A un mese e mezzo di distanza
dalla “puntata precedente”
ecco a voi un nuovo appuntamento
con la rubrica
“A domanda… Moreno risponde”!
Questa volta si parlerà di “Incubi!”,
del Colonnello Perry, delle storie
ad ampio respiro, di Linneha la Cacciatrice,
e delle storie “fantascientifiche” di Tex.
Ma anche delle “famigerate” didascalie,
degli avversari più deludenti della saga zagoriana,
di Giorgio Giusfredi, di “Bandera!”,
dell’omaggio “grafico” a Mauro Boselli
nell’ultimo Zagor Color… e di molto altro ancora!
Ringraziando come di consueto Moreno
per il tempo che ci dedica e per la sua disponibilità,
non mi resta che lasciarvi alla lettura!
1 – Caro Moreno, scrivo queste righe per chiederti: è tua intenzione scrivere il sequel di una storia che ha fatto sempre molto discutere, e che ha portato in gioco la questione degli universi paralleli: “Incubi!”?
“Incubi” (1988) è una storia inserita in una saga, quella di Hellingen, che ha già avuto vari seguiti, scritti da Mauro Boselli e da me (ci sono stati altri capitoli successivi, insomma: almeno tre o quattro, a seconda di come si considerano spezzate le storie disposte in continuità). Da un punto di vista puramente cronologico, il sequel di “Incubi” è stato sceneggiato da Boselli con la lunga avventura che comincia con l’albo “Ombre su Darkwood” (1996). Ricordo che l’intera saga di Zagor contro Hellingen è stata raccolta in una serie di sette volumi da poco completata. Se però la domanda si riferisce alla possibilità di ricreare in una nuova avventura la “fine del mondo” immaginata da Sclavi, con la realtà impazzita attorno allo Spirito con la Scure (frutto del delirio del mad doctor), e magari spiegarne meglio il senso, direi proprio di no, almeno per quanto mi riguarda. “Incubi” è un racconto che appartiene all’universo letterario sclaviano, più che nolittiano, quindi è una prova d’autore in cui volutamente si riconosce la personalissima calligrafia di uno sceneggiatore conscio del proprio talento e che pertanto non fa niente per “nascondersi”. Si tratta dunque di una storia a sé stante, che reputo intoccabile nella sua unicità.
2 – Caro Moreno, quando il Colonnello Perry è apparso per la prima volta nella serie, Zagor e l’ufficiale medico parevano conoscersi già. Ci verrà quindi mai narrato il primo incontro fra i due?
A volte gli sceneggiatori introducono nuovi personaggi facendoli incontrare a Zagor e Cico come vecchie conoscenze: questo serve a dare la sensazione di un racconto reale, con protagonisti che vivono in un contesti di rapporti pregressi. È come se volessimo far credere che i nostri eroi conducano una vita anche al di fuori delle vicende raccontate, come se esistesse veramente il loro mondo. Sarebbe perfino noioso, oltre che difficile, dover costruire storie in cui i personaggi o già sono noti al lettore o Zagor li debba incontrare tutti per la prima volta. Lo Spirito con la Scure entra in saloon o in trading post in cui sicuramente è già stato e saluta persone che già conosce anche se il lettore li vede per la prima volta. Faceva così anche Nolitta, l’esempio più lampante è quello de “La preda umana”, in cui Zagor si reca a un rendez-vous dei trappers, di cui mai si era parlato in precedenza ai lettori, e viene accolto da tutti come un vecchio amico. Proprio salutando i mountain men uno per uno, lo Spirito con la Scure li presenta al lettore. Lo stesso accade, del resto, nell’avventura d’esordio, “La foresta degli agguati”, allorché lo Spirito con la Scure entra in fortino di cacciatori di pellicce, Fort Henry, e viene riconosciuto e salutato da tutti, dimostrandosi particolarmente amico di un certo Pat, a capo dell’avamposto Riguardo a Perry, una parte del suo passato è già stato narrato in un Color in cui era co-protagonista. Niente vieta che ci possano essere altre retrospettive, se utili a dare spessore a una bella storia.
3 – Caro Moreno, una volta scrivevi storie ad ampio respiro (Il gigante di pietra, La mummia delle Ande, per fare due esempi). Ora sembra che tu preferisca scrivere episodi più brevi, ma a mio avviso le storie di Zagor dovrebbero essere molto più complesse e articolate, un po’ come succede su Tex. Sembra che lo Zagor odierno sia semplificato rispetto al passato. Cosa ne pensi?
Nel corso del 2022 in realtà è uscita una mia storia con Mortimer lunga tre albi e un’altra dedicata al passato di Rochas ugualmente in tre puntate è cominciata con il mese di dicembre. Forse parlando di storie “di più ampio respiro” ti riferisci ad avventure ancora più lunghe, sopra le trecento tavole, magari in quattro parti. Ne sto scrivendo proprio una che probabilmente raggiungerà le quattrocento pagine, quella del ritorno di Supermike. Però, non mi pare che né su Zagor né su Tex la regola sia (né sia mai stata) quella delle storie lunghe più di tre albi, anzi, quelle in quattro o cinque sono statisticamente eventi eccezionali. Ciò detto, ci sono difficoltà oggettive nel portare a termine una storia a fumetti lunga come “Il gigante di pietra” o “La palude dei forzati”: al di là della necessità di trovare una trama che regga la lunga distanza, è inevitabile notare come i disegnatori di oggi realizzino un minor numero di tavole ogni mese rispetto alla produzione dei loro colleghi (o di loro stessi) in tempi passati. Tenere impegnato un illustratore su un racconto molto lungo significa bloccarlo su quel lavoro per anni e anni (tre, quattro, cinque), con il rischio costante di incidenti di percorso o rallentamenti (è ovvio peraltro che gli investimenti fatti dalla casa editrice sul work in progress rientreranno peraltro solo a storia pubblicata). Non è neppure detto che una storia in quattro albi sia per forza più bella di una in tre o in due (o in uno). Ogni storia deve avere la lunghezza richiesta dagli sviluppi della trama, allungare il brodo non migliora la qualità del racconto. Aggiungo che, in generale, i tempi di fruizione di qualsiasi contenuto multimediale (non solo fumetti ma video, libri, brani musicali) tendono a essere più brevi, i ritmi dei film si sono fatti più sincopati, la comunicazione avviene in modo più rapido. Gli autori, me compreso, lo percepiscono e, talvolta perfino involontariamente, si adeguano. Noi possiamo anche apprezzare le storie-fiume, ma nel mondo che ci circonda ci sarà sempre più spesso chi si spaventerà o storcerà la bocca o sarà scoraggiato di fronte a una storia a fumetti che gli venga proposta in quattrocento o cinquecento pagine.
4 – Gentile Moreno, pur essendo la storia “Fantasmi!” decisamente sopra le righe, c’è un fatto che mi ha sempre lasciato perplesso, ad ogni rilettura. Sappiamo che Jeremiah faceva da tramite fra Tampa Town e l’Isola delle Trenta Bare e che finisce in cenere insieme alla sua casa ma... ne è stato mai trovato il cadavere? Da semplice fan, cosa ha pensato della sua fine una volta anche lei per la prima volta quell’avventura qualche tempo fa?
Ho pensato che si trattava di una storia troppo sopra le righe per pormi troppe domande. Mi sono divertito con le trovate proposte da Castelli e Pini Segna, ho colto le evidenti citazioni da Carl Barks, e mi è bastato questo divertimento.
5 – Gentile Moreno, dopo essermi gustato fino allo sfinimento l’avventura (per adesso la prima) che ha visto protagonista la Cacciatrice Linneha, mi viene spontaneo chiederti se possa esserci in programma un team-up fra la stessa Linneha, la quale ha come missione quella di vendicare i torti subiti dagli indiani, e Odonak, l’indiano Abenaki di “Corpo speciale”, intenzionato a scoprire chi sia e dove si trovi Patrick Wilding per vendicare la strage raccontata in “Zagor Racconta...” e nella miniserie “Le Origini”. Dopotutto Zagor ha nel sua passato quell’eccidio che non potrà mai dimenticare, Odonak lo cerca per questo e Linneha è, appunto, nella condizione di vendicare un massacro di indiani da parte di un bianco, magari mettendo a repentaglio l’operato della Spirito con la Scure rivelando al mondo, e quindi soprattutto agli indiani, che l’Inviato di Manito abbia un grave peccato sulla coscienza. Il personaggio di Linneha non si presterebbe molto a questo “spiffero”, ma Odonak non dovrebbe avere problemi a mettere le cose in chiaro fra la vera identità di Zagor ed il massacro degli Abenaki. Cosa ne pensi?
Innanzitutto sono molto lieto dell’apprezzamento per la Cacciatrice, segno che qualche volta le ciambelle riescono con il buco. Poi, l’idea suggerita mi sembra ottima. Ma come fare a sfruttarla utilizzandola come se fosse mia dopo che è stata proposta in pubblico in questa sede? Intanto c’è una seconda avventura in arrivo il cui argomento è diverso, poi vedremo.
6 – Caro Moreno, quali sono, secondo te, i cinque avversari più deludenti dell’intera Saga Zagoriana... e perché?
Ovviamente mi starai chiedendo di avversari comunque degni di nota e di menzione, in grado di essere ricordati e identificati immediatamente (di banditi anonimi senza spessore è piena la serie). Mi presto al gioco, ché di questo si tratta, anche se non dovrei (potendo sembrare che stia criticando il lavoro degli altri). Il mitico Stiletto, quanto ad avversari deludenti, viene prima di tutti. Chi segue questa rubrica sa perché. Poi c’è Nakawa, il figlio di Kanoxen (vedi “La lancia spezzata”), che pianta un sacco di grane per vendicare il padre e quando viene a sapere che il sakem dei Delaware è morto cadendo nelle sabbie mobili e non per mano di Zagor, chiede scusa e se ne va come se nulla fosse (e lo Spirito con la Scure lo lascia andare). Al terzo posto metterei l’Uomo Invisibile: uno spunto interessante che poteva essere sfruttato meglio. Al quarto posto l’Uomo Dipinto, che non mi è mai piaciuto perché troppo bizzarro e sopra le righe. Concluderei con un villain di mia ideazione, dato che non posso esimermi dal figurare in questa classifica: temo che la mia versione di Swamp Thing, ovvero la creatura che comanda i vegetali nello Speciale “Palude mortale”, non sia riuscita come era nelle mie speranze.
7 – Gentile Moreno, quali altre storie, scritte dal vero Edgar Allan Poe, le piacerebbe immettere nella saga di Zagor, con lo stesso personaggio di Poe come co-protagonista?
Tutte.
8 – Caro Moreno, ti scrivo per chiedere una cosa riguardante la storia “La vendicatrice” da poco giunta in edicola. Quando decide di scalare la palizzata in legno, non riesce a fare il minimo rumore pur mettendoci forza nell’usare il coltello per mantenerlo attaccato alla stessa palizzata. Possibile che le sentinelle non se ne possano essere accorte e ti sembra possibile che, davvero, non sia stato avvertito neanche il più minimo rumore verso un’azione che di rumore invece avrebbe dovuto farne, eccome?
Se si applicasse questo principio (quello della massima pignoleria nell’esame della credibilità dei particolari) nell’analisi di ogni storia (non solo di Zagor e non solo a fumetti, ma anche dei film d’azione) resterebbero ben poche avventure uscite indenni dal crivello delle critiche. Tanto per cominciare, sarebbe perfino impossibile credere al volo di Zagor tra i rami degli alberi. Tuttavia, ripensando al caso in questione, mi pare che si possano fornire alcune ragionevoli spiegazioni. Primo: la Cacciatrice è estremamente abile, una sorta di ninja pellerossa, e dunque saprà lei come si fa a non far rumore o a produrne poco. Secondo: la Cacciatrice è estremamente veloce e dunque il rumore provocato si esaurisce in pochi istanti restituendo subito il posto al silenzio: se anche qualcuno ha sentito qualcosa, rimarrà a interrogarsi in proposito e verrà attaccato prima di poterne capire l’origine. Terzo: le sentinelle possono essere distratte, lontane, mezze sorde, un po’ addormentate, un po’ alticce, soprappensiero (chi lo sa?), non è detto che gli uomini di guardia, peraltro ignari del pericolo che neppure sospettano, siano sempre lucidi, efficienti e con i sensi e i nervi tesi. Quarto: anche delle sentinelle lucide ed efficienti, che hanno sentito degli strani rumori, possono attribuirli alle origini più diverse e disparate, e innocue, come causati da animali, da oggetti caduti, da finestre fatte sbattere dal vento; non è così scontato che un TOC nella notte venga immediatamente attribuito a una donna indiana che si arrampica lungo la palizzata usando un coltello e una scure, e in ogni caso prima che una sentinella possa concepire un pensiero del genere senza aver visto nulla nell’oscurità, la Cacciatrice è già arrivata in cima.
9 – Gentile Moreno, crede possibile riportare in scena un torneo di boxe, con i vari Rocky Thorpe, lo stesso Zagor, Cucciolo e Rocky Buck, apparso ne “Il popolo della notte”, oltre che altri cultori di quello sport per una storia concentrata sul mondo del pugilato ma, ovviamente, differente da quanto ci è stato già narrato in precedenza?
Personalmente non ho molta simpatia per gli incontri di pugilato, e di storie incentrate su tornei di sfide sul ring ne abbiamo avute almeno tre o quattro. Sarebbe difficile pensare a qualcosa sullo stesso argomento che non ripeta quanto già visto. Però so che la boxe, nelle sue varie versioni ed evoluzioni, fa parte della storia dell’uomo fin dall’antichità, so che incarna e simboleggia temi archetipici so che ha ispirato la letteratura, il cinema e il fumetto, so che Giovanni Luigi Bonelli era un boxeur appassionato. Perciò credo che prima o poi torneremo a parlare di pugilato anche su Zagor, in un modo o nell’altro. Non lo farò io, ma sono sicuro che qualcun altro farà delle proposte, che valuterò senza pregiudizi.
10 – Caro Moreno, hai detto di essere stato un sottoposto di Mauro Boselli mentre quest’ultimo era curatore di Zagor. La stessa cosa sta accadendo per Giorgio Giusfredi con Mauro Boselli curatore di Tex. Ti chiedo: visto che lo stesso Giusfredi scrive anche per Zagor, cosa hai notato in lui di simile per quanto riguarda ciò che entrambi avete imparato da Boselli per i soggetti e le sceneggiature e cosa, invece, noti di differente tra i vostri due modi di scrivere?
Giorgio Giusfredi racconta spesso (l’ha fatto anche durante l’incontro zagoriano nel corso della recente Lucca Comics) di essersi convinto di voler fare da grande lo sceneggiatore di fumetti proprio ascoltando da bambino (accompagnato dal babbo) una mia conferenza in cui spiegavo ai ragazzi in che cosa consistesse il mestiere che facevo. Io rispondo sempre: dunque, se ti abbiamo tra i piedi, la colpa è mia. Tra me e lui ci sono 22 anni di differenza (potrei essere suo padre), quindi inevitabilmente ci sono molte diversità nella nostra formazione (letture, studi, film e cartoni animati visti, incontri fatti), tuttavia la passione verso il mondo in cui lavoriamo (avendo fortemente voluto lavorarci e fatto di tutto per riuscirci) è la stessa. Forse il suo legame con Boselli è più forte del mio, nel senso che quando ho cominciato a collaborare con Mauro (nove anni più anziano di me) ero già trentenne e dunque con un certo bagaglio di esperienza che il Bos mi ha aiutato a perfezionare, credo che Giorgio invece abbia mosso proprio con lui i suoi primi passi. Giusfredi ha poi frequentato i corsi di scrittura creativa di Sebastiano Mondadori (io, letterariamente parlando, sono autodidatta) e ha avuto - e credo ancora abbia - ambizioni letterarie (come Boselli, è coltissimo quanto a letture), in più è un grande appassionato di cinema (questo lo accomuna a Maurizio Colombo, del quale è molto amico). Quali le differenze fra noi due nel modo di scrivere? Io credo di essere più quadrato e razionale nella costruzione delle storie, e ambisco alla facilità di lettura; lui è visionario, bizzarro e sopra le righe.
11 – Gentile Moreno, ho letto con piacere che scriverà una storia dal sapore fantascientifico per Tex. A questo proposito, oltre a chiederle quali siano le sue storie fantascientifiche preferite sia per il Ranger che per Zagor, mi è venuto in mente come sia possibile che in tanti anni non sia stata ripresa una storia come “Il fiore della morte”. Se non ricordo male, la metà di uno di quei fiori dovrebbe essere ancora nelle mani del Morisco. Un incidente, un urto, una rapina riguardante oggetti antichi e misteriosi (tutto troppo banale vero?) che possa in qualche modo distruggere il contenitore di quel fiore e far tornare alla vita quel pezzo di storia texiana che vive ancora, quantomeno nel sottoscritto. Sarebbe almeno da provarci, non trova?
Essendo uno zagoriano, e quindi abituato alla contaminazione dei generi, ho sempre apprezzato molto le storie fantastiche di Tex, che mi sono rimaste impresse (se ripenso alle mie letture da ragazzino) molto più di quelle western. Il podio va naturalmente alla saga di Mefisto, ma anche racconti in cui compare El Morisco sono in cima alla mia personale classifica di gradimento. Tant’è vero che proprio il Brujo è protagonista insieme ai pards della trama portata avanti con Michele Rubini nelle 220 tavole che usciranno in due albi nei primi mesi del 2023. Mi rendo conto che la domanda in realtà verte sulle storie “fantascientifiche” e non tutte quelle con El Morisco lo sono (e non lo sono affatto quelle con Mefisto). Fantascientifica lo è di sicuro “Il fiore della morte”, così come un racconto dello stesso genere scritto da Mauro Boselli, “La minaccia nel deserto” (anche qui c’è un meteorite caduto dal cielo che diffonde una sorta di epidemia aliena, con organismi extraterrestri che si impossessano di corpi umani). Non metterei tra le mie preferite, invece, la storia dell’alieno squamoso che Tex affronta in una vecchia storia di G. L. Bonelli, mentre “Le terre dell’abisso” sì, mi è sempre piaciuta. Riguardo a Zagor, dove la fantascienza è più di casa, al primo posto ci vanno le avventure contro Helligen e le sue invenzioni decisamente futuribili (Titan, lo Squalus, il missili telecomandati). Tornando al “Fiore della morte”, io ho proposto a Boselli di far tornare Tex nei luoghi fantastici di certe storie del vecchio Gianluigi, scrivendo i sequel delle vicende sulla e nella Tigre di Pietra piuttosto che nelle già citate Terre dell’Abisso, e certamente potrebbero tornare in scena anche per le mortali piante spinose che tanto ci hanno impressionato (al pari del monaco incappucciato che rimesta nella lava della Sierra Encantada). Per il momento pare che l’idea sia stata messa nel pensatoio.
12 – Caro Moreno, quando appaiono paesaggi innevati, lupi che ululano di notte, persone che stanno bivaccando in una grotta per ripararsi dal freddo, non possono che farmi tornare in mente le belle storie ambientate in questo tipo di ambienti. Inoltre, ho particolarmente apprezzato la figura di Elvin Fishbourne, che se non sbaglio è apparsa due volte. Non so se possa essere in grado di reggere il peso da co-protagonista, ma cosa ne direbbe di renderlo perlomeno partecipante ad un Color Zagor, magari svelando qualcosa del suo passato ed integrando ciò con le vere esperienze vissute da colui che ha dato spunto per tale personaggio, ovvero Elvezio Pesci?
Il musher Elvin Fishbourne è stato finora protagonista non di due ma di tre storie di Zagor: una su un Maxi del 2008, “Corsa mortale”, ambientato nella zona delle Cascate del Niagara, un paio nelle fasi finali della trasferta sudamericana, in Terra del Fuoco e in Antartide. Si può certamente considerare entrato ormai a far parte del microcosmo zagoriano, e non sono contrario a renderlo co-protagonista di un futuro Color (non avrà sedimentato lo spessore di Tonka o di Rochas ma appunto un ruolo importante in una nuova storia può farlo “crescere” come personaggio). Il campione di sleddog (oggi ritiratosi dalle gare) Elvezio Pesci, grande appassionato di Tex, fornì una preziosa consulenza a Mirko Perniola nella sceneggiatura di “Corsa Mortale” e proprio per questo abbiamo pensato, lui d’accordo, di dare il suo volto (e in parte anche il suo nome) a uno dei conduttori di slitte che partecipano alla gara raccontata nel Maxi. Da allora Elvezio è sempre rimasto in contatto con noi della redazione e, personalmente, lo considero uno tra i miei più cari amici.
13 – Buongiorno Moreno. Recentemente ho avuto un confronto con il gestore della pagina FB ufficiale di Zagor, relativamente alle didascalie. Rimpiangendole ho definito “Pura poesia” quelle di Nolitta, e qui lo ribadisco portando ad esempio quelle a pagina 94/95 di “Zagor contro il vampiro” quando il Nostro attende il ritorno alla cripta di Rakosi, o quelle tra pagina 20 e 21 de “La preda umana”, mentre attende l’arrivo del cacciatore Nicholson, o ancora quelle che accompagnano lo snervante viaggio di Zagor verso Stoneville in compagnia di Billy Boy, ne “Il giorno della giustizia”. Mi sono sentito rispondere dal probabilmente giovane gestore della pagina, che è assurdo definire “pura poesia” didascalie che si limitano a descrivere ciò che si vede nelle vignette… mentre a me sembra che ci sia molto di più… Ma senza scomodare sempre Nolitta, potrei citare la pagina 52 de “L’uomo con il fucile”, una delle tue storie classiche che mi sono nel cuore. Ora, siamo tutti d’accordo che certi albi storici mantengono tutta la loro freschezza e che, letti oggi, non sentono assolutamente il peso degli anni… Ma allora perché oggi non è più possibile scriverle e si scorrono intere pagine di soli disegni? Dove sta scritto che l’utilizzo di didascalie renda la lettura meno gradevole e che uno sceneggiatore moderno non le debba più usare? A me sembra che, se ben scritte, possano aumentare il pathos in certi passaggi e lo chiedo a te che in passato le hai usate con efficacia mentre più recentemente le hai completamente bandite dalla tua narrazione. Capisco l’esigenza di rinnovamento, fino ad un certo punto visto che il pubblico di Zagor non è certamente fatto di ragazzini, ma siamo sicuri che il rinnovamento passi dall’abolizione delle didascalie?
Capisco e condivido in gran parte (sono nostalgico anch’io), ma quando la nostalgia per l’uso delle didascalie narrative spinge a fare degli esempi, si citano appunto certe storie di Nolitta (lei lo fa con “La preda umana”, “Zagor contro il vampiro”, “La rabbia degli Osages”) degli anni Sessanta e Settanta. Si può arrivare fino agli anni Ottanta (Marcello Toninelli ne faceva abbondante uso) e fino ai primi Novanta (giustamente lei ricorda che anche io ho fatto i miei esperimenti imitando chi c’era stato prima di me, e sarà interessante rileggere “L’uomo con il fucile” che la collana “Le grandi storie Bonelli” riproporrà in edicola nella prossima primavera). Però, appunto, ne è passata di acqua sotto i ponti. Il modo di raccontare del 2022 non può che essere diverso, in vari modi e misure, rispetto a quello del 1972. Questo non perché lo dico io, ma perché chi va a vedere un film di oggi non si aspetta di ritrovare il ritmo, i tempi, il montaggio, la qualità di immagine, i movimenti di camera, i dialoghi di cinquant’anni fa. Il James Bond di Daniel Craig non è diverso da quello di Sean Connery o Roger Moore soltanto per la faccia dell’attore, ma proprio per come si raccontano le storie dell’Agente 007. Lo stesso vale per le notizie del telegiornale, per la pubblicità o per le canzoni di Sanremo. È chiaro che chi, come me, ascolta ancora i brani degli anni Settanta e Ottanta e li preferisce al rap non si convincerà mai che la musica si è evoluta in meglio, ma tant’è, le hit di oggi non assomigliano proprio ai brani dei Beatles. Però c’è da dire anche che la “pura poesia” di certe lunghe didascalie nolittiane o toninelliane corrisponde perfettamente all’altrettanto “pura poesia” di “Cuccioli”, una storia di Ken Parker lunga una ventina di pagine sceneggiate da Giancarlo Berardi in cui non soltanto non ci sono didascalie, ma neppure balloon di pensieri o di parole. Tutto è raccontato solo dalla potenza dei disegni di Ivo Milazzo. In teoria, uno sguardo silenzioso di un personaggio o un suo indugiare, o un suo lento incedere sono perfettamente in grado di trasmettere al lettore le stesse emozioni di una lunga didascalia (che in certi frangenti potrebbe essere addirittura disturbante). Lo sceneggiatore che non usa la didascalia deve saper usare le vignette mute per veicolare gli stati d’animo che vuol comunicare a chi legge (certo, servono disegnatori molto in gamba). Riguardo alle pagine senza il peso di troppo testo, io personalmente le preferisco appunto perché valorizzate dalla bellezza e dalla comunicatività dei disegni, però capisco che la nostalgia del modo di scrivere nolittiano possa far rimpiangere in qualcuno le sue vignette con tanto da leggere. Non c’è stato un momento esatto in cui qualcuno ha deciso che le didascalie andavano abbreviate o eliminate, semplicemente tutti o quasi gli sceneggiatori hanno cominciato a farne meno uso, percependo nell’aria che così si dovesse fare per rendere più agile la lettura e per lasciare un maggior ruolo al “lector in fabula” (per dirla con Umberto Eco). Non c’è nessuna regola scritta, ma gli sceneggiatori di oggi sceneggiano con meno parole, di loro iniziativa, partecipi della realtà che vivono e del diverso modo di fruire fiction da parte di chi usa i social o guarda Youtube o le serie TV. Del resto la stessa cosa è accaduta anche per Tex o Dylan Dog (solo per fare degli esempi). In conclusione: i racconti nolittiani degli anni Sessanta e Settanta restano lì, come giustamente dice lei, non invecchiati di un giorno; quelli nuovi sono sceneggiati da autori che scrivono in modo diverso. Ecco, personalmente sono del parere che chi scrive e chi disegna debba cercare di esprimersi come può e come sa, nel rispetto di una tradizione che pur si evolve, e il lettore dovrebbe cercare di accettare, se vuole, ciò che gli autori realizzano senza pretendere una scrittura su misura per lui. Perché poi, già, ci sono anche i lettori, magari più giovani, che di fronte a pagine con troppo testo scuotono la testa. Come si fa ad accontentare tutti? Si dovrebbe cercare una via di mezzo, e mi propongo di farlo o di lasciarlo fare ai miei collaboratori qualora la didascalia “poetica” sia davvero funzionale e non rallenti o disturbi la scena (mi viene in mente Dino Risi che disse a Nanni Moretti: “Levati, che devo vedere il film”). Escludo però un ritorno alla didascalia che descrive ciò che già si vede disegnato, come nei fumetti di Flash Gordon degli anni Trenta.
14 – Caro Moreno, in “Bandera!” non è stata molto utilizzata la tecnica del flashback per narrare tutto il passato fra Zagor, Adam Crane e Lupo Grigio. A tal proposito, sono state ristampate proprio le due storie delle quali “Bandera!” è la terza parte. Purtroppo, il costo delle ristampe non me lo sono potuto permettere, ma a parte questo le voglio chiedere, volendo prendere lo Speciale Tex Willer come storia a sé, risulta evidente, quantomeno ai miei occhi, che qualcosa mancasse per rendere la storia completa. Ecco, devo dire che in questo caso mi sono mancati i flashbacks ai quali lei mi ha abituato su Zagor. Pur essendo stato il loro incontro un evento, se non unico, almeno raro, mi sarei aspettato molte più spiegazioni sulle avventure passate, e non leggeri rimandi. Lo spazio, lo so anche io, era quello che era, ma sono convinto che qualcosa in più si sarebbe potuto fare in tal senso. Non so se sia d’accordo con me, ma le chiedo, pur non avendola scritta lei, se avrebbe deciso di agire come ha fatto il curatore di Tex oppure avrebbe optato per un riassunto più corposo delle storie passate.
Senza muovere alcuna critica a Mauro Boselli, che ha realizzato un team up eccellente ed emozionante, resta il fatto che io, mille volte meno bravo ma con una testa diversa, avrei scritto una storia senza riferimenti al passato, più autonoma, fruibile dai lettori senza far ricorso a eventi lontani nel tempo. Quindi non ci sarebbe stato bisogno di flashback. Quando sceneggio una avventura di Zagor in cui ritorna un vecchio nemico, mi preoccupo, è vero, di fare in modo che chi la legge possa venire a conoscenza (o rammentare) gli antefatti, rievocando in alcune vignette o tavole cos’era successo in albi precedenti, magari risalenti a molti anni fa. Oltre a facilitare la lettura (si capisce tutto subito), personalmente ritengo che rivedere certe scene di vecchie storie rievocate di nuovo faccia anche bene al cuore. Però, il mio ipotetico incontro fra Tex e Zagor, rivolto a due pubblici diversi, lo avrei giocato su un terreno neutro. Peraltro, anche perché non sono sicuro che avrei saputo tirare le fila di vicende, anche storiche, così complicate. Come invece ha saputo fare Mauro da quel grande maestro che è. Peraltro, la scelta di Boselli è comprensibile anche in ragione del fatto che le due storie zagoriane ambientate in Texas di cui “Bandera!” è in qualche modo il sequel (quelle ristampate nei due primi numeri de “Le Grandi Storie Bonelli”) sono da sempre tra le sue preferite, e a cui è rimasto molto affezionato.
15 – Caro Moreno, voglio innanzitutto scusarmi per volerti scrivere per il semplice fatto che andrò a farti una considerazione ed una susseguente proposta ironica a proposito di ciò che ho potuto captare su due dei personaggi meno riusciti apparsi nelle storie di Zagor. L’Uomo Dipinto, che mi è sempre sembrato una sorta di clone di Iron Man, quantomeno per ciò che riguarda la sua sfida vinta contro Zagor, e Stiletto, che invece ho saputo riscoprire proprio grazie a questo blog. Ecco, magari facendo loro ritagliare uno spazio in un presunto futuro Speciale Cico, o anche Zagor, in una storia minore, farli apparire insieme, dove di Uomini Dipinti ne appaiono due, e dove sembra che stiano in diversi posti contemporaneamente (tipo Montales e Tex nei primissimi anni delle storie del Ranger), per poi far scoprire a Zagor la magagna ed abbattere prima il clone (Stiletto) e poi l’originale Uomo Dipinto ponendo fine a queste a dir poco strazianti richieste di ritorni di personaggi indiscutibilmente minori, o per meglio dire inutili, facendo contenti quei lettori che sembrano volersi divertire citandoli spesso e volentieri, ed anche te stesso in maniera tale da togliere di gioco definitivamente (anche se in un fumetto non si può mai dire) queste due figure.
Se hai letto la risposta alla domanda numero sei, sai già cosa penso di Stiletto e dell’Uomo Dipinto.
16 – Perché a Kent, il traditore dell’ultimo Color, avete messo la faccia di Boselli? Uno scherzo di redazione? E il Mauro come l’ha presa? Si è fatto quattro risate o ha minacciato ritorsioni? Vedremo prossimamente le facce di Burattini, Russo e Venturi tra gli sgherri che Tex dovrà affrontare?
La responsabilità della somiglianza tra Kent, il cattivone di “Acque rosse” e Mauro Boselli (che secondo alcuni è anche più cattivo) è tutta del disegnatore Walter Venturi. Io me ne sono accorto ad albo già colorato, non avevo notato la cosa (che non era richiesta in sceneggiatura). Se il simpatico Walter ha fatto apposta, cioè se volutamente ha inserito, per scherzo, un inside joke nelle sue tavole, o se gli è venuto così per caso, non saprei dire. A volte chi disegna cerca uno spunto per un personaggio e gli cade l’occhio su una foto o su una persona che è venuto a trovarlo, ruba le sembianze e non pensa che qualcuno avrà da contestare. Poco fa, in una risposta, ho citato il caso del campione di sleddog Elvezio Pesci che ha prestato il suo volto a un personaggio della storia “Corsa mortale”. La stessa cosa è accaduta con mister Rope, il cattivo de “La banda aerea”, la cui faccia è quella dell’astrofisico Christian Corda, che mi ha fornito consulenza e documentazione sulla forza di gravità. Ne ho parlato a lungo sul libro “Io e Zagor” (Cut-Up Publishing) e anche in questo articolo pubblicato sul mio blog:
http://morenoburattini.blogspot.com/2011/01/la-banda-aerea.html.
Ma anche Honest Joe ha la faccia di un parente di Mauro Laurenti che cercava proprio quel volto per creare graficamente il personaggio, quando questo zio comparve sulla porta. Nelle mie due storie di Dampyr ho inserito come co-protagonista il professor Alessio Montanari, docente universitario fiorentino, che ha il volto dello studioso e saggista Alessandro Monti, a cui si deve il supporto storico e letterario durante la sceneggiatura. Insomma, gli esempi potrebbero continuare. Diciamo che Mauro Boselli non è stato avvertito se non quando l’albo stava per andare in stampa (quando cioè qualcuno l’ha fatto notare a me, che sono cascato dalle nuvole). Ha detto semplicemente che non era troppo d’accordo ma ha lasciato perdere senza dar troppo peso alla faccenda.
17 – Caro Moreno, non volendo entrare nei particolare della storia “Acque Rosse”, ovvero il Color Zagor uscito nell’agosto 2022, in quanto non voglio anticipare niente a nessuno, ti scrivo comunque per chiederti un ragguaglio. Non è raro che i disegnatori, a volte secondo la sceneggiatura, a volte per volontà loro, disegnino i volti di alcuni personaggi delle storie loro assegnate facendo riferimento ad attori, cantanti e via dicendo. Nel suddetto racconto, ad esempio, mi è parso, dimmi se sbaglio, che uno dei trapper ad inizio storia abbia la fisionomia di Lello Arena. Ma la cosa che più mi ha lasciato sorpreso, è il volto dato a Mister Kent, il gestore del trading post, che sembra essere ripreso dall’ex curatore della serie Mauro Boselli. Forse un omaggio di Walter Venturi, o forse di Alessandro Russo tornato ai testi, o forse di te curatore, ma potresti dare una risposta all’interrogativo riguardante questo volto e se la somiglianza sia stata voluta o è stata frutto solo di un caso fortuito per il quale Boselli, tra l’altro, non c’entra niente?
Direi che la risposta precedente si possa far valere anche per questa domanda. Posso soltanto aggiungere che la fisionomia di Lello Arena non la riconosco e che, anzi, il primo trapper mi sembra lo stesso Walter Venturi.
18 – Caro Moreno, credi di poter essere in grado, e soprattutto di voler fare, una storia di Zagor incentrata sulle origini di Halloween che partono dalla vecchia Europa e che, quindi, potrebbero anche avere un rimando alle origini dello Spirito con la Scure quando ancora non era definito così?
Il racconto delle origini di Halloween nella Vecchia Europa, con la rievocazione della leggenda di Jack O’Lantern, è già stata narrata nella storia “Il grido della Banshee” (Zagor 621) del 2017, testi miei, disegni di Giuliano Piccininno. Non c’è un rimando alle origini dello Spirito con la Scure (se non un riferimento alle sue radici irlandesi), origini che sono del resto già state ampliamente sfruttate e che non è il caso, secondo me, di rimpolpare ulteriormente.
19 – Caro Moreno, essendo Lei una persona che ha voluto attingere al passato di Ramath, e quindi “conoscendone i segreti”, fumettisticamente parlando, la potrebbe stuzzicare una sfida fra la magia indiana dei Fachiri e quella Celtica messa in scena da Kandrax? In un possibile scontro, chi potrebbe secondo lei avere la meglio nelle arti magiche?
Una storia che racconta un altro pezzo del passato di Ramath è in lavorazione (testi di Alessandro Russo, disegni di Walter Venturi). Escluderei, però, una “sfida della magia” tipo quella tra Mago Merlino e Maga Magò che veda contrapposti Ramath e Kandrax. Credo che i due universi “magici” di appartenenza vadano tenuti separati per non intorbidire troppo le acque. Mi vien fatto però di sottolineare come, tra i tanti che contestano le storie di Zagor con elementi magici, ci siano anche i lettori che, invece, ne vorrebbero di più. Segno che davvero, come ho scritto più volte, il nostro eroe viene visto e interpretato da ognuno in modo diverso, data la sua versatilità e poliedricità.
20 – Caro Moreno, ci sono disegnatori così veloci nello staff di Zagor da riuscire a disegnare due o più storie contemporaneamente? Se sì, di chi si tratta?
Se un disegnatore si trova a cimentarsi su due (o anche tre) storie contemporaneamente è solo perché c’è di mezzo una emergenza. Per esempio, lo sceneggiatore si è fermato o ha rallentato per qualche motivo (malattia, viaggi, malavoglia, altri impegni) e allora diamo all’illustratore una nuova avventura di scorta da portare avanti mentre aspetta il seguito di quella a cui si stava applicando. Oppure può accadere che una storia in programmazione, facendo il calcolo dei tempi, non possa essere pronta per il mese previsto per l’uscita in edicola ed ecco che si chiede a un velocista di realizzare lui una storia che la sostituisca, interrompendo il lavoro precedente. I nostri velocisti, che a volte hanno dovuto risolvere problemi anche su altre testate venendo dati in prestito, sono sicuramente Marcello Mangiantini, Walter Venturi, gli Esposito Bros, Stefano Di Vitto e Alessandro Chiarolla.
Domanda futura per Moreno: Caro Moreno, quali pensa siano le probabilità in un futuro non troppo remoto di poter vedere una ristampa delle storie di Zagor dal numero 1 in bianco e nero, come accade con Tutto Tex e Tex Nuova Ristampa? Chiedo ciò perché da lettore nuovo di Zagor (Gennaio 2020), ho recuperato molti dei brossurati in fumetteria riguardanti le storie vecchie, ma anche cartonati, ma ciò che mi piacerebbe di più sarebbe una ristampa a favore di portafoglio diciamo, come appunto lo sono Tutto Tex e Tex Nuova Ristampa.
RispondiEliminaUna domanda per Moreno. Tra tanti belli e graditi ritorni di vecchi nemici, chiedo: si sono perse le tracce dell'Arciere Rosso il cui ritorno era stato annunciato?
RispondiEliminaGià. Speriamo, visto il prolungarsi della giacenza, non sia ai livelli di "Bersaglio Bat Batterton".😳
EliminaLa prima domanda con tutto il rispetto... XD nel senso che sono ovviamente d' accordo con la risposta di Moreno.
RispondiEliminaTra i cattivi "peggiori" metterei Diablar che lo diventa un po' per caso e perché nella prima parte della storia sembra un personaggio più ambiguo e sfaccettato
Caro Moreno, verrà mai scritta una storia breve per i racconti di Darkwood da parte di Jacopo Rauch? Sempre parlando di autori, Pasquale Ruju, impegnato con Tex, troverà il tempo per sceneggiare una storia di Zagor?
RispondiEliminaGentile Moreno, dal 2011 scrive la rubrica della posta di Zagor e, prima di ciò, venne scritta da Sergio Bonelli. Non ho dubbi sul fatto che sia lei a scriverla, ma con tutto il lavoro di editore che lo portava a non poter sceneggiare neanche più, Sergio Bonelli aveva davvero il tempo di poter scrivere mensilmente la "POSTAAAAA!" o dava solo le direttive ed erano altri ad ampliarla per lui?
RispondiEliminaCaro Moreno, so di chiederti molto di andare a riprendere in mano, anche solo mentalmente, una storia lunga e complessa come quella della prima apparizione del Tessitore, ma vorrei soffermarmi su un fatto decisamente anomalo. Ad un certo punto della trama viene detto esplicitamente che due gruppi di uomini sono stati inviati in luoghi diversi con compiti misteriosi, ma di essi non ne abbiamo poi saputo più niente. Sul fatto che in giro potessero esserci ancora complici del Tessitore dopo la sua fuga, non c'erano dubbi, ma che Zagor non avesse perlomeno deciso di approfondire la questione, invece di lasciar perdere il tutto come è evidentemente successo, e puntando sulla sua rilettura avvenuta per far tornare, nel 2003, questo villain, pensa che ci sia stato un errore od un lapsus da parte dello sceneggiatore o forse non erano stati considerati come importanti elementi della storia da poterne buttare giù qualche pagina o qualche vignetta sul loro conto?
RispondiEliminaCredo un po' di tutti.😅 Probabilmente una volta che Zagor e Cico sono venuti in mano dei documenti le autorità saranno riusciti a risalire a quei 2 gruppi.🤔
EliminaCaro Moreno, è cosa nota per alcuni, forse meno nota per altri che, a seguito di un'intervista, l'autore Cesare Melloncelli ha tenuto nel cassetto per anni, mandandola avanti saltuariamente, una storia di Zagor che, però, sta appunto mandando avanti solo come un piacere. Non l'ha mai, evidentemente, proposta a Sergio Bonelli e probabilmente mai la proporrà ma credo che, insieme a lei, pur se in un numero molto meno ampio di storie, sia riuscito a dare grande risalto al ruolo comico di Cico. Dovesse averne l'opportunità, magari anche grazie a questo blog, di fare una richiesta od una proposta per poter visionare questo suo plico, la cosa la potrebbe allettare, pur essendo lo staff di Zagor praticamente al completo?
RispondiEliminaDal 2016 sulle copertine della serie regolare disegnate da Piccinelli (tutte quindi) non si è mai visto Cico, è solo un caso? Saluti
RispondiEliminaCaro Moreno, la storia "Il Villaggio del Mistero" - "Oscure Presenze", nel bel mezzo della prima lunga rincorsa di Zagor contro Richter, è ambientata fra i Cajun. Per l'ambientazione, era logico pensare che fosse una tappa, seppur provvisoria, del viaggio di Zagor. Però c'è sempre quella sensazione di filler, di divagamento che l'ha sempre attanagliata. Io l'ho presa, ai tempi, come una boccata d'aria prima di reimmergermi nell'azione delle storie più lunghe di quel ciclo. Ricordo che la storia successiva venne addirittura terminata mente le prime puntata già stavano uscendo in edicola. E' stata quindi immessa come tappabuchi od era stata programmata per quella posizione lì già dall'inizio? Avrebbe forse dovuto far parte di una storia extra a parte, magari allungata?
RispondiEliminaCaro Moreno, sono convinto che ogni autore faccia storia a sè. Per questo ognuno possiede i propri metodi. Ricordo, per esempio, che Alfredo Castelli lasciava spesso e volentieri incompiute, od ancora meglio non spiegate alla perfezione, le proprie storie, in particolare i finali delle stesse. Posso fare un esempio per il Tessitore, per Smirnoff, per la Minaccia Verde. Era come leggere una storia e ad un certo punto vederne la conclusione in maniera affrettata, anticlimatica. Capisco come lei possa essere tacciato del contrario, ovvero del tanto vociferato spiegazionismo, ma credo che, almeno al tempo, nonostante sicuri interventi redazionali, non fosse dato un occhio veramente clinico al "realismo" ed alla consequenzialità della trama.
RispondiEliminaCaro Moreno, nella storia "La Prova del fuoco" (della quale lei ha saputo riprendere i fili nel secondo Zagorone) appaiono i disegni di Giancarlo Tenenti. Non era in redazione, in quel lontano tempo, ma che lei sappia il signor Tenenti avrebbe dovuto ultimare la storia da solo oppure avrebbe dovuto, come poi è effettivamente successo, dare semplicemente una mano al disegnatore abituale, in questo caso Gallieno Ferri?
RispondiEliminaBuonasera caro Moreno, mi chiamo Attilio e sono di Ferrara. Ti scrivo perché vorrei chiarire una cosa riguardante Decio Canzio, che si potrebbe definire il suo mentore e quello di tanti suoi altri colleghi alla Bonelli. Canzio ha scritto alcune storie di Zagor, del Piccolo Ranger, anche di Tex, ma non è stato, secondo me, capace di eguagliare Nolitta (cosa impossibile anche oggi) e tanti altri autori, rimanendo nelle retrovie e non essendo stato quasi mai classificato come scrittore di punta. Aveva altri ruoli, ha curato molte collane, ma prendendo proprio Zagor nell'esempio, non ha lasciato una traccia memorabile. Cosa distingueva una sua sceneggiatura da quella di un Nolitta, di un Gianluigi Bonelli, di un Alfredo Castelli tanto da renderla sì piacevole ma non memorabile come quelle altrui?
RispondiEliminaCon solo 3 storie tutte sue più due continuate... c' è da dire che "Pugni e pepite" è un gioiellino e penso che molti se non lo sapessero penserebbero che si tratti di Nolitta.
EliminaA me stupisce il fatto che in alcune delle sue storie de IPR Kit mettesse bellamente le corna a Claretta con il beneplacito della redazione.😳😳😳
Caro Moreno, risulta evidente la lettura differente vista da un bambino e da un adulto. Ad essere bambini si accetta un pò tutto, da grandi si diventa molto più pignoli e più attenti al dettaglio. Ma se una storia è bella rimane bella in ogni caso, ed una inguardabile rimane inguardabile in ogni fase della vita. Zagor è un fumetto per tutti, grandi e piccoli, ma non risulta un pò troppo spesso essere utilizzato per metterci un pò tutto, facendone risultare un guazzabuglio indigeribile di storie ai limiti dell'impossibile, irrealistiche, fuori dagli schemi?
RispondiEliminaCaro Moreno, quali pensi che siano, compreso te stesso, gli autori Zagoriani che hanno saputo utilizzare meglio Cico e le sue gag? Ti chiedo cinque nomi, e di questi cinque, se possibile, e secondo la tua opinione, il miglior segmento comico per ognuno di essi, in oltre sessant'anni di carriera.
RispondiEliminaScusate il disturbo, vorrei riferirmi alla risposta riguardante la somiglianza con Lello Arena, essendo stato io a porre quella domanda. Voglio dire che la somiglianza con Lello Arena non l'ho riferita al primo trapper, ma ad uno dei primi che, successivamente, accolgono Zagor e Cico nella cittadina, con barba lunga e capelli neri. Si trova, per il colpo d'occhio, a pagina 18, nell'ultima vignetta sulla destra. Non so sia Baltorr che Moreno possano essere d'accordo o ci abbiano visto la stessa fisionomia.
RispondiEliminaAl momento non ho sotto mano l'albo, ma appena ne avrò l'occasione controllerò e ti farò sapere.
EliminaEffettivamente, il trappe che dici tu un pochino ricorda Lello Arena, ma se tu non me lo avessi fatto notare non ci avrei proprio pensato... non credo, però, che la somiglianza sia voluta...
EliminaCaro Moreno e caro Baltorr, mi sono precedentemente scordato di chiedere, oltre ai cinque sceneggiatori migliori di Cico, anche i migliori cinque disegnatori che lo hanno rappresentato, sempre secondo l'opinione del curatore attuale della testata.
RispondiEliminaCaro Moreno, ho saputo che il nuovo incontro tra Zagor e Tex Willer avverrà a Darkwood. È vero? Se è così, non è il contrario dei "Darkwood Novels" dove apprendiamo che le tribù indiane furono espulse dal Darkwood e che Zagor se ne andò una decina di anni fa?
RispondiEliminaDove hai letto che Tex incontrerà Zagor a Darkwood?
EliminaMoreno afferma: "...possiamo anche apprezzare le storie-fiume, ma nel mondo che ci circonda ci sarà sempre più spesso chi si spaventerà o storcerà la bocca o sarà scoraggiato di fronte a una storia a fumetti che gli venga proposta in quattrocento o cinquecento pagine".
RispondiEliminaIl che purtroppo è vero o meglio è "tendenzialmente" vero. Anche la fruizione della musica ha assunto moduli del genere, una botta subito e via, nessuno (o quasi) ha più voglia di sciropparsi un album intero, magari doppio, cercando di capire non solo invenzioni melodiche e paesaggi sonori ma anche il filo concettuale che si dipana in un'ora e mezza di musica. Insomma, si gode subito in una botta oppure...che palle.
Vale per la musica, per il cinema, per la narrativa ecc. ecc. Però...c'è un però. Siccome tutto, per fortuna, è dialettico e non meccanico si tratta solo di una tendenza di fondo e non della totalità degli atteggiamenti.
La tendenza egemone però c'è ed è quella di rifiutare ogni approfondimento, una seria analisi, uno scavo scientifico che richieda tempo , dubbio e abnegazione...che poi, in sintesi, significa un preoccupante rifiuto del Pensiero Complesso.
Grazie per la tua interessante riflessione, Mario!
EliminaCurioso questo ritorno clamoroso di Russo dopo anni ed anni. Ha battuto Capone ( il ritorno una tantum di Toninelli è un caso a parte) che però aveva lasciato più il segno.
RispondiEliminaCome già detto, a "L' Uomo dipinto" sono affezionato perché è la prima storia di Zagor che ho letto, però effettivamente sapeva di be giá visto contando anche un po' "Acqua di fuoco".
Al tuo commento aggiungo che Russo ha scritto (o sta scrivendo) almeno un'altra sceneggiatura
EliminaAh però.😮 Grazie come sempre.🤗
EliminaDavvero così tante domande e non capisco come faccia ad avere ancora la forza di rispondere. Un plauso a Moreno. Però le stesse domande ormai sembra quasi che le stiano facendo per forza, non perché interessati ma solo per scrivere qualcosa e venire pubblicati. Forse sarebbe meglio cassare molte più domande e far rimanere quelle che sono veramente, ma veramente importanti ed esaustive. Concrete, insomma.
RispondiEliminaGrazie per il tuo suggerimento. Già ne casso parecchie, di domande, cercando di proporre quelle che mi sembra possano essere di interesse comune. Ma vedrò se posso essere ancora più selettivo...
EliminaBaltorr ma l'affermazione che Zagor incontrerà Tex Willer a Darkwood ha qualche riscontro? Grazie
EliminaSinceramente non ho conferma di questo....
EliminaCaro Moreno, riprendendo una risposta data a proposito dei Color e dei personaggi-comprimari apparsi insieme a Zagor in queste uscite speciali, vediamo se riesco a farmi capire, qual è il livello di co-protagonisti al quale il Color può aspirare? Nel senso, ci sono stati passati raccontati e storie con comprimari che niente hanno a che fare col loro passato, ma quali sono i tipi di personaggi che possono ambire ad un ruolo attivo per la maggior parte dell'albo? Un Fishleg, un "Guitar" Jim, un Rochas ed un Doc, ma perché Scarlett? Essendo imparentata con La Plume e per dare un seguito alla seconda storia basata su Ol Undas, sicuramente, ma allora possono apparire personaggi minori che però hanno fatto più apparizioni della ragazza dai capelli rossi oppure hanno lasciato più nel segno. Per cui qual è la giusta consistenza di un personaggio per rendere quest'ultimo protagonista di una storia colorata al fianco dello Spirito con la Scure?
RispondiEliminaCaro Moreno, io capisco voler spiegare di tutto e di più. Creare un seguito e volere approfondire le cose non dette. Atlantide ha "creato" Ol Undas ma nel Color Zagor di recente uscita "La Nave Volante" è stata definitivamente distrutta. Non con questa, i marchingegni utilizzati dall'inviato di Altrove e lasciati tra le rovine. E' affermato che non ci sarà un terzo seguito di Ol Undas ma ci sono tre consistenti domande alle quali la storia, a parer mio, non ha dato risposta per il numero di pagine utilizzate. Eva Dunkopf si trova attualmente in un carcere femminile ed è stata usata come pretesto per riportare i nostri eroi ad Ol Undas nel Color Zagor di Agosto 2020 ma è viva e da un carcere si può sempre scappare, facendo anche conoscenza con altre agguerrite detenute, quindi da una parte potrebbe tornare alla carica semplicemente per volersi vendicare di Zagor e compagnia, o no? Poi quando sono scesi fra gli umani, gli scimmioni sono poi tornati ad Ol Undas ma vista l'intelligenza del Serkis non credo proprio che non abbia pensato a lasciare qualche esemplare del suo esercito a terra, magari più intelligenti degli altri, pronto a ricreare o quantomeno a dare una progenie a questo popolo scimmiesco, o sbaglio? Infine, come citato sopra, la base di Altrove ha scovato i marchingegni utilizzati dal loro inviato per captare segnali magnetici ed elettrici. A questo proposito, cosa ne potrebbero mai fare?
RispondiEliminaCaro Baltorr, siccome sei un true believer e credi nella discrezione, ti metto a parte di alcuni progetti speciali che coinvolgono il Darkwoodverse: 1) Cico Racconta: un giornalista con magnetofono intervista un vecchissimo piccolo uomo dalla grande pancia in una casa di riposo. A differenza di Dustin Hoffman, Cico si prende qualche libertà ed il reporter torna a casa convinto di aver perso un pomeriggio frullato da quel cocktail di Ultima Frontiera, Fantasy e Horror classico. Testi di Taddei/ Disegni di Spugna 2) Le Eumenidi della Foresta: le tre figlie di Marie Laveau e di Zagor crescono a velocità diversa, forse sono la stessa inquietante ragazza, ma in ogni caso sono votate a scongiurare il prossimo Armageddon. Testi di Chiaverotti/Disegni di Rossano Piccioni 3) Knock on Darkwood: la Foresta è viva e combatte una millenaria guerra contro la Palude - cambiamento contro stagnazione - attraverso avatar umani. Testi di Igort/ Disegni di Martoz. Ne vedremo delle belle, ciao ciao
RispondiEliminaNe vedremo delle belle sì, caro Crepascolo!!! Grazie! :-D
EliminaCaro Moreno, Fabio D'Agata ha ufficialmente annunciato di avere iniziate a disegnare un'avventura di Zagor. Dalla foto postata, chissà se per il suddetto lavoro oppure per semplice svago, appare l'albo "L'ombra del Faraone". La domanda è se stia lavorando al sequel di quella storia, quella del demone in bottiglia, oppure se sia stata ripresa per avere modo di occuparsi del ritorno di Oldbones e di una storia legata agli antichi egizi ma slegata dalle precedenti avventure, le quali potrebbero comunque venire citate durante il corso degli avvenimenti?
RispondiEliminaPer carità. Sembravano aver abbandonato l' idea.🤣
EliminaCaro Moreno, mi sono sempre chiesto, come sospetto che molti lettori abbiano fatto, se Cico abbia mai avuto una ragazza o sia stato in qualche modo intimo con una donna?
RispondiEliminaCaro Moreno, a parte l'inglese, quali altre lingue e dialetti indiani parla Zagor?
RispondiEliminaCaro Moreno e caro Baltorr, vorrei salutare questo anno 2022 con due domande delle quali mi faccio portavoce. Ringrazio entrambi per l'opportunità di poter scrivere qui ed adesso ciò che intendo chiedere ed auguro a tutti i lettori un felice inizio anno che possa portare gioia e serenità più quanta ce ne sia stata in questi ultimi tristi periodi. Sono due argomenti differenti, per cui non so se debbano essere separati come domande ma intendo farle in un unico discorso. La prima riguarda il lavoro di Pini Segna che non mi sento di giudicare egregio, in ambito Zagor, ma sicuramente innovativo. Non solo per lo stile di disegno, ma anche per il modo in cui vennero divise le vignette, probabilmente a causa delle dritte dei vari sceneggiatori. Oggi forse molti storcerebbero il naso di fronte ai suoi lavori, ed è per questo che probabilmente ha giudicato datato il suo stile di disegno(credo non solo lei se non è stata pubblicata fino ad oggi), nonché la trama della storia del "Re di Cuenca Verde" che ha fatto e sta facendo sognare la fantasia di noi lettori da tempi immemori. Mi dispiace molto di questa sua scelta e me ne rammarico perché in un albo speciale, perché di avvenimento speciale si tratta, ci starebbe bene come il cacio sui maccheroni. La seconda domanda verte invece su ciò che scrisse Nolitta nella sua ultima avventura sulla serie regolare di Zagor che potrebbe essere stata fraintesa dai successivi sceneggiatori. Non parlo della questione dell'Inviato di Manito, ma della "cella" di vetro in cui scompare Hellingen. Viene data come camera di teletrasporto nella storia ultima sceneggiata da Guido Nolitta per la serie degli Speciali Cico ma nella storia "Incubi!" il professore venne dato per morto con le sue particelle perse nello spazio profondo. Da lì poi sono avvenuti i seguiti di Boselli e suoi, ritornando alla Nolittianità solo recentemente, o almeno ne sono state immesse le basi. Sarebbe quantomento impensabile invece riprendere in mano i fili proprio dall'utilizzo di quella cella di teletrasporto con tutto il lavorone svolto per ridare ad Hellingen ciò che Nolitta gli aveva dato prima della sua morte. A proposito, complimenti per la volontà di riportare Hellingen al passato pensando al futuro. Però è proprio quel momento, quel particolare utilizzo della cabina che potrebbe riuscire a definire che un altro Hellingen non clonato possa effettivamente essere riuscito a salvarsi per essere spedito chissà dove, e questo rimarrà nelle nostre memorie come un "What If". Quello che spero è che, comunque, non ci debbano essere "What If" nella serie Zagor, continuando a lavorarci come fatto fino ad oggi, con storie di alto livello senza minimamente pensare di poterne abbassare qualità e ritmo di uscita e di vendite. Grazie davvero di cuore per riuscire ancora ad appassionare così tanti lettori, augurandoci che la cultura del fumetto non debba finire nel dimenticatoio ma che possa accompagnarci per il resto della vita insieme a videogiochi, tivù, computer ma che non debba mai restarne sopraffatta. Un caro saluto.
RispondiEliminaGià Boselli gli aveva ridato un corpo umano e rimesso a fare lo scienziato.
EliminaCaro Moreno, dopo tutte queste domande che sono pervenute, hai deciso di continuare a rispondere ad esse. Ti domando, però, a cosa hanno portato queste domande alla tua persona? Hanno dimostrato quanta passione esiste ancora nei lettori di Zagor? Nel totale, credi che ti siano stati dati suggerimenti utili oppure richieste fattibili per la collana?
RispondiEliminaBuongiorno baltorr complimenti per le notizie che ci riporti in questa sede . Una domanda che forse non verrà pubblicata ma ci provo scusandomi in anticipo . Avendo letto in una risposta precedente che Moreno ha come preferite le storie tra le altre di mefisto credi possibile che una storia del giovane mefisto venga sceneggiata da lui sulla serie giovanile tex Willer ? Saluti da Matteo Agostini
RispondiEliminaCaro Moreno, da molti mesi a questa parte ormai ci stai deliziando con questa rubrica nel blog di Baltorr. Non posso fare a meno di notare il totale rispetto verso gli appassionati che nutri rispondendo in maniera dettagliata nella maggior parte dei casi. Quando, però, ci sono state molteplici richieste di ritorni di questo o di quel personaggio, lo stesso Baltorr ha dovuto stoppare, per forza di cose, questo genere di richieste. Non ci sono dubbi sul fatto che sia stata una scelta eseguita a fin di bene per non intasare troppo con le stesse, incessanti richieste ma ti voglio chiedere, e voglio chiedere nel contempo anche a Baltorr, come avviene questo tipo di scrematura e, soprattutto, come fare a capire quando una richiesta di ritorno sia stata fatta da un troll o da una persona che magari legge di un personaggio per la prima volta, se ne innamora, e ne richiede continuamente la riapparizione oppure, ditemi se sbaglio, da chi questa passione la tiene e tiene al personaggio di Zagor ed al suo compagno Cico, chiedendo a gran voce di rivedere un cattivo dimenticato, un comprimario che non si vede da molto tempo od un personaggio secondario da poter rileggere sotto un’altra veste? Sembra quasi che, a furia di domandarli, la cosa è venuta a noia e non viene più tanto presa sul serio, anche se verranno sicuramente trascritti da una parte insieme ad una miriade di altri suggerimenti, in attesa della storia giusta. Ma potrebbe non avvenire mai e questo dispiacerà a molti. Accontentate tutti è praticamente impossibile ma sono certo che, non solo grazie a questo blog, riuscirà a rendere contenti molti appassionati che magari le hanno richiesto un taluno personaggio e se lo vedranno riapparire davanti agli occhi il prima possibile. Grazie, quindi, di aver potuto ottenere questo spazio per dirle ciò, e le auguro un buon proseguimento di lavoro.
RispondiEliminaCaro Moreno, Gambit è un'invenzione di Mauro Boselli usata successivamente anche da altri autori. Qual è il suo vero nome? Nella storia "Un capestro per Gambit" appare, invece, tal Jack Chairs, che alla fine della storia risulta vivo e vegeto anche se destinato a finire in galera. Il nome e le fattezze hanno delle similitudini col disegnatore della storia Gianni Sedioli, ma lo stesso Sedioli ha mai chiesto di poterlo far tornare? Intende ripescarlo? So che potrebbe venire cassata questa domanda, ma spero di avere stuzzicato la curiosità del riproponimento.
RispondiEliminaCaro Moreno, non so se ti sia mai stata fatta la seguente domanda, ma i suoi collaboratori disegnatori utilizzano sicuramente tecniche diverse per mettere su carta le varie sceneggiature. Acquerelli, penne BIC, la classica matita, i pennini ma le voglio chiedere, visto che ne esistono di diversi tipi sia di matite che di pennini, ecc., qual è la tecnica che più le aggrada, precisando il tipo di matite o di pennini, ecc. utilizzati dai vari disegnatori?
RispondiEliminaE una storia sia scritta che disegnata dal Toninelli? Ma non una breve da + rosso; una storia tosta, da speciale, avventurosa ma con l'ironia toninelliana. Ci possiamo sperare?
RispondiEliminaFabio S
Gentile Moreno, avendo visto una tavola, forse di prova, di Maurizio Picerno, voglio chiederti se sia al lavoro su una storia di Zagor?
RispondiEliminaCaro Baltorr, non voglio certamente fare pubblicità a nessuno, ma credo che questo topic sia molto importante, statisticamente parlando, proprio per Moreno. Ti chiedo se ci possa essere la possibilità di farglielo leggere e ti ringrazio. http://www.spiritoconlascure.it/forum/viewtopic.php?t=12857
RispondiEliminaGli farò avere il link, grazie. Baltorr
EliminaCaro Moreno nella storia il ritorno di digging bill lo stesso fa riferimento ad un suo viaggio in Cina . Sarebbe uno spunto interessante per una storia da leggere magari su un color cosa ne pensa ? Saluti da Matteo Agostini
RispondiEliminaCaro Moreno, dal 2007 è curato di Zagor e le voglio chiedere se, col senno di poi, avendo deciso l'ordine di uscite delle varie storie sotto il suo controllo, non ci abbia ripensato e creduto di aver fatto qualche errore di programmazione delle suddette? Se sì, quali?
RispondiEliminaCaro Moreno, l'albo numero 700 dello Spirito con la Scure vedrà la firma di Giorgio Giusfredi. Non avendo molte storie all'attivo di Zagor, ed essendo uno sceneggiatore abituale di altre testate, pur ammirando la volontà di voler sondare altre e più giovani strade, non nego che mi sarebbe piaciuto, o forse diciamo che mi sarei aspettato, che questo onore potesse andare a persone come Perniola, Zamberletti o Mignacco (a proposito, che cosa straordinaria sarebbe vedere una storia lunga sceneggiata da quest'ultimo e disegnata daa Roberto Diso). Spero, in tal senso, che i suddetti non se la siano presa a male, in quanto integerrimi professionisti e quindi non credo possa esserci una sorta di gelosia. Però il dubbio rimane: avendone approvato il soggetto, avrà fatto le sue scelte, però ha trovato il modo di immettere un cavallo leggermente esterno alla sua scuderia, e chiedo come mai?
RispondiEliminaCaro Moreno, ho sempre guardato con piacere ai tre Zagoroni che fanno parte della mia collezione, spaziando dal Fantasy, all'intrigo fino a riempire un tassello del passato di Zagor. Proprio de "La Storia di Betty Wilding" mi piacerebbe andare a discutere. Premetto che so già che le richieste di ritorni vengono ridotte all'osso, in questa rubrica, e quindi cercherò di far capire il mio punto di vista. Aurora e Lizzy Burton non hanno certo lasciato indifferente Zagor. Hanno vissuto un'avventura drammatica, dove si viene a scoprire che la madre di Zagor non è chi si presume di essere, almeno per un istante, per poi far fronte a tradimenti inaspettati, a morti ancora più inaspettate ed a tanti momenti amari e che toccano il cuore. Da quella volta, forse per non intaccarne il ricordo, le due donne non sono più tornate a far parte della saga di Zagor, ma da appassionato mi piacerebbe conoscere come sia andata avanti la loro vita in quel di Boston o dovunque siano andate a vivere dopo tale avventura. Non sto certo chiedendo un Color basato su di loro, soltanto un modo per scoprire cosa hanno fatto in tutto questo tempo, magari dando una mano a Zagor che capita di nuovo, casualmente, sulla loro strada. So che si tratta di personaggi particolari, e che i fans non sono nuovi a richieste di ritorni del genere, ma provo comunque a dare adito alla mia richiesta, sperando in una sua prossima risposta ed in un grande SI!
RispondiEliminaCaro Moreno, premesso che le storie in lavorazione possano essere accorciate od allungate se il racconto stesso lo richiede, quella attualmente in corso d'opera riguardante Supermike sarà di quattro albi e mezzo. E' stata fin da subito una scelta ponderata questo genere di lunghezza od il tutto si è allungato man mano che la storia è andata avanti?
RispondiEliminaCaro Moreno, quando è stato annunciato il debutto del Capitano Nemo sulla serie Zagoriana non mi è parso vero. Però mi chiedo se possa essere una tantum, oppure se possa esserci spazio per un altro debutto altrettanto importante come quello di...un nome a caso...Sandokan?
RispondiEliminaGentile Moreno, quando uscì "Zagor racconta..." era ormai passato parecchio tempo dalle storie di Bonelli padre per la stessa testata, dove lo Spirito con la Scure chiamava con epiteti non proprio simpatici quegli indiani e per le loro cause per i quali si è sempre battuto. Il termine "musi rossi" proprio non ci sarebbe dovuto stare, ma la frittata era stata fatta. Era un personaggio agli inizi, ma visto cosa ha voluto raccontarci Nolitta del suo passato forse lo stesso Bonelli figlio avrebbe potuto rivedere quelle vecchie storie per trovare un compromesso. Perché ritirare in ballo una questione morta e sepolta proprio adesso? Non chiedo certo che possa venire spiegato il perché ed il percome a volte Zagor sia sia lasciato andare a commenti abbastanza fuori dalle sue corde in quel modo, a volte forse dovuto alla fatica od alla disperazione del momento. Voglio pensarla così ma...mi dispiace che quel buco sia rimasto aperto per tanti anni ma so che non è possibile mettere una toppa a tutto. Per cui chiedo cosa ne pensa di cio?
RispondiEliminaCaro Moreno, parlando di storie rimaste nel cassetto in attesa di un varco per poterle fare uscire in edicola, i racconti originariamente pensati per gli almanacchi dell'avventura sono già usciti tutti o ne manca ancora qualcuno da smaltire? Ci può dire, se la risposta fosse sì, quale?
RispondiEliminaCaro Moreno buongiorno innanzitutto . Mi ha fatto molto piacere sapere che tra poco comincerà una nuova trasferta nei Caraibi ! Sono le storie esotiche che mi piacciono davvero tanto . Quella africana e sudamericana in particolare mi hanno tenuto col fiato sospeso veramente una più bella dell'altra . Mi rendo conto che non sia più fattibile leggere trasferte lunghe due o tre anni ma ugualmente la ringrazio di cuore perché ogni storie è un bellissimo sogno complimenti e continuate così ! Cordiali saluti da Matteo Agostini
RispondiEliminaUna volta ho visto un disegno di Zagor e Dragonero da bambini. Mi risulta che fosse un disegno di prova per la "Bonelli Young" di cui fa parte di "Dragonero Adventures"? Questo forse significa che le storie di Zagor come "Dragonero Adventures" sono in preparazione?
RispondiEliminaCaro Moreno, cosa ha spinto lo sceneggiatore Alessandro Russo a volersi riproporre su Zagor dopo così tanto tempo (oppure è stato richiesta da Lei curatore della testata)? In più, nello Zagor Più "La Maschera del Diavolo" è sembrato fin troppo forzato che un uomo rischi di finire affogato di fronte alla tenda di uno stregone che lo stava aspettando ed ancora più forzato risulta essere il fatto che lo stesso bandito si faccia chiama Smile e che la maschera che indossa vada a prendere la forma di un terribile sorriso. Coincidenze un pò troppo inspiegabili, e non troppo facili da digerire. Cosa ne pensa?
RispondiEliminaCaro Moreno, dopo aver scritto l'ultima storia ufficiale per Zagor, Sergio Bonelli/Guido Nolitta ha scritto qualche storia inedita? Se esiste una storia del genere, la vedremo un giorno?
RispondiEliminaCaro Moreno, scusa se ti scrivo. Ho letto recentemente la storia "La Maschera del Diavolo" ed ho trovato qualcosa che a mio parere non va. Prima di tutto, l'utilizzo di una siringa...che NON viene vista da tutte le persone che stanno assistendo allo scontro fra Zagor e Faceless Smile. Possibile? In più, Zagor è l'Inviato di Manito, eppure, grazie anche a Molti Occhi, torna a fare buon uso dei trucchi per un'entrata in scena fenomenale. Bello, un ottimo ritorno al passato. Ma proprio essendo l'Inviato di Manito, adesso come adesso, non è stato un pò troppo controproducente ritornare a fargli usare questi mezzi per poter sbalordire gli indiani? Essendo lui chi deve essere, non dovrebbe averne più bisogno, oppure no?
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