martedì 24 giugno 2014

Zagor Collezione Storica a Colori: La notte del sacrificio (ZCSC124)









Il centoventiquattresimo numero, che troverete in edicola giovedì, contiene la conclusione dell'avventura di Zagor con i Cheyenne, nonché la prima parte della storia "Una morte misteriosa".

 

IL SANGUE DEI CHEYENNE


        Per propiziarsi la Stella del Mattino, gli Skidi rapiscono giovani squaw di altre tribù e le sacrificano a questa divinità: così, i loro raccolti saranno abbondanti. Ma quando nelle loro mani finisce Zanya, la figlia di Scudo Rosso, il capo dei Cheyenne, Zagor e Cico si gettano all’inseguimento degli spietati pellerossa.
Zagor raggiunge i rapitori e scopre che Talesharo, il sakem degli Skidi, vuole far cessare l’orribile usanza dei sacrifici umani alla Stella del Mattino. Ma lo stregone Pauanas è contrario, e sta avvelenando lentamente Talesharo, per sostituirlo con Kwitara, a lui fedele. Ma interviene Zagor, che sventa il piano dello stregone e sconfigge Kwitara in duello: una nuova era inizia per gli Skidi!

         Ottima storia burattiniana, che riesce quasi a ricreare le atmosfere nolittiane, e ottimi i personaggi presentati: il simpatico barcaiolo Perkins, la bella Zanya, l’innamorato Tiskar, l’odioso Pauanas, il saggio sakem Talesharo.
Commovente il finale in cui Tiskar salva la vita di Zanya in extremis, conquistando così il permesso del padre a sposarla.
          Così Moreno Burattini ha commentato, in un suo intervento del giugno 2004 sul Forum SCLS, questa sua sceneggiatura:
          “Riguardo a questa storia posso solo dire che l’ispirazione viene da un fatto reale. Ho chiamato Talesharo un guerriero Pawnee davvero vissuto che si chiamava, in realtà, Petalesharo. Era un Pawnee Skidi, figlio del capo Vecchio Coltello, nato nel 1797 e morto nel 1832 (così si dice nel Dizionario degli Indiani d’America). Ai suoi tempi, gli Skidi compivano sacrifici umani rituali di giovani squaw immolate alla Stella del Mattino (residuo di ricordi legati alle antiche tradizioni dei popoli del Centro America che, come gli Aztechi, avevano di queste usanze sanguinarie).
            Durante una cerimonia, compiuta probabilmente nel 1818, Petalesharo salvò dalla morte una ragazza Comanche, che stava per essere sacrificata sull’impalcatura tipica di queste cerimonie (simile a quella illustrata da Ferri). Il guerriero tagliò le corde che legavano la squaw e fra lo stupore generale la mise su un cavallo con delle provviste, indicandole la strada che portava alla sua gente. Da quel giorno, i sacrifici umani degli Skidi cessarono. Nel 1821 Petelesharo ricevette una medaglia a Washington, per il suo gesto. Il pittore Charles Bird King dipinse un suo famoso ritratto”.

* * *

 

 

IL CIMITERO INDIANO


           Zagor sta dando la caccia a due criminali che hanno ferito Cico per rubargli la mappa della miniera perduta di Pegleg. Raggiunge la miniera e scopre una strana comunità di minatori. Hanno lo sguardo spento, gli occhi infossati: cosa è loro accaduto? E perché un’antica iscrizione indiana ammonisce di tenersi lontano da quella zona?
          Intanto, una strana malattia, in grado di trasformare chi ne sia affetto, ha colpito Zagor e tutti i nuovi arrivati nella miniera di Pegleg. Sektar, un gigantesco indiano Micmac, conosce la vera natura del morbo: sono gli spiriti della foresta che si impadroniscono di chi giunge nella miniera maledetta di Pegleg!
          Sektar ha trasformato in zombi assoggettati agli spiriti i minatori, seppellendoli in un cimitero dove arde una fiamma che ha il potere di richiamare in vita i morti. Zagor riprende le forze e riesce ad annientare il potere degli spiriti, con la conseguenza che gli zombi tornano alla morte e Sektar impazzisce.



 Con questa bella avventura horror, Ade Capone omaggia chiaramente il romanzo Pet Sematary di Stephen King, anche se l’atmosfera malsana che lo scrittore vorrebbe creare viene vanificata dai disegni di Francesco Gamba, molto poco adatti alla storia e in alcuni casi corretti con “figure” disegnate da Ferri, persino tratte da altri albi della serie.
Peccato davvero, perché la costruzione della trama riesce a creare nel lettore vero interesse per ciò che sta per accadere, alternando molto bene momenti di azione a momenti apparentemente “lenti” ma che alimentano il mistero.
           Zagor è il protagonista assoluto della storia: tutto ci viene mostrato attraverso i suoi occhi e le sue riflessioni. La malattia misteriosa che colpisce chi si avventura a Pegleg lo rende debole e fallace e a un certo punto, addirittura, sembra quasi che non ci sia via di scampo… eppure Zagor non si perde mai d’animo, riesce a essere generoso e altruista e  decide di non tirarsi indietro!
           

Nessun commento:

Posta un commento