mercoledì 27 novembre 2013

Zagor Collezione Storica a Colori: La terra da cui non si torna (ZCSC94)




         Il novantaquattresimo numero, che troverete in edicola domani, contiene la conclusione dell’avventura di Zagor nella Terra Maledetta, l'avventura completa "Tamburi di morte", nonché le prime pagine della storia “Carovane combattenti”.


TERRA MALEDETTA


Ingiustamente incolpata di aver compiuto una rapina, una compagnia di attori girovaghi scappa nella misteriosa “Terra da cui non si torna”: nel loro carro c’è anche Cico, addormentato! Zagor fa parte della posse che dà loro la caccia, ma non crede alla colpevolezza dei saltimbanchi. Comunque, inseguiti e inseguitori si trovano ad attraversare una terra maledetta, popolata da mostri, che tiene fede al suo nome e richiede un pesante tributo di sangue.
Rospi carnivori, enormi struzzi, deserti sterminati sono soltanto alcuni degli ostacoli incontrati da Zagor e dagli uomini che la attraversano. Ma la prova più difficile avrà per sfondo le Pietre Taglienti, dove il vero autore della rapina (il vice sceriffo Luke) svelerà finalmente il suo volto...


A mio giudizio, questa è una delle storie più riuscite di Toninelli, che presenta il classico tema della valle misteriosa che cela orrori e misteri: un tema che, portato avanti con sufficiente abilità, è sempre piacevole ritrovare.
Toninelli scrive un bell’episodio, con una forte componente horror e splatter, e con uno Zagor brillante come poche altre volte sotto la sua gestione... La trama è avvincente e tiene con il fiato sospeso in più di una occasione (la scena dell’attacco degli enormi rospi carnivori, la drammatica sequenza dell’attraversamento del deserto in groppa agli struzzi giganti e l’inaspettato attacco dei mostri nascosti sotto la sabbia) ed il finale è, tutto sommato, convincente.
Ben caratterizzati e accattivanti i personaggi comprimari (il saggio e comprensivo Darnel, lo sfortunato Bush, il povero sceriffo Trevor, il generoso Staggler).

* * *


I GUERRIERI DELLA CITTÀ SEPOLTA

Durante una battuta di caccia, un gruppo di indiani Hupa viene attaccato da strani guerrieri che vestono armature in ferro: solo Lathan, il figlio del capotribù, e un altro guerriero ne escono vivi. Questi guerrieri in armatura fanno parte di un antico popolo, gli Hokonam, che molti anni prima si era scontrato con gli Hupa ed era stato sconfitto, scomparendo per sempre.
Zagor e Cico sono casualmente ospiti nel villaggio degli Hupa, ragion per cui Lathan chiede l’aiuto di Zagor per scoprire il nascondiglio degli Hokonam. Partiti alla ricerca nottetempo, i due scoprono che all’interno di una enorme cavità vi è una grande città in pietra nella quale tutti obbediscono ad un capo chiamato lo “Splendente”, il cui volto è coperto da una maschera. Zagor e Lathan cadono in un agguato e quest’ultimo viene catturato; Zagor riesce, però, a liberarlo ed insieme scoprono che lo “Splendente” con i suoi uomini vuole attaccare il villaggio degli Hupa all’alba.
             L’attacco va in fumo grazie a Zagor che riesce ad avvertire il capo. Lo “Splendente” si dà alla fuga, Zagor lo insegue e lo smaschera: scopre, così, che costui in realtà è Kuwrath, fratello di Lathan, scacciato dal villaggio tempo addietro con l’accusa di sacrilegio. Egli aveva scoperto l’accesso alla città nascosta degli Hokonam, aveva ucciso il vero “Splendente” e si era sostituito a lui per vendicarsi della propria tribù.
In un attimo di distrazione Zagor volta le spalle a Kuwrath, che cerca di colpirlo a tradimento. Fortunatamente in quel momento interviene Lathan che lo uccide.
Alla fine della vicenda il vecchio capo Hupa offre al nuovo capo degli Hokonam di condividere i loro territori di caccia in pace e alla luce del sole.

Un’avventura che tratta di civiltà nascoste non è certamente una novità, ma l’idea in questione, se ben sfruttata, può comunque dare buoni risultati (pensiamo a tante avventure di Tex); Toninelli, invece, a mio parere, spreca questa occasione per imbastire una trama tutta incentrata su una diatriba familiare (i due figli del sakem degli Hupa, uno buono, l’altro cattivo) lasciando semplicemente sullo sfondo la civiltà degli Hokonam.
Anche la gestione dei personaggi non è memorabile: Zagor mostra spesso la corda, fino alla disattenzione finale per la quale rischia stupidamente di perdere la vita; Cico scompare praticamente subito dall’avventura, di due fratelli pellerossa sono stereotipati nei loro ruoli…
I disegni di Donatelli rendono invece molto efficacemente gli scenari della città nascosta.

16 commenti:

  1. Baltorr, ma a te non è sembrato strano che Zagor incontri degli altri girovaghi teatranti col carrozzone, il padre coi baffi, i figli uno bruno e uno biondo, uno fà anche la stessa gag vestito da donna ...E NON SONO I SULLIVAN !!!
    Io mi sono fatto l'idea che Toninelli volesse uccidere uno dei Sullivan e gliel'hanno impedito a storia già disegnata.

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    1. Devo ammettere che la tua ipotesi ha ottime probabilità di essere fondata......

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  2. Si tratta di uno dei tanti NIET,ricevuti da Canzio,che portarono Toninelli esasperato all' abbandonare il personaggio,aggiungo che vedere Zagor ridere e scherzare con un padre che ha avuto 2 figli uccisi in 24 ore(vedi storia precedente) è altamente NON ZAGORIANO e fuori dalla realtà anche per un fumetto
    PS
    Ciao grande Marco

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    1. Ciao, Giuseppe"! Finalmente ti si rivede su questi lidi! ;-)

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  3. E' a parer mio una delle storie più "horror" della saga, concordate? Gli attacchi delle rane giganti (specialmente il primo), i rettili che sbucano dalla sabbia e aggrediscono i bipedi...davvero realizzate in maniera più viscerale che in precedenza. Domanda: ma quanto era lunga questa Terra da cui non si torna? 0_o

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    1. Effettivamente l'efferatezza delle situazioni è, a mio parere, uno dei tratti tipici dello Zagor toninelliano. In questa storia poi in modo particolare.
      In merito alla tua domanda, Fran, non posso che rispondere: talmente lunga che nessuno riusciva più a ritornare! :-D

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    2. Cari Amici,
      mi inserisco. Questa dei rospi giganti è l'ultima delle storie che comprai: mi deluse molto anche perchè da poco avevo consumato quella dei cavernicoli... rileggendola non muto parere: dapprima un trio di Guitti - nessuno li ha visti all'opera - che sembrano i parenti sfigati dei Sullivan; poi dei cattivi - l'ex carcerato - che non dice nulla ed infine un colpevole, colpevole di avidità e basta...
      Veniamo ora alla storia. Forse l'autore è andato un po sopra le righe: i rospi giganti carnivori che sputano acido sono proprio un bello splatter; anche le lucertole che si gonfiano ed hanno i denti avvelenati. Qui Toninelli non immagina un modo diverso - magari in ritardo nell'evoluzione - ma ne inventa uno tutto suo mettendoci del peggio. Meno male che non abbiamo incontrato umani o meglio umanoidi: chissà cosa sarebbe venuto fuori.
      Ed il finale? da movie. B-movie secondo me.
      Meglio la storia degli Hoconam, dove si immagina un godibile intreccio di civiltà.
      Domanda per chi mi vuol rispondere: zagor si è mai incontrato con epigoni di antichi civiltà europee a parte i vikinghi? Tipo Romani o greci? scusate la puerile curiosità.
      Saluti a tutti
      Giovanni21

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    3. Ah! Ah! Ah! :D
      Ehm, sull'altra storia passo...

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  4. Vedo che nessuno,fino adesso,l'ha chiamata "Terza Odissea Americana". Un'odissea che tiene testa,almeno nelle intenzioni,alle precedenti due Nolittiane. Non sappiamo quanto il Sergione Nazionale abbia "purgato" questa storia,di sicuro,lassu' nelle celesti praterie,si compiace del successo della CSAC. Molto buoni,a mio giudizio,tutti i comprimari,sia amici che nemici.In quanto a storie horror avremo modo di riparlarne fra qualche settimana,quando avremo tra le mani la superlativa storia "Il tempio del sacrificio". A presto dunque...

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  5. "La Palude Dell'Orrore" è un ottimo remake di "Odissea Americana" che non fa rimpiangere troppo l'originale.
    Forse la migliore storia di Toninelli in assoluto con un ritmo davvero mozzafiato.

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  6. Confermo il tuo giudizio Baltorr,
    Un bel racconto ricco d'azione che, pur attingendo a piene mani dall'anima fantastica della serie, si inserisce nelle migliori tradizioni della “detection e dell’horror” in cui personaggi affascinanti si muovono con sorprendente realismo in un ambiente pericoloso e spietato e dove accadimenti, fatti e circostanze riempiono le pagine componendo una storia dura e coinvolgente che fa dell’introspezione, dei dialoghi, dei disegni e della costruzione emotiva dei personaggi i suoi punti di forza. Non saprei dire se, come accennato nei precedenti commenti, il soggetto iniziale proposto da TONINELLI, possa esser stato rivolto ad un’eventuale dipartita di uno dei SULLIVAN (Romeo?), e che tale progetto sia stato poi modificato in corso d’opera, fatto sta che, sebbene la rappresentazione grafica dei guitti possa in qualche modo richiamare alla mente i citati comprimari, di certo non è da porre a raffronto il diverso spessore psicologico attribuito ai due soggetti (Romeo\Bush) intimamente diversi, nell’indole e nel temperamento, la cui dissimile caratterizzazione indurrebbe a ritenere, contrariamente a quanto sostenuto, che il tema proposto per il racconto in parola sia stato proprio quello poi effettivamente sviluppato. Sì, perché TONINELLI quando ci presenta Bush, lo raffigura come un ragazzo complicato, introspettivo, che si trova suo malgrado coinvolto in una situazione che non è più in grado di gestire ed i cui sentimenti sono scatenati da paura, rabbia, inadeguatezza. Tutt’altra pasta rispetto al nostro Romeo, solida spalla di pa’SULLIVAN sempre pronto a combattere e reagire anche nei momenti di sconforto. Considerazioni queste dette, che mi inducono a reputare la sceneggiatura come originale e non rinnovata a seguito di eventuali veti posti in redazione. Ma “quien sabe?” tutto è possibile. Ad ogni modo nel complesso, la macchina narrativa procede oliata, fluida e la vicenda si approfondisce, aumentando il suo valore tavola dopo tavola; escalation nell’ambito della quale anche gli altri personaggi sono ben descritti e funzionali alla storia (da STAGGLER a Lon DARNELL, a Kurt, allo sceriffo TREVOR) con uno Zagor fedele ai propri ideali, sempre pronto a dedicare un pensiero agli amici caduti, a rafforzare l’animo dei compagni quando li vede cedere, ad elargire consigli incentivandoli a sfruttare gli svantaggi di una natura avversa e pronto ad ammettere i propri errori quando sbaglia. La comicità di Cico, sollecita nel sdrammatizzare i momenti di tensione, richiama i migliori momenti della tradizione NOLITTIANA (la sequenza in cui cerca di cavalcare lo “struzzone” trovo sia oltremodo esilarante!). Un doveroso cenno va infine ai disegni: tavole curate nei dettagli, espressive e palpitanti di vita sia nei primi piani che nelle vedute d’insieme: se ci si aspettava un FERRI fantasmagorico ed in piena forma con quest’albo l’attesa può dirsi conclusa. Chioso con una menzione rivolta all’episodio del popolo perduto. Forse le premesse della “Palude dell’orrore” erano troppo impegnative o forse il confronto con una storia precedente di ottimo livello ha giocato a sfavore di quest’ultima; probabilmente tutte queste cose insieme e altro ancora, fatto sta che, non solo il soggetto resta ridotto ai minimi termini, limitandosi a trasportarci fiaccamente dalla prima all'ultima pagina senza sussulti, ma neppure la sceneggiatura, indubbio punto di forza dell'autore, stavolta riesce a fornire un valido supporto a un DONATELLI altalenante e non di certo alla sua prova migliore.
    Un Caro saluto a tutti,… con stima, il vostro Anonimo (Sardo)

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    1. Grazie per il tuo esaustivo commento, Anonimo Sardo. Complimenti!

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    2. Beh, si. Poi probabilmente magari "I guerrieri della città sepolta" è stato un riempitivo realizzato un po in fretta in attesa delle storie degli altri autori. Boh!

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  7. Concordo con i giudizi positivi e quoto i commenti. Una bella storia horror-avventurosa con dei bellissimi disegni di Ferri (molto suggestiva la cavalcata nel deserto) che ha come sfondo una caccia a dei presunti ladri. Chissà perché da come ho letto Toninelli non amava molto Ferri. Boh! Più che a "Odissea americana", la trovo un po un epigono ancora di più di "Viaggio senza ritorno". Cico poi ha il giusto spazio. Ben caratterizzati anche i personaggi "secondari" con Staggler che fa la sua figura. Non mancano momenti di riflessione legati soprattutto alla figura dello sfortunato Bush! Le figure dei due banditi poteva avere più spazio, ma vabbé.
    Nelle storie di Zagor sin dagli inizi non sono mancati professionisti degli spettacoli itineranti e anche questa storia non fa eccezione. La cosa curiosa è che il trio qui presente assomiglia fisicamente a quello dei Sullivan come scritto! Un Ferri non molto originale XD o cambio in corso d' opera? Boh!
    Per concludere una buona storia Toninelliana di un autore come scritto, un po altalenante, ma di cui mi piacciono diverse storie. Peccato che di fantastiche ne abbia scritte poche. Secondo me in generale ci sà fare anche in questo genere. Poi boh!

    "E' a parer mio una delle storie più "horror" della saga, concordate? Gli attacchi delle rane giganti (specialmente il primo), i rettili che sbucano dalla sabbia e aggrediscono i bipedi...davvero realizzate in maniera più viscerale che in precedenza."

    Già! L' attacco dei rettili volanti poteva magari essere un pò più lungo, ma vabbé.
    Tornando al mitico Gallieno, negli anni 80 si è molto trovato a suo agio con le storie cupe a mio parere: questa, "La vendetta di Kandrax", "La notte del diluvio", "Incubi" e "Tenebre" hanno dei disegni molto belli, inquietanti e suggestivi secondo me.

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    1. Si, non memorabile "I guerrieri della città sepolta" anche se comunque abbastanza divertente. Però è una di quelle avventure che dopo lette non si ricordano molto.
      L' 85 ha visto per 6 storie consecutive di Toninelli e forse secondo me questo è stato il suo anno più altalenante: a storie buone e più che buone o comunque più che discrete si sono alternate altre che anche se abbastanza godibili, hanno lasciato poco il segno. Ecco il mio giudizio:

      "La grotta delle mummie" 7,5;
      "Agguato all' alba" 6/7;
      "La morte nell' aria" 6/7;
      "Il battello degli uomini perduti" 8;
      "La palude dell' orrore" 8+;
      "I guerrieri della città sepolta" 6/7.

      In redazione hanno capito che il buon Marcello non poteva tirare da solo la carretta e così gli hanno affiancato due valide alternative come Pellizzari e Niccolai, con quest' ultimo che aveva già esordito. Peccato che, chissà perché siano durati poco, e Toninnelli abbia dovuto portare quasi da solo avanti la baracca con ogni tanto qualche storia di Capone e il ritorno one-shot di Sclavi (anche se "che ritorno!").

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