lunedì 17 settembre 2012

All'Abbazia di San Pietro al Monte

            Per la giornata di ieri le previsioni meteo davano nuvoloso al mattino e sereno al pomeriggio. Ho quindi deciso, con la mia famiglia ed alcuni amici, di andare a fare una passeggiata in un luogo che, dalle mie parti, è una meta abbastanza gettonata nei fine settimana di bel tempo: l'Abbazia di San Pietro al Monte sopra Civate (LC), uno dei più antichi capolavori dell’architettura romanica di Lombardia.



Arrivando dalla Strada Statale n. 36 del Lago di Como e dello Spluga (in direzione Milano-Lecco), si esce nei pressi del lago di Annone (indicazione per Oggiono - Civate) e si seguono le indicazioni per San Pietro al Monte; lasciata alle spalle la parte moderna della cittadina, si deve attraversare la vecchia frazione Pozzo e parcheggiare nella parte alta del paese, dalla quale si gode un bel panorama sui laghi sottostanti.

Da lì può iniziare lescursione e già si respira unatmosfera montanara: siamo alle pendici del Monte Cornizzolo, che troviamo di fronte a noi; verso oriente si stagliano decisi i profili dei monti lecchesi (il Resegone, soprattutto).

            Ci si inoltra nella Valle dellOro, un nome alquanto evocativo... ma non illudetevi di poter raccogliere pepite sul vostro cammino: la denominazione deriva dal latino oris (sorgente) ed, in effetti, si trovano diverse fontane lungo il percorso che ci conduce, in circa quaranta minuti, al pianoro dove sorge l’Abbazia.
Fino alle ultime cascine abitate il tracciato è quasi in piano, poi la mulattiera acciottolata comincia a salire e prosegue all’interno del bosco. Ieri, lungo il cammino, abbiamo anche trovato dei pastori che tosavano in gregge di pecore.

            Arrivati in prossimità della conca dove sorge il complesso architettonico, dapprima fa la sua apparizione la bella struttura in pietra dell’Oratorio di San Benedetto (secolo XI).

A pochi passi, un’ampia scalinata conduce all’ingresso dell’Abbazia di San Pietro: sembra quasi che i suoi architetti abbiano preso spunto dalla naturale irregolarità della montagna circostante per creare una struttura dal disegno movimentato.
Saliti questi gradini così densi di storia millenaria, ci si trova in un ampio portico che circonda, quasi in un abbraccio protettivo, il corpo principale della chiesa. Si tratta di uno spazio di penombra silenziosa che sembra indurre a una pausa prima di entrare all’interno dell’Abbazia: le belle finestre a bifora che incorniciano il paesaggio, giocando con la luce del sole, creano una trama di riflessi che illumina e dà vita a questo ambiente quieto, sospeso tra il fuori e il dentro.

            Dalla lettura della guida che mi sono portato dietro, scopro che le radici della fondazione dell’Abbazia di San Pietro pare si debbano alla volontà di Desiderio, ultimo re longobardo (siamo nel lontano VIII secolo d.C.): il monastero fu per molto tempo un’istituzione importante; di qui sono passati arcivescovi e imperatori, e la sua evoluzione si intreccia con le più ampie vicende storiche che coinvolsero tutta la regione.
Varcata la porta di ingresso, un sacrestano informa che non posso essere fatte fotografie e così, in questo ambiente calmo e silenzioso, si è davvero portati alla preghiera e alla meditazione.
Raffinate decorazioni ornano gli archi, le colonne e i pannelli delle piccole cappelle del pronao. Gli affreschi, risalenti al secolo XI, sono tra i più importanti tra quelli coevi conservati in Italia; stupendo soprattutto quello sulla parete di fondo, ispirato ai miti dell’Apocalisse, che illustra il tema della lotta contro il male, quel terrificante drago a sette teste che da sempre tormenta le esistenze umane.
L’eleganza del ciborio è ciò che maggiormente colpisce l’attenzione: databile tra il X e l’XI secolo, è l’elemento artistico più importante dell’Abbazia (ne troviamo un esempio similare nella Basilica di Sant’Ambrogio a Milano).
La discesa nella cripta riserva un’ulteriore emozione: luogo nascosto che suscita sempre una sensazione di mistero; siamo nella parte più antica e originale di tutto il complesso: l’intimità di questo spazio ristretto dedicato alla Madonna è valorizzata da preziosi bassorilievi che un tempo, insieme agli affreschi, dovevano rivestire gran parte delle superfici.

Una volta usciti, ci si trova di fronte a un bellissimo panorama sulle Prealpi lombarde.


All’esterno, su un bellissimo prato, ci si può accomodare per pranzare al sacco e per godere dei raggi del sole appena uscito da dietro le nuvole.


Sperando che anche questa mia gita possa essere stata di vostro interesse, vi do appuntamento alla prossima... tra una lettura zagoriana e l’altra!

5 commenti:

  1. Sei instancabile! Una volta ero come te, poi son diventato un topo da biblioteca!

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    1. Se devo essere sincero, Fran, un tempo mi piaceva molto di più andare a camminare (soprattutto in montagna)...
      Ora che sono un po' più vecchio e mi sono impigrito, ho comunque la fortuna di avere una moglie che mi organizza ogni tanto queste immersioni nella natura dalle quali ne esco ritemprato...

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  2. Davvero un posto incantevole e ricco di storia. Ho letto che Desiderio lo costruì per ringraziare il Signore della guarigione miracolosa dell'occhio del figlio Adelchi grazie alle acque della fonte che si trova proprio lì.
    Le foto che hai fatto sono magnifiche, complimenti!

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    1. Grazie per i complimenti, Massimo.
      E anche per la segnalazione relativa alle motivazioni che hanno spinto Desiderio all'edificazione dell'abbazia: è proprio vero che un tempo i governanti erano più saggi di adesso...:-)

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  3. L'Italia é zeppa di posti così, con storie dietro davvero affascinanti.

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