lunedì 20 giugno 2022

Le storie di “Guitar” Jim (Zagor Più 5)

Recensisco con molto ritardo rispetto alla data di uscita questo Zagor Più n. 5, che presenta per la terza volta in questa collana (che, lo ricordo per i più distratti, ha sostituito il “vecchio” Maxi Zagor) il format ormai famoso noto come “I racconti di Darkwood”: una serie di brevi avventure racchiuse da una storia “cornice” che funge da incipit, raccordo e chiusura. Il titolo complessivo di questo albo è Le storie di “Guitar” Jim.

Sotto una dinamica copertina di Alessandro Piccinelli troviamo quattro storie brevi narrate dal simpatico chitarrista del titolo, accolto attorno a un bivacco da un gruppo di fuorilegge che hanno rapito una ragazza indiana. Lo ascolteremo narrare di una chitarra magica, di banditi all’inseguimento di una ragazzina, di una fuga a rotta di collo nella prateria, di una rivolta indiana e di un vecchio debito da saldare… Come sempre, il protagonista principale delle avventure è lo Spirito con la Scure.

Tutti i racconti sono accomunati da un’ambientazione tipicamente western o comunque della frontiera americana.

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Iniziamo dalla “storia cornice” scritta da Moreno Burattini, nella quale lo scanzonato menestrello riesce a tenere impegnati i malfattori con i suoi racconti per dar tempo a Zagor di raggiungerlo ed insieme liberare la giovane squaw. I disegni, di stampo veramente classico, sono dell’ormai “collaudato” Stefano Voltolini. I momenti più divertenti della storia sono l’arrivo di “Guitar” Jim al bivacco in stile “…continuavano a chiamarlo Trinità” (con tanto di padella di fagioli sul fuoco) e la mitica estrazione della pistola dall’interno della cassa della chitarra.

Il primo racconto narrato da “Guitar” Jim, “Fuga nella foresta, vede protagonista lui stesso, catturato da un gruppo di indiani e salvato grazie a Zagor, alla sua chitarra e all’intervento finale di… Cico! I testi sono di Mirko Perniola mentre i disegni sono affidati a una disegnatore storico (dal 1993) della scuderia zagoriana: Mauro Laurenti. Inseguimenti, agguati, sparatorie, assedi… senza un attimo di respiro!

La seconda storia, “A rotta di collo, sceneggiata sempre da Moreno Burattini, presenta Zagor alle prese con una banda di delinquenti prezzolati che vorrebbero sottrarre un importante documento a Norma Freund (l’originale atto di proprietà di un terreno ambìto dalla ferrovia) per conto del loro misterioso capo. Dopo aver fatto, a più riprese, piazza pulita degli avversari, con uno stratagemma Zagor riesce a incastrare e smascherare anche il mandante. I disegni sono del decano anagrafico degli illustratori zagoriani: il sempre bravo Alessandro Chiarolla.

La strada del ritorno di Riccardo Secchi (qui alla sue seconda prova zagoriana) è – a mio avviso – la storia più bella del volume. Con riferimenti storici alla guerra di indipendenza americana, narra del percorso di redenzione di un reduce, ladro e assassino, che si riscatta con il sacrificio della propria vita per salvare gli abitanti di Sour Creek dai Cayuga. Ai disegni troviamo il bravissimo Fabrizio De Fabritiis della scuderia di Dragonero, con tavole molto belle che rompono la classica “gabbia” bonelliana e che contrastano piacevolmente con i disegni di stampo più classico delle storie precedenti.

Un altro disegnatore che rompe la “gabbia” è Dante Bastianoni (alla sua seconda prova sui “Racconti di Darkwood”) pur con un tratto più classicheggiante, nell’ultimo racconto intitolato Dopo la rapina”, la cui sceneggiatura è dell’esordiente Francesco Matteuzzi, già visto sulle storie di Dampyr. L’avventura vede Zagor in difesa di un uomo e di sua figlia, angariati da tre fuorilegge… salvo poi scoprire che anche il padre della ragazza faceva parte della banda!

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Il mio giudizio sul volume nel suo complesso è sostanzialmente positivo, salvo il fatto che potrei definire l’albo troppo “mono-tono”, nel senso che la maggior parte dei racconti narrati presentano il medesimo plot narrativo: criminali o indiani pericolosi, fughe, inseguimenti, sparatorie… è vero che i “Racconti di Darkwood” sono improntati ad una certa uniformità tematica, ma forse questa volta si è un po’ ecceduto…

Per coloro che fossero interessati, segnalo che i brani cantati da “Guitar” Jim nella storia cornice e in “Fuga nella foresta” sono tratti dalle canzoni folk americane “Bury me not on the lone prairie e “Wicked Polly”.

 

2 commenti:

  1. Non amo questi Racconti di Darkwood. Per raccontare una storia in 40 tavole ci vuole un'idea eccellente (e in questo numero solo il Secchi l'ha avuta), altrimenti si finisce a fare una storiella a servizio del disegnatore (come quelle scritte per Laurenti e Chiarolla), che appagano gli occhi, ma che alla fin fine non lasciano soddisfatti. Arrivo a dire (un po' come provocazione, un po' perché lo penso davvero) che preferisco una storia lunga e brutta a una breve e bella.

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    1. Caro Fabio, anch'io preferisco le storie lunghe (possibilmente belle) a quelle brevi. Tuttavia credo che se la formula dei racconti di Darkwood continua ad essere portata avanti, evidentemente significa che vi è un riscontro positivo da parte dei lettori (se non altro in termini di vendita).

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