta. Proverò di  nuovo a ripetere quanto già detto altre volte, certo comunque di non riuscire a convincere nessun detrattore. Se Mike Wilding fosse stato, come ritiene Salomon Kinsky, un “feroce carnefice bianco”, un massacratore di indiani spinto magari dal razzismo, come avrebbe potuto aver educato il figlio nel rispetto assoluto dei nativi americani? Eppure in “Zagor Racconta” lo vediamo condurre con sé il piccolo Patrick in tutti i villaggio dei dintorni, fargli apprendere la lingua dei pellerossa e addirittura il linguaggio dei messaggi di fumo. Mike è un uomo, peraltro, descritto come persona giusta, equilibrata, positiva. Lo stesso matrimonio con l’equilibratissima Betty lo dimostra: la sua miglior giudice è proprio la donna che l’ha sposato, e che mai l’avrebbe fatto altrimenti. La storia “Il ponte dell’arcobaleno” testimonia come anche Zagor, a un certo punto, si rende conto della sua positività e fa pace con la sua memoria. Farne un carnefice a tutto tondo, questo sì che sarebbe stato tradire Nolitta. Del resto, Nolitta ci dice anche che Mike subì un processo della corte marziale, dal quale con tutta evidenza risultò quanto meno assolto dalle accuse più pesanti e condannato solo per reati minori, che gli costarono la divisa ma lo lasciarono un uomo libero. Se fosse stato realmente responsabile di un massacro di centinaia di persone sarebbe stato quanto meno incarcerato a vita, se non impiccato. Quindi, la mia versione delle cose ha semplicemente spiegato meglio quello che Nolitta aveva già detto. Se ci se ne convince, bene, chi voglia continuare a credere il contrario nonostante l’evidenza, faccia quel che più lo rende felice (per esempio, bruci le Origini e calpesti le ceneri). Per fortuna, il successo internazionale della miniserie mi dà ragione. Si allibisce poi di fronte a una frase come “uomo debole vittima delle circostanze”, quasi che un giovane tenente alla prima esperienza, costretto da imprevedibili circostanze a gestire una difficilissima situazione, non possa essere vittima delle circostanze senza essere debole, oppure come se a tutti, in certi frangenti, non sia consentita anche la debolezza. L’eroe è Zagor, non Mike Wilding. Peraltro, è bella (secondo me) la reazione che ha Mike dopo il processo, quando anziché uscirne distrutto trova la forza di rifarsi una vita. Riguardo al fatto che Salomon Kinsky sia un bugiardo, non ci sono dubbi. Del resto è un cattivo. E’ lui il personaggio negativo, perché non dovrebbe essere un bugiardo? E’ un folle, un fanatico, viene spiegato anche da Nolitta. Attenzione: il fatto che sia un bugiardo non vuol dire che sia consapevole di mentire: nella sua ottusità ha voluto trovare un singolo capro espiatorio, un solo nemico su cui vendicarsi, gli è parso che il processo a Mike Wilding sia stata una beffa e abbia graziato un colpevole. È più facile riversare tutte le colpe su un singolo che pensare a un insieme di circostanze. Trovo ridicolo che, in tutto ciò, si preferisca pensare a Salomon Kinsky come un faro di verità, piuttosto che accettare l’idea che il padre di Zagor non sia un feroce carnefice bianco”: il ribaltamento della logica, proprio. Perciò commentando la frase “la versione delle Origini può coesistere con quella di Nolitta-Boselli, ribadita da Burattini e Giusfredi, solo considerando Salomon Kinsky un bugiardo”, rispondo: esattamente. Riguardo al “Ponte dell’arcobaleno”, fermo restando che ne “Le Origini” non si affronta minimamente l’argomento, mi pare chiaro (e lo stesso Boselli scrisse un articolo su “Fumo di China” in proposito - non pretendo che lo si conosca o ricordi, ma fu scritto) che l’incontro con il padre sul n° 400 non sia realmente avvenuto: è una visione suscitata in lui da una sciamana, secondo la tradizione indiana (quella delle pietre roventi, del peyote, della danza del sole, eccetera). Nella penultima pagina del racconto, Zagor esprime i suoi dubbi all’evanescente “fantasma” del padre: “Il mondo dell’aldilà esiste e io ci sono stato davvero? O era solo un’illusione?”. Mike Wilding risponde: “Esistiamo davvero, dentro di te. È così che funziona il ‘Ponte dell’Arcobaleno’: puoi comunicare con i tuoi morti, se li tieni in vita nel tuo cuore!”. Se una morale deve per forza esserci, non riguarda l’esistenza dei fantasmi e dell’aldilà, ma le colpe del padre, con cui il nostro eroe deve confrontarsi. In qualunque dimensione si trovi Mike Wilding, se vi si trova, ciò che conta è la lezione che con la sua vera o presunta apparizione ha impartito al figlio. Che sarà sempre lo Spirito con la Scure di prima, non un semidio, ma ci avrà guadagnato in saggezza e capacità di comprendere le ragioni degli altri, colpevoli compresi. Del resto, sarebbe incredibile e imperdonabile che su Zagor stabilissimo di aderire a una visione dell’Aldilà di tipo religioso o confessionale, accettando che esistano il Paradiso o l’Inferno dei cristiani piuttosto che il walhalla dei norreni o le celesti praterie dei pellerossa. Liberi poi tutti i lettori di convincersi del contrario.

Infine, Darkwood Novels: sono uscite, chi ha voluto le ha lette, chi le ha lette e le ha apprezzate bene, chi le ha lette e non le ha apprezzate, apprezzerà qualcos’altro. Non si può piacere a tutti. Mi si lasci dire che il paragone con Ken Parker, per quanto mi riguarda è lusinghiero: magari potessimo avere ogni mese nuove storie di Ken, che non ci sono e  dunque meno male che qualcuno ha potuto ritrovarne qualche sprazzo in Darkwood Novels. In ogni caso, le storie dell’ultima miniserie non sono Ken Parker, sono una versione postmoderna di Zagor, apprezzata dai più, da alcuni persino moltissimo. Non so se la differenza sia troppo difficile da cogliere. In più, last but not least, per chi preferisce la storie di Zagor più tradizionali (ammesso e non concesso che quelle di Darkwood Novels non lo siano) ha a disposizione la collana Zenith, i Maxi, gli Special, i Color, per non parlare del Classic. Sia concesso almeno in una miniserie chiusa in se stessa sperimentare qualcosa di diverso, anche in funzione di un pubblico diverso. Lo so che chi è rimasto ai tempi (rimpianti anche da me) di Nolitta non si è ancora rassegnato che da quaranta anni i testi non siano più scritti da Sergio (il quale smise nel 1980 per propria scelta, e che se avesse continuato oggi scriverebbe anche lui, fatalmente, in modo diverso), ma ci sono anche lettori (già acquisiti e più ancora potenziali) nati dopo “Magia senza tempo”.

10 – Caro Moreno, il Cwn Annwn (scusa per la mancanza di accento circonflesso), apparso ne “La Vittima Sacrificale”, non ho capito bene se sia stata un’apparizione spirituale che ha preso forma solo per una volta oppure, come viene lasciato intendere dalla fuga fantasmatica del cane infernale, che possa essere rimasto nel mondo di Zagor pur essendosi già vendicato di chi lo ha incautamente ed involontariamente “chiamato”?

Il cane infernale è davvero ben riuscito nei disegni degli Esposito. Secondo me viene riassorbito nella sua dimensione al termine del vortice magico che ce lo ha portato. Però potrebbe tornare, in effetti (con buona pace dei talebani anti-magia).

11 – Caro Moreno, non potendo non fare i complimenti al figlio, Riccardo Secchi, per il lavoro complessivo in Bonelli, pensa che Max Bunker possa accettare di proporre un soggetto ed una susseguente sceneggiatura per Zagor? Sarebbe di suo interesse averlo fra le vostre fila, come minimo, una volta?

Credo che ci dovremo “accontentare” del bravissimo Riccardo, che ha già altre due sue storie in attesa di pubblicazione, in quanto Max Bunker (a cui ho dedicato un intero saggio, pubblicato da Cut Up, “Una vita da Numero Uno”) non ha mai scritto storie per personaggi non creati da lui, e giurerei che non lo farebbe neppure per Zagor.

12 – Caro Moreno, vorrei chiederti se sarebbe ipotizzabile una storia horror ispirata alla leggenda di Sleepy Hollow, ambientata ovviamente a Darkwood, con gli spettri dei militari tedeschi assiani che durante la guerra di indipendenza americana lottarono al fianco degli inglesi. Ci vedrei bene anche la presenza di Tonka.

Ho da poco bocciato un soggetto inviato da un aspirante sceneggiatore, con una proposta simile. Lo svolgimento non convinceva, ma l’argomento era stuzzicante. Prima o poi troveremo la quadra (con buona pace dei talebani anti-magia).

13 – Caro Moreno, premesso che le ricerche al tesoro di Digging Bill non debbano per forza essere concatenate alle avventure di Zagor, mi vorrei soffermare su quanto riferito dallo stesso Bill sul suo futuro alla ricerca del tesoro di Makah al termine del Color che lo ha visto protagonista. Verrà ciò narrato nella serie?

Per ora ci sono storie in lavorazione che seguano questo spunto, ma vedremo.

14 – Gentilissimo Moreno, ti chiedo di poter far tornare “Muso di Rospo”. Quel mercante che, nell’ultima vignetta dove è apparso, ebbe al suo fianco una splendida didascalia e la Morte in agguato. Avendo preso un sentiero dove ha sicuramente rischiato di morire di fame e di sete, oltre che della tremenda malattia alla quale aveva destinato molti altri in precedenza. Il punto è: potrebbe essere sopravvissuto? Potrebbe essere tornato indietro, od aver trovato fortunosamente qualcosa da bere e da mangiare. La malattia, inoltre, gli potrebbe avere soltanto fatto rimanere la faccia deturpata. Non so se ha mai adorato questo personaggio, ma pensa che possano esserci dei modi per farlo tornare in auge?

È una delle tante proposte più che fattibili.



15 – Caro Moreno, mi rivolgo a te per provare, se ne hai intenzione o se, letta questa domanda, possa esserti venuto in mente un qualcosa che possa permettere il ritorno di Bo “Mallet”, boscaiolo che si rivela fondamentale nel dare una mano a Zagor, e del bandito sordo che riesce a capire, leggendo il labiale da lontano, le intenzioni dei buoni. Tutto ciò accade ne “L’Albero Sacro” ma non devo stare certo io a dirtelo. Sono personaggi minori, senza dubbio, ma avendo amato alla follia quell’avventura, ed in particolare questi due personaggi che mi sono rimasti molto a cuore, chiedo di poterli rivedere in azione al più presto. Il mio desiderio verrà esaudito? Per ora, ti ringrazio per l’attenzione.

È sempre bello riscoprire che certe storie, apparentemente “minori”, hanno lasciato il segno in alcuni lettori. Ricordo anch’io con piacere quella storia di Marcello Toninelli e Franco Donatelli. Bo Mallett, il nerboruto boscaiolo, è certamente un personaggio interessante. Lo segno in agenda, dove c’è una lunga lista di appetibili suggerimenti.

16 – Buonasera Signor Moreno, le scrivo per poter avere il privilegio, condiviso con gli altri lettori, di poter leggere nuovamente una storia con protagonista Mister Radigan. Quando lessi di lui la prima volta ci rimasi male che non fosse finito ucciso nel finale della storia, al posto del simpatico professore ossessionato dal Vello d’Oro. Poi, capii, o penso di aver capito, che una persona che ha seguito lo studioso per farsi pagare un debito con la sua scoperta mi sarebbe sì piaciuto rivederlo, ma rendendolo molto meno ambiguo di come mi parve. In poche parole, mi piacerebbe ritrovarlo cattivo a tutti gli effetti, come avversario e non come compagno di squadra di Zagor. Non so se intenda segnarselo per il futuro, forse no perché non è molto ricordato e le richieste sono tante e sono altre, per cui lancio la palla che spero possa venire raccolta da lei e dal suo staff. Un caro saluto e chissà che non abbia chiesto la luna?

Vale esattamente la stessa risposta di prima. Nessuna luna, casomai è questione di… spazio.

17 – Caro Moreno, i titoli della Collezione Storica a Colori di Zagor possono venire riutilizzati per la serie regolare e per gli extra?

Trattandosi di una collana non bonelliana (la Collezione Storica a Colori era edita da Repubblica), direi di sì.

18 – Buongiorno Moreno, ho sempre letto della storia “Incubi” di Tiziano Sclavi pareri contrastanti. Vorrei sapere in merito due cose, se a lei come storia e sceneggiatura piace, e se ne verrà mai fatta una ristampa in formato brossurato (come con Addio Fratello Rosso, Kandrax Il Mago, ecc.), o magari nel formato cartonato come fatto recentemente con la storia del Il Vampiro. Grazie in anticipo e buona giornata.

“Incubi” è un capolavoro. Ma è anche una storia di Tiziano Sclavi, prima che di Zagor. Si riconosce la sua calligrafia, il suo Weltanschauung. Il primo, è decisamente l’esempio di un modo “autoriale” di approcciarsi a un mito creato da mani altrui. Il racconto “Incubi” (datato 1988), conta 513 pagine (questo il principale problema per una riedizione in un unico volume) ed è la storia più lunga della saga zagoriana, oltre a essere, senza ombra di dubbio, anche la più insolita. Sclavi, il creatore di Dylan Dog, proprio scrivendo per lo Spirito con la Scure aveva mosso i suoi primi passi in casa Bonelli e fatto le “prove generali” del suo Indagatore dell’Incubo. Quando riporta sulle scene il professor Hellingen, nemesi zagoriana per eccellenza, lo sceneggiatore ha già maturato un suo stile originale e una sua personale visione del mondo, ed è divenuto un maestro riconosciuto e osannato. Può dunque permettersi il lusso di sbizzarrirsi in una vera e propria, personalissima, rivisitazione d’autore dell’universo che ruota attorno alla foresta di Darkwood, scardinandolo fin dalle fondamenta e ricreandolo dopo averlo distrutto. Se, prima di questa storia, la sfida di ogni autore era stata quella di confrontarsi con l’eredità nolittiana e non tradirla, pena la delusione dei lettori, adesso la “calligrafia” di Tiziano Sclavi è a tal punto riconosciuta e accettata in quanto tale che nessuno può formulare l’accusa di non aver rispettato i canoni dell’ “ortodossia”.  In altre parole, nonostante le tavole del suo racconto trascendano e scardinino senza pietà gli schemi e le convenzioni del personaggio, il lunghissimo episodio va considerato un evento a sé. Essendo “Incubi” altra cosa rispetto alle normali avventure dello Spirito con la Scure, il giudizio deve esulare dalle precedenti regole del gioco. Allo stesso modo, leggendo “The Return of Dark Knight" di Frank Miller (1986) non si possono esprimere pareri di merito alla sola luce dei Batman di Bob Kane, Dick Giordano o Neal Adams. E lo stesso si potrebbe dire di un’altra saga scritta da Miller, ma disegnata da David Mazzucchelli, “Born Again” (anch’essa dell’86), che frantuma la figura di Daredevil e la resuscita dalle ceneri. Matt Murdock cade in disgrazia, diviene un senzatetto, perde gli amici e gli affetti più cari a causa di un complotto ordito da Kingpin. Nel “Dark Knight”, invece, la vicenda si svolge in una realtà alternativa rispetto alle tradizionali avventure di Batman, con i supereroi dell’universo DC più vecchi di vent’anni. Miller stravolge anche la struttura grafica della pagina disegnata, ed è facile notare come Sclavi, ottimamente supportato da uno strepitoso Ferri, faccia lo stesso ideando tavole in cui la gabbia bonelliana viene deformata e reinterpretata. La deformazione e lo stravolgimento trovano peraltro perfetta corrispondenza negli avvenimenti, che raccontano un lento precipitare dell’eroe in un vortice che sembra scaturire da un “cupio dissolvi” dello sceneggiatore, da un desiderio di distruzione e annullamento. Vediamo addirittura morire Zagor per ben due volte, una delle quali addirittura suicida, in uno stordente gioco a incastri di realtà alternative e mondi paralleli, dove ogni certezza, ogni punto di riferimento sembrano vacillare, dove il ruolo stesso dello Spirito con la Scure quale campione del Bene, viene messo in discussione. Il fattore che scatena il caos non è però l’opera raziocinante e lucida della mente diabolica di Hellingen, ma solo il suo delirio di onnipotenza e di ribellione dell’ordine naturale delle cose, come ben capiremo a storia conclusa, quando tutto, allora e solo allora, verrà spiegato e giustificato. Sclavi non consegna ai lettori una storia tradizionale del Re di Darkwood, ma una graphic novel che assomiglia molto ai “What If” della tradizione marveliana.


19 – Ciao Moreno, ti scrivo per chiederti, dopo aver letto che Mauro Boselli ti chiese subito di far tornare Mortimer dopo la sua prima apparizione, senza farlo subito finire in prigione come avevi scritto nel soggetto. La mia domanda verte sul fatto di quali fossero i piani originali per questo villain e se, dopo l’entrata in carcere al termine della prima avventura, si sarebbe saltata la sua Vendetta per andare direttamente ad avere a che fare col Tessitore, trovando un escamotage per il denaro che sarebbe servito per la sua liberazione, con la sua finta morte sul capestro, oppure se, senza averlo ucciso, avresti avuto in mente qualche altra idea per farlo tornare?

Scrivendo la prima storia di Mortimer immaginavo per lui una rapida fine: la morte o il carcere a vita. Non era previsto un ritorno. Poi, già a metà sceneggiatura mi resi conto che avevo fra le mani un personaggio che si scriveva i dialoghi da solo, e che meritava un supplemento d’indagine. Non fu Boselli a dirmi di non farlo catturare: fui io stesso a decidere che Zagor lo avrebbe neppure mai visto, in quel racconto (i due si affrontano in un duello ideale che si svolge a distanza), e che gli sarebbe sgusciato fra le mani in attesa di una resa dei conti. Quello che Boselli disse fu: “Scrivi immediatamente il ritorno!”. Difatti “La vendetta di Mortimer” uscì in edicola in tempi insolitamente brevi per la serie zagoriana.

20 – Caro Moreno, ti scrivo per sapere se ci possa essere la possibilità di rivedere, nel vostro staff, lo sceneggiatore Diego Cajelli che, ormai da molto tempo, non si fa più vedere sulla serie di Zagor?

Diego, per quanto ne so, è stato assorbito da altri progetti (teatrali e televisivi) e non lo si è più visto neppure su Dampyr, dove eccelleva. Non ho ricevuto più sue proposte.

 

 


giovedì 24 dicembre 2020

BUON NATALE A TUTTI GLI ZAGORIANI !!!

CON QUESTA BELLA E POETICA IMMAGINE

OPERA DEL DISEGNATORE ZAGORIANO

STEFANO DI VITTO

AUGURO A TUTTI VOI LETTORI DEL BLOG

E AI VOSTRI CARI

UN SANTO NATALE VERAMENTE BUONO E SERENO!!!

MARCO

sabato 19 dicembre 2020

A DOMANDA… MORENO RISPONDE (27)

Eccoci giunti alla ventisettesima puntata di

A domanda… Moreno risponde”!

Nel ringraziare come di consueto

Moreno Burattini

per la sua grande disponibilità

torno ad invitare tutti gli zagoriani

ad inviare sempre nuovi quesiti.

A questo proposito…


AVVISO AGLI UTENTI DEL BLOG


A partire dalla prossima “tornata”,

per quanto concerne le domande che andrete a proporre,

vi informo che - per il grandissimo affluire delle stesse

e per questioni di opportunità -

non saranno prese in considerazione:


1) le richieste di critiche negative

su altri autori del mondo del fumetto 

o su loro dichiarazioni apparse sul web;


2) le richieste sul ritorno di vecchi personaggi che non rivestano particolare

importanza nella saga zagoriana (a insindacabile giudizio del sottoscritto);


3) le richieste di anticipazioni a breve termine

(la cui risposta di Moreno - che spesso richiede tempi lunghi -

rischierebbe di essere superata dalle notizie nel frattempo apparse in rete).


Pertanto, tutte le domande che dovessero rientrare nelle suddette categorie

non saranno prese in considerazione e, se postate sul blog, verranno cancellate.


E ora andiamo a incominciare…


1 – Ho sempre ammirato gli albi di Cico ed ho trovato le sue interpretazioni, anche nella serie regolare, particolarmente divertenti. Vorrei chiederle se fosse possibile rivedere quei coloni che scelsero Cico come guida e che furono costretti proprio a causa del pasticcione messicano a vivere sopra una delle più impervie strade che potessero esserci al tempo, e che sono apparsi in “Cico Pioniere”.

Ringrazio per le parole di apprezzamento rivolte ai miei albi di Cico, che ho sempre ritenuto (per il poco che conta il parere di un autore quando parla di qualcosa di suo) fra le cose che mi sono meglio riuscite. I coloni di “Cico pioniere” fanno parte di un universo a parte, quello cichiano, appunto, che di solito si considera separato da quello della serie regolare (a parte i personaggi interscambiabili, collegati al messicano in tutte e due le realtà). Questo perché da una parte non si può pretendere che i più numerosi lettori della collana Zenith conoscano quanto accade negli Speciali del pancione, un po’ perché ai racconti del Piccolo Uomo dalla Grande Pancia bisogna fare la tara e non è detto che quanto da lui riferito possa far testo. Quindi, se proprio non ce n’è la necessità, preferirei che anche i malcapitati coloni di “Cico pioniere” restassero lì dove sono finiti. Peraltro, anche Cico, ne sono sicuro, preferirebbe non incontrarli più.

2 – Caro Moreno, ne “Il segreto dei druidi” di qualche anno fa, la giovane e bella Jacqueline si stabilisce a Darkwood. Essendo lei stessa un druido, mi stupisce che non la si sia usata nella storia di Kandrax. Detto ciò, è in programma un suo ritorno?

Jacqueline fa parte, senza dubbio, di una diversa “categoria” druidica. Peraltro i druidi esistono ancora oggi, nelle varie sette dei giorni nostri legate ai culti celtici. Se ne parla diffusamente ne “Il cerchio celtico” (1992), il secondo romanzo dello scrittore svedese Björn Larsson, che precede di tre anni il lavoro forse più conosciuto di Larsson, e probabilmente il suo capolavoro, “La vera storia del pirata Long John Silver” (1995).  Il protagonista, Ulf, scopre quasi per caso una organizzazione segreta chiamata “Il Cerchio Celtico” che propugna la formazione di una nazione indipendente basata sul ripristino dell’antica potenza dei Celti, in Irlanda, Scozia, Paesi Baschi e Bretagna, dove le radici e la lingua dei popoli celtici vengono oppresse e perseguitate. Alcuni fanatici della setta praticano ancora sacrifici umani, altri si armano con propositi terroristici. Grazie alla buona documentazione su cui si basa la trama di Larsson, il  lettore viene a sapere che, al di là della finzione letteraria, esistono realmente centinaia di druidi moderni che perpetuano le conoscenze degli antichi (mai scritte, solo orali, com’era tradizione) e centinaia di ramificazioni e culti segreti, alcuni più oltranzisti, altri più moderati, tutti convinti comunque che esista un eterno presente celtico che le persecuzioni, politiche e religiose, non hanno mai trasformato in passato. Una setta simile al “Cerchio Celtico”, chiamata “I Servi di Cromm”, è stata affrontata dallo Spirito con la Scure in due avventure uscite nel 2017 e nel 2019. Si può concludere, insomma, che dall’antico druidismo sono nate varie derivazioni, vari rami genealogici. A uno di questi appartiene Jacqueline. Kandrax è sicuramente di ceppo più antico. Non è detto, insomma, che i druidi siano una entità unica e indivisibile.

3 – È possibile in futuro al posto delle varie miniserie, pensare a una nuova collana mensile sugli anni giovanili di Zagor così come è stato fatto con la nuova serie “Tex Willer”?

Possibile è possibile. Spetta ai nostri direttori stabilirlo. Io, se richiesto, eseguirò.

4Ciao Moreno, amo tantissimo i Color Zagor. C’è un minimo di possibilità che in futuro ne vedremo qualcuno impostato come i Color Tex con 3 o 4 ministorie disegnate da autori che non fanno parte della serie regolare?

Le storie brevi che su Tex vengono pubblicate sul Color di Aquila della Notte, su Zagor vengono pubblicate con la denominazione “I racconti di Darkwood” sui Maxi. Sono appunto storie disegnate, il più delle volte, da autori che non fanno parte della serie regolare.

5 – Caro Moreno, lo so che sono un po’ ossessivo, in quanto amministratore del gruppo FB di Supermike, ma vorrei sapere se per il ritorno del nostro Gordon c’è una data quantomeno presunta.

Mi spaventa ricordare che esiste un gruppo FB tutto dedicato a Supermike, nel senso che, mamma mia, che razza di impresa sarà non deludere le aspettative con questo ritorno! Comunque Marco Verni è arrivato più o meno a tavola 40 della storia, interrotto più volte per vari motivi, e sono sicuro che il 2022 sarà l’anno buono.

6 – Ciao Moreno. Mi sono sempre piaciuti i mitici raduni dei trappers con le solite sfide fra Zagor e Rochas. In questi ultimi anni sembra che tutto ciò sia scomparso. Come mai? Sono sicuro che tanti zagoriani come me gradirebbero nelle storie che si scrivono un ritorno di tutto ciò. Premetto che io non sono un rigido integralista del passato, ma mi piacerebbe rivedere quelle mitiche scene. Grazie.

In questo momento ci sono due storie in corso di realizzazione in cui si vedono i raduni dei trappers. In una, addirittura, si narra il passato di Rochas. Non è scomparso niente, c’è solo il normale alternarsi dei ritorni (anche le persone che non vediamo da anni continuano a esistere senza di noi, poi un giorno le incontriamo di nuovo e ci sembra di non esserci mai separati). Peraltro, se una volta all’anno, o ogni due, si dovesse vedere il raduno dei trappers e la gara dei pugni con Rochas ci sarebbe chi si alzerebbe a dire “basta con questi raduni”, come è stato fatto, per esempio, con le canzoncine di Cico. Mi pare, per concludere, che i trappers facciano parte a pieno titolo e quasi a tempo pieno delle storie di Zagor, indipendentemente dai raduni e dai pugni.

7 – Ho appena riletto “La stella di latta” e vorrei chiedere a Moreno: dato che King Mac Kay se n’è andato da Paradise Gate con le pive nel sacco, è possibile rivederlo ancora per sapere se ha capito veramente i suoi errori, o se è rimasto ancora la stessa canaglia? Grazie.

Ho sempre avuto un debole per “La stella di latta”, più volte si è parlato di far tornare lo sceriffo, ma anche King Mac Kay è un nome da scrivere sul taccuino.

8Io volevo chiedere a Moreno se ha già messo giù qualche spunto per il ritorno di Hellingen. Grazie.

Solo qualche appunto, nessun progetto concreto.

9 – Caro Moreno, i riferimenti di Nolitta erano i B movie (in alcuni casi più belli degli A movie) degli anni ‘30 e ‘40. Potresti citare invece qualche film più recente che è stato importante per le tue storie?

Ho sempre pensato che molti B Movie siano più belli degli A movie, e credo anche di aver scritto un aforisma finito nel mio libro “Utili sputi di riflessione” (2015). Avendo ormai i capelli bianchi, e scrivendo storie da trent’anni, i film che posso citare io sono poco recenti. Aggiungo che tutto è stato importante, anche i telefilm come “Happy Days” o “La piccola casa nella prateria”, o “UFO” piuttosto che “Spazio 1999”. Dovendo dare dei titoli, comincio con uno che potrebbe sorprendere: “Manto nero”, film del 1991 sulla predicazione dei Gesuiti nella Nuova Francia, che mostra una realtà diversa da quelli dei soliti western (anche perché è un “eastern”, a rigore di logica). Aggiungerei “L’ultimo dei Mohicani”, quello del 1992. Poi mi pare di non poter prescindere da tutta la produzione di Steven Spielberg, di Sergio Leone, di Dario Argento. Non sarei io senza Bud Spencer e Terence Hill, senza Fantozzi, senza Clint Eastwood. Quindi vengono i primi Rambo, i primi Rocky, Alien, Guerre Stellari, i tre “Ritorno al Futuro”, la saga di Predator, quella di Terminator, quella di Nightmare…

10Ho un consiglio per Moreno Burattini. Un libro intitolato “Zagor nella Storia” dove raccogliere tutti, ma proprio tutti i riferimenti storici contenuti nella serie, regolare ed extra, soprattutto quando ha incontrato personaggi storici o ha partecipato ad eventi effettivamente accaduti e precisamente datati. Cosa ne pensa?

Il professor Marco Ciardi, dell’Università di Bologna, ne sta scrivendo uno simile – o ha in progetto di farlo. Da parte mia non posso fare a meno di ricordare come in “Io e Zagor” (Cut Up) abbia esaminato ogni albo sceneggiato da me con tutti i riferimenti ai fatti storici. Aggiungo che nelle mie prefazioni a tutti i volumi di Zagor Collezione Storica a Colori (Repubblica) ho fatto lo stesso anche per gli albi sceneggiati da altri.

11Una domanda “leggera” per il nostro Moreno: è a conoscenza o può informarsi su quale è stato l’albo di Zagor che ha avuto la tiratura più alta della storia, e quale è stata questa tiratura?

Non sono in grado di dare una classifica, posso solo dire che Bonelli parlava di picco più alto della testata raggiunto ai tempi delle sue sceneggiature con 220.000 copie.

12 – Oggigiorno i crossover fra personaggi famosi vanno molto di moda, così vorrei chiedere se sarebbe possibile un incontro fra uno Zagor giovane e un Comandante Mark maturo, praticamente il contrario di Zagor con Tex.

Avendo Mark più o meno diciotto anni all’epoca del Boston Tea Party (la rivolta da cui, convenzionalmente, si fa partire l’inizio della Guerra di Indipendenza), che è del 1773, vuol dire che avrebbe un’ottantina d’anni ai tempi di Zagor. Perciò si potrebbe fare, salvo che per un particolare: i diritti di Mark non sono più gestiti dalla Sergio Bonelli Editore. Faccio notare che nello Speciale “Soldati fantasma”, del 2002, ho fatto visitare allo Spirito con la Scure i resti di Forte Ontario. E concludo notando, a proposito del Boston Tea Party, che proprio in una mia storia, “Una avventura del giovane Mark” (1997, allegato allo Speciale Mark n° 8) viene spiegato come proprio il futuro comandante dei Lupi dell’Ontario fosse tra gli organizzatori della sommossa.

13 – Ciao Moreno, sarà prematuro, ma forse neanche tanto tenendo presente che a realizzare un albo di Zagor ci vuole quasi un anno. Volevo dire che tra pochi mesi ci sarà il sessantennale, con molte iniziative di cui siamo già al corrente, poi arriverà la trasferta, ed ecco che si profila all’orizzonte lo Zagor 700, un traguardo inimmaginabile per molti fumetti. La domanda è, hai pensato a chi affidare la sceneggiatura, visto che in precedenza il compito era riservato sempre ad uno sceneggiatore diverso dai precedenti? E come disegnatore?

Riguardo alle iniziative del sessantennale ci sono quelle di cui siete al corrente, quelle di cui sono al corrente io e non voi, e quelle di cui non sono al corrente neppure io, perché ancora vanno decise. Purtroppo il susseguirsi dei lockdown e lo smart work di mezza redazione rende un pochino più complicate le riunioni in cui si mettono a punto le iniziative, anche perché nessuno sa se ci saranno fiere del fumetto da un certo punto dell’anno in poi. Circa lo Zagor n° 700, è vero che non manca tanto: meno di tre anni. Non è stato fatto nessun progetto in proposito, abbiamo un anno e mezzo per pensarci. Certo, sarebbe bello rispettare la tradizione dello sceneggiatore sempre diverso. I nomi non mancherebbero, visto che, per fortuna, di tutto mi si può accusare tranne che di monopolizzare le sceneggiature. Per i disegni sarebbe fantastico poter avere Alessandro Piccinelli, ma chissà se Mauro Boselli ce lo concederebbe.

14 – Vorrei rivolgere una domanda a Moreno: avrei il sogno di veder tornare il mad doctor (ora riportato alla nolittianità) con una sua nuova invenzione: la macchina del tempo! Zagor e Cico potrebbero essere trasportati in giro per le varie epoche e, perché no, anche in quella attuale. Quanto sarebbe bello vedere il loro stupore di fronte a tutto ciò... penso che potrebbe uscirne una bellissima saga fantascientifica in continuity con vari sceneggiatori e disegnatori... sarà mai possibile una cosa del genere?

Si sa che Sergio Bonelli era contrarissimo all’escamotage dei viaggi nel tempo, che considerava come il raschiare il fondo del barile, l’espediente di chi non aveva più idee. Diceva anche che era “troppo facile” ricorrervi: se hai un eroe a cui non sai più che cosa far fare, gli fai fare un viaggio nel tempo. Su questo, non sono mai stato d’accordo con lui: bisogna vedere come si gestisce l’argomento e come lo si sa interpretare o rinnovare. Anche Isaac Asimov, fautore di una fantascienza tecnologica e rigorosa, scrisse un romanzo sui viaggi nel tempo, “La fine dell’eternità”, che certo non è una raschiatura del barile. E ci sono state due miniserie bonelliane di ottima fattura basate sul cronotrasporto, “Robinson Hart” e “Lilith”. Si potrebbe aggiungerne una terza, “Cico a spasso nel tempo”, dove però dei viaggi tra le epoche si faceva la parodia. Su Zagor, una volta ho cercato di infrangere il tabù con “Ombre gialle”, dove comunque l’orda di mongoli e la legione romana in cui ci si imbatte non sono trasportate a Darkwood da una macchina del tempo ma da una magia, e non è Zagor che va nel passato ma sono loro, dal passato, a raggiungere lui. Attualmente c’è una storia in lavorazione che prevede una vera e propria cronomobile, ed è stata scritta da un esperto del genere: Antonio Serra. Si tratta però di un racconto breve, di quaranta tavole, in ogni caso di ambientazione darkwoodiana. Ma arrivando a rispondere nel merito, se da un lato mi appassiona l’argomento, dall’altro temo che costruirci sopra una intera saga in continuity sarebbe molto rischioso, come sempre quando si trasporta Zagor fuori dal suo ambiente e lo si mette a confronto con scenari molto diversi dai suoi abituali. Ci sono lettori che contestano persino il congegno con cui le amazzoni aprono le botole di accesso al loro rifugio segreto, in uno scenario di foresta amazzonica, si badi bene, quindi molto vicino a quel che si vede a Darkwood, e in un contesto avventuroso quale può essere quello della ricerca dei resti di Atlantide, roba da avventura allo stato puro che dovrebbe essere considerata del tutto nelle corde del nostro avventuroso eroe. Figuriamoci le proteste che ci sarebbero se proiettassimo Zagor per lungo tempo fuori dal suo mondo. Quindi: no alla lunga saga. Però, su una storia a se stante, magari fuori dalla serie regolare, ci si potrebbe fare un pensierino, trovando l’idea giusta.

15 – Quante probabilità ci sono di poter vedere all’opera lo sceneggiatore Francesco Testi sulla serie regolare di Zagor?

Perché farne un calcolo di probabilità? Non c’è nessun veto particolare. Ci sono un paio di storie di Testi che potrebbero finire sulla serie regolare o venire sfruttate in altro modo (Speciali, Color) a seconda delle necessità della programmazione (che purtroppo è po’ ingolfata). Vero è che Francesco propone storie molto sui generis che mal si conciliano con l’ortodossia (tendenzialmente da rispettare il più possibile) della Collana Zenith. Ortodossia che io stesso, a volte, vengo accusato di trasgredire, ma quando trasgredisco, come dire, mi assumo le mie responsabilità da “titolare”.

16 – Vorrei fare una richiesta, visto che dopo 60 anni, nonostante abbia avuto miniserie e tanti albi extra come protagonista, Cico non è mai apparso nel titolo della serie regolare di Zagor. È ovvio che dove c’è lo Spirito con la Scure c’è anche il panciuto messicano, ma non sarebbe ora di poter ammirare il suo nome (non per intero, chiaramente), nel titolo di uno dei prossimi albi?

Il nome Cico comparirà, con ogni probabilità (deve essere ancora deciso), sul titolo del Color della prossima estate. Sulla serie regolare c’è il rischio, però, che vederlo scritto porti a pensare a un albo umoristico. Qualunque titolo, anche il più drammatico, con il nome del pancione in copertina, muove al riso, involontariamente.

17 – Se non ho capito male le sue parole, per il ritorno di Christopher altri sceneggiatori le hanno inviato dei soggetti in tal proposito, prima che venisse accettata la storia di Zamberletti. Le chiedo, se possibile, di sapere chi siano stati gli altri a proporre un suo ritorno ed il perché le loro proposte non siano state accettate.

Non ricordo dove e quando avrei scritto o pronunciato le parole riguardo ai soggetti sul ritorno di Christopher, perciò non posso chiarire se lei abbia o meno capito male (o se mi sia espresso male io). Non ricordo neppure quante siano state e da chi siano state fatte le proposte riguardanti il ragazzo dai poteri paranormali (da me immaginato, nella sua prima apparizione, come paradigma della “diversa abilità”): mi arrivano in redazione un centinaio di soggetti l’anno, molti dei quali firmati con nomi che non posso ricordare al volo: dovrei andare a rovistare in archivio. Parlo, ovviamente, dei nomi degli aspiranti sceneggiatori - quelli degli abituali collaboratori li ricordo. Questi soggetti spesso devono aspettare un bel po’ prima di venire esaminati, perché ci tengo a rispondere nel merito punto per punto (a volte con lettere chilometriche) e non a inviare delle “circolari di rifiuto”. Purtroppo sono solo e perciò o rispondo agli aspiranti sceneggiatori o mando in edicola Zagor (per rispondere a tutti in tempi rapidi servirebbe un redattore che si occupa solo di quello). Ciò nonostante, a uno o due ogni settimana, rispondo (cominciando sempre con lo scusarmi del ritardo). Stupirebbe molti di quelli che mi accusano di dare troppo spazio alla magia e all’horror il sapere che il 99 per cento delle proposte che arrivano riguardano appunto la magia e l’horror, e se dovesse valutare il mio lavoro di censore dei progetti altrui, direi che io sono quello che boccia quelli magici e quelli orrorifici, il più delle volte perché troppo magici e troppo orrorifici.  Però, ho la nomea opposta. Casi della vita. Tornando a bomba, non vedo quale utilità possa avere stilare un elenco delle proposte giunte e bocciate riguardanti Christoher e fare i nomi di chi le ha inviate. Posso solo ricordare come lo stesso Antonio Zamberletti, prima di vedersi approvato il soggetto di “Sezione Omega” fece alcune proposte sullo stesso argomento che vennero bocciate, ma con indicazioni che gli permisero di aggiustare il tiro.

18 – Gianluigi Bonelli si è descritto come “un romanziere prestato al fumetto”. Lei come si descriverebbe in una sola frase?

Un fortunato che fa il mestiere che più gli piace.

19 – Caro Moreno, non sono un lettore tanto contro lo spiegazionismo, a differenza di altri, bensì per quanto riguarda ciò che dice Zagor. Zagor è un uomo che vive su un isolotto in una palude, avrà avuto un’educazione da parte di sua madre ma non mi si può venire a dire che la prolissità delle sue spiegazioni sia naturale. Cico, che ha avuto mille avventure, viaggiato molto prima di incontrarlo e che forse ha anche studiato più di Zagor, potrebbe anche, secondo la mia opinione, avere qualche motivo in più per parlare di cose che uno come Zagor potrebbe sbrigarsi in poche parole, senza tenere una filippica sul perché e sul come è avvenuto questo fatto, mostrando una conoscenza storica e scientifica che non è nelle sue corde. Sto forse esagerando o trovi anche tu che debba essere molto più “ignorante”, mi si passi il termine, nei confronti dei vari studiosi e delle varie figure storiche che incontra?

Non so dove Zagor, in qualche mia storia, dimostri una conoscenza storica e scientifica maggiore di quella che, ragionevolmente, si può ritenere che abbia. Mi piacerebbe poter discutere caso per caso. Non capisco neppure perché dovrebbe essere più bello o più interessante un personaggio che si crogiola nella propria ignoranza e non impara nulla nel corso degli anni. Zagor è una persona intelligente e curiosa, quindi impara da tutti, continua ad apprendere continuamente, tutto lo arricchisce. Così come prendiamo esempio da lui per il coraggio o l’umanità, mi parrebbe giusto farlo anche per l’atteggiamento positivo verso l’apprendimento di cose nuove. Solo i buzzurri sono ignoranti e lo restano per sempre, magari vantandosene. Vogliamo un eroe buzzurro? Io no. Zagor ha incontrato scienziati e personaggi storici, ha ascoltato viaggiatori che si sono spinti più lontano di lui, ha ponderato le parole degli anziani più saggi, si è trovato di fronte  filosofi e scrittori, ha fatto esperienze in mezzo mondo. Perché tutto questo non dovrebbe avergli lasciato il segno? Ha memoria, capacità di apprendimento, facoltà di elaborazione dei concetti, è illuminato… e dovrebbe esprimersi a monosillabi? E davvero ci sono dei lettori che apprezzerebbero che lo facesse? Poi: siamo sicuri che Zagor non abbia avuto maestri in grado di dargli un buon background anche in assenza di una frequentazione scolastica? Il suo maestro di vita è stato “Wandering” Fitzy: si può dire che Nathaniel Fitzgeraldson fosse un illetterato? Anzi, è certo il contrario: era un rampollo di una ricca famiglia, prima di andarsene dalla casa del padre. Fitzy ha compiuto sicuramente i migliori studi. Ed è stato in grado di trasmettere almeno una parte del suo bagaglio culturale al giovane Pat. Mi colpisce però una frase: “Zagor potrebbe sbrigarsi in poche parole, senza tenere una filippica”. Ora, ammettiamo pure che io, per motivi misteriosi, possa preferire un eroe zotico e ignorante, di poche parole, rispetto a un personaggio che dimostra intelligenza e proprietà di linguaggio. Sarei tuttavia obbligato a farlo esprimere come lo faceva esprimere Guido Nolitta. Ecco, vorrei sfidare chiunque a rileggere il discorso dello Spirito con la Scure al principe Minamoto, quando parla di “smussare i punti di attrito”, piuttosto che le sue parole quando lascia Frida Lang, o quando fa una filippica contro gli abitanti di Stoneville ne “La rabbia degli Osages”, e potrei continuare con gli esempi, per stabilire se Nolitta non faceva felicemente parlare il nostro eroe come un libro stampato.

20 – Mi chiamo Andrea, ho 38 anni e da circa trent’anni sono un lettore di Zagor e vorrei esprimere tutti i complimenti possibili a tutto lo staff di sceneggiatori e disegnatori che nel corso di quasi sessant’anni hanno dato vita alle avventure di questo straordinario personaggio. Un particolare incoraggiamento va al Sig. Moreno Burattini, attuale curatore della serie, per il lavoro fin qui svolto che non posso fare a meno di ammirare, invitandolo a continuare la sua opera di prosecuzione della “zagorianità” con la passione che in ogni occasione dimostra. Se possibile, uno spunto che vorrei proporre al Sig. Moreno è il seguente: se, in un ipotetico ritorno nel Sud Ovest degli Stati Uniti, fosse possibile un faccia a faccia con Manuel, il fiero guerriero Apache incontrato in occasione di “Segnali di fumo”, in un contesto nel quale i due possano considerarsi avversari e, allo stesso tempo, rispettarsi l’un l’altro per il coraggio e la fierezza (un po’ come accadde per Zagor e Winter Snake). Una sorta di confronto fra due personalità molto forti, fra due strateghi esperti nella guerriglia, aventi in comune un’infanzia segnata dalla violenza e dalla sete di vendetta, che il destino, nel loro primo incontro a Sancta Magdalena, ha posto su due fronti opposti. Ringrazio fin da ora se riuscisse a far avere questa mia, è la prima volta in tanti anni di lettore che scrivo un messaggio per gli autori di Zagor e mi sento un po’ emozionato. Forse per timidezza o per pigrizia, avrei tante volte voluto scrivere all’Editore negli anni della mia gioventù, le cui storie a fumetti mi hanno fatto innamorare delle nuvole parlanti. Un caro saluto...e lunga vita a Za-Gor-Te-Nay!

Caro Andrea, io lo feci, tanti anni fa. Scrissi all’editore e Sergio Bonelli mi rispose. Lo racconto nel già citato “Io e Zagor”. Grazie per le belle parole, che rincuorano sempre, e del ricordo del fiero Manuel (un personaggio a cui sono molto affezionato). Purtroppo Manuel è in Messico e non è facile che Zagor lo possa incontrare di nuovo. Tuttavia nell’ultima pagina del sesto albo della miniserie “Darkwood Novels” veniamo a sapere che qualche altro viaggio nel Sud Ovest lo Spirito con la Scure lo ha pur compiuto. Quindi, chissà…