martedì 28 maggio 2013

Zagor Collezione Storica a Colori: Gli spiriti del fiume (ZCSC68)



           Il sessantottesimo numero, che troverete in edicola giovedì, contiene la conclusione dell’avventura del ritorno di Guthrum (L'ultimo vikingo), la storia completa “Cico va alla pesca”, nonché le prime pagine de “La pista del west”.


PICCOLI ASSASSINI

          Cico si è fatto rifilare da un imbroglione una fetida esca che invece di attirare i pesci, li respinge. Solo uno strano pesce, voracissimo, viene attirato e morde il povero Cico.
Ben presto, Zagor scopre che il fiume principale che attraversa la sua foresta, il Darkwood River, è stato invaso da miriadi di questi pesci-cannibale, voraci come piranha.
Gli indiani, interpretando questo come una maledizione divina per la loro arrendevolezza, vorrebbero scatenare la guerra contro i bianchi della regione. Zagor riesce a placare gli animi e a scoprire che i voraci pesci sono frutto di una mutazione genetica provocata da uno scienziato di nome Rogers. I suoi finanziatori sono due loschi individui, Kramer e Adams, che vogliono spopolare la regione per sfruttarne le vene aurifere.
Sfruttando l’esca di Cico, con uno stratagemma Zagor riesce ad attirare i pesci in un laghetto artificiale che, una volta svuotato dell’acqua, lascia i voraci animali sulla nuda terra a morire!



Storia senza infamia e senza lode, buona soprattutto laddove presenta situazioni umoristiche.
Solo un ultimo appunto: lo sceneggiatore Castelli da dove ha tirato fuori il Darkwood River, di cui mai (né prima né dopo, se non erro) si era parlato?




7 commenti:

  1. Storia per cui vale, bene o male, il discorso fatto per la precedente; certo, é una trama improbabile e il disegnatore non si prendeva la briga di realizzare dei pesci che fossero "realistici", però continuo a provare un pò di nostalgia per i tempi in cui non saltava fuori un azzeccacarbugli ad indicare un'imperfezione ad ogni vignetta.

    RispondiElimina
  2. Questa è una delle tante storie che credevo fossero di Nolitta, invece solo dopo anni avevo scoperto essere di altri autori. Castelli con Cico se la cavava bene, niente da dire: Cicolini il grande me lo ricordo ancora. ^_^ E' strano che nessuno adesso sappia far ridere con Cico, con poche, rare eccezioni. Comunque, tornando alla storia, non è una di quelle che ricordo in modo particolare, ma l'avevo letta comunque con piacere, a quei tempi. Donatelli poi era in ottima forma.

    RispondiElimina
  3. Inutile dire che anche stavolta avrei scelto l'altra cover, vero? :D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A me, invece, delle due, è sempre piaciuta di più quella utilizzata in questa edizione; chissà forse per la strana inclinazione del disegno... Anche se devo riconoscere che con la storia non c'entra effettivamente nulla!!!:-D

      Elimina
  4. Soggetto interessante per una storia godibile. Peccato un po che nell' albo "Piccoli assasini" succeda poco a differenza del successivo e i cattivi non abbiano troppo spazio alla fine. La narrazione di Castelli su Zagor fino a IRDGJ non mi fa impazzire onestamente. Che il buon Alfredo per quest' avventura si sia ispirato al quasi contemporaneo "Piranha" di Joe Dante?
    A Castelli ho notato che piaceva far interessare Cico a varie cose e farsi convincere da gente di tipo diverso. Anche qui non fa eccezione.
    Peccato che non ci abbia regalato una storia mysteriosa ed archeologica come successo per Mister No come "La fortezza perduta". Dovremo aspettare Boselli e "Le sette città di Cibolla".

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non comunque affatto una scempiata come ho letto in giro. Come scritto da qualcun altro, Castelli comincia a prendere confidenza con l' universo zagoriano ed evita esagerazioni dopo le prime avventure, soprattutto LMV e "Fantasmi".

      Elimina