lunedì 20 febbraio 2023

Il passato di Rochas (Zagor Gigante 689/691)

Al tradizionale rendez-vous dei trappers ci sono proprio tutti, compresi Zagor e Cico. Manca soltanto uno degli amici più cari dello Spirito con la Scure: Pablo Rochas! Che fine ha fatto? Zagor lo va a cercare e scopre che la sua capanna è stata data alle fiamme. Possibile che sia di Rochas il cadavere carbonizzato che trova fra le travi annerite dal fuoco? E chi sono i misteriosi miliziani della fantomatica “Black Legion”? Le indagini del nostro eroe portano a scoprire un tragico segreto nascosto del passato di Pablo…

Mentre gli uomini della Black Legion continuano a dargli la caccia, Pablo Rochas prosegue il racconto del suo drammatico passato spiegando come, da arruolato fra i legionari, ne divenne un implacabile nemico. Zagor scopre così perché i suoi ex commilitoni lo vogliono morto, dopo che lui, anni prima, gettando la divisa della legione che pure per un breve periodo aveva indossato, si era trovato a combattere contro di loro, e quale terribile segreto il trapper abbia sempre tenuto nascosto.

La "Black Legion" ha però altri piani, oltre che vendicarsi di Rochas: attaccare e distruggere un villaggio indiano, compito per il quale sono stati ingaggiati da chi ha interesse a liberare la foresta dai pellerossa. Zagor scopre il progetto dei miliziani e cerca di fermarli, non esitando a penetrare di notte, da solo, nel campo nemico.

Ha visto finalmente la luce delle edicole questa storia incentrata sul passato di uno dei comprimari più amati dagli zagoriani, il trapper Pablo Rochas, “in cantiere” dal 2017, dapprima prevista con una lunghezza di 160 tavole (quindi destinata a un albo della serie Speciale), poi divenute 282 (quindi con destinazione o uno dei “vecchi” Maxi o tre albi della serie regolare, come definitivamente avvenuto).

Il soggetto richiama alla mente la classica avventura contro i Lupi Neri: anche in questo caso la minaccia è rappresentata da un corpo paramilitare, la Black Legion, che, oltre a minacciare la vita di Pablo Rochas nell’attuazione di una vendetta per le sue azioni passate, mette in pericolo anche le popolazioni indiane della zona avendo avuto l’incarico da parte di un possidente terriero di distruggere un villaggio dei Piedi Neri.

La sceneggiatura di Moreno Burattini risulta precisa e lineare, soprattutto se la storia viene letta dall’inizio alla fine, continuativamente (mentre, forse, un lettura mese per mese può apparire un poco discontinua, dati i tanti richiami narrativi inerenti il passato di Rochas). Sì, perché qui siamo di fronte a una vera e propria “narrazione nella narrazione”: da un lato la storia in presa diretta di Zagor dapprima impegnato alla ricerca e al soccorso del trapper di origini basche e poi alla risoluzione della minaccia della Black Legion, dall’altro la storia del giovane Rochas che affonda le radici nel passato antecedente al suo divenire uno dei trappers di Darkwood. Un passato (ben narrato e ben costruito, a mio parere) così drammatico e doloroso che aveva sino ad ora impedito al basco di narrarlo anche ai suoi più intimi amici… ma anche un passato che rende più tridimensionale il suo protagonista.

Oltre a ciò, sono molto ben delineati anche i personaggi che compongono la Black Legion (dai vari ufficiali al sergente istruttore) e la tribù indiana presso la quale trova accoglienza il giovane Pablo (antesignano del protagonista del film “Balla coi lupi”) e il cui massacro ricorda molto quello degli Abenaki di nolittiana memoria.

Burattini sa anche utilizzare molto bene gli elementi del cosiddetto engagement zagoriano, laddove si sofferma su concetti di denuncia sociale come la problematica dell’immigrazione e dello sfruttamento del lavoro, le ingiustizie nei confronti dei pellerossa, la condanna della guerra e della violenza.

Sempre in merito alla sceneggiatura, segnalo alcune curiosità: nella prima vignetta di pag. 64 del primo albo della trilogia è inequivocabilmente ritratto tra i passanti bostoniani un giovane Edgar Alla Poe; alle pagg. 22 e 23 del secondo albo viene spiegato da quale fatto ha origine la “storica” sfida a pugni in faccia tra Zagor e Rochas; a pag. 12 del secondo albo, il dialogo tra l’agricoltore Rupert e Zagor in merito alle virtù rilassanti del tabacco (stroncate da una divertente frase ad effetto dello Spirito con la Scure – ma qui è Moreno Burattini che “parla”, se lo conosco bene!) trova conferma nella circostanza che Zagor stesso finge solamente di fumare una sigaretta per dare meno nell’occhio nel campo nemico (pagg. 47-52 del terzo albo).

Da ultimo, prima che qualcuno lo faccia notare, evidenzio la pressoché totale assenza di Cico. Tuttavia, secondo me, la narrazione non ne risente. Dopotutto, la vicenda è incentrata su Rochas, il suo passato e le conseguenze che si ripercuotono nel presente. La storia, semplicemente, non richiedeva la presenza sdrammatizzante del nostro amato messicano.


Ai disegni troviamo il romano Oliviero Gramaccioni, notoriamente poco amato dai lettori zagoriani. Già in passate recensioni ho avuto occasione di scrivere che non condivido questo pensiero, pur non ritenendolo uno dei disegnatori più abili della serie… Dico solo che, anche in questa storia, il suo stile appare a volte discontinuo: a splash-pages molto belle e coinvolgenti (una su tutte, la pagina 13 del terzo albo), a paesaggi e campi lunghi molto dettagliati (ad es. le pagine 54 e 69 del primo albo; le pagine 26, 30, 55 e 56 del secondo albo; le pagine 8 e 30 del terzo albo), si contrappongono altre vignette poco riuscite (come quella col volto di Zagor a pag. 12 del primo albo e a pag. 43 del terzo albo, ed altri primi piani qua e là). Inoltre, devo dire che apprezzo il suo stile “linea chiara”.

 

4 commenti:

  1. Sono sempre più convinto che un'idea buona per una formula editoriale possa diventare meno buona se ne viene modificata la pubblicazione. Questa storia sarebbe stata ottima in un vecchio maxi, mente divisa in 3 parti risulta meno equilibrata. In particolare nell'albo di mezzo manca non solo Cico, ma perfino Zagor! Ok, questa è un'esagerazione però...
    Di Grimaccioni non si possono negare alcune ingenuità grafiche, però c'è sicuramente una progressione positiva dall'inizio alla fine della storia, che fa ben sperare per il futuro.

    RispondiElimina
  2. A me la storia è piaciuta anche se ho trovato che si sia dato troppo poco spazio nei primi due albi all' azione di zagor ma è un opinione personale . Nell insieme una storia gradevole e aggiungo anche che a me gramaccioni mi piace come stile . Ho notato come l intervento dei trappers nel finale ricordi un Po quello della storia la fine di un tiranno di nolitta e donatelli . Il passato di rochas insomma mi ha convinto una ulteriore bella storia di Moreno ciao da Matteo Agostini

    RispondiElimina